lunedì 16 gennaio 2023

GOD SAVE THE KING

Devo dire che vivere in una monarchia democratica del nord Europa ha molti pregi rispetto al vivere nelle democrazie senza re del sud del continente. Per qualche strana ragione le monarchie democratiche del nord del continente non hanno sviluppato quel neofeudalismo caratteristico, per esempio, dello stivale. Non voglio dire che i sistemi di potere non esistano, ma si comportano diversamente  e di solito con quel pudore che ormai non è ritenuto minimamente necessario in Italia, per ritornare sullo stesso esempio. E per qualche ignota ragione (a me)  i partiti socialdemocratici di queste monarchie sono un pezzo a sinistra di quello che ad oggi sarebbe l'estrema sinistra parlamentare in Italia (parlare di estrema sinistra parlamenare italiana riconosco che sia estemamente ridicolo: l'Italia morirà democristiana - e pure male).

Pur essendo affezionato per storia e origini a quella che fu la parte ghibelllina italiana mi viene da pensare che l'orizzonte nazionale sia aoncora costretto in quello schema, dopo secoli: la Germania, la Francia (o alle volte tutte e due). E mi viene da pensare che uno dei fatti storici rilevanti (e dei miti in decandenza nella coscienza italiana), quello della Resistenza, alla fine finisca per cozzare con gli indirizzi presenti di una nazione mediterranea in cui, anni fa, il segretario di un partito sedicente Democratico ebbe a parlare di asse Roma-Berlino (http://web.rifondazione.it/home/index.php/comunicati-stampa/6752-ferrero-prc-fds-qasse-roma-berlino-come-70-anni-fa-contro-democrazia-e-lavoratoriq). In breve, o Berlino o Parigi. Quando da Berlino l'Italia le prese secche (cfr Caporetto), e i cambi di fronte di Napoleone III sono ancora nei libri di storia delle scuole. Chissà se i docenti riescono ad arrivare a quel punto del programma, mi verrebbe da dire di no. Londra? Londra era quella che impazziva per Mazzini, al tempo, nonché quella che esitava sulla riva sud dell'Arno, nel 45, per mandare poi avanti i Sikh su carrier armati di mitragliatice e fucilone anticarro. E ancora ricordo i racconti di chi li vide arrivare, gli inglesi, sui monti dove stavano gli sfollati di quelle città che non furono definite "aperte": "O che gli inglesi sono così scuri di pelle?". Ma almeno la RAF inorridì davanti ai piani a stelle e strisce di bombardamento a tappeto di Dresda.

Credo che lo stivale abbia un serio problema di memoria storica e che a chi comanda la cosa vada benissimo così. Del resto quanti se ne stanno spaparanzati nel proprio stato "io mi sento PD", godendo in varia misura delle relazioni e delle prebende che ne conseguono?

Le conosco bene le radici del partito "democratico" (se gli pare). Erò lì, nei '90. 

Mi ricordo di quando mi ritrovai imbucato ad una "festa in villa", dove un'amica aveva insediato la propria festa di compleanno a lato di quella di fine campagna elettorale del padre, notabile locale dei "partito". Ottimo buffet, vino buono e abbondante. Capitava, come spesso capita, che quella fosse una tornata elettorale che prevedeva anche delle amministrative. Il "partito" appoggiava la candidatura a sindaco di X. X era un ex DC che aveva attraversato indenne (ma non troppo) la stagione di mani pulite, storicamente culo e camicia con i socialisti craxiani che avevano usato il comune un po' a loro piacimento. Per il gruppo della mia amica che festeggiava, che aveva più o meno radici "alternative", X era un impresentabile. Il candidato alle Europee alla fine della sua celebrazione (la nostra sarebbe andata avanti fino alle ore piccole) fece un discorso di circostanza, tutto sommato equilibrato, pacato e cortese, che fu ascoltato in silenzio anche dal gruppo a cui appartenevo. Alla fine del discorso, applausi, ma ovviamente non da mio gruppo, da cui invece qualcuno levò alta una domanda al candidato "Perché X???". Il candidato sorrise senza rispondere, mentre dal mio gruppo la risposta corale fu un "Boooooh!". Verso le due di notte mi ritrovai seduto ad un tavolino con un gruppetto di vecchie conoscenze, tutte molto attive nella politica locale fino a qualche anno prima, tutte silurate all'inizio del "nuovo corso" dalemiano del partito. Furono chiacchere amare per cui il vino era un ottimo carburante. "Ti ricordi Tizio, no?" Mi fece uno di loro. Me ne ricordavo bene, di Tizio. Scarse doti, ma un talento innato nel seguire la corrente e nel farsi piacere da chi di dovere. "L'hanno messo a dirigere un'agenzia regionale". Uno di loro continuava ad essere il presidente di un circolo ARCI. "All'ultimo congresso per l'elezione del Comitato di Zona il primo intervento è stato di un socio di una cooperativa. Ha chiesto un giro di vite contro l'obbligo di associazione alle cooperative finalizzato agli straordinari non pagati ai soci lavoratori. Sai che risposta ha avuto? Silenzio di tomba".

E mi ricordo pure qualcuno molto vicino a me che volle per forza andare a votare alle primarie, pensando che significassero qualcosa. Mi ricordo congressi provinciali vinti e poi venduti al miglior offerente (debiti sanati per voti). Mi ricordo di chi arrivava a assemblee provinciali quando erano quasi concluse per far approvare mozioni dribblando la discussione, e mi ricordo di avergli messo i bastoni tra le ruote, cosa che continuai a fare per qualche anno. Lo incrociai casualmente dopo anni e anni, nel nuovo millennio "Ti ricordi quanto ci siamo scontrati?" mi disse "Perché allora c'era un senso, un significato forte. Oggi..."

Mi ricordo  un dirigente giovane ma con residui principi che, dopo la quarta bottiglia che girava per la tavola, diceva "Sì, abbamo vinto, ma siamo diventati un cartello elettorale e niente altro". 

Mi ricordo un vecchio consigliere comunale di lungo corso che discutendo la nuova sigla commentò "Poveri Dementi".

A scanso di equivoci, dell'altra parte ci sarebbe da dire anche di più, ma non ne ho conoscenza diretta. Da chi si candida con successo per salvarsi il culo ai vari mestatori fino alle miserie ideologiche più squallide e triviali no, dall'altra parte non c'è da stare allegri.

Mi verrebbe da rammentare, in conclusione, com'è che sono finiti i migliori spiriti tricolori, che è come hanno continuato a finire, in un modo o nell'altro: ce ne erano tanti che sarebbero dovuti andare via e invece il più delle volte rimanevano dove erano, magari cambiando casacca, alla faccia di chi aveva versato sangue o dato la vita.

https://www.youtube.com/watch?v=bY2Ijo-aVDU

Eh già, le autocrazie tricolori erano di altra pasta, rispetto a quelle più settentrionali, molto peggiore, esattamente lo stesso trend delle "democrazie". Magari, prima o poi, si rompesse il canapo che lega il pié dei cittadini dello stivale. Ma guardando la storia pregressa verrebbe da dire: unlikely. Citazione eccellente: il servo che non si ribella è peggio del padrone che comanda.



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...