Dicono dicono dicono... ve lo ricordate quell'incidente?
https://www.repubblica.it/cronaca/2019/12/17/news/contrae_l_hiv_in_laboratorio_ricercatrice_fa_causa_a_due_universita_-243720429/ |
Sgombriamo subito il terreno tra "NOOOO! Non permettiamo l'apertura di un biolaboratorio!!!" e "SIIIIII!, sono indispensabili, non fate i complottisti!!!".
Chi lavora nel campo lo sa bene: un nuovo attrezzo fa comodo ed è utile. Ma le procedure per cui sia impossibile che ti sfugga di mano devo essere in opera dalla prima all'ultima.
Ne parlavo con un vecchissimo amico davanti a due piatti tradizionalissimi rivisitati e a una bottiglia di Sangiovese (senza offesa, bimbi, dal lato occidentale dell'appennino ci sappiamo fare di più). Biotecnologia è diventato lo spauracchio degli "anti": fa il proverbiale effetto di un panno rosso agitato davanti a un toro. Ma quel Sangiovese, di fatto, era il prodotto di una biotecnologia (e di un po' di chimica), e così la birra a tripla fermentazione che ho appena stappato. Nonché il pane, pure quello fatto con il lievito madre fatto in casa e cotto nel forno a legna.
Dice: "Ma è diverso!". Perché diverso? Perché il batterio o il lievito si è naturalmente evoluto per fare quel mestiere (produrre anidride canbonica e/o alcol e metaboliti secondari da zuccheri)?
Mah... gli stessi meccanismi evolutivi sono stati usati a velocità aumentata per produrre batteri e enzimi capaci di trasformazioni chimiche uniche (dallo starting material al principio attivo farmaceutico in una cascata di enzimazioni)
https://drughunter.com/islatravir/ |
Eh già, gli enzimi in questione vengono da batteri. Se ne crescono tanti, di batteri destinati alla biotacatalisi. E il 99.9% delle volte sono roba delicatissima, completamente incapace di sopravvivere nel "mondo normale".
L'attività di gain of function su virus patogeni è un film tutto diverso. In primo luogo perché si tratta, appunto, di patogeni. Utile o roba da scienziati pazzi? La prima che ho detto, con gli infiniti distinguo del caso. Pensate a COVID19 e mettetevi nei panni di chi cercava un farmaco antivirale che funzionasse. Cominci a lavorare sulle proteine virali isolate, ma alla fine avrai un qualcosa che andrà testato in un modello animale (topi, di solito). E allora o umanizzi i sorci, o "sorcizzi"il virus (li volevate i concetti portati a livello terra terra? Contentavi).
Ebbene, "sorcizzare" il virus è "gain of function". Detto questo se ti metti a modificare DNA o RNA di un virus patogeno per l'uomo come punto di partenza o punto di arrivo, scusa tanto, BSL-3 o BSL-4 sono quanro richiesto (cioè i livelli più alti della biosicurezza). E qua casca l'asino.
Perché la sicurezza costa, e più è sicura più costa. E i costi non piacciono. Quindi alle volte si opera in BSL-boh? . Sono abbastanza connesso e scafato da sapere di gente che voleva lavorare senza misure di biosicurezza su qualcosa che avrebbe richiesto come minimo sindacale un BSL-2. Da ciò fate pure i vostri conti e ricordate i casi eccellenti in cui è andato tutto storto (vedi il caso HIV citato).
Il concetto è estendibile a qualsiasi attività di ricerca ad alto rischio: in teoria niente ti impedisce di farla SE tutte le richieste misure di sicurezza sono al loro posto. Dopodiché possiamo dire che chi ricreò l'inflenza spagnola in laboratorio lo fece in primis per avere visibilità e fondi e che, da un punto strettamente pratico, è servito a un immenso NULLA? (https://www.lescienze.it/news/2004/10/12/news/la_spagnola_ricreata_in_laboratorio-585869/)
E questo è più o meno che ho detto al vecchissimo amico che mi chiedeva del biolaboratorio a Pesaro, con quella bottiglia di Sangiovese in mezzo al tavolo.
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