lunedì 24 febbraio 2020

UN CERTO SOFT SPOT: IL RAZZISMO

Se c'è un comportamento odioso è la discriminazione di esseri umani sulla base di appartenenza etnica, nazionale, genere, aspetto, credo religioso o politico, orientamento sessuale. E la cosa dovrebbe essere ovvia.
Ma come tanti altri questo principio è stato negli anni frainteso, distorto, applicato a sproposito: recente caso eclatante, per liberarsi di una dipendente critica nei confronti di una dirigenza oppressiva (https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2572549836297221&id=1971621999723344).

Per esempio pare brutto parlare di TBC, e specialmente di TBC in asili, materne elementari, medie. Una patologia che riguarda principalmente due categorie, malati di AIDS e immigrati. Ok, ci saranno anche casi collegati a condizioni di vita di estrema miseria e una quota di infezioni contratte in territorio italiano, ma per la TBC resistente e quella estremamente resistente non ci sono santi: sono importate. E quindi parlare di TBC non è elegante, e infatti casi e focolai rimangono confinati nelle cronache locali, sia mai che tocchino la stampa nazionale o un TG. 
Ma quando si arriva a parlare di Cina le cose si complicano.
Se c'è stato di recente un tema politicamento corretto è stato quello del climate change. E specialmente in Italia ci si è sempre ben guardati di parlare dell'elefante nella stanza, cioè la Cina (sia quanto a ozone depleters che quanto ad emissioni di CO2). Arriva COVID-19 e la cosa diventa eclatante, ma non se ne parla troppo (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/22/coronavirus-fabbriche-ferme-in-cina-100-tonnellate-di-emissioni-in-meno-greenpeace-frena-e-solo-un-effetto-temporaneo/5713229/).
Alcune ONG hanno difeso a spada tratta Cina (e India) quando si parlava di proprietà intellettuale di farmaci e indirettamente del (pietoso) livello di compliance GMP nei due paesi (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/02/epatite-c-medecins-sans-frontieres-vs.html).
Quando è venuta fuori la questione delle nitrosoammine nei sartani e nella ranitidina in molti hanno semplicemente taciuto. Hanno taciuto sul servizio di Report che parlava dei generici made in Chindia. Silenzio, e non generiamo allarme.
Parliamoci chiaramente: intrecciata al tema lotta alla sinofobia c'è una questione immensa: su ogni punto di export cinese ci sono occidentali che ci guadagnano (e molto più di quanto ci si guadagni in Cina). Di mezzo c'è una immensa montagna di soldi. Per questo l'inclusività e la lotta al razzismo (o allo stigma  ) hanno finito per essere un tema che lascia abbastanza indifferente una working class crescentemente impoverita e su cui vengono scaricate le passività dell'economia finanziaria globalizzata

https://zafferano.news/il-cameo/z48-il-banchiere-svizzero-assicura-il-cigno-nero-lo-teniamo-a-cuccia?uid=5803&aid=442&ch=newsletter&data=647cfaee4bac87b2013e916012a505c6

Porsi il problema della discriminazione anticinese dopo ground zero (Codogno) è rifiutarsi di rimodulare il proprio rapporto con la realtà delle cose; a Codogno il virus non è piovuto dal cielo, come certi titoli suggeriscono (https://www.repubblica.it/cronaca/2020/02/22/news/cornavirus_direttore_oms_allarme_contagi_italia-249308089/?ref=search) :è di importazione, e che l'importatore sia italiano o cinese è irrilevante. In più la discriminazione anticinese può diventare antiavellinese in un amen, basta niente:https://www.huffingtonpost.it/entry/tre-insegnanti-fuggono-da-codogno-nellavellinese-in-quarantena-le-famiglie_it_5e538a61c5b6b82aa6556607
In breve, la razza c'entra poco, e c'entra molto la paura che da sempre accompagna gli eventi epidemici.

Ma "il razzismo" pare sia il soft spot di molti: quando è anche solo supposto, quando un tema potrebbe averlo come risvolto,  interviene una apparente sospensione incondizionata del pensiero razionale.
Criteri di questo genere (cancellare l'origine del virus) sono stati prioritari anche nei lavori di OMS.
Perché il battesimo ufficiale della sindrome prodotta dal nuovo coronavirus è stato presentato da OMS come un fatto rilevante?
Perché era urgente cancellare l'associazione tra sindrome e virus e Cina o più in generale sud est asiatico.
Cosa inutile nell'immediato, perché oggi l'associazione è indelebile e inequivocabile. Ma in prospettiva, tra qualche anno, le cose potrebbero cambiare.
In questa chiave, a OMS (WHO) non sono contenti riguardo il nuovo nome del virus, SARS-CoV-2.
"L'agenzia non prevede di adottarlo.Nell'ottica della comunicazione del rischio, usare il nome SARS può avere conseguenze non volute, cioè creare un timore non necessario in alcune popolazioni, specialmente in Asia, che è stata colpita più delle altre regioni dall'epidemia di SARS del 2003” , scrive un portavoce di OMS a Science in una mail. “Per questa e altre ragioni nelle comunicazioni pubbliche OMS si riferirà al virus come 'il virus responsabile di COVID-19', o 'il virus COVID-19'
Science titolava: "Update: ‘A bit chaotic.’ Christening of new coronavirus and its disease name create confusion" (https://www.sciencemag.org/news/2020/02/bit-chaotic-christening-new-coronavirus-and-its-disease-name-create-confusion)
Quali sono le ragioni altre di cui parla il portavoce OMS? Si può ipotizzare che si tratti di non urtare la sensibilità cinese, visto che questa crisi per il governo cinese è in primis geopolitica ed economica

Ah, sul fronte migrazioni, tema inscindibile da quello del razzismo COVID-19 ha appena cominciato a creare problemi (https://morningstaronline.co.uk/article/w/coronavirus-outbreak-should-not-serve-as-a-pretext-to-stop-the-ocean-viking-charity-says). Nei prossimi due mesi la situazione potrebbe peggiorare, visto l'allarme di OMS riguardo la situazione africana

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