Einhart (noto anche come Eginhard, latino Eginardus) fu direttore della Schola Palatina e consigliere di Lotario, primogenito di Ludovico il Pio. Ludovico gli conferì abbazie (Saint Waindrille, San Bavone di Gand, San Servais di Maastricht). Una breve nota su questi santi nordeuropei: Waindrille (Vandregisilo) fu un santo monaco franco del VII secolo. Bavone (Bavo di Ghent) altro franco del VII secolo, nobile di nascita, che dopo una gioventù dissoluta rigettò la vita materiale prendendo la tonsura. Servais (o Servatius, Serbatius o Aravatius, meglio noto come Servaas) fu un uomo di chiesa armeno del V secolo che finì per diventare il primo vescovo di quelle che oggi sono le Fiandre.
Tornando a Einhart, Ludovico il pio gli donò anche possedimenti nelle sue terre di origine, al confine tra Assia e Baviera. Einhart era entrato in possesso di alcune reliquie dei santi Marcellino e Pietro l'Esorcista.
Marcellino e Pietro erano stati martirizzati a Roma nel 304, durante le persecuzioni di Diocleziano. Una matrona romana a nome Lucilla ne aveva ricomposto le spoglie, seppellendole in una catacomba presso l'attuale Torpignattara. Qualche secolo dopo le loro reliquie furono quasi completamente trasferite oltralpe e alcune in qualche modo finirono nelle mani di Einhart, che nel 828 fondò sul Meno l'abbazia di Seligenstadt trasferendovi i resti - da cui il nome del luogo, Seligenstadt sta per "città dei beati".
L'abbazia tutta, diventata benedettina, fu ampiamente rimaneggiata in epoca barocca. A quell'epoca si deve anche la risistemazione e l'espansione del chiostro in un giardino con alberi da frutta potati in modo da restare poco più che bonsai. Non so se il giardino dei semplici (https://it.wikipedia.org/wiki/Monastero#Architettura) esistesse nelle epoche precedenti, ma direi che sia leggittimo ipotizzarlo. Vederlo seguito e curato oggi mi ha fatto un certo effetto - il gran festival dei metaboliti secondari. Come portabandiera del giardino dei semplici scelgo questa
La Belladonna, dal significativo nome inglese Deadly Nightshade, è una fonte di alcaloidi tropanici. La classe di composti, vicini strutturalmente alla cocaina, comprende scopolamina, hyoscina e atropina, in particolare propria della Belladonna.
Di base l'atropina è un antimuscarinico, quindi tra l'altro miorilassante (https://en.wikipedia.org/wiki/Muscarinic_antagonist) e in passato era usata anche in protocolli di rianimazione. Ma il complesso vegetale vede una serie di usi autorizzati: per dire, AIFA lo inserisce non solo tra gli antimuscarinici, ma anche tra gli antiemorroidali lenitivi.
Nell'orto non poteva mancare la Digitale Purpurea, che grazie al suo contenuto di digitossina ha trovato da secoli impiego negli scompensi cardiaci.
E non poteva mancare una Vinca, in particolare una Vinca Minor. In questo caso credo che si tratti di un'aggiunta recente al giardino, perché il genus Vinca deve la sua fama principalmente al Catharanthus Roseu, membro africano della famiglia e sorgente più nota degli alcaloidi della Vinca, molti dei quali sono stati autorizzati da tempo come antitumorali (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3883245/).Il giardino dei semplici dell'abbazia di Seligenstadt è ampiamente bordato di timo. Per me il timo selvatico è quello che dà l'aroma irresistibile alla zuppa, che in certe parti della Toscana viene chiamata minestra di pane. Ma il suo uso va ben oltre la cucina e ha radici antichissime. Per esempio gli egizi usavano l'olio essenziale di timo come uno degli ingredienti per gli unguenti dell'imbalsamazione. Azione antibatterica, quella del timo, dovuta principalmente al suo contenuto di timolo.
Non intendo dire che era già tutto lì, nel giardino dei semplici di Seligenstadt e di cento altre abbazie. Me ne guardo bene.
Ma guardano a questo giardino con gli occhi di oggi percepisco un alto grado di continuità. Se l'etnobotanica ha costituito un capitolo importante dello sviluppo farmaceutico moderno (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/il-serpente-e-la-tetrodotossina.html) la nostra stessa erboristeria, i nostri giardini dei semplici sono stati una delle fonti più importanti delle attuali farmacopee.
Verrebbe da fare un'ultima considerazione riguardo tutte le chiacchere su "naturale" e sintetico. Per fare un esempio, c'erano in circolazione antociani di sintesi molto più puri di quelli ottenuti per estrazione da vegetali. Mi vengono in mente anche tanti discorsi sulle "innaturali chemoterapie" che invece erano spesso a base di composti "naturalissimi" (alcaloidi della vinca, appunto, e tassani).
"Naturale" non è mai stato buono a priori. Guardate bene la foto dell'Atropa Belladonna: il cartellino ha un teschio con tibie incrociate - è una pianta velenosa (eppure utile). Ancora una volta mi viene da pensare che certe credenze - "naturale" vs "non naturale" - derivino principalmente dalla medicina di massa, cioè la medicina odierna, che quasi sempre ha solo vaghe cognizioni sui farmaci che usa e che è perlopiù ispirata al principio "Fatto, avanti un altro". Una medicina spersonalizzata e impersonale, che come effetto collaterale produce individui sfiduciati o colti da da una cronica sindrome di rigetto nei confronti dei suoi metodi. Il problema principale è che sfiducia e rigetto trovano rifugio troppo spesso nella ciarlateneria. I fallimenti del sistema generano mostri, e l'unica risposta che il sistema pare conoscere sia lo stigma. Il risultato finale è una cancrena apparentemente incurabile.
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