lunedì 10 febbraio 2020

CORONAVIRUS: L'ECONOMIA GLOBALIZZATA E IL BIPOLARISMO AL POTERE



C'è una questione economica, ed è una questione economica di proporzioni mastodontiche.
Le perdite di Apple e Starbucks per la chiusura degli stores cinesi (https://www.axios.com/coronavirus-starbucks-apple-china-b9a2e48d-3817-45af-9c84-178e79073a5c.html) sono nulla di fronte alle ripercussioni sulle filiere dell'industria mondiale: e parliamo di tutte le filiere di tutti i settori industriali, dall'acciaio ai farmaci (https://www.politico.com/news/2020/02/07/chinese-drugs-shortage-coronavirus-112049).
In molti intravedono in questa epidemia la crisi che metterà fine al ventennio della globalizzazione.
Se così fosse, come per tutte le crisi per cui non esistono piani d'azione già pronti, gli esiti nell'immediato saranno gravi e forse addirittura catastrofici.
Mi limito a tracciare un paio di scenari per il settore farmaceutico.
1) Azzoppata una Cina, se ne fa un'altra, o meglio: si ritorna ai vecchi santi. Attualmente la Cina copre l'80% del fabbisogno mondiale di principi attivi farmaceutici (sorvoliamo sul come lo fa). La corsa verso questo predominio è iniziata all'incirca nel 2005. Prima c'erano i produttori indiani, che costano un poco di più. Quindi l'India ritornerebbe al vecchio ruolo di fonte low cost di API, anche se oggi risulterebbe not-so-low cost. Inutile dire che i pagatori della sanità soffrirebbero moltissimo per questa cosa.
2) Si coglie la palla al balzo e si ritorna alla situazione pre 2001, approfittando del fatto che la spina dorsale della capacità produttiva chimico farmaceutico europea (gli impianti) è ancora lì, mantenendo una filiera diffusa per quel che riguarda materie prime e intermedi. Curiosamente un'ipotesi di questo genere è stata accennata pure in tv (https://www.la7.it/omnibus/rivedila7/omnibus-puntata-del-08022020-08-02-2020-306411?fbclid=IwAR33GPnTjWMEzvQuBFUfYTMIAwFGz0QKuc6fgZ8ATvBNnjyy0bgDBmJkHxM).
Prospettiva insostenibile per i pagatori della sanità, che non vogliono in alcun modo tornare ai costi (prezzi) di 20 anni fa.

Nel frattempo la politica italiana e il governo mostrano i segni di un bipolarismo nervoso: Il governo non fa ripartire i voli dalla Cina, e ha anche sospeso i visti per ingresso in Italia dalla Cina mentre il PDC respingeva la proposta dei presidenti di regione sui 14 gg a casa per bimbi arrivati da zone a rischio, quarantena che però il ministero della salute ripropone su base volontaria tramite circolare (mentre il protocollo emergenza dello stesso minsan fino all'altroieri prevedeva no sintomi, no problema). Ed è bastata una pressione quasi nulla per innescare queste oscilllazioni, chissà cosa succede se la situazione peggiora.
Se il sistema mondiale non è sembrato esattamente preparatissimo a questo rischio pandemico (anche perché si mettono di mezzo questioni economiche e geopolitiche) lo standard italiano attuale si colloca un pezzo sotto: qualcosa che funziona quando va tutto bene - e basta. Del resto è sufficiente  l'influenza stagionale a far collassare i pronto soccorso, al coronavirus meglio non pensarci proprio.

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