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domenica 11 maggio 2025

ROBA DA CHIODI (SCOPERTO NIENTE)

 

https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2025/05/06/scoperta-una-nuova-classe-di-farmaci-che-silenzia-il-virus-hiv_1e4283f5-a955-4827-8bc1-9ca51ea1dfae.html

Incredibile, a Palermo hanno scoperto una nuova classe di farmaci che silenzia Hiv! 

No, niente affatto. Il primo inibitore del capside di Hiv l'ha sviluppato Gilead ed è stato approvato da FDA l'anno scorso. Ed è una delle cose di cui si parla nell'articolo (Lenacapavir)

Vabbè, a Palermo hanno contribuito allo sviluppo!

No, per niente.

Ma hanno pubblicato un'articolo!

Sì e se si legge l'articolo si dovrebbe notare, a sinistra sopra il titolo, la scritta "Review". Che non ha niente a che fare con peer reviewed, ma specifica la natura dell'articolo stesso: una review, cioè il riassunto e l'organizzazione dei risultati presentati in lavori prodotti da altri. Nessuna ricerca sperimentale originale, nessun nuovo studio clinico. E aggiungerei che per una cosa del genere di questi tempi basta una IA. Certo, con una IA magari la review non verrà fuori significativa e utile come sono le review ben fatte, ma chi lo legge l'articolo? Di certo non lo legge chi ha prodotto il lancio di agenzia e neppure che lo ha ripreso: ANSA viene ripresa pari pari da Repubblica (Hiv, scoperti i farmaci che ‘intrappolano’ il virus e lo mettono fuori gioco).

Quindi, al contrario di quel che scrivono ANSA e Repubblica, da Palermo non arriva nessun dato, o perlomeno nessun dato nuovo e la notizia vera, cioè l'approvazione di lenacapavir, è una storia di un anno fa in cui il gruppo di Parlermo non è coinvolto a nessun titolo. 

Il gruppo in questione non è nuovo alla pubblicazione di review a tema Hiv (sulla stessa rivista ne era stata pubblicata una nel '24). Quello che non si capisce è perché la pubblicazione di una review faccia notizia e perché alla fine si parta dalla review per produrre una notizia oggettivamente falsa. Forse perché è così che funziona il giornalismo italiano, incluso quello scientifico? Boh. E perché il gruppo parlemitano non rettifica, giusto per prendere le distanze dalla notizia falsa che lo riguarda? Chissà...

 

lunedì 21 aprile 2025

I CONTI CHE NON TORNAVANO IERI E CHE NON TORNANO OGGI (DA COVID AGLI INCENDI DI LOS ANGELES)

Qualche tempo fa, in calce a questo post, precisavo che CS era venuto fuori al tempo e che da subito raccolse i contributi di persone con lauree "pesanti", di quelle antiche, a cui i conti non tornavano. Sono passati otto anni e quella memoria della rete di cui tanto si parlava si sta dimostrando una memoria a breve termine, la pagina fb CS non esiste più e quindi chi allora non c'era può essersi chiesto di cosa si parlasse (o può aver pensato "Questo lo dice lui!"). Si parlava, per esempio di dispense di statistica per un esame a medicina che esibivano gaussiane non normalizzate, di ostentate correlazioni lineari tra tassi di vaccinazione MPR pediatrici e casi di morbillo nella popolazione intera, oppure di questo:

Questa roba avrebbe dovuto dimostrare che il vaccino antiinfluenzale proteggeva da COVID, pensate un po', e la mia risposta a chi in quel caso per ridere si era rifatto i conti, dichiarando con uno sghignazzo "E' una cubica!", fu: quante volte s'è detto "levategli dalle zampette il software statistico"?

In pratica era l'ennesima dimostrazione che xkcd non doveva inventarsi niente per la sua satira:

 

 

E il punto, quando un articolo veniva molto citato sui media, social o no che fossero, era il più delle volte quello di xkcd: la solidità della statistica non importava, bastava fare un po' di scena, con buona pace del peer reviewing. In che senso? Nel senso che immaginate che si tratti di un articolo che va a finire su una rivista di malattie infettive, pure con buon Impact Factor: i revisori saranno infettivologi o biologi o medici, cioè soggetti senza gli strumenti per valutare la solidità del trattamento statistico (si limiteranno a dare un'occhiata al p-value, con la famosa regoletta farlocca che se è maggiore di 0,05 allora la correlazione è falsa). 

Nota con i dettagli: 

p-value è la probabilità dell'ipotesi nulla, quindi p-value 0,05 vuol dire "vero al 95%". Considerarlo un valore discriminante tra vero e falso significa, per fare un esempio, che "vero al 93,5%" viene tradotto con "falso". In più un p-value basso non implica un R2 alto, cioè in soldoni un buon intervallo di confidenza. Con un p-value basso la significatività del modello è alta ma l'affidabilità delle sue predizioni può essere bassa o nulla - tipo che il modello dice 2, ma poi il valore rilevato sperimentalmente può essere 4 o 0, con un errore che è uguale al valore della predizione.

La statistica può fare acqua ad un'analisi appena più attenta, dicevamo, perché quello che conta è il messaggio. Passano gli anni, cambiano i temi, ma il metodo continua ad essere lo stesso. Per esempio riguardo gli incendi di Los Angeles di gennaio: colpa del cambiamento climatico! Uhm, non proprio, andando a vedere gli intervalli di confidenza:


E qui ci sono le relative precisazioni:

Facile immaginare che ci sarà chi legge saltando i video, quindi ecco il riassunto breve: gli intervalli di confidenza riportati nello studio dicono che i risultati non sono statisticamente significativi, quindi non si dimostra alcuna correlazione tra cambiamento climatico e incendi di Los Angeles a gennaio di questo anno. La comunità dei climatologi lo sapeva perfettamente e non ha detto mezza parola al riguardo. Certo, perché altrimenti certe trenodie di membri di tale comunità sarebbero apparse episodi di infondato, teatrale e stucchevole moralismo.

Dopodichè, a freddo, cioè tre mesi dopo, in Italia chi è che ha rilanciato "Incendi a Los Angeles, è il climate change" senza far seguire un errata corrige? La lista è lunga. Tralasciamo la stampa generalista, che ha rilanciato senza pensare come fa di solito, per guardare alla comunicazione scientifica che ha fatto esattamente lo stesso: Università degli Studi Milano-Bicocca, Le Scienze e via dicendo. Ma non c'è problema, il messaggio era quello giusto. E' colpa mia, Dio mi strafulmini, che non riesco a farmi entrare in testa questa cosa.


venerdì 28 marzo 2025

TROPPO TARDI

 

I numeri reali sono chiamati così perché sembrano fornire la grandezza necessaria per la misura di distanza, angolo, tempo, energia, temperatura o di innumerevoli altre quantità geometriche e fisiche, Comunque la correlazione tra l' astratta realtà dei numeri detti reali e le grandezze fisiche non è nitida come può sembrare. i numeri reali sono un'astrazione matematica e non una qualsiasi quantità fisica oggettiva. Il sistema dei numeri reali per esempio ha questa proprietà: tra due di loro, indipendentemente da quanto siano vicini, ce n'è un terzo. Non è chiaro se distanza fisica o tempo abbiano questa proprietà. Se continuiamo a dividere una distanza fisica raggiungeremo scale così piccole che lo stesso concetto di distanza come lo concepiamo perde di significato.

Anni fa postai questo, senza dire che era una citazione e da dove era presa. Ovviamente non mancò chi, fisico con cattedra e incarichi vari, commentò che non capivo nulla della cosa. Commento che realizzò qualche reazione positiva. Si trattava dell'inizio del capitolo "La realtà dei numeri reali" in "La mente nuova dell'imperatore" di Penrose. Magari Penrose non è perfettamente al di sopra di qualsiasi critica su certune delle sue posizioni, ma ritengo che nella sua non tarda età (quendo scrisse quel libro) avesse un'idea piuttosto chiara su cosa siano i numeri reali. E quando dichiarai la fonte del testo ci fu un convulso arrampicamento sugli specchi.

Nella mia esperienza questa piccola, insignificante vicenda ha un suo valore intrinseco. E' un buon emblema dell'odierna attualità: non si può tornare indietro su una narrazione mediatica o politica dicendo "ci siamo resi conto che quanto detto/deliberato non era un'opzione praticabile". No, perlopiù si rilevano due distinte linee di narrazione e azione: 

1) Non abbiamo mai detto questo (Presidenza del Consiglio italiana, che a sentirla non si è mai detta con una parte in guerra fino alla vittoria)

2) Anche se non regge comunque rilanciamo: Rearm Europe o come è stato ribattezzato, truppe europee di interposizione (commissione UE senza dietro tutta l'UE più Francia e la un tempo perfida Albione del Brexit - tutto scordato, tutto perdonato)

In tempi remoti uno dei valori della cultura europea era la coerenza. A quanto pare ce ne siamo sbarazzati, con grande sollievo.

mercoledì 12 marzo 2025

L'ALBA DI UN GIORNO NUOVO E IL PENSIERO LINEARE

 

Mi ricordo una due diligence in cui assistetti al colloquio tra chi la conduceva (un analista finanziario) e i vertici dell'azienda per cui lavoravo. L'analisi presentata riteneva improprie, cioè eccessive, le spese per ricerca e sviluppo: "Avete tre prodotti le cui vendite sono in crescita lineare da 4 anni, dovreste investire nell'espansione del mercato e della capacità produttiva per questi tre prodotti invece che spendere in ricerca". Dell'acquisizione/fusione non si fece nulla perché pochi mesi dopo, col nuovo anno, le vendite di due su tre di quei prodotti crollarono mentre quelle del terzo iniziarono a stagnare. E al tempo sono sicuro che la busta paga di quell'analista finanziario fosse almeno il 150% della mia, probabilmente di più.

