A frugare nelle cronache locali italiane questo si trova. Ed è degno di nota che il cronista, riguardo al circolo di Rifondazione, abbia notato la svastica ma non la Stella di David. Curioso, visto che quella stella, quanto a scritte sui muri, me la ricordo con accanto un "Juden Raus". Eppure le cose sembrano cambiate, inserendo nel quadro certe polemiche agostane. Il corteggiamento politico appare del tutto bene accetto, anzi, ricambiato.
E qua la perplessità va fuori scala. Come è possibile che la comunità ebraica appoggi i nipoti di quelli che vollero le Leggi Razziali, visto che fanno tutto meno che criticare i loro nonni (l'impossibilità di dichiararsi antifascisti)?
Alcuni partiti europei hanno lunghi e vergognosi trascorsi antisemiti.
Tuttavia, cercano di rifarsi un'immagine e ottenere risultati elettorali
attraverso il sostegno enfatico al sionismo
L’anno scorso, Yair Netanyahu, figlio dell’ex primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è diventato letteralmente il ragazzo-immagine del partito di destra tedesco Alternative für Deutschland (AfD). Il figlio maggiore di Netanyahu aveva suscitato polemiche
quando aveva chiesto la fine della «cattiva» Unione europea, che, a suo
giudizio, era nemica di Israele e di «tutti i paesi cristiani europei».
L’AfD sfugge al giudizio di Netanyahu ma è regolarmente accusata di
antisemitismo ed è stata definita «una vergogna per la Germania» dal
presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder (l’ex co-leader
dell’AfD Alexander Gauland definì tristemente l’era nazista una
«macchiolina di merda di uccello» nella storia tedesca).
Il sostegno dell’estrema destra a Israele non è un’esclusiva tedesca,
si sta sviluppando in tutta Europa. Accanto ad Alice Weidel dell’AfD,
leader di estrema destra come Geert Wilders nei Paesi Bassi, Marine Le
Pen in Francia, Nigel Farage nel Regno Unito e Viktor Orbán in Ungheria
sono apertamente schierati con Israele. Il sostegno esplicito ed
entusiasta al sionismo è diventato un principio ideologico per la
maggior parte di questi partiti, scenario impensabile dalla prospettiva
di cinquanta o addirittura trent’anni fa. E mentre la vecchia estrema
destra del secondo dopoguerra continua a invocare l’annientamento degli
ebrei, la sua moderna reincarnazione si avvicina ai Netanyahu. Come
siamo arrivati a questo punto?
Mi verrebbe da notare che un certo utilitarismo sionista sia altro dalle logiche comuni. Resta il fatto che qualcuno, ai propri fini, sta ribaltando la storia, svuotando ogni segno del suo significato per ricontestualizzarlo secondo i propri scopi. Un processo possibile solo nell'amnesia storica generale.
La perdita della memoria storica: è questo che permette a gente che oggi porta e dipinge la svastica di portare e dipingere anche la stella di David. Mentre la stella di David era quella cucita da chi portava la svastica sui vestiti di chi veniva discriminato prima e ucciso nei campi di concentramento poi.
Come osservava Georg Christoph Lichtenberg, o
secondo la versione più nota attribuita ad Albert Einstein,
"L'educazione è ciò che rimane dopo che si è dimenticato tutto ciò che
si è imparato a scuola". Non si tratta quindi di accumulo mnemonico, ma
di qualcosa di più profondo e strutturale. Io me la ricordo in un'altra versione, dai tempi del liceo: la cultura è quel che rimane dopo aver scordato.
Erano tempi diversi in cui "analfabetismo funzionale", per esempio, era una locuzione inesistente. Mentre qualche volta veniva usato l'aggettivo "incolto".
Mutuando dalla Treccani:
incólto agg. [dal lat. incultus, comp. di in-2 e cultus «cólto»]. – 1. Non coltivato: luoghi, terreni i.; molti poderi più dell’ordinario rimanevano i. e abbandonati (Manzoni). Anche sostantivato (sottint. terreno): pianta che cresce negli i.; i. produttivo, quello che ha qualche possibilità di utilizzazione agricola. Di pianta, lasciata crescere senza alcuna cura: ulivi incolti. 2. Che non ha, o non ha avuto, le cure necessarie: stile i., sciatto, poco curato; più com., riferito all’acconciatura, alla cura della persona, negletto, trascurato: capelli i., barba i.; incolta si vide e si compiacque, Perché bella si vide ancor che incolta (T. Tasso). 3. Che manca di cultura, non ingentilito dall’educazione e dallo studio: uomini i., popolazione incolta. Con accezione più partic., ingegno i., vivace ma non disciplinato, che ha perciò qualcosa di selvaggio, di primitivo. ◆ Avv. incoltaménte, soprattutto con il sign. 3, in modo rozzo, che rivela scarsa cultura: parlare, scrivere incoltamente.
