venerdì 26 agosto 2022

IL MERCATO, IL LAVORO, IL PUBBLICO (ALTROVE)




Probitas laudatur et alget, scriveva Giovenale secoli fa. E per il libero mercato stessa cosa. In tanti lo predicano, tutti (specie quelli che lo predicano) se ne tengono alla larga.
Fatto curioso, ho visto più denaro pubblico nell'industria privata in un anno di quanto ne abbia visto nei precedenti dieci in Italia. Senza discutere della bontà di questi interventi, cioè della qualità di quello che vanno a finanziare, rispondevano a criteri del tutto generali: intervenire in settori ritenuti strategici mantenendo in loco gli high skilled workers (i famigerati "cervelli", nella versione italiana). E attirandone altri dall'estero.
A questo proposito vorrei ripetere una considerazione già fatta per UK: tutti si sono stracciati le vesti lamendando il rischio che correvano i "cervelli" expat. Dopo qualche mese invece anche le aziende piccole operanti in campo tecnologico avevano la visa sponsorship license (e lo stipendio lordo che offrivano per le posizioni junior era sopra le 25.600 GBP - il minimo per ottenere un visto secondo le nuove leggi). Quindi camerieri e barman no, high skilled workers STEM sì, come no, accolti a braccia aperte. E in giro per il nord Europa ci sono criteri simili, se non per escludere il lavoro poco qualificato per attirare gli high skilled workers.
Se ci pensate queste sono le fondamenta di una politica industriale. Chi ce l'ha, chi no.
Fin dall'inizio, fin dal mio primo lavoro, ho trovato le posizioni che ho avuto con le regole più pure del libero mercato. Il che significa non solo niente concorsi (che sono un'altra cosa) ma anche niente raccomandazioni, niente amici o amici degli amici o amici degli amici degli amici (chissà come verrebbero valutati sul mercato internazionale i curriculum di certa gente in giro qua sopra). In più di vent'anni di zone industriali ho vissuto quel che avevo letto e sentito dire: il settore chimico farmaceutico è ciclico, per quanto meno di altri. Oggi sono dove sono perché è lì che girano i soldi (i soldi "veri") che alimentano la macchina dello sviluppo farmaceutico. E sono anche soldi pubblici (che rientreranno nelle pubbliche casse sotto forma di gettito fiscale).
PS: il ciclo positivo si sta facendo sentire anche in Italia. Ma guardata da fuori questa ricaduta positiva suscita un sorriso amaro per le sue risicatissime dimensioni.

 

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