sabato 10 ottobre 2020

DOPO CAPORETTO, SFONDAMENTO DELLA LINEA DEL PIAVE?




Mentre tutti mettevano ali e aureole a medici e infermieri, qua parlavamo di Caporetto della sanità italiana (qui https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/04/covid-19-la-caporetto-della-sanita.html e qui https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/la-caporetto-della-sanita-italiana-ii.html).
Tra giugno e luglio si celebrava un'illusoria linea del Piave su cui il virus era stato fermato, ma ora vediamo che era soltanto il Generale Estate che aveva fatto il suo lavoro (alla faccia di chi ha sghignazzato sulla stagionalità).
E invece non c'era nessun Diaz, nessun consolidamento delle difese. Un futile respiro di sollievo, ma non nella cittadinanza, bensì in alcune gestioni regionali della sanità.
Paradossalmente la Liguria rischia la replica della primavera, e il Piemonte pure, mentre la Val D'Aosta è tranquilla. Nel resto del nord situazione apparentemente sotto controllo in Emilia Romagna, Lombardia, Friuli e Trentino, in Veneto appena meno tranquilla.
Al centro la situazione è ampiamente gestibile nelle Marche, più da tenere d'occhio in Toscana e Umbria. Nel Lazio sembra sfuggita di mano (due focolai ospedalieri). La Campania è in affanno. Il Molise sembra di un altro pianeta, quasi COVID free. In Abruzzo la cosa sarebbe gestibile come era gestibile in primavera, ma bastarono numeri piccoli a fare andare il tilt il sistema. Basilicata in linea. In Puglia le cose iniziano ad andare male, in Calabria così così, in Sicilia decisamente peggio.
Dopodiché: evidentemente nella maggior parte delle regioni (escluse Liguria, Lazio, Campania, Sicilia, Puglia) la curva è efficientemente schiacciata (almeno questo). Praticamente pare che le regioni messe un po' peggio o molto peggio siano quelle che hanno sofferto meno in primavera, con le notevoli eccezioni di Piemonte e Liguria (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bolletino-sorveglianza-integrata-COVID-19_6-ottobre-2020_appendix.pdf).
Chi ha imparato la lezione e chi no, verrebbe da dire...
Sia chiaro, non è come a marzo, non è come a aprile (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-dashboard). Ma in alcune regioni potrebbe diventare anche peggio di quanto non è stato allora.
Ora è matematico che verranno fuori infinite discussioni sulle policy in essere e su quelle a cui si pensa.
Prima considerazione: se c'è una qualche correlazione con il ritorno a scuola (e senza mascherina in classe), beh... l'anno scolastico è iniziato in Emilia Romagna come nel Lazio.
Verrebbe da pensare piuttosto che il test & trace in alcune regioni funzioni molto meglio che in altre. E la modulazione delle misure pure. La strada continua ad essere quella, e sottoscrivo l'appello di Paolo Spada (se tratti e poi trattieni il paziente per settimane fino ai due tamponi positivi non se ne esce https://www.facebook.com/pillolediottimismo/posts/185790686494744). Un appello che, OMS a parte, qualche pezza d'appoggio la ha: "Many patients, however, have persistently positive RT-PCR tests for weeks to months following clinical recovery, and multiple studies now indicate that these generally do not reflect replication-competent virus" (https://academic.oup.com/cid/advance-article/doi/10.1093/cid/ciaa1249/5896916). Riguardo alla massima infettività subito prima dei sintomi e alla loro comparsa però ricordo che il paziente 1, a Codogno, aveva la polmonite ed era infettivo, eccome.

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