In generale sia individuo che società cercano e desiderano la stabilità: un impiego pubblico con un contratto a tempo indeterminato, per esempio, che rappresenta un'isola di stabilità in un mondo che è  tutto meno che stabile. Stabilità e linearità diventano le lenti con cui guardare il mondo, lenti linearizzanti che linearizzano anche quel che lineare non è.

In fin dei conti un andamento lineare rappresenta una certezza: quella cosa continuerà a crescere (o a decrescere o a rimanere costante), all'infinito. Ed è bene ricordare che un'esponenziale, in scala logaritmica, è una retta e al riguardo negli ultimi anni ne abbiamo viste di tutte le specie.

No, non viviamo in un "Assurdo universo" come quello di Fredrick Brown (What a mad universe, 1949) o come quello di Sclavi e Micheluzzi (Roy Mann)

Il  problema è che ben poco di quello che ci circonda e percepiamo è assolutamente lineare o esponenziale. Spiacente. Il che non significa che sia prevalentemente casuale.  Questa è una cosa che non verrà mai capita, mai. Perché molto spesso due più due non fa quattro e tanti che si piccano di parlare di scienza per (mancanza di) formazione e cultura non hanno la minima possibilità di comprenderlo, anche se magari dicono pubblicamente il contrario. 

Mi è impossibile non tracciare un parallelismo al di fuori dei temi "scientifici" con il discorso mediatico italiano (e in genere occidentale) degli ultimi quattro anni: la pandemia sarebbe stata per sempre, la guerra in Ucraina sarebbe continuata fino alla vittoria. Narrazioni che fissavano il presente in una nuova costante, in un nuovo stato definitivo, eterno - a loro modo pensiero lineare anche queste. E che dire del credito che fu dato a Francis Fukuyama quando, nel 1989, ipotizzò la fine della storia (The End of History?, The National Interest, 1989)?. L'idea (piuttosto assurda) che la storia si fosse conclusa, aprendo un periodo di infinita stabilità (e di supremazia globale USA) è stato un leit motiv degli anni 90. Ma anche se l'idea era piuttosto assurda di fatto è stata istituzionalizzata. Quando studiai storia alle elementari, negli anni '70, il programma si fermava agli eventi del primissimo dopoguerra (Piano Marshall), che erano eventi di circa 30 anni prima. Oggi mi dicono che si fa fatica ad arrivarci, alla seconda guerra mondiale. Quindi quelli che si ricordano qualcosa di quel che hanno fatto a scuola ne escono oggi con gli ultimi 80 anni che mancano all'appello, quasi un secolo. In molte teste la storia è davvero finita, per quanto gli eventi che occupano i media dicano esattamente il contrario proprio da 80 anni.

Nello stesso 1989 in cui si iniziò a decretare la fine della storia invece Lord Robert May concludeva un suo articolo su The New Scientist a titolo "The chaotic rythms of life" (n° 1691, 18 nov 1989)  scrivendo:

Il messaggio che mi parve urgente più di dieci anni fa è ancor più vero oggi: non solo nella ricerca biologica ma anche nel quotidiano di politica ed economia le cose sarebbero molto migliori se si comprendesse che semplici sistemi nonlineari non possiedono necessariamente proprietà dinamiche semplici

Ed il messaggio continua ad essere urgente oggi esattamente come lo era 35 anni fa.

mercoledì 26 febbraio 2025

IL LITIO E' RICCO, SI', MA DI LITIO

 

Mi è stata inoltrata con il seguente messaggio: "Corriere della Sera. Quadretto perfetto per descrivere la deriva culturale di un Paese." 

E non aggiungo altro, se non che lemaledettebasi continuano a mancare ed è una mancanza cronica.

Addendum: la cosa ha provocato domande dai lettori:


 

domenica 6 ottobre 2024

IL FAMOSO METODO, QUELLO DI GALILEI

 La Treccani ora è dei ragazzi - Rubriche Il piacere di leggere

Credo che ogni tanto ci sia da ribadire, perché di scientificità e ascientificità si è straparlato a schiovere.  Una prima doverosa precisazione va fatta citando (di nuovo) Feynman:

Indaghi per curiosità, perché qualcosa è ignoto, non perché già conosci la risposta. E mano a mano che acquisisci informazioni scientifiche non è che che tu stia trovando la verità, ma realizzi quello che è più o meno probabile.

Quindi non si sta parlando di nessun tipo di verità. Poi per vari motivi nei discorsi sul metodo scientifico si è sempre navigato tra i massimi sistemi, Popper, la falsificabilità etc, generando più confusione che altro, il più delle volte glissando sugli aspetti quantitativi (analisi dei dati, misure) e abusando selvaggiamente dell'induzione (se sappiamo che A=B è ragionevole pensare che C=D, senza dimostrarlo). E' una cosa che riguarda lemaledettebasi, quelle che perlopiù mancano. Quindi ritengo sia meglio ripartire non dall'alto ma dal basso, non dalla fine ma dall'inizio. E se si parla di "metodo scientifico" si parla di scienze galileiane e le scienze galileiane iniziano convenzionalmente con Galileo. Cominciamo terra terra, dall'Enciclopedia per Ragazzi Treccani:

Il metodo galileiano può essere suddiviso in quattro fasi: l’osservazione sperimentale (le «sensate esperienze»); la definizione dell’ipotesi (o modello); la deduzione matematica (le «necessarie dimostrazioni») e infine la verifica delle deduzioni, per confermare o meno l’ipotesi iniziale e per determinare la legge in grado di descrivere il fenomeno.(https://www.treccani.it/enciclopedia/metodi-scientifici_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/)

Un corollario dovuto: l'osservazione sperimentale deve essere ripetibile da altri, perché se la vedi solo tu forse c'è qualcosa che non va, nel tuo metodo, nei tuoi strumenti di misura o direttamente in te. E quindi è facile segare lo pseudo qualcosa alla radice: se non è riproducibile, non è riproducibile. Se la riproducibilità è un problema in genere, invariabilmente il dominio delle pseudoscienze è quello dell'irriproducibile, dell'indimostrabile, del non verificabile, dell'artefatto sperimentale. E non parlo per sentito dire: qua sopra fu scritto un paio di volte di rilevanti casi particolari, tipo qui , qui e qui. La cosa risultò a molti sgradita perché quando si dice "scienza" si intende "articolo di fede" sia tra i "pro" che tra i "contro" (è sempre stata una storia "i miei santini contro i tuoi santini", mentre qua sopra l'unico uso ammissibile di un santino è sempre stato il dargli fuoco).

Torniamo al metodo galileiano. Dopo l'osservazione c'è la definizione dell'ipotesi: e l'ipotesi deve essere coerente con quanto osservato . Segue la trattazione matematico/statistica: se non c'è, sciò. Quindi c'è la verifica dell'ipotesi: se la verifica non è possibile non ci siamo per niente. E questo è Galileo, il citatissimo Galileo, che parlava dell'universo come libro scritto in caratteri matematici. Il "metodo galileiano" all'epoca attirò individui che vollero trasferirlo a campi diversi dalla fisica, dalla medicina (Malpighi) alla chimica (e fu un affare abbastanza complicato e non privo di contraddizioni). Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente, diceva con buona ragione uno per cui non ho mai avuto nessuna simpatia - concedetemi questa divagazione - e questo è uno dei tanti problemi sia della scienza accademica (a cui il tema non interessa perché non porta fondi, se ne occupino filosofi e storici della scienza) sia della vulgata parascientifica (la "comunicazione della scienza"), che non se ne occupa perché una cultura scientifica, se esiste, non è roba che compete a chi si occupa di spettacolo.

Guardando indietro i vademecum diffusi in rete per distinguere l'affidabile dalle pseudocose erano ignoranti come chi li proponeva: verifica le fonti etc.. Perché il tipo medio in rete di capacità analitiche minime non ne ha, e non è in grado di verificare, seguendo la lista dell'Enciclopedia dei ragazzi, se qualcosa stia in piedi o no.

