Il circo social è una superfetazione del circo mediatico? Che al tempo stesso si presenta illusoriamente come "non separata"?
Forse Debord avrebbe risposto che non c'è da porsi queste domande, che è la stessa roba, solo con il trucco, perché il tipo di inganno visivo e falsa coscienza è lo stesso.
Di sicuro quello che è lo stesso è l'illusione della sostituzione della realtà con lo spettacolo. Illusione alimentata in primo luogo dai media tradizionali e perlopiù accettata dalla società o perlomeno dalla una sua parte significativa (che i social media li usa o ne è dipendente). Ma l'analisi di Debord resta perfettamente attuale:
Non si possono opporre astrattamente lo spettacolo e l'attività sociale effettiva; questo
sdoppiamento è esso stesso sdoppiato. Lo spettacolo che inverte il reale è effettivamente prodotto. E
nello stesso tempo la realtà vissuta è materialmente invasa dalla contemplazione dello spettacolo, e
riprende in se stessa l'ordine spettacolare, offrendogli un'adesione positiva. La realtà oggettiva è
presente su entrambi i lati. Ogni nozione così fissata non ha per fondo che il suo passaggio
all'opposto: la realtà sorge nello spettacolo e lo spettacolo è reale. Questa reciproca alienazione è
l'essenza e il sostegno della società esistente.
Sosituite spettacolo con "social media" e il discorso continua a reggere perfettamente. Volendo si potrebbe pensare che da 1967, anno di pubblicazione de La Società dello Spettacolo, sia cambiato tutto ma in realtà non sia cambiato niente di significativo, sotto questi aspetti. Ma che oggi come allora di questo non esiste alcuna coscienza diffusa, né nei comuni cittadini né tra gli interessati alla prassi politica.
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