Ovviamente qui si parla della voce numero 3 e si tratta di un un significato rimasto immutato dai tempi del latino incultus: incivile, ineducato, rozzo, grossolano.
A ben osservare, oggi, la polemica contro l'analfabetismo funzionale come è dilagata nei social media (non credo che le cose siano cambiate negli ultimi tre anni) è una polemica tra incolti di diverse sfumature.
Io mi ricordo molto bene le polemiche online su "uno vale uno". E
guardando indietro mi stupisco come non fosse del tutto evidente che si trattava di una diatriba tra parimenti non qualificati in cui il
discriminante era aderire o meno alla narrazione prevalente. Il
conformismo, cioè l'aderire a quella narrazione, era una qualifica più
che sufficiente che certificava competenze, competenze simulacrali, come
la "comprensione del testo", che in realtà latitava su entrambi i
fronti.
E a questo riguardo è bene dare un'occhiata al destino di un oggetto peculiare, la citazione. nell'attuale contesto mediatico e socialmediatico (i miei dati sono vecchi di tre anni ma non ho motivo di pensare che le cose siano cambiate).
Nel contesto ampio la citazione è un oggetto dalle molte sfaccettature. Offre profondità storica, implicando un'evoluzione continua del corpus culturale, in cui l'oggi ha le sue radici nel passato. Ricontestualizza il passato, dimostrandolo attuale. E' un'espressione di chi scrive, perché citare un testo, se non implica necessariamente l'averlo letto tutto, sicuramente testimonia sapere della sua esistenza.
Nell'attuale contesto mediatico/socialmediatico la citazione è un segno nudo, dove conta il nome del (presunto) autore e il testo originale sparisce dalla vista. Prima o poi qualcuno dovrebbe controllare tutte le citazioni attribuite a Einstein o a Richard Feynman presenti sui social - impresa titanica - per stabilire il numero di quelle inesatte e di quelle completamente inventate. In questo contesto la citazione, ridotta a meme, è un oggetto effimero come tutti gli altri, generato con l'intenzione di ottenere engaement. La profondità del precedente contesto, permanente, svanisce nel peso specifico nullo dell'effimero.
I media, social o meno, vivono di un eterno
presente dove un fatto di ieri è già "vecchio" e un riferimento classico viene percepito come obsoleto. Einstein ridotto a meme è completamente alieno a quanto l'Einstein storico ha prodotto. Non c'è spazio per la profondità temporale. Tutto, anche il passato, deve diventare immediato, virale,
condivisibile, capace di generare engagement.Tutto, incluse le reinterpretazioni degli episodi storici, o almeno di quelli che vengono selezionati per la commemorazione.
Il discorso mediatico diventa necessariamente lineare e tribale. Nei talk show o sui social si segue un trend o si partecipa a uno scontro tra tribù contrapposte. E tutto avviene riguardo alla notizia dell'oggi e nella notizia dell'oggi si esaurisce. Il vero peso dei social media non è l'essere specchio del reale (ne sono uno specchio deformato e non rappresentativo). Il vero peso dei social media è costituito dal debordare nel reale di questi modi, di questa fenomenologia. E il risultato finale può essere subdolo: l'impossibilità strutturale di formare un giudizio autonomo fondato. In passato cose del genere sono state dette di altri media (la televisione). Ma non credo che in altri casi gli effetti siano stati di questa scala.
Il fatto che questo avvenga nel momento storico di massimo accesso alla massima quantità di informazione è paradossale. Ne deriva che la mancanza di profondità è una scelta, o meglio, l'effetto di un sistema prevalente che strutturalmente impedisce quella profondità. L'accesso al sapere è reso inutile da meccanismi che divorano la capacità stessa di usarlo.
La diagnosi di questo fenomeno può essere illuminata da una
citazione del padre della storiografia italiana moderna, Giuseppe
Ferrari, che nella sua "Storia della Rivoluzione d'Italia" del 1858
scriveva: "Un popolo senza storia non ha testimonianza da opporre al suo
giudice; un popolo senza storia è un popolo senza nome." Esiste anche
una variante più esplicita: "Un popolo che ignora il proprio passato non
saprà mai nulla del proprio presente."