Intendiamoci, sulla trattazione matematico/statistica nei tempi del primato delle life sciences inciampa mezzo mondo: mi ricordo distintamente passate come "verità scientifiche" le conclusioni di articoli che davano i numeri con intervalli di confidenza (C.I.) ampi quanto un'autostrada a 4 corsie (quindi più che "verità" era un "forse", un "può essere", un "boh!").  E le cose sono complicate dal famoso detto "se li torturi abbastanza i dati finiranno per confessare quello che vuoi". Ma rimane possibile, avendone i mezzi, distinguere tra quel che sta in piedi e il resto.

Dopo di che è chiaro che quando il 95% del pubblico non ha i mezzi intellettuali o le basi per scorrere la checklist dell'Enciclopedia dei Ragazzi il tutto si risolve nel peggior casino possibile, chi è fonte e chi no, quello è autorevole quell'altro no, la "comunità scientifica",etc etc - e la "scienza mediatica", cioè lo scientismo pop, diventa un sistema arbitrario per raccontare al pubblico cosa è giusto che creda e cosa non lo è.

La scelta dell'Enciclopedia per Ragazzi Treccani è una scelta oculata. Una scelta fatta per sottolineare la qualità del livello. Ed è forse per questo che quella che un tempo era divulgazione scientifica "alta" (Scientific American e The New Scientist negli anni 70-80) ha poi finito per correre dietro al format di Focus o a quello dei documentari naturalistici: la odierna divulgazione scientifica per le masse è al 99% a-scientifica in quanto l'aspetto analitico/quantitativo, cardine dell'impostazione galileiana, è assente o completamente dimenticato. Probabilmente quando Treccani ha messo in piedi l'Enciclopedia dei Ragazzi ha sparato molto alto, evidentemente troppo.

Detto ciò un metodo è un metodo. Continuo a ritenere, ripetendomi, che la migliore definizione di processo scientifico sia quella di Ilya Prigogine: un fecondo dialogo tra l'intelletto e la natura,  che è quello che è - non ti insegna a vivere, non produce alcun senso per l'esistenza umana. Se qualcuno dice il contrario non fa altro che avallare la "scienza" intesa come una delle religioni dei nostri tempi.

domenica 21 luglio 2024

SCIENZA? CIOE'?

Il discorso pubblico "scientifico" ha vissuto la sua catastrofe nei due anni di emergenza pandemica. E' stato un periodo critico nel senso letterale del termine: κρίσις significa decisione, scelta o fase critica di una malattia e deriva da κρίνω (giudicare, discernere, distinguere). Se come credo discorso pubblico "scientifico" e "comunicazione della scienza" erano affetti da una grave patologia, in due anni di COVID sono collassati, spogliandosi di ogni sovrastruttura per ridursi a pura informazione funzionale all'istanza politica (le eccezioni si sono contate sulle dita di una mano). E si trattava di un'istanza politica repressiva e totalitaria (non una novità, in Italia).

Il cittadino medio non si ricorda degli anni dell'emergenza COVID. O meglio, non se ne vuole ricordare, se li è gettati alle spalle e non vuole guardare indietro. Perché non piace guardare ai tempi in cui il sistema Italia, di base con una psicopatia latente, uscì completamente di cervello (disinfezione delle spiagge, paratie di plexiglas tra un ombrellone e l'altro, per ricordarne un paio).

Pare incredibile, ma la Regione Piemonte usò un modello per l'andamento dell'epidemia COVID  di Enrico Bucci (biologo) . Immagino che se al tempo un tassista avesse brevettato un vaccino anticovid la Regione Piemonte ne avrebbe comprato i diritti. Ecco, i biologi che analizzavano dati e commentavano modelli furono uno spettacolo poco edificante, considerata la preparazione media che al riguardo offre una laurea in biologia (pressoché nulla). Non furono gli unici, e in certi casi la competenza in materia costituiva un'aggravante.

Un matimatico mi criticò dicendo che quanto a modelli si trattava di esponenziali e logistiche. Lo asserì con forza. Gli chiesi se avesse letto qualcosa al riguardo delle dinamiche delle malattie infettive, visto che la letteratura è corposa. "No!" rispose fermamente "Non mi serve! Sono un matematico!". Eppure Giacconi quando dovette occuparsi di raggi X per prima cosa si fece la sua ricerca bibliografica (che ai tempi non si faceva in rete, ma nelle biblioteche, sfogliando indici e cataloghi cartacei, di solito polverosi e pesanti). Era un fisico? Sì, ma prima di tutto si fece la bibliografia. Questioni di metodo di lavoro e con quello usato da Giacconi a suo tempo si evita di perdersi in idiozie (o di dirle pubblicamente). 5 anni di CS sui social mi hanno fatto pensare che nel discorso "scientifico pubblico" il classico approccio al lavoro delle discipline scientifiche (che qua sopra è stato inutilmente applicato) non sia stato usato perché non ritenuto necessario al contesto, perché non ne vale la pena, perché, in fondo, o non sono cose serie (isocial) o perché nel discorso pubblico il metodo non è applicabile. Molto più efficace scegliere due o tre paper, di cui si sono letti solo gli abstract, per supportare le proprie tesi - che è esattamente la stessa cosa che fanno gli "anti". Inutile ripetere che tutto questo avveniva e avviene parlando di "metodo scientifico", mentre io sono venuto su in un'epoca in cui gli standard, riguardo il parlare di scienze, erano molto diversi.

A parte questo se, puta caso, nel mondo reale mi venisse voglia di occuparmi di ingegneria aerospaziale chi di dovere mi riderebbe dietro. Ma non solo: se mi candidassi per una posizione di direzione sviluppo di processi per la produzione di anticorpi monoclonali in risposta avrei un due di picche. Perché? Semplice, perché non sono un ingegnere specializzato in biotecnologie industriali. Nel mondo reale "uno scienziato è uno scienziato, quindi..." non ha cittadinanza. Un ingegnere con specializzazione in biotecnologie non saprebbe fare il mio lavoro come io non saprei fare il suo. Perché il mondo reale è così che funziona, cioè in modo completamente diverso da come funzionano in Italia politica, tv, stampa, social media. Volete un altro esempio di come funzionavano (e continuano a funzionare) le cose nel mondo della narrazione prevalente italiana?

Siccome la scienza è scienza, la medicina è scienza e la scienza comprende la chimica, in passato si è visto di tutto. Per esempio questo:

 

 

Tutto bene, no? E' scienza e di scienza si parla. Peccato che le molecole di cloruro di sodio non esistano e qualcosa mi dice che dopo sei anni sia ancora bene spiegare.

Una molecola è una concatenazione di atomi impegnati in legami covalenti. Cosa che non c'è tra Cl- e Na+ nel sale da cucina. Ma se sciogliamo un grammo di sale da cucina in un bicchiere d'acqua sappiamo che nel bicchiere ci sono 1/58.44*1000=17.11 millimoli di cloruro di sodio. Però parlare di numero di molecole non ha senso, perché il cloruro di sodio non è una molecola. Nel sale da cucina ioni e cationi si alternano in un reticolo cristallino cubico e non è possibile individuare univocamente una singola unità (L'anione cloruro non è legato al catione sodio alla sua destra, alla sua sinistra, a quello sopra o sotto, ma a tutti loro - il legame è ionico, non covalente).


In soluzione invece NaCl si presenterà come anione cloruro e catione sodio entrambi e separatamente coordinati a molecole (queste sì) di acqua: solvatati. E sì, se non si vuol parlare di moli ma di quel numero, quello del Conte (che è di fatto la stessa cosa ma molto più popolare)... in questo caso è il numero di coppie ioniche che in realtà non sono identificate - ma viene bene per far di conto, perché se si parla di chimica si parla di moli, di equivalenti e di qualcosa che tutt'ora parte da pesi. (e questa è roba da terza superiore o da Focus Junior).

Beninteso, "Un chimico non ha titolo per parlare di (argomento scientifico a piacere trattato qua sopra)" negli anni su isocial mi è letteralmente uscita dagli orecchi. Il problema numero uno è che le accuse venivano da gente che ai "suoi" perdonava quanto sopra e molto altro, il problema numero due era che non sapevano quello che dicevano (vedasi qui e per fare un altro esempio qui). Sorvoliamo poi su debunking e divulgazione, dove l'idea generale è che una competenza specifica (ricerche su google o comunicazione) sia più che sufficiente a trattare qualcunque cosa (e poi si ironizzava sui "laureati su Google").

Quanto al Vate poi si corresse, o più probabilmente fu aiutato a correggersi, sostituendo al sale da cucina un più maneggevole etanolo. Per carità, tutti si possono sbagliare su qualcosa. Però si andò avanti, con "l'acqua che non bolle mai prima di 100°C" (e quelle povere bestie di Clausius e Clapeyron? E il diagramma di stato dell'acqua?), etc etc. E questo era un indice di quanto con la "scienza" già nel 2018 la faccenda fosse completamente deragliata. Il problema è che in generale quel pietoso stato delle cose (dove si diceva "scienza" ma si pensava "politica", il più delle volte) ha costituito le condizioni iniziali, il punto di partenza per affrontare la crisi 2020-2022. I risultati si sono ben visti e a seguire pare che non ci stata alcuna correzione di rotta.

