Quindi macchine cicliche reversibili devone produrre il massimo del lavoro. Un corollario di queste conclusioni è che tutte le macchine cicliche reversibili devono produrre la stessa quantità di lavoro indipendentemente dalla loro costruzione. Inoltre, la cosa più importante, poiché tutte le macchine reversibili producono la stessa quantià di lavoro da una certa quantità di calore, la quantità di lavoro generata da una macchina termica è indipendente dalle priopretà del materiale della macchina termica; può dipendere solo dalle temperature del serbatoio freddo e da quella del serbatoio caldo.
Questo ci porta alla conclusione più importante del libro di Sadi Carnot:
"La capacità di svolgere lavoro del calore è indipendente dagli agenti utilizzati per produrlo; la sua quantità è fissata unicamente dalla temperatura dei corpi tra cui si effettua il trasferimento di calore"
Carnot non derivò un'espressione matematica per la massima efficienza raggiungibile da una macchina rermica reversibile nei termini delle temperature di fonte calda e fredda. Questo fu fatto in seguito da altri che capirono l'importanza delle sue conclusioni. Carnot trovè comunque un modo di calcolare la quantità massima di calore generabile. (Per esempio concluse che "1000 unità di calore che passano da un corpo mantenuto alla temperatura di 1 grado a un altro corpo mantenuto a 0 gradi producono, agendo sull'aria, 1.395 unità di forza motrice")
Sebbene Sadi Carnot usasse la teoria calorica (https://en.wikipedia.org/wiki/Caloric_theory , NdCS) per giungere alle sue conclusioni, le sue successive note scientifiche rilevavano che la teoria calorica non era supportata da esperimenti. Di fatto Carnot comprese l'equivalenza meccanica del calore e stimò anche il corrispondente fattore di conversione come circa 3,7 joule per caloria (il dato più accurato è 4,18 joule per caloria). Sfortunatemente il fratello di Sadi Carnot, Hyppolite Carnot, in possesso delle note scientifiche di Sadi dopo la sua morte nel 1832, non le rese note alla comunità scientifica fino al 1878. Fu l'anno in cui Joule pubblicò il suo primo articolo. Nel frattempo l'equivalenza tra lavoro e calore e la legge di conservazione dell'energia erano ben note grazie al lavoro di Joule, Helmoltz, Mayer e altri (il 1978 è anche l'anno in cui Gibbs pubblicò il suo famoso lavoro Sull'Equilibrio delle Sostanze Eterogenee - https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/07/su-uova-e-maionese-avremmo-dovuto.html , NdCS). Il brillante lavoro di Sadi Carnot rimase trascurato finché Emile Clapeyron non incappò nel libro di Carnot nel 1833
(Il resto è storia, e quel calore che non si trasforma in lavoro è entropia https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/entropy-in-uk.html)
Forse in quattro anni e spicci qualcuno dei follower più vecchi del blog (nonché della defunta pagina fb) se ne sarà
accorto, forse no: alcuni temi assolutamente classici delle scienze sono
diventati conflittuali (divisivi, per usare un termine più attuale).
Alcuni esempi?
Mi ricordo delle reazioni isteriche nei confronti delle citazioni dei lavori di Robert May.
Mi ricordo di "le teorie del caos sono il nuovo distintivo
dell'antivaccinismo" (a carico di uno che si dice scienza ed è,
vivaddio, rimasto fuori https://bari.repubblica.it/cronaca/2022/09/26/news/lopalco_puglia_elezioni-367368047/). E quanto a entropia, di cazzate se sono sentite a migliaia.
Erano temi conflittuali perché non si incastravano nella favola bella.
Quale favola bella? Quella della "narrativa della scienza" che continua
nonostante tutto continua ad andare per la maggiore in Italia.
Quanto questa favola avesse velleità monopolistiche, lo si è ben visto
negli ultimi due anni, quando in tanti (troppi) hanno provato a gettare
il marchio dell'infamia su chiunque mettesse in dubbio una qualsiasi
parte del "dogma gestione pandemia". E si è anche visto che con chi lo
promuove, questo dogma, non ci sono mediazioni possibili, solo
conflitto.
Questa narrativa dogmatica, che è il pane del fan
proscienza, aveva e ha tutti i tratti del mito fondativo, un mito che
questo blog fin dall'inizio non ha mai voluto sottoscrivere. Ma era
una narrativa con cui alcuni elementi del sistema di potere italiano si
giustificavano (nel senso: si rendevano giusti).
Non mancava e manca
di sfumature, questa narrazione. Ma avrete ormai capito la differenza
tra le critiche trascurabili e quelle che vengono percepite come un
grave insulto
Ne deriva che imparare ad essere invisibili può essere una tattica più che valida.
Sorridete!
PS. Il corsivo iniziale è la mia traduzione di un testo mai tradotto in italiano. I più attenti lettori del blog non faticheranno a capire di cosa si tratti, gli altri... Nel fantastico mondo de isocial non sono mancati ricercatori e professori che commentavano mie citazioni che non dichiaravano l'autore come scemenze e idiozie, dando così dello scemo e dell'idiota a Schroedinger, Penrose, Prigogine etc...
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