Il "popolo" dei social media e dilagare dei modi propri dei social nel reale corrispondono esattamente a questa
definizione: un popolo senza storia. Vive in un eterno presente dove
ogni evento è sradicato dal suo contesto storico, dove ogni fenomeno
appare come novità assoluta senza precedenti. Il prodotto del processo è un popolo che, non
avendo testimonianze del passato interiorizzate e sedimentate, non può
opporre alcun argomento solido al "giudice" di turno, sia esso
l'algoritmo che decide cosa mostrargli, la narrazione dominante del
momento, o il politico che strumentalizza tutto questo.
Queste sono considerazioni generali e generalizzanti, perché le eccezioni totali o parziali esistono. Oggi come oggi la più rilevante è costituita dal enorme successo mediatico di Alessandro Barbero, cioè uno storico che parla di storia, di storici e di storiografia. Si tratta di un successo nato nei media, cioè in televisione. Per uno strano caso nato grazie a Piero Angela, i cui prodotti hanno avuto prevalentemente tutt'altro segno . Tra l'altro trovate un pierangelista che si sia pronunciato pubblicamente contro il Green Pass, al tempo - lui l'ha fatto - o che abbia espresso una posizione pacifista sulla guerra in Ucraina. Un fenomeno nato in televisione e poi dilagato su ogni piattaforma della websfera italiana, pur restanone al di fuori. Credo che questo sia un tratto importante e forse la dimostrazione che la reazione all'effimero non può nascere da piattaforme che sull'effimero sono fondate.
Daje spacca spingi spingi, spingi, spingi, Free Free Palestine Free Free Palestine dillo tutte le mattine daje spacca spingi va già meglio ma tu insisti spingi spingi spingi non hai altre alternative Free Free Palestine come come come? Free Free Palestine!
Agli assassini per dormire ora serve il fentanyl perché i morti tornano di notte come fedayn è un po' tardi adesso per godere dei tuoi sonni occupante nazi della casa che era dei suoi nonni rivoluzionario questo tempo sparo dopo sparo l’hai capito da che parte stare è tutto più chiaro bambini in fila per il cibo fatti a pezzi giornalisti uccisi per gridare al mondo siete mostri per la terra per la libertà per il ritorno per la Palestina libera com’era un giorno i miei bro sono all’attacco per forzare il blocco e anch’io sono in cammino altrimenti sbrocco e questa flotta va, questa lotta fa venire il desiderio di averla anche per noi la libertà prendetela sul serio non saremo mai zitti, mai e indifferenti a vedervi nelle strade siete commoventi
non vi lasceremo mai fino all’ultimo respiro noi saremo insieme a voi come un sole che risplende alto sulle piazze e tra le vostre tende non ci arrenderemo mai ogni popolo del mondo tiene in alto la bandiera la bandiera degli oppressi nella notte rossa, bianca, verde e nera
piovono le rime mentre piovono le bombe Linee di confine tratteggiate tra le tombe Abusi in uniforme Un popolo che corre Il popolo sostiene e il mondo attorno dorme Piovono le rime e so' concime per i sogni Sogni di libertà che diventano germogli Di resistenza siamo tanti siamo ribelli Siamo la comunità toglietevi i cappelli Piovono le rime perché noi siamo così Piovono le bombe perché moriremo qui Nel posto in cui noi siamo dall'inizio Prima del precipizio prima che arrivassero i coloni Piovono le rime e sfidano le bombe Per la terra per la libertà il ritorno Per la Palestina giorno dopo giorno Fino all'ultimo respiro E ci sentiamo in forma
non vi lasceremo mai fino all’ultimo respiro noi saremo insieme a voi come un sole che risplende alto sulle piazze e tra le vostre tende non ci arrenderemo mai ogni popolo del mondo tiene in alto la bandiera la bandiera degli oppressi nella notte rossa, bianca, verde e nera
giustizia per il popolo palestinese giustizia per tutte le vite uccise per la terra per la libertà per il ritorno per la Palestina libera com’era un giorno
Girando sulla websfera italiana noto che si continua a parlare della pandemia e in particolare della gestione italiana della stessa (nonché, sull'onda del delirio istituzionale americano, di vaccini mRNA etc). Inutile girarci attorno, quelli pandemici furono tempi in cui "per la pubblica salute" venne messa in scena una propaganda che, a sentire chi la praticava e la incarnava, mirava a "salvare vite". A parte i risultati finali, ben distanti da quelli attesi o sperati, a parte che si parlava di "nuda vita", a parte la negazione dei fatti a salvaguardia della propaganda, a parte misure che per violazione dei diritti costituzionali non hanno avuto pari in occidente, a parte tutto questo la pandemia ha costituito una fase nuova del simulacro della scienza, una fase in cui forse per la prima volta la matematica irrompeva con prepotenza sulla scena, rinnegando sé stessa, a supporto dell'emergenza in un regime discorsivo dove la terminologia scientifica era utilizzata principalmente per il suo valore performativo ed emotivo.
