sabato 6 giugno 2020

LA NARRAZIONE E LA CURVA




Un'unica cosa, riguardo l'affaire Zangrillo: è vero, ma la comunicazione è sbagliata, quindi è politica, non scientifica e deleteria, è apologia di postverità - i dati che non si incastrano nella narrazione governo-CTS la minacciano , quindi sono da trattare come falsi. Guarda caso, le reazioni più forti sono venute da ministero e CTS, che si aspettavano dopo il 4 maggio una crescita di casi che non si è materializzata (devo proprio dirlo cosa penso di una narrazione che ancora a fine febbraio diceva "tutto ok, nessun problema" e ora dice "il problema è grave, costante e presente fino a data da specificare"?). Ma anche su stampa, in rete e sui social le reazioni non sono mancate, arrivando a coinvolgere oltre a Zangrillo Bassetti, Silvestri e Gandini.
La cosa più triste è che gli argomenti sono sempre gli stessi: "Sono a caccia di notorietà, quel che dicono viene usato dai negazionisti e a scopi politici", sul merito il nulla liscio - le conosco piuttostosto bene, queste obiezioni, solo che a questo giro sono definitivamente e assolutamente ridicole, poco capaci di far presa (chi ci può credere a Silvestri negazionista COVID?).

COVID è riuscito a rendere completamente irragionevoli molti che di solito non avevano questo tipo di problema. L'argomento standard è: i casi oggi sono pochi, ma erano pochi anche a fine febbraio, quindi oggi può succedere la stessa cosa che è successa allora. Tanto per cambiare è un problema di derivate: a febbraio i casi erano pochi e crescenti, oggi sono pochi e decrescenti - mi è stato detto che chiedere di apprezzare le derivate è eccessivo e discriminatorio, ma se siete in un punto sul fianco di una montagna che tra salire e scendere ci sia una differenza cospicua dovrebbe essere chiaro a tutti. Mi verrebbe da dire che molti di quelli più timorosi quanto a fine del lockdown vogliano scontare in qualche modo il fatto che a febbraio erano iscritti al club "no panico, no problema". Perché in molti casi i posizionamenti questi erano.

Natura non facit saltus, si diceva, e non senza qualche ragione - poi è arrivata la meccanica quantistica, ma i sistemi viventi non possiedono stati ad energia quantizzata: trivializzando un'uomo non passa istantaneamente da sdraiato a in piedi applicandogli un'energia corrispondente alla differenza tra i due stati.
Un'ondata epidemica è fatta a forma di ondata epidemica.
Sembra un'affermazione banale, ma stando a quel che si dice in giro non lo è.
Non si passa istantaneamente da 0 a 1000 casi al giorno, o da 1000 a 0.
Quindi la coda (fine) di un'ondata epidemica si distingue bene dalla testa (inizio): in testa c'è un andamento crescente di casi *nel tempo*, in coda c'è un andamento decrescente di casi, anche qua *nel tempo*. Sottolineo "nel tempo" per dire che il singolo dato di un giorno non conta: la tendenza deve essere verificata su alcuni giorni.
E' quel che si intende quando si dice che con R>1 si è in fase epidemica e con R<1 in fase di esaurimento dell'epidemia o endemica.
Sulla base di tutto ciò sarebbe il caso di prendere atto dei fatti: siamo sul finire dell'estinzione dell'ondata epidemica di COVID19. I worst case scenarios non si sono materializzati, e neanche quelli non molto brutti
Dopo il 4 maggio ci è stato fatto vedere di tutto: i navigli affollati a Milano, folla accalcata sotto una finestra, sempre a Milano, la movida di qua, la movida di là. E cosa è successo, a fronte di questo bel campionario? Niente.
E questo mentre si sprecavano quanti erano sicuri che dopo il 4 di maggio ci sarebbe comunque stato un aumento di casi. E invece no. Anvedi.
Le manifestazioni dei primi di giugno, smascherinate o meno, costituiscono un pazzesco challenge test: se verso metà mese non verrà fuori un congruo numero di contagi collegato alla manifestazione di Milano o a quella di Roma quasi tutto l'impianto della fase due inizierà a scricchiolare, prossimo al cedimento strutturale.

PS. Il 3 di giugno è arrivato, il caro leader ha celebrato la riapertura dei confini regionali con l'ormai consueto discorso alla nazione. Ma il distanziamento generalizzato avrà un'impatto devastante, dal turismo alla ristorazione. In particolare per la ristorazione la registrazione degli avventori è cosa che mi ha lasciato esterrefatto: https://www.ilmessaggero.it/italia/ristoranti_bar_regole_fase_2_18_maggio-5231370.html - pare che la misura sia su base volontaria, ma da regione a regione viene comunicata come obbligatoria, con l'usuale caos. In questo caso la Svizzera non si differenzia da noi: il governo la voleva obbligatoria, il loro garante della privacy si è messo in mezzo ed ora è diventata volontaria. Le politiche scomposte e insensate indotte da COVID non sono un'esclusiva italiana, ma in questo caso "mal comune, mezzo gaudio" non vale.

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