https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/25405-sara-gandini-effetti-del-covid-un-paese-in-uno-stato-di-paralisi-culturale-spaventosa.html |
Fa molto piacere vedere Sara Gandini su sinistrainrete (mediata da Ugo Bardi). Riprendo un tratto per me saliente dell'articolo
Capisco benissimo la rabbia di chi è stato discriminato perché non vaccinato, di chi si è vaccinato contro voglia per non perdere il lavoro, ancora di più di chi è stato obbligato a vaccinare i figli perché potessero fare sport o andare a scuola.
Capisco anche chi si fida sempre meno di medici, scienziati, istituzioni e teme di essere vittima di un grande esperimento sociale. Che ci siano grandi interessi economici, ma anche di potere, dietro a quello che è accaduto durante la pandemia, ma che accade ancora adesso, dalla guerra alle nuove politiche emergenziali, è indubbio.
La cosa però che mi fa rabbia è che sia così difficile creare spazi di discussione libera.
Se da una parte abbiamo i seguaci del burionismo, i terroristi del covid19, i sostenitori della scienza che diventa religione, per cui chi porta senso critico è necessariamente un pericoloso analfabeta funzionale, novax, negazionista...
Dall'altra abbiamo le comunità che cercano di ribellarsi ma finiscono per banalizzare ogni discussione sulla pandemia, e invece di stare su un livello politico, regolarmente arrivano a sostenere che i vaccini sarebbero il male assoluto, la causa di ogni malattia.
Così come mi sono arrabbiata quando le istituzioni si sono sottratte al convegno organizzato dal Politecnico di Torino, altrettanto non sopporto più chi invita a parlare solo chi aderisce perfettamente alla propria narrazione e sostiene il proprio schieramento. Anche chi parla di una medicina personalizzata e che rispetta le scelte dei singoli viene attaccata se non demonizza il vaccino, come è capitato più volte alla sottoscritta, perché per definizione tutti i medici e gli scienziati sarebbero corrotti e inaffidabili.
In entrambi i casi lo scambio tra posizioni differenti fa problema. L'altro viene ridotto regolarmente a nemico.
Ogni discussione viene ridotta a scontro e si ripetono le parole d'ordine del proprio schieramento, senza rendersi conto che questa contrapposizione è assolutamente funzionale a chi vuole impedire una seria discussione sulla pandemia, ma in generale su dove sta andando la nostra società.
Chi alimenta queste contrapposizioni ha una grande responsabilità anche perché tutto questo porta ad un infinito senso di impotenza a livello politico. E lo stiamo vedendo a ogni livello.
Nel piccolo di 5 anni di storia di CS ho "personalmente" esperito quello di cui Sara Gandini parla. E no, questa situazione non è figlia della pandemenza italiana. Il terreno è stato accuratamente preparato nel 2016 e la prova generale c'è stata nel 2017, con la faccenda morbillo & obbligo vaccinale. Ebbi a notare, a quei tempi, che chi aveva giocato alla polarizzazione, cavalcandola (per vanità e poco più, tra l'altro) aveva provocato danni profondi e duraturi. Infatti tutti i meccanismi che ho visto in opera a quei tempi, e che furono la causa prima della nascita dell'operazione CS, si sono manifestati di nuovo con COVID19, amplificati quel centinaio di volte, sia sul piano politico che sul piano mediatico. Con la premiata compagnia teatrale divulgazione Srl, i suoi capocomici e la torma di attor giovani al seguito che si schierava compatta da un lato.
Ai tempi espressi pacatamente al creatore e promotore del Patto Trasversale per la Scienza (Guido Silvestri) le mie critiche e la mia contrarietà all'operazione. Se non ricordo male il creatore di PTS rimase allibito quando si trovò in massa gli iscritti al patto che gli tiravano pietre virtuali addosso, quando fece partire Pillole di Ottimismo. Eppure era così facilmente prevedibile.
Mi sono incazzato prima di Sara Gandini sull'evaporazione di quel poco che rimaneva di un terreno di confronto (le esequie del dibattito scientifico furono celebrate privatamente nel settembre del 2020 https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/03/onesta-nellopposizione-tra-opinioni.html ).
E cosa resta da fare, ora? Ora resta da combattere nel conflitto, che è quello che si fa quando il terreno comune non esiste più. E una delle regole principi è non lasciare che sia l'avversario a scegliere il teatro dello scontro (che, guarda caso, sono i social media).
Quali altri terreni, quindi? I circoli, le biblioteche, le fabbriche, le scuole, le università, i picchetti di chi sciopera, le manifestazioni (quelle giuste) e via dicendo. Un ritorno agli agli anni 70? Perché no, se le altre strade non funzionano... (e un servizio d'ordine come si deve non guasta, un 20 anni fa avrei contribuito di gusto)