 

PS: La foto sulle "molecole di cloruro di sodio" viene dall'archivio.  Quando una "rondine" mi ha detto che per l'ennesima volta l'uomo era protagonista dell'ennesima maretta social/legale è stato facile trovare materiale d'annata. In un tempo in cui si è parlato molto di dossieraggi non mi disturba fare la parte del cattivo. Non avete idea di quanto CS su isocial abbia accumulato in cinque anni, inclusi messaggi diretti su fb e twitter, email e quant'altro. Non l'ho quasi mai usato, l'archivio, ma riguardo Il Vate mi piace ricordarlo nel pieno delle sue funzioni, quando volle arrivare su una neonata pagina fb per mettere tutti in riga, tranne poi cancellare il commento:

Amen, Ave e Gloria.



giovedì 18 luglio 2024

CHIMICA, MALATTIE INFETTIVE, DINAMICHE (RELOADED UN PO' SI' E UN PO' NO)

C'è gente convinta che siano i medici a tirare fuori i farmaci. Sicuramente è il caso in cui si ritiene che Rita Levi Montalcini sia scienza, quandi medicina, e poi viene fuori "Il farmaco della Montalcini". Che grazie a isocial in genere questo sia stato uno dei leit motiv di un dibattito che dibattito non è mai stato, ma scontro, la dovrebbe dire lunga. Occorre, evidentemente, sottolineare che il pesce puzzava e continua a puzzare dalla testa (si va dall'informazione RAI alle caratteristiche intrinsiche di certe società scientifiche). Da decenni certe parti del sistema italiano erano pronte a giocare la propria parte nella peggiore crisi dall'inizio del nuovo secolo ed erano pronte a farlo come i loro omologhi avevano fatto nelle crisi precedenti. Per molti individui annidati nei vari livelli delle varie istituzioni una crisi è un'opportunità. Poi c'è chi di loro la sa sfruttare e chi no (quanti si sono sbracciati senza successo per entrare nel CTS, in tempi di COVID?).

Ritornando al ragionamento iniziale e ribadendo che la medicina non è una scienza, eccetto rari casi tipo Sir James Black i medici con la nascita di un nuovo farmaco hanno a che fare solo nella misura in cui sono coinvolti nei trial clinici (cioè lo somministrano per capire se statisticamente funziona o no - e anche qua la faccenda è scivolosa, perché mediamente "medici e statistica" è un disastro annunciato e "biologi e statistica" pure). Poi ci sono medici che non esercitano ma si occupano di ricerca di base ma anche questi sono eccezioni e con qualcuno di loro qua sopra si è fatta un po' di strada assieme.

Comunque, tagliando corto: antivirali chimica, antibiotici chimica.

Nota tecnica: in campo antibiotici le fermentazioni la fanno da padrone (dai betalattamici agli amminoglicosidi) ma alla fine ci sarà da isolare il composto dal brodo di coltura (downstream processing), cristallizzarlo etc (per tacere delle eventuali successive modifiche sintentiche).

E così si chiude la prima parte di questo post.

La seconda invece riguarda la dinamica delle malattie infettive. Che c'entra la chimica con la dinamica delle malattie infettive?

L'esempio che segue sarà pure incomprensibile, per molti, ma è l'unica dimostrazione che mi viene in mente. Sia data questa sequenza di reazioni:

A+B → C+2B
B  → D

La variazione della concentrazione di B nel tempo sarà



Ora, con colpo basso, rinominiamo variabili e parametri. Cambiamo [A] in S, [B] in I, k in β, k' in γ. E riscriviamo l'equazione, ottenendo



Sorpresa: è la variazione degli infetti nel tempo nel più semplice dei modelli SIR, che sarebbero i modelli compartimentali più basici per la dinamica delle malattie epidemiche (Suscettibili, Infetti, Recovered/Guariti)
E' un trucco? No.
E' una sequenza di reazioni astratta, con un passaggio autocatalitico, immaginata per ottenere l'equazione cinetica desiderata. Ma da questo punto di vista non è così diversa dal Brussellatore (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/ordine-entropia-caos-la-lezione-di-un.html). Può darsi che non esista nella realtà un esempio che ricalca esattamente la sequenza di reazioni data.
Come del resto il modello SIR a cui si fa riferimento è un'astrazione che prevede popolazione omogenea e statica con contatti omogenei. Ma la somiglianza delle dinamiche implicata dalla matematica è poi visibile nei fenomeni reali https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/10/oscillatori-chimici-oscillatori.html. In sintesi: un modello SIR è isomorfo alla cinetica di una reazione autocatalitica.

Questo perché sono entrambi sistemi caratterizzati da un feedback di un certo genere, e ne abbiamo già parlato, ormai anni fa: https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/05/feedback-caos.html  Del resto matematica simile implica dinamiche simili (un'affermazione che in passato è andata di traverso a qualcuno, ma è una semplice faccenda di isomorfismi, appunto). 

Tutto ciò è banale, o perlomeno dovrebbe esserlo e ha costituito una delle tematiche prevalenti in sei anni di questo blog. E per qualche ragione secondo alcuni tutto questo non avrebbe avuto diritto di cittadinanza nel "dibattito", quando parlare di dibattito poteva ancora avere un senso. Ma quando si parla di "scienza" intendendo "politica", quando si parla di "metodo scientifico" a schiovere, usandolo come una clava nella dialettica politica, l'approccio scientifico e il suo linguaggio (che è matematico) non sono funzionali. E siamo in tempi in cui la funzionalità dell'informazione è tutto.


martedì 11 giugno 2024

EDUCARLI DA PICCOLI

 

Di questi tempi a dirigere la baracca dell'istruzione in Italia c'è un ministro per me incommentabile. C'è chi lo commenta, che però di solito si scorda che è stato professore ordinario all'Università di Torino e che tuttora presiede al corso di laurea in Giurisprudenza dell'Università di Roma. In breve Valditara è un'espressione del mondo accademico italiano. E oggi da ministro non si fa mancare niente, quanto a sparate, compreso il decretare l'inutilità dello studio sia della storia antica che di quella naturale. 

Se le uscite particolarmente infelici sono state storicamente appannaggio di ministri dell'istruzione o dell'università espressi dal centrodestra (vedere alla voce Gelmini, neutrini e tunnel) non si può dire che nei fatti i ministri espressi dall'altra parte politica abbiano fatto qualcosa né per migliorare lo stato della scuola italiana né per fermarne la decadenza, anzi.

Lo stato italiano almeno dal 2009 si preoccupa che i libri di testo scolastici debbano proporre contenuti improntati al massimo rigore scientifico (decreto 41/2009). La netta impressione è che negli ultimi anni ci si sia preoccupati più della vulnerabilità degli studenti alle fake news (con gli incontri con i debunker nelle scuole) che del rigore scientifico dei testi scolastici.

I risultati del processo possono essere francamente imbarazzanti, tipo questo:

In breve Vega sarebbe il centro gravitazionale della Via Lattea, un fatto su cui il buco nero supermassiccio al centro della galassia non può fare niente di niente.

Oppure questa altra perla: "Gli elettroni ruotano attorno al nucleo... ogni elettrone segue una determinata triettoria circolare chiamata orbita stazionaria". Questa cosa delle traiettorie per gli elettroni è cronica e endemica, alle superiori. Mi riferirono che un professore di matematica e fisica precisò che le orbite non erano circolari ma ellittiche (essennò Keplero che ha scritto a fare?). Eccerto, ellittiche abbestia:

(questa idiozia delle orbite, e quindi delle traiettorie, degli elettroni in un atomo non sono mai riuscito a sopportarla e ne ho già parlato qua)

Purtroppo parlando di atomi le orbite non esistono, esistono gli orbitali. E quello che vedete nell'immagine rappresenta una densità di probabilità - in quanto, come disse la buonanima di Heisenberg, non è possibile conoscere con precisione arbitraria sia la posizione che l'energia di una particella (il principio di indeterminazione, avete presente?). Per espandere il discorso, orbita significa traiettoria: la posizione dell'oggetto è puntualmente determinata in funzione del tempo. L'elettrone di un atomo è invece delocalizzato. La sua energia (quantizzata) può essere determinata, ma la sua posizione no, si può solo mappare nello spazio una funzione il cui quadrato ci dà la probabilità di trovare l'elettrone in quel punto. E questo (cioè la funzione d'onda) è molto più interessante della reale posizione dell'elettrone: è quello che riguarda poi i legami chimici e quindi la vita.

Passando dal libro di scienze all'educazione civica troviamo una splendida intepretazione della Costituzione Italian. Nel libro perle superiori “Metropolis: corso di storia e geografia volume 1" si trova quest'altra bella uscita: «Vari doveri sono implicitamente indicati dalla Costituzione attraverso la formulazione di alcuni articoli. Tra gli altri: il dovere di sottoporsi ai trattamenti sanitari necessari per tutelare la saute come interesse della collettività". To', avevamo l'obbligo vaccinale in costituzione e 3 generazioni non se ne erano accorte.

