lunedì 3 marzo 2025

DUE ANNI PIUTTOSTO INFAMI

https://www.fiercebiotech.com/biotech/big-pharma-layoff-rounds-jump-281-24-while-total-biopharma-staff-cuts-similar-23

Faccio presente che 15 anni fa i numeri furono circa il quadruplo, ma anche a questo giro non si è scherzato. Qua si parla di circa 50.000 posizioni evaporate in due anni e da certe angolazioni se ne rilevano chiaramente le conseguenze: per una posizione da senior chemist possono arrivare tipo 150 curricula, tra cui ci saranno pure profili director level. Come 15 anni fa.

Quindi scusate se mi limito a solidalizzare caldamente con quanti a causa dei tagli di Trump sono saltati e salteranno nella ricerca pubblica USA (e non solo nella ricerca) , ma non intendo stracciarmi le vesti per l' "attacco contro la scienza": la maggior parte di quei circa 50.000 che hanno perso il lavoro negli ultimi due anni sulla busta paga alla voce "posizione" aveva scritto "scientist" e i media, Nature compreso, non se ne sono curati. 

I numeri sono scoraggianti. Dopotutto, i licenziamenti nel settore biofarmaceutico continuano a verificarsi a un ritmo tale da giustificare un monitoraggio. Ma cosa indicano i tassi di riduzione della forza lavoro e il possibile plateau sullo stato del mercato?

I tagli sono probabilmente un indicatore ritardato della salute del mercato, ha detto il CEO di Roivant, Matt Gline, a Fierce Biotech... La volatilità è diventata la norma del settore.

"indicatore ritardato" significa che i tagli di oggi raccontano un cattivo stato di salute di ieri l'altro. "Volatilità" è un concetto finanziario. Un'industria volatile non può davvero stare in piedi, a meno che non si parli di industria di basso contenuto tecnologico con diritti dei lavoratori stile XIX secolo. Un'industria volatile delle life sciences avrebbe bisogno di un vasto bacino di lavoratori con un basso tasso di occupazione, al che formerebbe in continuo mente d'opera che resterebbe in azienda due anni se va bene: spreco di risorse e accumulazione di know how pressoché nulla. Perché il know how non può essere assorbito in un sistema corporate, il know how cammina sulle gambe di chi nell'azienda ci lavora. Non che la cosa non si sappia, è quel che sta dietro l'accento sulla acquisizione di talenti, che chiaramente tende a sparire in tempi di vacche magre. L'ho già visto succedere e come 25 anni fa tagli e licenziamenti non sono una soluzione al patent cliff. Del resto chi, compos mentis, può pensare che un'industria che vive di ricerca e sviluppo possa superare una crisi da mancanza di nuovi prodotti con meno ricerca e sviluppo?

Poi a questo giro l'amministrazione Trump sta massacrando i finanziamenti alla ricerca di base, che è quella pubblica e accademica, Questo significa che la già risicata intersezione tra l'insieme dei lavori rilevanti e quello dei lavori riproducibili, cioè quello che serve come punto di partenza allo sviluppo farmaceutico, sarà largamente ridotta. Pare che per qualunque parte politica di qualunque orientamento da anni e anni sia impossibile distinguere tra il bambino e l'acqua sporca.

Se penso alla colossale quantità di denaro incassata nel biennio 2020-2022 da certe aziende - ed era anche denaro pubblico, Pfizer, per fare un nome - sono portato a ribadire che questa industria sia davvero un giocattolo della finanza: quando si incassa si distribuiscono dividendi, quando il mercato va giù pagano i lavoratori perdendo il posto e spesso i dividendi vengono distribuiti lo stesso. Oggi chi è nuovo a questo circo si straccia le vesti, come se loro fossero la luce del mondo ingiustamente attaccata:

 

https://www.nature.com/articles/d41586-025-00660-9

Certo, loro sono la luce del mondo, intoccabile, e i 50.000 di cui sopra erano roba che poteva essere giustamente scaricata nel cesso. Luce del mondo o no continuano comunque d avere la mia solidarietà, perché quando si tratta di licenziamenti si deve stare da unica parte, quella di chi perde il lavoro. Ma ormai è una parte quasi deserta (verrebbe da dire "dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio").

 

 

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