lunedì 16 aprile 2018

2009: HOUSTON, WE HAVE A PROBLEM

*I semi della crescita del fatturato vaccini come area terapeutica sono stati gettati tempo fa e il "paradigm shift" nel modello di business ha riguardato prevalentemente le aziende quasi sparite dalle aree terapeutiche economicamente più importanti.*

Nel 2009 il Pharmaceutical Journal, organo della Royal Society of Pharmacology raccoglieva pareri in merito al paradigm shift prossimo venturo del bussiness farmaceutico mondiale

Premetto che per il settore in generale non tirava una buona aria, e che in Europa il vento era pure peggiore. L'outsourcing e l'offshoring verso l'Asia erano diventati intensivi appena l'euro aveva raggiunto 1.35 sul dollaro. Bang. Tutte le multinazionali grandi e piccole impegnatissime a ristrutturare le proprie filiere. Nel 2008 anche le piccole CRO e CMO (ricerca e produzione conto terzi) avevano iniziato a cercarsi partner indiani o cinesi. Tough business climate, per i piccoli.

Il Pharmaceutical Journal neanche faceva finta di scoprire l'acqua calda. Tutti lo sapevano, tutti ne parlavano (beh, quasi tutti). Il patent cliff del 2012 incombeva. Tra 2011 e 2012 i brevetti di molti blockbuster (farmaci con fatturato maggiore o uguale al miliardo di dollari) sarebbero scaduti. Primo tra tutti il Lipitor, la statina Pfizer, qualcosa tipo 14 miliardi di dollari all'anno.

La truppa, regolare e mercenaria, si chiedeva cosa sarebbe successo. Il Pharmaceutical Journal faceva i conti: 140 miliardi di vuoto finanziario, flusso di cassa che sarebbe evaporato dall'oggi al domani.

Chi lesse quell'articolo, o altri simili (ce ne furono parecchi), capì l'antifona. "Derischificare e diversificare", avrebbe detto in altra sede Sir Andrew Witty, a lungo CEO di GSK. Tradotto, per un chimico o un biologo con una posizione nel settore: munitevi di vasellina, sta arrivando di nuovo.

GSK: un nome, una garanzia. Non ricordo quando fu la prima ristrutturazione della sua rete mondiale di centri di ricerca. Mi ricordo la fusione tra Glaxo e Smithkline and Beecham e quando le strutture si chiamavano CEDD (centri di eccellenza nello sviluppo farmaceutico). Moncef Slaoui, il loro direttore mondiale delle ricerche dell'epoca, ne aprì uno a Shangai, dedicato formalmente alle malattie neurodegenerative, promettendo grandi passi in avanti entro cinque anni (dieci anni dopo siamo ancora in attesa di un qualche schifo di candidato clinico). Il management di GSK pagò 700 milioni di dollari e spiccioli per Sirtris, i supposti maghi delle sirtuine, per un asset che non aveva neanche una molecola pronta per la sperimentazione umana, sperando di avere nelle mani l'elisir di lunga vita. Si ritrovarono col resveratrolo a cui qualcuno, forse per non perdere del tutto la faccia, fece fare una fase IIa sul carcinoma del fegato, con risultati vergognosi. Oggi il CEDD di Verona non esiste più, è stato ceduto, e ci lavora forse la metà di quelli che ci lavoravano prima, spesso con contratti peggiori.

Ma torniamo al Pharmaceutical Journal. Il punto è questo:

"A further change that is set to transform future pharmaceutical activities and operations irrevocably is the increased emphasis on preventive rather than curative healthcare. As the population ages and demand on healthcare budgets increases, pre-empting rather than reacting to illness and disease constitutes the prevailing aspirational mission statement driving the direction of modern healthcare policy"

"Un ulteriore cambiamento destinato a trasformare le future attività ed operazioni farmaceutiche è l'aumentata enfasi sulla sanità preventiva anziché curativa. Man man che la popolazione invecchia e aumenta la richesta per i budget sanitari, anticipare invece che reagire alle malattie costituisce la dichiarazione di intenti prevalenti che guida la rotta delle moderne politiche sanitarie"

Comincia ad essere chiaro il punto? E' la politica sanitaria che stabilisce la direzione, su indirizzo della politica economica (da cui l'enfasi dalle nostre parti sulla sostenibilità del sistema). La medicina preventiva promette risparmio sanitario. Con la prevenzione, ovvero col maggior numero possibile di vaccini. Quindi GSK ha acquisito da Novartis il ramo vaccini, cedendogli la propria oncologia. Non ha fatto altro che seguire l'indirizzo delle politiche sanitarie. Visto che nel 2017 in Italia ci saranno 300 milioni in meno per la spesa farmaceutica ma trecento milioni in più per i vaccini, se voi foste un fornitore del sistema sanitario provereste a vendergli antivirali o vaccini? Gilead Sciences coi suoi antivirali anti epatite C in Italia ha avuto tonnellate di problemi e pessima stampa (legati solo e soltanto ai costi del farmaco). Avete mai sentito qualcuno lamentarsi sui costi della vaccinazioni? Non credo.  http://www.pharmaceutical-journal.com/opinion/comment/goodbye-blockbuster-medicines-hello-new-pharmaceutical-business-models/10966185.article2009: 66185.article

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