mercoledì 24 agosto 2022

PIU' LE COSE CAMBIANO...




A costo di annoiarvi ribadirò ancora una volta l'importanza che per me ha avuto Douglas Hofstadter.
Prima che con Goedel, Erschel, Bach con i suoi Temi Metamagici, apparsi per anni su Scientific American e in Italia su Le Scienze - potete pure evocare parabole discendenti, e non è che con New Scientist le cose siano andate diversamente. Ai tempi, tra fine anni settanta e primi ottanta trattò spesso il Dilemma del Prigioniero.
Chi non lo conosce capirà più avanti perché al tempo Hofstadter lo trovasse un argomento non solo affascinante, ma di capitale importanza.
Il Dilemma del Prigioniero (https://it.wikipedia.org/wiki/Dilemma_del_prigioniero) è un problema della teoria dei giochi in cui la soluzione
più vantaggiosa per entrambi i giocatori è la cooperazione (tace, tace) che però non costituisce un punto di equilibrio.
Si prevede che la soluzione finale sia sempre quella in cui uno dei due tradisce l'altro.
E ora veniamo a un brano di Hofstadter del 1983:
Sulla piccola scala siamo costantemente davanti a dilemmi come quello del Prigioniero,
dove l'interesse personale è in conflitto con il bene collettivo. Per una qualsiasi coppia di persone il dilemma è virtualmente identico. Quale sarebbe un comportamento sano in tali situazioni?
Perché sia veramente sano l'elemento chiave è ognuno dei due individui sia capace di riconoscere che il dilemma è simmetrico
e che gli altri soggeti che lo affrontano hanno le sue stesse capacità di farlo.
Tali coppie di individui che coopereranno tra loro superando le tentazioni del puro egoismo non sono semplicemente razionali:
sono super-razionali, o in breve sani di mente.
Ma ci sono dilemmi e "ego" anche a un livello sovraindividuale.
Viviamo in un mondo riempito di opposti sistemi di credenze così simili da essere interscambiabili, eppure chi vi aderisce è incapace di vedere tale simmetria.
Questa descrizione non applica solo alla miriade di piccoli conflitti nel mondo, ma anche alla colossale oppisizione di blocchi tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Eppure il riconoscimento della simmetria - in breve la sanità mentale - non è ancora arrivato.
Che ha fatto una specie intelligente come la nostra per infilarsi in questo orribile dilemma? Cosa può fare per uscirne?
Siamo tutti impotenti mentre guardiamo il dispiegarsi di questo spettacolo o la risposta è, per ognuno di noi, nel riconoscimento della nostra propria specificità e in piccoli passi a livello individuale verso l'equilibrio mentale?

 

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