 
 
Io mi ricordo molto bene che la prole, alle superiori, aveva un libro di scienze in cui la temperatura di ebollizione dell'acqua era costante. Era stato scelto da un'insegnante di scienze laureata in biologia che di chimica non capiva una mazza. E non capendo una mazza di chimica guardava con orrore reazioni redox correttamente bilanciate, mentre per lei la soluzione corretta dell'esercizio erano i nonsensi scritti nel libro.

Da tempo c'è gente che vuole più "scienza" alle superiori e meno latino. Forse sarebbe il caso di battersi invece per meno scienza di questa razza (che abbrutisce, perché non spiega il perché né insegna a ricavare la tesi dai postulati), lasciando quel poco di latino e greco che restano al loro posticino in disparte (il liceo classico, colpito da un inarrestabile crollo delle iscrizioni).
 
PS: Non che con certi testi universitari le cose siano andate meglio, in alcuni casi.




domenica 5 maggio 2024

FACEZIE TERMODINAMICHE ETC.

 


Era a proposito del finale di questo.  E la mia risposta è stata: "Sì, veramente" (e sì, veramente tenevo un archivio, e l'archivio ancora esiste).


Chi mi ha scritto ha continuato: "Eh ma pure tu che non hai le evidenze del contrario!!!"

Risposta mia: "Solo la miserabile esistenza delle inutili costanti di equilibrio".

Su questo blog si è parlato per anni dell'importanza de non-equilibrio e dell'irreversibilità. Questo non vuol dire che "tutto è irreversibile". I processi reversibili sono parimenti importanti e alcuni di questi sono alle basi della vita stessa. Per esempio l'equilibrio di dissociazione dell'acqua, La dissociazione dell'acqua è reversibilissima: una molecola di acqua si dissocia in un anione idrossido e un idrone (un protone), un idrone e un anione idrossido si combinano per dare una molecola d'acqua.

Tutto questo mi ha ricordato cosa volesse dire "essere CS" sui social - e quanto tale esercizio fosse in realtà del tutto inutile. Uno avrebbe dovuto prendersi una camionata di copie fisiche del Denbigh

https://bookmemoryblog.wordpress.com/wp-content/uploads/2014/07/61-the_principles_of_chemical_equil.pdf

Fare incetta di copie fisiche del Denbigh e incominciare a tirarle fisicamente in testa alla gente (così forse se ne ricordavano), essere denunciato per lesioni dolose etc etc etc. E sarebbe stato ugualmente inutile. Inutile perché, indipendemente dalle bestialità che sparavano, i buffoni titolati avrebbero continuato pari pari a gonfiare il petto sui social network, evidentemente per compensare a qualcosa che i titoli tanto esibiti non garantivano: visibilità mediatica (in realtà c'era un'altra popolazione: quella costituita da espatriati che facevano esattamente le stesse cose forse perché speravano/sperano tanto tanto di ritornare in Italia da vincitori - della serie: non capire un tubo è per sempre - in realtà vinci se dall'Italia tieni la debita distanza di sicurezza e in ogni caso "vincente in Italia" vuol dire, globalmente, secondo classificato nel campionato di serie D).

Ritornando al discorso "gonfiare il petto sui social", piccolo particolare: per un Burioni che ce l'aveva fatta (uno che l'acqua non bolle mai prima dei 100*C e che parlava di molecole di cloruro di sodio) ce ne sono stati decine della stessa razza che ci hanno provato. Ma purtroppo per loro il vento era cambiato e milioni di follower loro non li hanno fatti. E nemmeno le centinaia di migliaia di visualizzazioni. E neanche le decine di migliaia o le migliaia. Il più delle volte se arrivavano a 100 stappavano una bottiglia per festeggiare. Tanti titoli esibiti e tanto amore irrimediabilmente frustrato per i soldi del monopoli (la vita è profondamente ingiusta). E qualcuno aveva pure il coraggio di chiamarla terza missione - una tristezza infinita.

Guardando indietro tutto ciò era il niente elevato all'ennesima potenza. E immagino che lo sia tuttora, con il 99.9% della gente che non si rende conto che i social media sono parte del problema, non parte della soluzione. E non se ne rendono conto perché tutti sono troppo occupati a guardare il proprio riflesso nello specchio dei social (con ben poche eccezioni).

PS: Alla voce ingegneri gestionali sui social che parlano di scienza per me resta indimenticabile anche quello che definì Galileo padre delle trasformazioni non galileiane. Applausi (soprattutto risate) a scena aperta. Tanta di questa bella gente con nome e cognome se la googlavate la trovavate solo sui social, perche "esisteva" solo lì. Nella realtà ... boh... "essere CS" voleva dire anche uscire dal gioco "guarda chi sono!", la vuota esibizione dei titoli e in alcuni casi degli stipendi. Personalmente l'ultimo salario l'ho condiviso solo con i cacciatori di teste che mi chiamavano o mi scrivevano.

domenica 3 marzo 2024

PESO (DOVE SI PARLA DI UNIVERSITA', SCUOLA, RIFORME...)

Quale peso? Quello delle lauree di chi ha collaborato con la sigla CS, per esempio. Ci siamo trovati per caso, o forse no. Alcune collaborazioni arrivarono pochi mesi dopo l'apertura della pagina facebook. Si diceva che la competenza riconosce la competenza, o almeno lo fa quando non è in malafede (e di soggetti in perfetta malafede ce ne sono stati tanti). Questa è una cosa che ovviamente riguarda gli "skilled in the arts". Quelli senz'arte con parte, tipo il debunker o il divulgatore medio, causa mancanza di terreno comune non ci potevano arrivare. Soprattutto non ci potevano arrivare che pochi prodotti delle riforme dell'università italiana, un fallimente certificato (https://www.roars.it/flop-del-32-lettera-del-cun-a-repubblica-non-pubblicata-sullinconsistenza-dei-dati-citati/). Alcuni, fuori dal numero esiguo delle collaborazioni, ci arrivarono: studenti universitari che si interrogavano su quello che studiavano e sul loro futuro lavorativo (al che mi viene da dire che ci sarebbe speranza, ma è molto poca e tende a lasciare i confini italiani espatriando).

Di recente è venuto fuori un gran can can (probabilmente giù esaurito) su illo:

https://www.deejay.it/articoli/roberto-burioni-studenti-bocciati/

Ora, io non sono in nessun modo sospettabile di simpatie nei confronti del soggetto, però a questo giro nulla da rimproverare a nessuno. E poi, che diavolo, tosto un esame di microbiologia? Sul serio? E allora nel vecchio ordinamento un Analisi II o Chimica Fisica II o un Metodi Matematici della Fisica che cosa erano, roba inumana?. 

Ma il problema qua non è né il professore né gli studenti. Il problema è il sistema scolastico prima di quello univesitario. Il discorso non è semplicemente: non hanno studiato. Il punto è che quanto alle basi. a partire dalla comprensione del testo, la media odierna non solo è inferiore a quella degli anni '90:  è più bassa anche rispetto anche a soli cinque anni fa. La cosa è stata certificata dal rapporto PISA2022 e non credo che in questa rilevazione l'Italia costituisca un'eccezione in positivo, anzi.

Quindi quando arrivi al test o all'esame o avevi qualcosa di tuo o se tutto quel che hai te l'ha dato la tua formazione scolastica sei in difficoltà più o meno serie. Non si può scaricare su un professore universitario, qualunque egli sia, il fallimento della scuola italiana (un fallimento in cui i docenti sono vittime quanto gli alunni). E non gli si può chiedere di emendare i danni inflitti agli studenti nei precedenti anni. Se poi invece gli si chiede di uniformarsi adattandosi al livello medio dei nuovi studenti io non sono minimamente d'accordo. Questo vuol dire meno lauree (il principale problema che le politiche universitarie si sono poste negli ultimi decenni)? Chi se ne frega, tanto le idiote politiche per aumentarne il numero sono già fallite.

E a questo proposito...

Da un certo punto di vista è un discorso di bilancio di massa. Se hai un sistema con la massima capacità di produrre x tonnellate, l'unico modo di produrre un numero maggiore di unità è passare da unità che pesano x/100 a nuove unità riformate che pesano meno. Diciamo che tu te ne stavi tranquillo con il tuo sistema che produceva unità da x/100 e 4x/100 erano quelle che si perdevano per strada (ma non c'era alcuno sbarramento all'ingresso). Poi hai sentito da qualche parte che con unità da x/100 i numeri erano troppo, troppo bassi. Non garantivi una quantità sufficiente di lauree ai tuoi giovani e quindi avevi troppo pochi laureati. La soluzione più immediata? Passare da x/100 a x/1000. Decuplicare il numero dei laureati, ma il laureato unitario pesa dieci volte di meno. Poi per amor di sistema su 1000 candidati 100 li seghi con i test di ingresso, in modo più o meno arbitrario.

