giovedì 10 luglio 2025

LA CANNABIS RADDOPPIA IL RISCHIO CARDIACO?

https://www.politicheantidroga.gov.it/it/notizie-e-approfondimenti/dalla-ricerca-scientifica/il-consumo-di-cannabis-aumenta-il-rischio-di-infarti-e-ictus/
 

Perché la cannabis raddoppia il rischio cardiaco? Ma il perché è ovvio: perché la droca fa male, la droca ti uccide. E basta.

Il problema delle dipendenze è un problema molto serio (e occorrerebbe parlare anche di dipendenze da barbiturici, da benzodiazepine e da antidolorifici oppioidi, per fare tre esempi).

Quello che non è serio, tanto per cambiare, è come viene trattato dal sito del governo italiano, che in questo caso non è solo: Guardian, CBC, BBC, Independent, quasi tutti i grandi canali di comunicazione. E i siti di divulgazione e di informazione medica hanno ripetuto la stessa storia, spesso aggiungendo numeri (10%! 29%! 15%!, 59%! 23% -tombola, anzi, cinquina!). Fondazione Umberto Veronesi inclusa, eccezione di rilievo Quotidiano Sanità.

Ma andiamo per gradi. La più recente ondata di "La cannabis ti fa morire di infarto o ictus" si basa su un articolo su Heart, una rivista del gruppo BMJ. Ed è una metaanalisi, il che la porrebbe in alto sulla piramide delle evidenze. C'è un però: il set degli studi inclusi nella metaanalisi è un set composto quasi del tutto da studi osservazionali scarsamente omogenei. 

Inoltre:
 
The estimated risk ratio (RR) was 1.29 (95% CI 1.05 to 1.59) for ACS, 1.20 (1.13 to 1.26) for stroke and 2.10 (1.29 to 3.42) for cardiovascular death. As measured in two studies, no statistically significant association was found for the composite outcome combining ACS and stroke.
 
(ACS sta per Acute Coronary Syndrome)
 
E qui viene fuori una grossa serie di problemi: primo l'ampiezza degli intervalli di confidenza (C.I) è eccessiva sia nel caso di ACS che nel caso dell'infarto (stroke, e in questo caso più che eccessiva è indegna). I limiti inferiori di C.I. costituiscono valori irrilevanti (nessuna correlazione) per ACS e marginali per l'infarto. Ma la cosa più sospetta di tutte è che non si trovi alcuna correlazione tra consumo di cannabis e la combinazione ACS+infarto. Il che rende tutto molto, molto borderline da un punto di vista statistico.
Gli autori dell'articolo, infatti, concludevano: occorrono ulteriori indagini nella popolazione a rischio di eventi cardiaci. E come è stato tradotto tutto questo dai media italiani e non solo? "Il consumo di cannabis aumenta del 29% la morte per eventi cardiaci".
 
Questo perché c'era stato un precedente studio, osservazionale, del 2024 e in quel caso la dimensione del campione era imponente (430.000 soggetti).
La dimensione del campione era imponente ma lo studio era anche il grande festival dei confounding factors. Ma anche questa volta andiamo per ordine. 
 
Nel caso dello studio del 2024 si comincia con i problemi del disegno trasversale, capace di determinare la correlazione ma non la causalità. Relazioni temporali tra uso di cannabis e evento cardiaco? Non pervenute, in teoria parte del campione potrebbe aver cominciato ad usarla dopo l'evento cardiaco. 
 
Poi tutti gli eventi (sia l'uso di cannabis che l'evento cardiaco) sono riportati dai partecipanti allo studio ma non verificati (self reporting bias at its best). 
 
Ma non finisce qua: profilo di rischio cardiovascolare dei soggetti? Non pervenuto. Quantità di cannabis usata (dose) giornaliera? Non pervenuta, è specificato solo il numero di giorni di uso per mese. Confondenti derivati dallo stile di vita - uso di alcol, altre droghe, farmaci prescritti etc? Non pervenuti. Fattori socioeconomici? Non pervenuti. Partecipanti allo studio deceduti per eventi cardiaci?  Non inclusi.
 
E alcuni sottogruppi usati per comparazione (consumatori di cannabis non consumatori di tabacco, consumatori giovani adulti) hanno dimensioni esigue rispetto al totale del campione e la loro analisi esibisce C.I. decisamente troppo larghi.
 
Quindi il titolo più corretto nelle ultime settimane sarebbe stato "Recenti studi suggeriscono che i soggetti a rischio cardiaco dovrebbero astenersi dall'uso della cannabis".
 
Ma è stato invece scelto, dal sito del governo italiano in giù, di urlare "La droca fa male, la droca uccide". Giovanardi, il politico, sarà stato al settimo cielo: finalmente la scienza gli ha dato ragione.
 
Ma ormai se la comunicazione medica non è moralistica e bigotta non va bene.  Ricordiamo che qualcuno si è visto pubblicare un articolo che era intitolato Alcol e moralità: un solo drink può far dichiarare di voler far male a qualcuno e a comportarsi in modo impuro
Aridatece gli anni '70, questo "meno rock, più prevenzione e più morale" è insopportabile.
 
PS: Questo post non vuol dire "fatevi i torcioni senza problemi". Vuol dire "sarebbe il caso che chi scrive di informazione medica leggesse gli articoli di cui parla essendo in grado di analizzarli, o che perlomeno ne leggesse correttamente le conclusioni". Ma mi rendo conto che è chiedere troppo. 

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