domenica 6 febbraio 2022

COVID, OMICRON, LINFOCITI T (ANCORA)


I ricordi della gente sono estremamente volatili, e quindi quasi nessuno rammenta che nel 2017 si parlava continuamente di memoria immunitaria e linfociti T.
Da due anni a questa parte tutto sparito. Perché?
Forse la cosa è cominciata quando nel 2020 si iniziò a parlare di COVID e immunità di gregge: era un continuo tirare in ballo reinfezioni (senza mai un numero) ma quel che doveva passare era : non c' è immunità naturale dalla malattia (e chi parlava di "materia oscura immunitaria" veniva dileggiato).
Poi con l'inizio delle campagne di vaccinazione di massa si è cominciato unicamente a parlare di titolo anticorpale - e di come gli anticorpi non funzionassero più all'arrivo della variante di turno. Fosse stata solo la giostra della "comunicazione della scienza" non sarebbe stato un problema, il problema è stato che queste sono diventate le basi indiscutibili delle disposizioni anticovid, specialmente in Italia.
Ma veniamo alla "unsung story".
In un nuovo articolo su Nature si ritorna sul tema:
"La variante SARS-CoV-2 Omicron esibisce mutazioni multiple della proteina spike che contribuiscono ad evadere la neutralizzazione anticorpale e riducono la protezione nei confronti dell'infezione conferita dai vaccini"
Ma "Abbiamo rilevato che il 70-80% della risposta cellulare CD4+ e CD8+ contro spike veniva conservata... Quindi,nonostante le estese mutazioni di Omicron, e la sua ridotta suscettibilità nei confronti degli anticorpi neutralizzanti, la maggior parte della risposta cellulare T, indotta da vaccinazione o infezione, riconosce la variante" (https://www.nature.com/articles/s41586-022-04460-3)
E questo è quanto.

 

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