Un esempio iconico di questa trasformazione fu rappresentato dall'uso del termine "esponenziale", utilizzato non più nel suo significato matematico, ma come evocazione di un sentimento di crescita incontrollabile e minacciosa.
Consideriamo un caso di scuola: l'affermazione di un noto fisico secondo cui "la crescita è sponenziale, stanno solo aumentando i tempi di raddoppio". Dal punto di vista matematico, questa frase contiene una contraddizione interna: se il tasso di raddoppio si sta allungando, significa che la derivata seconda della funzione sta diminuendo, il che per definizione esclude una crescita esponenziale. Tuttavia, l'uso del termine "esponenziale" in questo contesto non mira alla corettezza matematica, ma all'evocazione di uno stato emotivo di allarme. Non una funzione ma uno stato d'animo.
Da anni qua sopra abbiamo osservato come la terminologia scientifica possa mutare in strumento retorico, mantenendo l'apparenza dell'autorità tecnica mentre opera in una dimensione puramente performativa.
Vero che il simulacro-scienza ha sovente usato la matematica, o meglio l'aritmetica, per fondarsi: "1+1 fa sempre 2" (che pure a suo modo è problematica, volendo). In un'aritmetica a base 10 l'affermazione è comunque indiscutibile, anche se chi la usava lo faceva in chiave retorica ed era matematicamente quasi analfabeta. In breve la percezione che la matematica fosse per sua natura esatta permaneva. Ma quando "Esponenziale" non descrive più una funzione matematica specifica, ma è usato per trasmettere una sensazione di crescita inarrestabile, di pericolo incombente, di urgenza che richiede interventi immediati, il salto è stato fatto: anche la matematica può diventare matematica-segno.
L'estate del 2020 ha segnato un altro momento significativo nell'evoluzione di questi meccanismi: la scoperta improvvisa dei grafici in scala logaritmica da parte di chi neanche ne conosceva l'esistenza fino a pochi giorni prima. Questo strumento, di per sé del tutto legittimo, è diventato involontariamente un amplificatore visivo di drammaticità . La scala logaritmica ha la proprietà matematica di rendere visivamente simili variazioni percentuali identiche, indipendentemente dall'ordine di grandezza dei valori assoluti. In pratica, a un colpo d'occhio non competente, amplifica i numeri piccoli e smorza i numeri grandi, Il risultato più significativo, nella pubblica percezione, è stata la trasformazione del rumore statistico normale in segnali apparentemente significativi. Le fluttuazioni casuali che sono sempre presenti nei dati reali - oscillazioni dovute a fattori contingenti, ritardi nella raccolta dati, variazioni nei criteri di rilevamento - venivano amplificate visivamente fino a diventare "tendenze preoccupanti" o "segnali di ripresa della circolazione virale."
Ogni piccola oscillazione verso l'alto diventava immediatamente l'inizio di una "nuova ondata". Il risultato è stata una produzione continua di allarmi basati su artefatti grafici che sparivano nella successiva fluttuazione dei dati, ma che nel frattempo avevano generato il loro ciclo di notizie e dibattiti su misure preventive.
Poi ci fu la vexata quaestio dei modelli matematici della pandemia, un fenomeno che rivelava una caratteristica peculiare del simulacro matematico: più la realtà si dimostra complessa e imprevedibile, più i modelli diventano elaborati e autoreferenziali. La sofisticazione matematica sostituisce l'aderenza empirica, l'eleganza e la consistenza formale compensano l'inadeguatezza predittiva. I modelli predittivi erano "giusti" anche se i dati rilevati dopo la loro pubblicazione li falsificavano: scienza-simulacro in purezza.
Si parla di qualcosa di completamente diverso da qualsiasi disciplina STEM, qualcosa che ha colonizzato lo spazio discorsivo utilizzando l'immagine di simboli scientifici per finalità completamente diverse dalla comprensione empirica della realtà.