In realtà le cose non sono andate così. Il numero di laureati non è decuplicato. I conteggi che mettono insieme lauree brevi e magistrali, senza contare la sovrapposizione tra le due, mostrano un conto raddoppiato (https://www.almalaurea.it/sites/almalaurea.it/files/convegni/Bergamo2021/04_sintesi_rapportoalmalaurea2021.pdf). Quindi, come altri hanno già rilevato, hai dei bei grafici per far vedere l'impennata delle lauree dopo le riforme, ma la percentuale dei laureati magistrali è più o meno quella di prima. Ma non è solo questione di lauree brevi: l'impatto delle riforme sul sistema è stato profondo (e profondamente negativo). Un vecchio amico rimasto all'università e ancora professore associato a 50 anni (come quasi tutti gli altri, in quel dipartimento)  sintetizzava così i risultati del processo: "A noi ci massacravano e siamo usciti che qualcosa sapevamo. Loro siamo costretti a mandarli avanti ed escono che non sanno una sega". 

Nel frattempo c'era altro che cresceva, per esempio il numero delle facoltà:

Piccolo particolare, i numeri del personale docente non crescevano di pari passo:

 


Si è semplicemente passati dai 23 iscritti per docente del 1989 ai 31 iscritti per docente del 2013 (fonte https://seriestoriche.istat.it/index.php?id=1&no_cache=1&tx_usercento_centofe%5Bcategoria%5D=7&tx_usercento_centofe%5Baction%5D=show&tx_usercento_centofe%5Bcontroller%5D=Categoria&cHash=1b020e5419ca607971010a98271e3209 ). Wow, le riforme hanno aumentato la produttività dei docenti universitari italiani del 33%! Ops, non proprio. Forse forse una qualche conseguenza sulla qualità media del laureato italiano c'è stata. Provate a collocare in queste sequenze cronologiche la mitologia de lascienza con i suoi eroi (tipo ilricercatore https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/11/ilricercatore-lignoranza.html), ricordando sempre che "correlation is not causation" ma anche che "absence of evidence is not evidence of absence" (il motore perpetuo esiste, è il generatore di buzzword vuote e non bada troppo alla coerenza di quel che produce).

Parlando di chimica, queste sono le immagini di un sistema che può produrre gente col pieccedì ma che non sa diluire acido cloridrico concentrato per ottenere una soluzione 1 molare (storia vera). In pratica ci siamo allineati alla tipologia di istruzione universitaria anglosassone, o meglio ai suoi aspetti peggiori. A metà anni 90 sul lavoro rimasi sinceramente stupito da PhD britannici preparatissimi sulla loro area di specializzazione, ma che non avevano idea di come si potesse eseguire una titolazione acido base in solventi non acquosi. E con gli ingegneri chimici le cose non andavano molto diversamente. Ho conosciuto contesti in cui l'ingegnere chimico modellava il pennacchio di un camino da cui usciva CO (ma il detto ingegnere era vicino alla pensione). E altri contesti in cui gli ingegneri, vecchi o più giovani che fossero, si erano scordati cosa fosse un numero di Nusselt, perché magari da dieci anni o da una mezza vita si erano immersi nel continous improvement. O ancora master in ingegneria chimica che in un'equazione cinetica non distinguevano tra variabili e costanti.

Inutile dire che tutto questo ha una ricaduta anche sul know how industriale. Ho detto più di una volta che il know how industriale cammina sulle gambe delle donne e degli uomini che nell'industria lavorano. Non esiste sistema di procedure o workflow che lo possa sostituire, anche se questa è un'illusione persistente di molti management.

Più in generale la conoscenza e soprattutto il saper fare caratteristico di una società non sono un bene accumulato e immutabile. Ci sono fasi storiche in cui questi beni crescono ed altre in cui questi beni vengono lentamente dispersi. Per esempio nel passaggio da questo

www.museivaticani.va/content/dam/museivaticani/...
Augusto, circa 20 A.C.

a questo


Teodosio II, V secolo

venerdì 2 febbraio 2024

L'IGNORANZA E LA SCIENZA DEGLI IGNORANTI


(da un amico)

La "scienza" di cui si parla è quella delle traiettorie degli elettroni, delle curve epidemiche esponenziali (quindi sempre crescenti), delle equazioni metaforiche, dell'acqua che bolle a temperatura costante di 100 gradi centigradi (uscita non solo di tanti "scienziati", ma finita pure su libri di scienze delle superiori), dei farmaci approvati con articoli pirreviued. Sarebbe a dire la "scienza" che funziona a cazzo di cane, quella roba con cui non sarebbero esistite macchine per la risonanza magnetica o la tomografia assiale, per dirne solo due.

L'avete voluta la diffusione della "scienza"? Godetevi i risultati.

La storia è sempre quella, da anni: chi ha fede nella scienza perché di discipline scientifiche nulla sa, e chi con le discipline scientifiche ci lavora e la fede non ce l'ha (ma il più delle volte in pubblico non lo dice perché non sta bene e perché nuoce ai finanziamenti).

Poi parlando di realtà...Tempo fa a pranzo da amici mi sono trovato a chiaccherare con uno studente di ingegneria che era rimasto allibito dal fatto che la maggioranza della gente con cui lavoro non ha idea di cosa sia una serie di Taylor. Perché non serve (almeno non fino a quando serve e finisce per salvare la giornata). Starbuck tempo fa tirò fuori la scomposizione dei polinomi: cosa parli di scienza se non sai scomporre un polinomio? Appunto.

Perché quella dell'immagine non è scienza ma lo scientismo pop, a me fin troppo noto: nutrito di divulgazione, televisione, social media e ignorante come una capra: chiedigli di definirti l'entropia e ti divertirai, chiedigli di definirti un p-value e si difenderà dicendo che sono tecnicismi.

Per carità, non è che "gli altri" siano messi meglio, ma l'opposizione non è scienza o non scienza, ma "giusto" o "non giusto" tra due tifoserie accomunate dalla stessa profonda ignoranza di una qualsiasi disciplina scientifica, che però tirano in mezzo la "scienza". Una questione di dogmi, una questione identitaria ed è finita lì. Ecco, in un panorama del genere sono molto contento di non essere né da una parte né dall'altra. Il che vuol dire essere anche piuttosto soli, ma come scrisse quello

Down to Gehenna, or up to the Throne

He travels the fastest who travels alone

martedì 30 gennaio 2024

LA SOSTENIBILE SOLITUDINE DEL DOPPIETTO SOLITARIO


C'è un doppietto di elettroni solo soletto, e infatti in inglese si chiama lone pair. Ha un gemello, con cui non ha contatti. Se ne stanno in due di quelle combinazioni lineari di funzioni d'onda che sono gli orbitali sp3 della molecola d'acqua  (2s+3 2p=4 sp3), anche se in realtà la cosa è appena più complessa: Ψ1=1/2Φs+√3/2Φpz per il primo degli orbitali ibridati, dove Ψ1 è la funzione d'onda dell'orbitale ibridato 1, Φs quella dell'orbitale 2s, Φpz quella dell'orbitale 2pz. Chiaramente stiamo parlando di un modello, il migliore disponibile da una ottantina di anni a questa parte e lo dobbiamo a quella che ormai si chiama chimica quantistica. Ai miei tempi universitari il concetto di "chimica quantistica" di fatto non esisteva: vedevi una funzione d'onda per la prima volta a Chimica Generale I, a Chimica Generale II ci prendevi confidenza e a Chimmica Fisica II ti dovevi produrre in lavagnate di equazioni. Il che significa che allora una funzione d'onda doveva essere nel DNA di qualsiasi chimico, senza distinzioni tra analitici, organici, inorganici, chimici fisici, teorici e industriali. Ma questo accadeva ormai molto tempo fa. Già più di dieci anni fa esistevano individui con una laurea breve in un qualche flavour di chimica (ambientale, degli alimenti, climatica e andate avanti a piacere). Costoro non solo di tutto ciò non avevano la minima idea, ma avevano anche serie difficoltà con il diagramma di stato dell'acqua. Il frutto delle riforme, del 3x2 e delle magnifiche sorti e progressive (non parlo per sentito dire).

