venerdì 25 febbraio 2022
LA GIUSTA CAUSA
Perché quando si sa cosa è giusto comunicare, il resto segue...
E' facile rilevare come dall'area del "comunicare la scienza" sia venuto fuori in due anni un comportamento assolutamente omogeneo. Nel "pacchetto base" neanche una sfumatura leggermente diversa. Sono un discreto numero, ma trasmettono e hanno trasmesso un messaggio assolutamente identico , che evidentemente hanno imparato "essere quello giusto in caso di pandemia" (quindi se qualcuno ha percepito di quando in quando del paternalismo ha percepito bene): rilanciare gli scenari peggiori, tenere alto il livello emergenziale, parlare di farmaci compromette la campagna vaccinale. Dietro a tutti i discorsi sulla difficile comunicazione dell'incertezza c'erano queste certezze assolute.
In un'ottica del genere qualsiasi voce, per quanto legittima, che esca dal solco è vista con profonda avversione perché al pubblico non deve arrivare un messaggio diverso (per quanto, da un punto di vista tecnico scientifico su una buona quantità di temi il famoso "consenso" sia tutt'altro che unanime).
La giusta preoccupazione sull'infodemia induce una reazione compatta, per cui tutto quello che è diverso da "quel che è giusto dire" diventa immediatamente parte dell'infodemia stessa.
In pratica la pandemia ha trasformato quelli dell'inclusione, dell'engagement e dell'empowerment nell'ennessimo gruppo con la Verità in mano, la Verità su quello che va detto perché è giusto dirlo, non perché sia vero o meno. Tutto ciò in tempi normali si chiama "propaganda".
In questo modo si può spiegare tanto, da "il problema e' il razzismo" del febbraio 2020 in poi.
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