La Scienza come simulacro mediatico e politico non è nata con la pandemia. Il simulacro è il modo in cui
il potere ha imparato a parlare vestendo i
panni della scienza, fondandosi così su una Verità - segno anche essa.
7 anni fa un'istanza puramente politica (poi ideologica) finiva nel corpus legislativo della Repubblica Italiana mascherata da "scienza": era il D.L n. 73 7 giugno 2017, altresì noto come Decreto Lorenzin. Il simulacro della scienza faceva il suo ingresso nella politica italiana del nuovo millennio.
Il decreto erain parte l'esito di un processo iniziato tre anni prima, un processo che nasceva nella geopolitica, come ebbe a scrivere su Quotidiano Sanità Ivan Cavicchi. Infatti nel settembre 2014, durante un summit alla Casa Bianca con la partecipazione di Barack Obama e i rappresentanti di 40 paesi, l'Italia – rappresentata dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dal Presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Sergio Pecorelli – sottocrisse l'impegno a guidare per i successivi cinque anni le strategie e le campagne vaccinali globali nell'ambito del Global Health Security Agenda (GHSA). Questa iniziativa internazionale mirava a rafforzare la sicurezza sanitaria mondiale, con un focus specifico sulle immunizzazioni per prevenire epidemie di malattie infettive, come il morbillo, attraverso piani di implementazione, comunicazione e monitoraggio.
Questa istanza geopolitica convergeva con le strategie nazionali del PD di Matteo Renzi ("I vaccini saranno la loro Banca Etruria!", parlando dei Cinque Stelle). E la convergenza ebbe immediate ricadute: un nuovo piano vaccinale nazionale che fotocopiava il Calendario per la Vita elaborato da alcune società mediche che vivevano di finanziamenti delle industrie farmaceutiche, tra cui SIMIT - che avrebbe dato prova di sé nel marzo 2020, quando stilò
una linea guida sui farmaci per COVID all'80% infondata e fallimentare, basata su clorochina e
antiretrovirali, di cui poi ha provato a cancellare le tracce (recuperata tramite Wayback Machine). Le "somiglianze" tra piano vaccinale e Calendario per la Vita fecero discutere, ma nel 2015 alle richieste di trasparenza fu risposto con minacce di querela e ostracismo.
Riguardo al DL Lorenzin parlo di simulacro perché i presupposti scientifici non esistevano. Approvato sull'onda dell'"emergenza" di una ondata di morbillo che certo non fu la "peggiore del dopoguerra", come ebbe a dire Walter Ricciardi (maggiori erano stati i casi nel 2011), venne fatto intendere che la situazione era correlata al calo delle coperture pediatriche del vaccino MPR, che negli anni erano scese all'84%. Un falso, dato che il serbatoio dei suscettibili al morbillo era costituito principalmente da giovani adulti.
Qualche anno dopo il copione venne replicato con il green pass e il green pass rafforzato "all'italiana". Le decisioni della Corte Costituzionale relative al Green Pass si fondavano sul teorema "I vaccini frenano la diffusione del virus". Un teorema non dimostrato (gli studi a supporto della tesi erano statisticamente inconsistenti) Nonostante questo la Corte giudicò il green pass legittimo e giustificato dall'interesse collettivo..
Era di nuovo un'istanza politica che grazie al simulacro della scienza finiva prima nelle leggi dello Stato e poi nella giurisprudenza. E la recente sentenza del TAR del Lazio certifica nuovamente questo fatto (occorre dire che però le sentenze della Cassazione mostrano orientamenti perlopiù differenti).
Questi episodi, DL Lorenzin e green pass, per metodo non hanno precedenti nelle leggi e nella giusrisprudenza italiane se non uno: le Leggi Razziali del 1938. Anche lì ci fu un'istanza politica, anche lì ci fu chi formulò la "fondatezza scientifica": il Manifesto della Razza fu firmato da diversi accademici e costituì le fondamenta delle Leggi Razziali (ringrazio Barbara Raggi per il controllo storico dei precedenti).
Il fatto che negli ultimi dieci anni siano stati ripresi metodi che furono propri di una stagione autoritaria e totalitaria dello stato italiano dovrebbe far pensare, e si iscrive nel quadro che Carlo Galli definisce l'ultimo atto della democrazia.
Considerazioni generali: negli anni ben pochi hanno fatto caso alla licenza Creative Commons sull'home page di questo blog: non commerciale - non opere derivate- unported. In soldoni significa che da questo blog non ho mai incassato un centesimo. Qualcuno mi ha fatto notare che questo è del tutto atipico nel contesto dell' "economia digitale". Non me ne può fregare di meno. Continuo a vivere tranquillamente della mia professione.