Una funzione d'onda esprime una densità di probabilità, quindi è competamente incompatibile con le 'immagini dell'atomo raffigurato come sorta di microscopico sistema solare che purtroppo si continuano a trovare in giro, pure nei testi di scienze delle scuole superiori (assieme ad altre boiate, tipo la temperatura di ebollizione dell'acqua come costante e robaccia del genere). Quelle rappresentazioni grafiche con effetti di nuvola sono già più aderenti ai nostri modelli di struttura atomica e molecolare: elettroni delocalizzati in regioni di spazio (delocalizzazione figlia del principio di indeterminazione di Heisenberg, visto che agli orbitali corrisponde un numero quantico principale, n, che definisce l'energia degli elettroni che li occupano - nota l'energia, non nota la posizione). Quando un'orbitale sp3 dell'ossigeno e l'orbitale 1s dell'idrogeno si sovrappongono abbiamo due elettroni, uno dell'ossigeno e uno dell'idrogeno, condivisi tra i due atomi, un legame covalente.
Come sappiamo che esiste il legame? Al di là di chi agli inizi della chimica scisse l'acqua in una cella elettrolitica, in generale ci sono decenni di spettroscopie. I legami (anche quelli dell'acqua) vibrano, con moti diversi (stretching, rocking, scissoring, etc), portando a una varietà di stati vibrazionali ad energia quantizzata e la differenza di energia tra l'uno e l'altro corrisponde a quella di un fotone infrarosso. E quindi ci sono anni e anni di studi spettroscopici che hanno determinato la lunghezza e la geometria dei legami.
Da tutto ciò sono venute fuori varie cose, tra cui il fatto che il legame O-H è polarizzato, ovvero i due elettroni del legame hanno densità di probabilità più alta vicino al nucleo dell'ossigeno che vicino al nucleo dell'idrogeno. Cosa da cui derivano varie proprietà dell'acqua: il suo essere solvente polare protico; il fatto che l'idrogeno leggermente elettronpovero sia attratto dal lone pair dell'ossigeno elettronricco di un'altra molecola d'acqua, formando un legame ad idrogeno; il fatto che sia soggetta ad un equilibrio di dissociazione in OH- e H+, e il negativo del logaritmo decimale della concentrazione di H+ è il famoso pH.

Dopodiché andate su youtube, cercate "biologia acqua" e rendetevi conto del livello e della "scienza", in cui il miglior modello diventa "verità". E traetene le doverose conclusioni.

No, non è vero che non mi piacciono i biologi. Nel mio ramo non c'è nessuno come quello che sa mettere a punto un saggio biologico affidabile, o determinare il Method Of Action di un composto che ha dimostrato attività in saggi fenotipici. Semplicemente quelli che "divulgano" o "comunicano scienza" non fanno questo e non sarebbero capaci di farlo. Come dire, non tutti i biologi sono la stessa cosa, come accade per tante altre categorie. E non tutti hanno un'idea di cosa voglia dire esercitare una specifica disciplina scientifica. Meno la sanno esercitare più parlano di scienza.

PS: Chissà perché se l'acqua ha i due idrogeni e i due doppietti ai vertici di un tetraedro (vedere immagine) invece l'anidride carbonica è lineare... sarà mica spiegabile da questa storia di orbitali ibridati nella configurazione di minima energia?

PPS: Mi ricordo ai tempi dei tempi lo sfogo di un professore che dopo aver condotto un corso per qualche anno a Biologia era finalmente approdato a Chimica. Ne era felice, perché diceva, con i metri del tempo, che la maggior parte degli studenti a biologia non aveva una mentalità scientifica, e questo per lui era molto frustrante. Non crediate che nei decenni le cose siano migliorate, secondo quei metri obsoleti, ovviamente. E poi c'è la chiosa di un vecchio amico: "Purtroppo «Sai sono un comunicatore / comunicatrice della scienza ma la matematica proprio non mi piace» ....". Con buona pace di Galileo e dell'universo libro scritto in caratteri matematici, ma questi sono futili dettagli tecnici.

domenica 10 dicembre 2023

LE BASI (MALEDETTE) - E PIOVE SUL BAGNATO

 

Del rapporto PISA 2022 nel resto del mondo si è parlato abbastanza. E' finito sulle pagine dei giornali, pensate un po'. In Italia 0, l'argomento è chiaramente di interesse nullo. Ma il trend evidenziato nel rapporto dovrebbe preoccupare chiunque. Ovviamente nelle competenze esaminate (matematica, lettura, scienze) l'ultimo tuffo verso il basso lo dobbiamo alla chiusura delle scuole in tempo di pandemia. Non credo che chi al tempo decise per queste azioni si senta a disagio con queste conseguenze. 

Ma il crollo del periodo pandemico si inseriva su tendenze già decrescenti e in modo relativamente marcato.

In realtà la maggioranza si è scordata accuratamente de lemaledettabasi e del loro peso, anche formativo. Perché non serve, si dice. Non serve perché c'è il package R o il programma già pronto, e quindi chi se ne frega?

Personalmente potrei dire che, ai tempi, grazie ad Analisi II ho passato Chimica Fisica I e II. Mi fecero vedere i sorci verdi per passarle? Come no. Ma nel tempo alla fine gli ho dovuto un bel pezzo di stipendio. Alla fine vale quello che mi disse un vecchio compagno di studi diventato professore: ci facevano un mazzo così e uscivamo sapendo qualcosa. Da tempo fare un mazzo tanto agli studenti è controproducente, e quindi escono senza sapere o saper fare (con i tagli di budget le ore di laboratorio si sono ridotte al lumicino).

Qualche anno fa ci  fu un professore di economia e commercio che per uno scritto riciclò uno compito delle elementari del 1910 e qualcosa, e il risultato fu un disastro. L'episodio avrebbe dovuto far souonare un allarme, invece niente. Perché... perché ci si deve adeguare agli standard. Che sono standard scelti a piacere, quindi deteriori perché c'è un trend da seguire.

Per esperienza personale so che nel privato la formazione dei modellisti viene spesso risolta con... un corso presso il produttore del software per la modelizzazione. Sospetto che qua e là nel pubblico succeda la stessa cosa. Inutile dire che la produttività dei modellisti non trae giovamento da tutto ciò.

Questo è per dire ribadire che le maledettebasi pesano, e contano. L'Italia 40 anni fa aveva nel suo sistema universitario corsi che miravano a darle, quelle maledette basi. Merito in generale di Gentile (e nel particolare di Natta)? Molto probabile, direi quasi certo.

E' quello specifico della formazione universitaria italiana che ha ha fatto da anni e anni il laureato italiano un genere di esportazione. E nonostante tutto continua a farlo. 

Qualcuno mi disse che questo succede perché dopo riforme e ririforme e 3x2 c'erano docenti che non si rassegnavano e nel nuovo contesto provavano a continuare a fare quello che avevano sempre fatto. Onore a loro.

Ma quando costoro se ne saranno andati in pensione cosa resterà? Cosa resterà quando rimarranno solo quelli tutti progetto di qui e sinergia di qua e scuola di specializzazione sul niente spinto e spin off e chi se ne frega di quel succede dopo agli studenti?

Un altro sistema pubblico in disgregazione e completamente alla deriva, come il sistema sanitario, quello scolastico, quello giudiziario.

Le istituzioni continuano ad essere il punto. Qualcuno iniziò a fargli guerra orma trenta anni fa. Loro si sono arrese, nel frattempo (a meno di individui che remano contro, troppo pochi) e la cittadinanza (le famiglie) si godono il risultato finale (e scusate il sarcasmo).

Se si considera  che dopo 30 anni di devastazione dell'Università Italiana continua a sfornare generi da esportazione (certi laureati), ci si può anche immaginare l'atteggiamento di chi l'ha demolita. Vedi? Gli tagliamo le gambe e continua a funzionare. La resilienza non è necessariamente una virtù. Anzi è il peggiore dei difetti. La resilienza impedisce il contrasto, La resilienza impedisce la dialettica politica (politica nel senso primo, non partitico). La resilienza è "Francia o Spagna basta che si magna", anche se si mangia sempre di meno e a più caro prezzo. La resilienza è quella del volgo disperso, che ha perso coscienza di sè stesso come classe dopo cento anni e passa in cui perlopiù era riuscito a trovarla.

Sono passati troppi anni senza veri conflitti sociali in Italia, eppure le ragioni per il conflitto sociale oggi non sono inferiori a quelle che c'erano negli anni 60 dello scorso secolo. E il conflitto sociale oggi servirebbe come non serviva da 40 anni almeno.  Occorre dire che i rimbellicitori (di stato e non) hanno avuto successo col loro lavoro sui media. Bel lavoro.



giovedì 9 novembre 2023

ISOMORFISMI, LE BASI, LA FEDE NELLA SCIENZA

(Riguardo gli isomorfismi https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/07/isomorfismi-caos.html)

Cosa è un campo vettoriale? Uno spazio dove in ogni punto è definito un vettore.

Detta così sembra astrusa e astratta, ma ognuno di noi dentro a uno spazio vettoriale ci vive: vive dentro il campo gravitazionale della Terra. In ogni punto in cui ci spostiamo è definito un vettore che punta verso il centro del pianeta, che è la forza gravitazionale, per cui camminamo e cadiamo ma non galleggiamo in aria. Ma ad ogni punto è associata anche un'energia potenziale: se siete su un ponteggio a 30 metri dal suolo la vostra energia potenziale è maggiore di quella di chi sta per strada sotto di voi.

