lunedì 17 aprile 2023

SATIRA E POLITICA

(ve le ricordate le argute e divertentissime vignette su chi perdeva lo stipendio perché non vaccinato contro il COVID?)

Così accade che in certi paesi la satira si guardi bene dal ridicolizzare il potere e finisca per garantire la propria esistenza (cioè la sussistenza di chi la fa) avallando le parole d'ordine del potere di riferimento. Poi può capitare che, chissà per quale ragione, un tranquillo impiegato della comunicazione di partito si metta in posizioni imbarazzanti, perché il vecchio socialista inglese se ne strafrega delle parole d'ordine di un partito italiano e del marketing che vorrebbe venderlo per "sinistra". Ma ormai l'intervista è in corso e tagliare parrebbe un po' troppo brutto. 

Il vecchio socialista inglese parla di generale inefficacia dei sindacati e di necessità di nazionalizzare quando un'industria entra in crisi e ribadisce che l'Unione Europea è solo un'area di libero scambio, quindi una struttura del capitale. Tipo bestemmiare in chiesa, ma mai quanto gli escono due considerazioni sulla guerra.


Non so se sia più desolante o triste declinare le parole d'ordine del centrodestrasinistra (in opposizione al centrodestradestra) facendo finta che all'area politica in questione del mondo del lavoro interessi veramente qualcosa. Entrambi i poli del centro che occupa integralmente l'arco parlamentare italiano si sono adoperati per reprimere i salari e precarizzare il lavoro (e lo hanno fatto con successo). Sono lacrime di coccodrillo quelle di chi stando completamente immerso in quell'area politica poi solidarizza (a parole e basta) con i licenziati, ristrutturati, messi in mobilità.

Il caso sardo a cui ci si riferisce credo sia questo: https://www.infoaut.org/sfruttamento/lotte-operaie-in-quattro-su-una-ciminiera-a-porto-vesme-sardegna-a-rischio-1500-posti-di-lavoro

Trattasi di un caso classico ed esemplare: produzione e raffinazione di zinco e piombo (visto che la Sardegna un'industria estrattiva ce l'ha dai tempi dell'età del bronzo). E l'azienda altro non è che Glencore, lo specialista anglo-svizzero di sfruttamento delle risorse naturali (dall'estrazione alla raffinazione, dai metalli al petrolio). Queste merci di base sono completamente finanziarizzate (futures e tutto il resto). La logica del capitale dice che se il prezzo dello zinco crolla è bene dismettere la produzione di zinco, visto che c'è in giro un eccesso di offerta (https://www.metallirari.com/retromarcia-prezzi-zinco-continuera-prossimi-anni/), e il prezzo nell'ultimo anno ha preso una botta da -35% .

 

https://www.money.it/+zinco-quotazione+

Mi ricordo un vecchio ingegnere chimico che aveva iniziato in quel settore per poi spostarsi nei bulk chemicals. Diceva che quando si parla di estrazione e raffinazione i cicli rialzo/ribasso dei prezzi sono la regola e che nessun privato ha interesse a rimanerci dentro quando i prezzi calano. "Infatti, se ci fai caso, il siderurgico italiano fu privatizzato quando il prezzo era molto basso, prima che iniziasse il ciclo al rialzo. Quando il ciclo al rialzo è finito, ecco servite le crisi aziendali", diceva, ed era il suo modo per sostenere che certe industrie dovrebbero nascere pubbliche e poi restare tali, no matter what. Visto che di questi tempi in Italia si parla molto di predatori, il capitale è predatorio di natura e lamentarsi quando fa vittime è stupido. E' la politica che gli consente di far vittime e in questo caso si dovrebbero proprio tirare in ballo la dottrina e le direttive di Bruxelles contro gli aiuti di stato. Ma pare brutto farlo, specialmente se si è desinistra: molto meglio star dietro al mercato dei temi della comunicazione e seguirne le tendenze (cioè ripetere le parole d'ordine del momento).


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