mercoledì 15 aprile 2020

IL RAZIONALE E IL NON



Quando ho detto che una cura per COVID è a portata di mano e i suoi componenti cardine sono remdesivir e inibitore JAK (ruxolinib o baricitinib) o tocilizumab andavo a impressioni, a sentimento?
Pare che qualcuno la pensi così. In realtà invece sono disponibili una serie di elementi significativi, per "gli skilled in the art". Mi pare il caso di riassumerli a beneficio degli "unskilled".
Primo: profilo preclinico di un farmaco. Lo ripeto: è improbabile che un farmaco (stabile al metabolismo di primo passaggio) con attività in vitro scarsa abbia buoni risultati in vivo, impossibile che li abbia nell'uomo.
Bene, a questa categoria appartengono buona parte dei farmaci usati contro COVID, in primis in chiave antivirale (AntiRetroVirali, per chiarirci) in secondo luogo idrossiclorochina. Remdesivir è l'unico antivirale con attività submicromolare su SARS-CoV-2 che abbia conosciuto uno sviluppo clinico avanzato (fasi III, indicazione ebola virus).
Rispetto ad altre molecole che finiscono sui giornali a giorni alterni è quindi estremamente ben caratterizzato. E' su questa base, e sulla base del dossier fornito dal produttore, che all'inizio del mese EMA ne ha approvato l'uso compassionate contro COVID-19 (https://www.ema.europa.eu/en/news/ema-provides-recommendations-compassionate-use-remdesivir-covid-19). Poi c'è chi con dossier del genere ha familiarità, chi no (https://www.ema.europa.eu/en/documents/other/summary-compassionate-use-remdesivir-gilead_en.pdf), ma la documentazione è estremamente significativa. Inoltre il fatto che abbia accumulato nel giro di 3 mesi buoni risultati preliminari fa ben sperare. A breve conosceremo i risultati dei trial di fase III contro COVID-19 e il verdetto di FDA.
Fin qui ci siamo? Ottimo.
Secondo: immunosoppressori, cioè tocilizumab e inibitori JAK.
Se qualcuno ottiene buoni risultati preliminari in clinica con tocilizumab (inibitore IL-6R), e a stretto giro qualcun altro ne ottiene con ruxolitinib (inibitore JAK), non ne deduco che "gli antiinfiammatorii funzionano", o "i farmaci per l'artrite reumatoide funzionano", per evitare o "spegnere" la tempesta citochinica che caratteriza i casi di COVID-19 grave. Anche perché cortisone, idrossiclorochina, FANS si sono dimostrati di utilità scarsa o nulla, a tal fine.
Ne concludo invece che l'asse IL-6/JAK/STAT ha probabilmente una notevole importanza nei COVID-19 gravi (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/03/covid-19-off-label-razionale-e-meno.html), e che quindi intervenire lì usando off-label farmaci già approvati per altre indicazioni è un'opzione a portata di mano.
Queste sono valutazioni professionali con un solido razionale, e non impressioni.

Perché, a differenza di quanto sembrano pensare molti, lo sviluppo farmaceutico non è magia nera, non è il "metodo scientifico" nella versione che è stata raccontata alle masse negli ultimi tre anni - che prevedrebbe l'approvazione di un farmaco dopo la pubblicazione di articoli peer-reviewed, secondo un noto debunker.
No, è un altro film, che bene o male ho raccontato abbastanza spesso, nell'arco di tre anni.

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