Il caos pandemico, aggravato dalla gestione autoritaria dei governi, ha riportato in auge la centralità dei corpi e il diritto dei singoli di decidere per se stessi. Tema importantissimo e un filo scivoloso, che merita due parole proprio a proposito di quanto accaduto con la pessima campagna vaccinale del governo Draghi.
L’equilibrio tra bene comune e scelte individuali è centrale in qualsiasi società nella quale non sia stato rottamato lo stato di diritto. Crediamo, inoltre, che assolutizzare in astratto delle posizioni etiche possa essere controproducente. Ci convince di più un pensiero che tenga conto – nei passaggi emergenziali – sia di quanto emerge sul piano scientifico che della necessità di non sacrificare la democrazia sull’altare della sicurezza pubblica. L’obbligo vaccinale, diretto e indiretto (mediante l’istituzione del green pass), ha visto le autorità “competenti” all’opera per semplificare in modo mostruoso l’intera vicenda Covid-19.
(dai blog del Fatto Quotidiano)
Sara Gandini e Paolo Bartolini ritornano su uno dei temi chiave della gestione pandemica in Italia, uno di quelli che purtroppo hanno costituito un precedente tanto nuovo tanto pesante come un macigno.
Diciamolo ancora una volta: il fatto che l'individuale vaccino anticovid costituisse una tutela del corpo sociale e dei più deboli era destituito di qualsiasi fondamento. Dal punto di vista della solidità scientifica un ipotetico divieto di calzini grigi in funzione anticovid sarebbe stato sullo stesso livello. Una disposizione assolutamentre arbitratria e infondata che però andava a ledere i diritti dei "non conformi": il diritto a un lavoro, il diritto allo stipendio, il diritto alla cassa integrazione, il diritto di usare mezzi pubblici etc etc etc.
No, nella Costituzione non è scritto da nessuna parte che il cittadino italiano abbia doveri verso il sistema sanitario, specialmente quello di non ammalarsi per non fruirne (anche se mi ricordo che questa cosa è sgattoiolata in un libro di educazione civica per le superiori).
Ma questo passaggio (il)logico è solo l'ennesimo passo in un processo che va avanti dal 1992 (l'accordo truffa). Parlavo con un collega di aumenti salariali (i nostri aumenti salariali) e gli dicevo che in Italia non c'e niente del genere da anni. La sua stupita domanda avrebbe fatto inorridire qualsiasi giornalista economico italiano o teleesperto di economia: "E come fanno in Italia a tenere il passo con l'inflazione?" "Semplice, non lo tengono".
Per carità, non vivo e lavoro in un paradiso, anzi. Ma almeno non è un campione di deflazione salariale. Il sistema sanitario non è gran che, ma almeno non è l'ex miglior sistema sanitario di Europa che ancora pensa di essere più o meno lo stesso di 30 anni fa.
30 anni fa, quando ancora un poco di diritto al lavoro in Italia esisteva, quando non si trattava di una repubblica fondata su stagnazione salariale e disoccupazione sopra il 10%.
La cosa più triste sono le nuove generazioni, che davanti a queste belle prospettive dovrebbero essere ferocemente incazzate. E invece in TV ce le fanno vedere solo incazzate per il climate change. Della serie: guarda dall'altra parte, caro, che il resto è poco interessante.
In tutto questo i sindacati un ruolo lo hanno, un ruolo storico non solo perché firmarono l'accordo truffa, ma sopratutto perché da allora si comportarno di conseguenza. Indimenticabile la CGIL contro Berlusconi che voleva abolire l'articolo 18 e zittina quando poi Renzi lo liquidava assieme a molto altro. Quand'è poi l'ultima volta che una lotta sindacale ha ottenuto un aumento salariale per i suoi rappresentati di più dell'1% annuo? E sui contributi alla mobilità come andiamo, nello stivale? (Domanda retorica, lo so che va malissimo). Però che diavolo, almeno abbiamo avuto la miglior gestione della pandemia e il green pass all'italiana, vuoi mettere? Tout se tient, si potrebbe dire.
La comunicazione pubblica, durante questi anni, si è macchiata di colpe memorabili. Sta a noi non dimenticare, dicono Gandini e Bartolini. Vero riguardo a COVID19, ma non dimentichiamo il resto. Perché alla fine è di un pacchetto completo che stiamo parlando.
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