Per questo motivo ho francamente provato fastidio per le pubblicità e i product placement nei video di Sabine Hossenfelder. Ma mi sono tardivamente reso conto che lei, a causa di quel che dice, non ha più né una carriera né una professione.
E questo fatto da solo dovrebbe far pensare.
In poche parole oggi chi da dentro un sistema prende una posizione critica o divergente rischia l'espulsione dal sistema stesso con le relative conseguenze, tra cui la perdita del lavoro e delle affiliazioni.
Quando ciò avviene in ambito scientifico dimostra il fatto che larghi settori di molte discipline hanno gettato alle ortiche il metodo galileiano (non accettano la falsificazione) per trasformarsi in un sistema autoreferenziale e autogiustificato. un' ideologia, un sistema di credenze o meglio, in inglese, un belief system. Il più classico esempio di sistema di credenze è una religione, nella sua versione per le masse, un contesto in cui la critica non ha legittimazione: o sei ortodosso o sei eretico. E in contesti del genere la struttura istituzionale del sistema di credenze commina le sanzioni agli eretici: è sempre accaduto nella storia dell'umanità.
Oggi nelle agenzie federali americane o canti "Hail to the Chief" (Trump) o rischi di essere buttato fuori. Ma questo modus non è una prerogativa della destra trumpiana. In tempi di COVID abbiamo assistito al linciaggio mediatico di Ioannidis, per citare solo il caso più clamoroso.
Questi fenomeni in realtà precedeno sia Trump II che la pandemia e iniziano a manifestarsi con l'emergere dei dibattiti polarizzati su grandi temi con sottostante scientifico: ambiente, clima, vaccini.
Tra il 2015 e il 2018, la James Cook University prese tre decisioni disciplinari nei confronti di Peter Ridd: una prima censura, seguita da una censura definitiva e poi dalla sua rimozione come professore, nonostante una brillante carriera trentennale presso quell'università. Ognuna fu giustificata sulla base del fatto che il Dottor Ridd aveva violato il codice di condotta dell'Università, specificamente per essere stato non-collegiale e aver messo in discussione la reputazione di importanti istituzioni di ricerca.
Il Dottor Ridd criticò fermamente i suoi colleghi e accusò le istituzioni di ricerca di essere inaffidabili, chiedendo al contempo una qualche forma di controllo qualità per la scienza riguardante la Grande Barriera Corallina.
Questo commento pubblico del Dottor Ridd fa parte di una più ampia campagna per il ripristino delle verità eterne dell'apprendimento e dell'erudizione nella scienza, in cui le virtù centrali sono la verità e la verifica delle verità. La ricerca delle verità scientifiche è una motivazione chiave per il Dottor Ridd, e sostiene che questo può essere meglio raggiunto se c'è opportunità per una discussione robusta che possa scoprire ignoranza, inganno e frode. Tutto questo è dettagliato nel suo libro Reef Heresy: Science, Research and the Great Barrier Reef (pubblicato da Connor Court nel 2020).
Ridd aveva fermamente criticato un articolo di alcuni suoi colleghi che sosteneva che l'arrivo degli aborigeni in Australia aveva compromesso il 25% della Grande Barriera Corallina. Ritengo particolarmente rilevante un brano dell'introduzione di questo testo:
La scienza non è una teoria o una verità, è un metodo per risolvere enigmi e quindi comprendere meglio il mondo naturale. Riguarda fondamentalmente l'accumulo di dati attraverso l'osservazione o la sperimentazione, dati che diventano prove per dimostrare o confutare ipotesi. Ci sono molte alternative alla scienza, incluso il mito. Un mito è una storia tradizionale che spesso spiega esseri o eventi soprannaturali. Le persone hanno la tendenza a gravitare verso il mito. Gli individui possono essere in grado di riconoscere il mito nella religione organizzata ma trovano molto difficile riconoscerlo quando si tratta di ambientalismo, particolarmente se i principi di base non possono essere messi in discussione.
Se le politiche pubbliche devono essere basate sull'evidenza, anziché sul mito, allora c'è bisogno che tutti noi cerchiamo senza paura la verità. Oltre a questo c'è bisogno che l'expertise sia riconosciuta e valorizzata, e che le affermazioni degli attivisti siano sempre testate nei contronti dell'evidenza. Se volgiamo lo sguardo dall'altra parte e scegliamo di ignorare i fatti, perché fastidiosi o scortesi verso quanti stimiamo, non possiamo onestamente considerare civilizzati noi stessi, o la nostra comunità.
