giovedì 8 ottobre 2020

COVID19, FARMACI - EUROPA, MEGLIO POCO CHE POCHISSIMO


 
Per mesi anche i sordi avevano capito che nel nostro continente non si era disposti a fornire incentivi di sorta per aumentare la disponibilità di farmaci antiCOVID, mentre oltreoceano gli incentivi c'erano stati.
Cosa si intende per incentivi? Risorse, fondi, in breve soldi.
C'è una questione di linee strategiche estremamente diverse sulle due sponde dell'oceano: in USA l'attenzione alle minacce pandemiche (nonché a quelle del bioterrorismo) è sempre stata alta e fattiva - USAMRIID (l'agenzia di ricerche mediche del Pentagono), NIAID e BARDA hanno sempre mantenuto un livello minimo di attenzione nei confronti delle potenziali minacce pandemiche, e fondi per finanziare la ricerca di soluzioni che le contrastassero. In Europa niente di tutto questo.
Quindi già a gennaio, quando SARS-CoV-2 era un problema cinese, NIAID stava lavorando con Gilead su remdesivir, dimostrando una capacità di intervento rapido di fatto unica al mondo. E BARDA stava finanziando il lavoro su EIDD-2801 , poi diventato MK-4482. Già a marzo NIAID stava collaborando con Moderna sul loro vaccino mRNA, poi in aprile è arrivata Operation Warp Speed, mettendo un totale di 9,5 miliardi per lo sviluppo di terapie, vaccini e diagnostici contro COVID-19 (https://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Warp_Speed). Una potenza di fuoco notevole che si aggiungeva ad un livello di preparazione all'emergenza qua ignoto. In breve, dietro un fuoco di fila di scemenze del POTUS su varichina, idrossiclorochina, virus innocuo e quant'altro in USA l'amministrazione federale faceva questo. La loro gestione della pandemia è stata pessima? Probabile, ma se la nostra è stata ottima non si capisce bene quale è il criterio di valutazione, perché se si guardano decessi per milione questa abissale differenza non è affatto evidente.
Ma l'argomento ormai è stato monopolizzato dalla campagna elettorale USA. Anche sul New England Journal of Medicine "La Food and Drug Administration è stata vergognosamente politicizzata, ed è sembrata rispondere più alle pressioni politiche che all'evidenza scientifica" (https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMe2029812). Facile rilevare che quanto a vergognosa politicizzazione anche NEJM e Nature non sono rimaste indietro. FDA ha dimostrato di saper resistere a una pressione politica senza precedenti, questa corsa alla sua delegittimazione è estremamente pericolosa, e non solo per gli USA.

In Europa, in tutti questi mesi, si nicchiava, dietro promesse di vaccino pronto a settembre, a ottobre, a novembre.
A luglio la Commissione Europea (a cui ormai è in mano tutta la provvista di vaccini - che ancora non ci sono - e farmaci innovativi si era assicurata la miseria di 30.000 trattamenti a base di Remdesivir. Ieri ha firmato per un altro mezzo milione di dosi (https://www.teletrader.com/eu-signs-deal-with-gilead-secures-500k-remdesivir-doses/news/details/53419369?ts=1602142430504), che pare debbano bastare per sei mesi. Che è successo?
E' sucesso che in Francia, il sette ottobre, si registravano quasi 19.000 nuovi casi. Oltralpe la seconda ondata è arrivata, eccome (e pure in UK, Spagna, Olanda, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania).
E' successo che siamo a ottobre ed è evidente che non solo a novembre, ma neanche per la fine dell'anno non ci sarà nessun vaccino.
E quindi 500.000 dosi di remdesivir. In USA l'amministrazione federale ha acquisito un totale di 3,5 milioni di dosi (e parliamo solo di quelle destinate a chi non ha assicurazione sanitaria privata). Un po' poco, quindi, in Europa, e un po' tardi. Si va a passettini piccini picciò.

(Ah, alla salute di quanti fino a ieri si sprecavano nel dire che era roba inutile o quasi)

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