venerdì 25 maggio 2018

LE SCIENZE, LE FONTI

C'erano una volta un chimico (ingenuo)  e un debunker...

Michelangelo Butac Coltelli: Diffamare alle spalle è sempre sintomo di profondo disagio

Il chimico scettico: Ora il buon michelagelo ci porterà una scansione del suo testo di tossicologia e i link a 10 articoli peer reviewed che parlano dell'ADMET del thimerosal. E lo farà senza nessuna difficoltà, perché lui si mangia a colazione pure Sir James Whyte Black, con due gocce di tabasco

Michelangelo Butac Coltelli: Giusto per informazione per Il chimico scettico, su Butac scrive un medico laureato autore della guida da noi pubblicata Attualmente Vaccini uno studente di medicina nessun ingegnere meccanico. Ma Butac non è scienza ma divulgazione quindi l'unica cosa che conta, come sempre, sono le fonti. Fonti che nei nostri articoli sono sempre linkate e rimandano a testi autorevoli supportati dalla comunità scientifica. Il resto mi perdoni è solo noia e diffamazione...

Il chimico scettico: Uno più qualificato dell'altro. Facci un fischio quando l'ingegnere delle superfici metalliche smette di pontificare su come funziona la scienza. A dire medico si fa presto, se volete confrontarvi con le corbellerie che avete scritto, scorrete pure questa pagina. Con fredda cordialità, CS. (avete perso un'ottima occasione per non postare, se volete fare a chi ha il cv più lungo padroni, immagino ci sia chi sta preparando i popcon)

Michelangelo Butac Coltelli: Niente, le fonti continuano a non essere considerate, mentre la gara al CV più lungo (come in 3a elementare) piace molto, al prossimo giro facciamo anche a chi piscia più lontano? Un abbraccio, perchè ritengo ne abbiate tutti un gran bisogno!

Il chimico scettico: ciccio, iniziamo a chiarire: 1) la laurea che mi sono preso io 25 anni anni fa, te neanche a pianger nudo in ginocchio sui ceci fino al prossimo transito della cometa di Halley 2) Fossi in te protesterei ufficialmente con NIH facendo presente che toxnet è una collezione di robaccia 3) visto che ci siamo, mi allargherei a EINECS e Chemical Abstracts. E pure a Reaxys, perché no. Bimbo, una fonte attendibile forse la riconosceresti se ti cadesse in testa, visto che il Merck Index fa circa cinque chili.

(Sì, lo ammetto, ho sventolato il titolo di studio: ma un annetto fa ero lungi dall'aver dimostrato qualcosina con gli argomenti - mica facile facile, come faccenda, e tuttora i risultati sembrano piuttosto scarsi, su certi fronti)
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C'era stato un qui pro quo sul verbo "diffamare": se ti cito un LD50 tu pensi che sia diffamazione, io invece penso di aver fornito un dato e che se  il tuo collaboratore medico non sa cos'è forse sarebbe meglio per lui  evitare fantasiose dissertazioni tossicologiche (cosa che da allora pare abbia fatto).

C'era stato un equivoco di base sul significato di "fonte", parlando di "testi autorevoli supportati dalla comunità scientifica" io pensavo a questo,  lui pensava a questo.

Una sorta di culture clash, e lo capisco bene solo ora, dopo incredibili pipponi "chi è costui?" (cioè chi sono io).
Era il risultato di un vademecum pedestre, del catechismo degli attivisti della immunization advocacy alla vaccinara: "insegniamo sempre a chi legge di verificare l’autore" (poi magari l'autore verificato e accreditato ti fa propalare l'incredibile balla dei morti da rotavirus in Italia - ma è un mondo difficile...).
Perché verificare l'autore? Perché di fatto l'utente medio della rete che si interessa più o meno attivamente al dibattito non sa distinguere tra me e il nanocontatore per eccellenza sulla base degli argomenti. Perché non ha gli strumenti culturali e concettuali per farlo (e spesso indipendentemente dal titolo di studio, il che è tristissimo). E nemmeno per valutare quello che l'autore cita.
Per questo in passato qualcuno ha assistito a surreali, lunghissime discussioni sulla liceità del mio scrivere qualcosa come questo post senza declinare le mie generalità.
Perché se il vate dice "l'acqua non bolle prima di 100°C", va bene, perché lui è lui. Se pinco, facciamo uno studente del terzo anno di ingegneria chimica, in risposta posta una scansione delle International Critical Data Tables, o il NIST, è cherry picking.
Perché chi legge lui non ha idea di cosa sia ICDT o NIST, ha maturato la coscienza che nella letteratura scientifica c'è tutto e il contrario di tutto, quindi è l'etichetta DOCG che conta, il resto non è niente. O chiamala, di nuovo, divulgazione, questa. Non è divulgazione, è (era?) un sistema arbitrario che decide cosa è affidabile e cosa no costruito per indirizzare gente che non sa che pesci prendere perché non ha gli strumenti per farlo.
Il che dimostra, nei fatti, che ci sono argomenti complessi per i quali si è optato per l'ipse dixit (che è facile) invece che per la spiegazione (che è difficile) - abbassare il livello, far passare il messaggio etc, il che mi ricorda qualcosa sui percosi a minima energia. E se non è stata una scelta politica (e autoritaria) questa...

Tra le altre c'era una ragion politica, in questi vademecum terra terra e in questa vulgata parascientifica: mettere un argine agli autori che hanno fatto dell'antivaccinismo un mestiere (pagato, quindi), agli accademici che hanno preso la stessa strada (tra un articolo ritirato, respinto o ritrattato e l'altro), al Dr. W., al nobel folgorato dal teletrasporto del DNA virale e via dicendo, nanocontatori compresi.  Cosa succede a perseguire certi scopi (dichiarati) con mezzi aberranti? Che gli aventuali risultati potrebbero essere un rafforzato accreditamento in sede pubblica, con la mutata condizione politica, delle starlette dell'antivaccinismo nostrano, che già in passato si erano affacciati in contesto istituzionale nel quadro dei lavori della Commissione Uranio Impoverito.

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