martedì 15 dicembre 2020

BARICITINIB, REMDESIVIR, MADE IN ITALY

 


Qualcuno ha ironizzato sul fatto che parlo spesso di remdesivir, come se fosse strano durante questa pandemia parlare dell'unico farmaco che sia stato approvato per COVID. E' un mondo curioso.
Ecco, pensavo che tutto quel che riguardava questo antivirale si svolgesse lontano da qua, e invece la chimica farmaceutica italiana è ancora in gioco, e in prima linea:
"in Italia, in Lombardia, c’è uno dei principali produttori del principio attivo del remdesivir che, insieme a altri quattro produttori italiani, è inserito in un network di produzione globale. Un network che ha permesso oggi di avere quei milioni di trattamenti che, in pochi mesi dall’avvio di questa fase produttiva, sono stati messi a disposizione dei pazienti."
Così Valentino Confalone, General Manager di Gilead Italia.
Quindi ormai la questione della "scarsità", da noi, non è imputabile a condizioni oggettive, ma a scelte politiche.
Farei notare una cosa: Di Lorenzo (IRBM) è stato sui giornali e in TV ogni tre per due a dire "vaccino dopodomani" (poi AZ ha pasticciato con i trial e tutto è scivolato molto in avanti).
Di questa faccenda invece nessuno sa niente. E neanche importa sapere, perché remdesivir non serve e lo ha detto OMS...
O meglio, non importa sapere da noi, perché al NIAID diretto da Anthony Fauci le cose vanno un po' diversamente.
La combinazione baricitinb+remdesivir ha avuto una Emergency Use Authorization, qualche tempo fa, per pazienti COVID gravi (alto flusso di ossigeno supplementare). Su NEJM sono stati pubblicati i risultati del trial ACTT-2 (https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2031994...), che già conoscevamo dall'annuncio di NIAID del tempo, e che costituiscono l'evidenza su FDA ha basato la concessione dell'EUA.
Prima che nella clinica Baricitinib era stato individuato in silico da Benevolent AI con le sue tecniche di intelligenza artificiale. E allora oltre che all'azione sull'asse IL-6/JAK si parlò di qualcosa che mi lasciò un po' perplesso: baricitinib avrebbe anche esercitato un'azione antivirale, inibendo l'entrata del virus nelle cellule, perché è attivo su un'altra nostra chinasi coinvolta nel processo, AAK1.
Nell'orgia di reimpieghi di farmaci già approvati per COVID non solo remdesivir, ma anche baricitinib sono ormai un esempio di quello che perlopiù NON abbiamo visto: le cose fatte come si deve. In primavera è stato fatto lavoro su modelli animali con remdesivir-baricitinib, cosa assente per quasi tutti i farmaci di cui si è più parlato (per dire, anche su desametasone modelli animali nisba, e quelli con HCQ sono arrivati con i loro responsi negativi quando SOLIDARITY era iniziato da un pezzo).
Rispetto all'altro inibitore JAK usato nei pazienti COVID, ruxolitinib, baricitinib è sembrato comportarsi meglio in clinica. Una possibile ipotesi al riguardo era costituita dalla sua azione antivirale aggiuntiva.
Ebbene oggi abbiamo la conferma in vitro: baricitinib inibisce AAK1 a concentrazioni nanomolari e l'azione di entry inhibition è stata confermata in un modello in vitro (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7300657/).
Quindi su remdesivir-baricitinib (come su remdesivir) abbiamo il "pacchetto completo", in vitro, modello animale, clinica (trial con ramo di controllo in doppio cieco, randomizzato). Di quanti altri farmaci "riciclati" di cui si parla si può dire la stessa cosa? Facile: 0.


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