Il campo gravitazionale del sistema Terra-Luna

Come un campo elettrico, il campo gravitazionale è un campo conservativo. Questo significa che l'energia potenziale di un corpo (di una carica, nel campo gravitazionale) è propria della sua posizione rispetto al centro della massa che provoca il campo. Se solleviamo un corpo di 10 metri e poi lo riportiamo a terra la sua energia potenziale alla fine del percorso rimane quella di partenza. L'energia potenziale del corpo che si muove in un campo gravitazionale dipende unicamente dalla sua posizione. Cioè è indipendente dal percorso fatto dalla posizione iniziale a quella finale. Questo ha a che fare con (o è descrivibile da) le proprietà del differenziale dell'energia potenziale come la abbiamo definita: il differenziale dell'energia potenziale è un differenziale esatto.

Un tanto al chilo, diciamo che una forma differenziale è una funzione i cui argomenti sono differenziali (per i differenziali vedasi qua https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/01/dinamiche-equazioni-differenziali.html). Per due variabili x e y la forma differenziale 𝝎 sarà 𝝎(dx, dy) (in realtà per una definizione corretta servirebbero molta matematica e molte precisazioni riguardo lo spazio in cui la forma differenziale è definita).

In generale, sia 𝝓 un percorso chiuso, regolare e/o a tratti definito in uno "spazio opportuno" e sia 𝝎 una forma differenziale definita nello stesso spazio. Se


allora la forma differenziale è detta esatta. 

Perché la generalizzazione? Perché questa cosa accade in contesti molto diversi tra di loro, per esempio in termodinamica. In passato ho postato qualcosa al riguardo (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/01/forme-differenziali-e-termodinamica.html), ma è bene espandere il discorso. In quel video non vedete integrali su un percorso chiuso, ma si mostra come dU sia esatto con un altro metodo: si mostra che dU è chiuso

Anche qua bene generalizzare. Prendiamo 𝝎 definita come sopra e come sopra ammettiamo che sia funzione dei differenziali delle due variabili, x e y

Se 

 

Allora la forma differenziale è detta chiusa (è il metodo delle derivate in croce).  Una trattazione abbastanza esaustiva la trovate qua. A noi ora basta dire che la chiusura non è condizione sufficiente per definire l'esattezza di una forma differenziale, ma se 𝝎 è chiusa e lo spazio in cui è definita è un insieme stellato (in cui ogni segmento che unisce un punto al centro dell'insieme è interamente contenuto nell'insieme) allora 𝝎 è anche esatta (e la cosa può essere dimostrata). Lo spazio in cui è definita una funzione di stato non ha "buchi", per così dire, e per questo quanto esposto nel video sta in piedi. 

E' però più facile parlare di funzioni di stato usando i percorsi e in particolare i percorsi chiusi.  Cominciamo con l'entalpia, H, che è una misura del contenuto di calore di un sistema. La legge di Hess ci dice che la differenza di entalpia tra reagenti e prodotti di reazione è la stessa qualsiasi siano i prodotti intermedi. Che è come dire che l'entalpia del sistema dipende dal suo stato iniziale e da quello finale indipendentemente dal percorso che si fa per arrivare dall'uno all'altro.

Quanto a percorsi chiusi prendiamo quello più noto, cioè il ciclo di Carnot (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/entropy-in-uk.html), e facciamolo guardando all'entropia del sistema (S).

Prendiamo A come punto di inizio del ciclo. Durante il ciclo è stato svolto lavoro, è stato scambiato calore (quindi l'entropia "dell'universo" è aumentata). Per la precisione dal grafico potete vedere che l'entropia del sistema non varia nei tratti adiabatici del percorso (in cui non viene scambiato calore) mentre varia nei tratti isotermi (in cui il sistema è scaldato o raffreddato). Ma alla fine del ciclo l'entropia del sistema è rimasta la stessa. Per il sistema l'integrale di dS lungo il percorso chiuso è uguale a 0.

Quindi poco da fare, le funzioni di stato della termodinamica sono isomorfe all'energia potenziale in un campo conservativo.

Queste a molti sembreranno banalità. Ad altri risulteranno roba poco comprensibile.Ma entrambi i gruppi dovrebbero interrogarsi su un punto: perché queste incomprensibili banalità non trovano cittadinanza nella "narrazione della scienza", AKA "comunicazione della scienza" o "divulgazione", mentre invece sono state scritte tonnellate di idiozie a proposito di S e secondo principio della termodinamica e altrettante se ne diranno e scriveranno? La risposta forse la troviamo in quella (disprezzata) filosofia che però storicamente fu alla radice del pensiero scientifico: il Novum Organum di Francis Bacon.

Gli idoli e le false nozioni che sono penetrati nell’intelletto umano fissandosi in profondità dentro di esso, non solo assediano le menti in modo da rendere difficile l’accesso alla verità, ma addirittura (una volta che quest’accesso sia dato e concesso) di nuovo risorgeranno e saranno causa di molestia anche nella stessa instaurazione delle scienze: a meno che gli uomini, preavvertiti, non si agguerriscano per quanto è possibile contro di essi. Quattro sono i generi di idoli che assediano la mente umana.

Gli idoli della tribù sono fondati sulla stessa natura umana e sulla stessa tribù o razza umana. Pertanto si asserisce falsamente che il senso è la misura delle cose. Al contrario, tutte le percezioni, sia del senso sia della mente, derivano dall’analogia con l’uomo, non dall’analogia con l’universo.
L’intelletto umano è simile a uno specchio che riflette irregolarmente i raggi delle cose, che mescola la sua propria natura a quella delle cose, le deforma e le travisa.

Gli idoli della spelonca sono idoli dell’uomo in quanto individuo. Ciascuno infatti (oltre alle aberrazioni proprie della natura umana in generale) ha una specie di propria caverna o spelonca che rifrange e deforma la luce della natura, o a causa della natura propria e singolare di ciascuno, o a causa dell’educazione e della conversazione con gli altri, o della lettura di libri e dell’autorità di coloro che vengono onorati e ammirati, o a causa della diversità delle impressioni a seconda che siano accolte da un animo già condizionato e prevenuto o sgombro ed equilibrato.
Cosicché lo spirito umano (come si presenta nei singoli individui) è così vario e grandemente mutevole e quasi soggetto al caso. Perciò giustamente affermò Eraclito che gli uomini cercano le scienze nei loro piccoli mondi privati e non nel più grande mondo a tutti comune.(https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/09/lontano-dallequilibrio-da-2500-anni.html , NdCS)

Vi sono poi gli idoli che derivano quasi da un contratto e dalle reciproche relazioni del genere umano: li chiamiamo idoli del foro a causa del commercio e del consorzio degli uomini. Gli uomini infatti si associano per mezzo dei discorsi, ma i nomi vengono imposti secondo la comprensione del volgo e tale errata e inopportuna imposizione ingombra straordinariamente l’intelletto.
D’altra parte le definizioni o le spiegazioni, delle quali gli uomini dotti si sono provveduti e con le quali si sono protetti in certi casi, non sono in alcun modo servite di rimedio. Anzi, le parole fanno violenza all’intelletto e confondono ogni cosa e trascinano gli uomini a innumerevoli e vane controversie e finzioni.

Vi sono infine gli idoli che sono penetrati nell’animo degli uomini dai vari sistemi filosofici e dalle errate leggi delle dimostrazioni. Li chiamiamo idoli del teatro perché consideriamo tutte le filosofie che sono state accolte e create come altrettante favole presentate sulla scena.

E occorre dire che qualche secolo dopo il tutto continua a a reggere, anche se oggi si enfatizzano gli idola theatri, le favole presentate sulla scena.

Gli idola in Bacone sono la pars destruens. La pars construens è costituita dalle tabulae: registrazione di quando il fenomeno si verifica, di quando non si si verifica e del grado (quantità) con cui si verifica: le radici di un approccio quantitativo e analitico. L'approccio che fu usato da Boyle, che a Bacone doveva molto (\https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/09/leggiti-kuhn-2x-by-starbuck.html).

Ed è esattamente questo approccio che da tempo si è perso completamente nel discorso "scientifico" pubblico. Un approccio del resto incompatibile con quella mitologia della "scienza" che, di fatto, è il centro costitutivo di una nuova pseudoreligione, veicolata da un catechismo da scuola elementare (https://www.sinistrainrete.info/societa/21518-andrea-zhok-credere-nella-scienza.html). E pare sia inutile sbracciarsi per dire che nessuna disciplina scientifica è fatta per dare un senso umano a qualcosa (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/10/il-senso-e-la-sfiducia.html). Ma del resto i protagonisti odierni degli idola theatri sono quelle/i definibili come neoistruiti: formati all'effimero senza alcuna cultura nella definizione classica del termine, perdipiù profondamente ostili al concetto di classicità. Piccolo problema: lo stesso concetto di pensiero scientifico è classico. Elaborabile, discutibile e tutto il resto, a quello che mi dicono da Popper a Lakatos. Ma resta il fatto che una formazione fondata sull'effimero è scritta sulla sabbia di un bagnasciuga: svanisce in un niente e svanendo in un niente è buona per ogni effimera stagione (leggasi la moda del momento). Ma resta un niente, anche se spesso è ampiamente glorificato - nell'oggi, domani sparirà e si predisporrà per un un nuovo e conveniente effimero.

So much for the useless philosophy.

 

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...