Oggi negli USA le politiche e le iniziative legislative sono sempre più basate sul mito (i vaccini mRNA strage di stato, CDC in mano all'industria farmaceutica, etc). Ma il mito travestito da scienza è entrato ben prima nella legislazione italiana, con il Decreto Lorenzin sull'obbligo vaccinale e poi, in tempi di COVID, con l'istituzione del green pass. Le sentenze della Corte Costituzionale sul Green Pass si fondavano sulla premessa che, anche durante la fase Omicron, la vaccinazione proteggesse non solo il vaccinato ma anche la collettività. La Corte incorporò quindi nella propria argomentazione giuridica l'assunto che "i vaccini riducano la trasmissione virale", elevandolo a fondamento normativo della decisione. Un'analisi critica della letteratura scientifica citata a supporto di questa tesi rivela però significative lacune metodologiche. Gli studi più frequentemente invocati riportavano Odds Ratio e p-value, ma omettevano sistematicamente gli intervalli di confidenza. Questa omissione impediva qualsiasi valutazione dell'incertezza statistica dei risultati e, di conseguenza, della loro effettiva significatività. Ma questi dettagli non erano significativi per la Corte, che stava incorporando nella sua sentenza qualcosa definito "scienza" che in realtà della scienza era il simulacro. Un' altra volta il mito era fondante sia della legge che della giurisprudenza.
Chi si è opposto a queste leggi o ne ha criticato le fondamenta rischiava concretamente ripercussioni a livello personale.
E qui si ritorna al discorso su dentro/fuori dal sistema e indipendenza. Hossenfelder è libera di parlare solo perché le entrate del suo canale YouTube glielo consentono. Qualcun altro, restando dentro il sistema ha scelto l'anonimato e la licenza Creative Commons - non commerciale, e la propria indipendenza l'ha ottenuta così.
PS: dovrebbe essere chiaro che tutto questo ha a che vedere con la salvaguardia della versione dominante o che tale vuole essere, quindi se non si riesce a colpire la persona si può sempre provare a colpire la sua voce, e chi scrive ne sa qualcosa.
In quali altri paesi del mondo il vaccino anti RSV è obbligatorio? In nessuno.
Italia, paese di influencer, sportivi e obbligo vaccinale...
Ma soprattutto esistono vaccini anti RSV approvati per uso pediatrico? No.
Abrysvo (Pfizer) è un vaccino per proteggere dalle malattie del tratto respiratorio inferiore (LRTD; malattie dei polmoni come bronchite o polmonite) causate dal virus respiratorio sinciziale (RSV) nelle persone di età pari o superiore ai 18 anni (EMA). Raccomandato per over 60 e donne in gravidanza.
Arexvy /GSK) è un altro vaccino anti RSV approvato per gli over 60 (EMA)
mResvia (Moderna) è un vaccino per la protezione contro le malattie del tratto respiratorio inferiore (malattie dei polmoni come bronchite e polmonite) causate dal virus respiratorio sinciziale (RSV) negli adulti di età pari o superiore ai 60 anni. È anche utilizzato negli adulti di età compresa tra 18 e 59 anni che presentano un rischio aumentato di malattie del tratto respiratorio inferiore causate dal RSV (EMA).
Al momento in Europa non è approvato nessun vaccino anti RSV per uso pediatrico. Quindi di cosa diavolo stiamo parlando?
chiedere al Ministero della Salute di garantire a tutti i neonati e
lattanti, alla loro prima stagione epidemica, l’immunizzazione contro il
virus respiratorio sinciziale, introducendo l’obbligo di
immunizzazione;
E se si parla di immunizzazione, si parla di vaccini. Ma dal tono generale si intuisce che, per quanto si usi la parola sbagliata, si stia parlando di anticorpi monoclonali anti RSV, che sono una cosa completamente diversa da un vaccino.
Così quello che ne esce è "obbligo vaccinale". E il solo concetto che per garantire qualcosa a un neonato occorra introdurre un obbligo è aberrante. Il modo migliore per garantire la profilassi anti RSV con anticorpi monoclonali è renderli disponibili e gratuiti. Solo in Italia c'è questo chiodo fisso che o metti l'obbligo per qualcosa oppure il qualcosa non funziona (poi magari le coperture finanziarie non ci sono, ma che importa).
