lunedì 20 agosto 2018

HARD SCIENCE, HARD LIFE


(by Starbuck)

“Ha mai pubblicato su Nature?” l’interlocutore incalza il CS su twitter.
E ci risiamo, mi dico , qualcuno che scende nell’arena e tira un po’ di sabbia negli occhi all’avversario, per guadagnare un fugace plauso del pubblico sulle gradinate.
Già, il De rerum Nature (no, non ho scritto male) e le richieste di titoli. Nature è il ritrovato testo sacro e le lettere dei novelli Apostoli della Scienza alla rivista stessa, vengono lette e citate dagli abili Officianti a beneficio dei nuovi Fedeli. Con l’inevitabile conclusione, qualche post più in là, che la ratio sia assurta a religio, con buona pace di Lucrezio.
Sì, avete visto bene, ho un attacco di epididimo ciclosi e se trovate troppa durezza in questo commento, perdonatemi, ma vengo da una laurea (ingegneria chimica) in quelle definite scienze applicate ed una carriera ventennale (supportata da un certo numero di pubblicazioni) nelle cosidette scienze pure. Vengo, come il CS, dalle hard sciences, insomma, e si sa: hard science, hard life. Ed a me vederla citata sempre così a sproposito, la scienza, o meglio, “stuprata” , come ebbe a dire Elisa Nichelli in un suo post di inizio anno sul rapporto politica-scienza (1), comincia ad infastidire parecchio. E comincia a disturbare anche l’assurzione della medicina a scienza sopra le scienze, laddove in realtà medicina starebbe tra le scienze applicate e neanche tra le pure. Questo senza togliere dignità a nessuno, ma giusto per dare un po’ di ordine alle cose. Perché forse non lo sapete, ma c’è un ordine, o meglio, una gerarchia anche nelle scienze (anche se in realtà basterebbe un po’ di sano rispetto per le competeze reciproche). Se pensate che da Miscredente (qual sono) stia peccando di presunzione vi invito alla lettura di un articolo di sociologia del 2000 ad opera di Laurence Smith (2), in cui si parla di una gerarchia tra le varie scienze. Se l’articolo e’ ostico, limitatevi al grafico (2, pg 78), e noterete che in termini di hardness, la medicina è  più in basso di chimica (ed aggiungerei, scusatemi tanto, se per una volta mi trovo al top della catena alimentare). Cosa significa questo? Significa che se un medico arriva balbettando di Avogadro e dintorni, mi arrogo un sacrosanto diritto di replica e l’altro magari ascolta. E, sempre magari, se è sufficientemente intelligente, si accontenta delle mie argomentazioni, secondo il criterio che “competenza riconosce competenza”, senza affannarsi a chiedermi un CV (3), ma valutando i contenuti.
Quello che sta accadendo invece - soprattuto attorno al can can vaccini -  è tutto un altro film ed a mio modesto avviso, tante cose dell’attuale caciara (perché è caciara) attorno alla Scienza andrebbero urgentemente ridimensionate. Che tutto il discorso sta prendendo una piega tristemente distorta. Che la termodinamica al pari della fisica quantistica, non può essere ridotta ad una frase carina né’ in una battuta ad effetto dal primo di passaggio. Che la cancellazione mediatica del dubbio, che è una delle driving forces delle hard sciences, è decisamente preoccupante. Che l’assenza o la sminuizione del contributo delle soft sciences, quali ad es. filosofia della scienza e sociologia, all’attuale dibattito non giova: sarebbero fondamentali per riportare la discussione dentro i giusti confini (che non sono quelli del “lei non sa chi sono io” o delle repliche a furia di slogan e sagaci battute).
E sempre a proposito del de rerum Nature,  andrebbero ridimensionati anche i novelli Apostoli della Scienza…  anche perché, mi è capitato di frequentare gente che ha pubblicato (pubblicato, non scritto la letterina natalizia) su Nature, e non mi e’ sembrato che galleggiassero a mezz’aria, ma che camminassero come tutti gli altri, e che facessero anche occasionalmente la spesa al mio stesso supermercato. E no, non gli ho chiesto l’autografo, né ho pensato di concedere loro alcuno ius prime noctis… In compenso in passato, quando ero solo “un neolaureato” (non proprio come tanti, ma comunque neolaureato…), qualcuno me lo diede un articolo (peer review) con dedica. Una figura del mio passato accademico, una di quelle che… han lasciato qualcosa. Un ricercatore di matematica con tre lauree al suo attivo: ingegneria, matematica e filosofia. Forse le migliori chiacchierate di sempre alla macchinetta del caffè, nonostante 40 anni di differenza. E mentre mi dava del tu e mi chiamava col soprannome affibbiatomi dei compagni di corso, non credo che abbia mai avuto la necessità di ricordarmi chi fosse lui e chi ero io.
 Al collega che mi ripete che “la scienza non è democratica” rispondo con un libro, o meglio una lecture (4) e poi ne parliamo, e ne parliamo davvero.  Sarebbe credo ora di cominciare a parlarne (civilmente) anche altrove.
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(1) “vedo i partiti politici tentare di sedurre la scienza. stuprarla ripetutamente. poi farla truccare e vestire carina per portarla in giro e vantarsi con gli amici.”
(2)  Scientific Graphs and the Hierarchy of the Sciences: A Latourian Survey of Inscription Practices Laurence D. Smith, Lisa A. Best, D. Alan Stubbs, John Johnston and Andrea Bastiani. Archibald Social Studies of Science, Vol. 30, No. 1 (Feb., 2000), pp. 73-94
(3) “Scrivere un curriculum”, W. Szymborska (http://www.sagarana.net/rivista/numero35/poesia3.html)
(4) “Liberta’ ed i suoi vincoli”, Giulio Giorello, 2017, Castelvecchi editore ( cit. “se per democrazia si intende la dittatura della maggioranza allora la scienza non e’ democratica […].” “La scienza […] non ammette la dittatura di un solo paradigma; al contrario lascia sempre spazio al dissenso.”)

(P.S by CS: Ci sarà almeno un idiota che prenderà questo post per una requisitoria contro la medicina, e non lo è. Se lo fosse sarebbe idiota, ma gli idioti tendono a vedere il mondo e gli altri a loro propria immagine. Quanto all'interlocutore su twitter a cui si riferisce Starbuck, alla fine si è rivelato solo un altro post-postdoc col canovaccio in testa e poca dimestichezza con matematica e statistica - tipologia umana già vista più di una volta, qua sopra)

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