lunedì 23 marzo 2020

SCARPE ROTTE, EPPUR DOVETE ANDAR


SCARPE ROTTE, EPPUR DOVETE ANDAR

By Starbuck

I pompieri russi che andarono a buttare acqua del fiume per placare il mostro che ribolliva e sputava in aria i propri veleni stavano andando a fare il loro lavoro. Armati di guanti di gomma e di visiere di plastica erano solo gli ultimi. Gli ultimi a tamponare alla bell'e meglio un disastro che partiva da lontano,da molto sopra di loro. Come finì la storia lo sappiamo bene: corpi tumulati in bare di cemento fuori dalla città. Qualcuno aveva sbagliato, molti altri ben lontano da lì avevano pagato, alla fine. Un prezzo alto e salatissimo.

Mi sono occupata, a ritmi alterni, di sicurezza su lavoro. Non è un lavoro popolare, sei visto nel migliore dei casi, dai colleghi, come un incrocio tra un paranoico ed un rompicoglioni, soprattutto quando dici che un lavoro da BSL2 non lo autorizzerai maaaaai in un BSL1: vadano a farlo altrove se è “un eccezione” e “devono proprio”. E non è stata tra le mie uscite più popolari quella di sconsigliare le riunioni in flesh and bones previste per questo mese: mi è stato chiesto se ne ero proprio proprio sicura. Ma eravamo a fine febbraio, per tutti mi stavo preoccupando un po’ trooooooppo per una banale influenza.

Mi preoccupo sempre troppissimo. Ad esempio, quando avevo visto la serrata Cinese del loro maggior comparto produttivo, visto e considerate il loro “spassionato amore” per il rispetto dei più alti standard di sicurezza del lavoro anche a scapito della produttività, mi si erano rizzati i capelli in testa ed avevo sussurrato un “cazzo”, seguito da un “speriamo bene”. Ma… io non sono una che nutre grandi speranze e difatti uno scenario di “cosa facciamo se arriva qua?” solo così, per deformazione professionale, me lo ero fatto, in testa… Certo, nulla di particolare livello, solo un’accozzaglia di accorgimenti dettata dal buon senso miscelata a quanto visto accadere in Cina: sicuramente, mi dicevo, quelli ai piani altri l’avranno pensata meglio.

Certo capisco che bisogna essere fedeli alla tradizione, lì, ai piani alti, in termini di lungimiranza ed ottimizzazione delle forniture … ed arriva da lontano e parla di Russia, di scarpe di cartone e di un inverno troppo rigido per una divisa estiva. “Sulla via del ritorno quelli che erano contadini tra i cumuli di neve individuavano quello che era la montagna dei resti per concimare ed andavano a scavare per ricavarne una mezza carota, una cipolla marcita”. Storie epocali, da far rizzare i peli sulle braccia, che raccontavano gli amici di mio nonno.

E ad osservare come viene gestita la situazione odierna, noto che non ci sono stati miglioramenti nell’ultimo secolo, a livello gestionale, sempre lì, ai piani alti. Vedo, e non so se ridere o piangere, sul sito di regione lombardia, l’appello a “fabbriche in grado di produrre mascherine” a contattare la regione (e a donazioni per gli ospedali…). Oggi, Marzo 2020. Ma quando dalla Cina arrivavano notizie preoccupanti, quando l’OMS lanciava I primi allarmi, a nessuno è venuto in mente di fare “una piccola scorta”? un piano di riserva, in caso si avverasse, foss’anche per colmo di sfiga, the worst case scenario?

E mi chiedo cosa racconteranno un domani ai loro nipoti, i medici, gli operatori sanitari, dipendenti pubblici, mandati in ospedale ogni mattina ed ogni sera, senza DPI neanche lontanamente adeguati, senza pause, senza tregua o riposo.

Certo loro continueranno ad andare. Andrà al lavoro anche la cassiera del supermercato con la mascherina a cui magari ha rinuciato il capo reparto, che è fuori e regola la fila. Ed il corriere che continua a distribuire pacchi, senza guanti. E tanti altri, figure fondamentali, spesso dipendenti pubblici, a maggior contatto col “pubblico”, senza l’ombra di un DPI.

Si indubbiamente si può, si può fare. Si può rischiare. Si può uscire dalle mura, con l’ascia in mano, spaccare la botte piena di polvere e ricoperta di pece, appiccare il fuoco. Far saltare le armi d’assedio, dare respiro agli assediati: che si procurino cibo abbastanza per sopravvivere alcuni mesi, fino all’arrivo degli aiuti. Si può fare. Se riesci a tornare dentro le mura sano e salvo sarai dimenticato. Se invece salterai insieme alle armi d’assedio ed al bidone di polvere e pece sarai un eroe.

Come quei semplici pompieri. Come quelli con le scarpe di cartone

Ma forse, stavolta, l’assedio si poteva e si doveva evitare.

Ci rivedremo, spero tutti, quando la città tornerà libera.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.