Avendo impostato il discorso su "obbligo" lo scontro politico che ne è seguito è stato centrato su quello. Le politiche dell'offerta e la gratuità sono sparite dalla scena, anzi, non si sono mai viste. E la polemica politica, forse non insensibile alle vicine elezioni regionali in Veneto e Toscana, si concentra su qualcosa di assurdo: l'obbligo per un vaccino anti RSV che non esiste.
Tutta questa vicenda ci dice molto della competenza con cui si discute di sanità nelle sedi della politica sanitaria istituzionale. E quello che ci dice, purtroppo, non è una novità.
Come volevasi dimostrare. Il ministro ha fatto bene a sciogliere il Nitag da lui stesso creato. Come poteva sapere chi fossero quelli nella lista che gli era stata passata? Non era certo affar suo controllare i curriculum o fare una ricerca sui precedenti dei nomi in quella lista, mica era l'hiring manager per quelle posizioni, che poi non erano neanche vere posizioni. E poi lui non si è mai occupato di vaccini, quindi l'obbligo vaccinale resta.
Magnifico.
E, come qua sopra era stato predetto, l'obbligo vaccinale da questione di politica sanitaria è diventato scienza.
L'intervista al ministro è un perfetto riassunto di tutte le storture del dibattito sulla sanità degli ultimi 10 anni, che culminano nell'affermazione: "la salute è un problema di tutti e andrebbe tolto dall’agone politico". Mi piacerebbe interpretare la frase come: non si devono trasformare temi sanitari in slogan politici, peccato che l'obbligo vaccinale attuale sia nato proprio come slogan politico. Quindi credo che la corretta interpretazione delle parole del ministro sia diversa: le politiche sanitarie devono essere determinate da tecnici e sottratte al processo democratico.
Non fa una piega.
Le politiche economiche sono cose da tecnici, sono state sottratte al processo democratico e i risultati sono stati eccezionali (30 anni di stagnazione degli stipendi, tra l'altro).
Le politiche dell'istruzione sono cose da tecnici, sono state sottratte al processo democratico e anche in quel caso grandi risultati. Idem per quanto riguarda le politiche universitarie.
Con le politiche sanitarie le cose sono un poco diverse. Le altre politiche ovviamente incidono e profondamente nella vita degli individui, ma certe politiche sanitarie toccano direttamente il loro corpo. E non si può pensare che non ci sia una reazione a qualcosa di questo genere: il risultato delle elezioni politiche del 22, che piaccia o meno, è stato un giudizio democratico sulla gestione della pandemia, cioè la forma ultima di controllo democratico su un insieme di politiche sanitarie. L'unico modo per sottrarre definitivamente le politiche sanitare a un controllo democratico è abolire la democrazia.
Dopo di che è abbastanza evidente che la maretta politca su questo tema è strettamente funzionale alle prossime elezioni regionali. Sul tema la maggioranza è nettamente divisa, e non si rischia una fiducia al governo su qualcosa del genere...
Per non stare a ripetermi, questo è l'elenco degli ultimi post sul tema:
Ci piacerebbe essere così democratici da affermare che in una commissione scientifica si dovrebbe poter discutere con chiunque, anche con chi, in vena di provocazioni, si spinge fino a dichiarare che durante il caos pandemico i vaccini avrebbero causato tante vittime quanto il virus.
Ma non è così semplice. Confrontarsi con chi la pensa in modo
radicalmente opposto, e in più alza i toni fino all’esasperazione, non è
scontato. Soprattutto quando i media alimentano lo scontro e polarizzano
i discorsi, gli scienziati invece di discutere attorno a un tavolo si
mettono a fare petizioni, e il tutto ristagna in sacche ideologiche
prive di senso.
Se si stesse su un livello politico più dignitoso, si potrebbe invece
discutere di temi altrettanto divisivi, ma di reale impatto, come
quello degli obblighi vaccinali. Nonostante siamo
convinti dell’importanza del presidio vaccinale anche per la Covid-19,
pensiamo che l’uso di obblighi diretti e indiretti (come il pessimo
green pass) sia stato non solo inutile, ma controproducente,
e abbia alimentato, in un numero non piccolo di cittadini, sfiducia e
ostilità nei confronti della scienza, dei medici e delle istituzioni.
Fatto di per sé molto grave.
Sappiamo da molto tempo che, nelle campagne vaccinali e non solo, procedere a suon di obblighi o ricatti non paga.
L’obbligo e misure uguali per tutti mal dispongono l’opinione pubblica
verso le istituzioni e il mondo medico. Da anni si parla dell’importanza
di una medicina e di una prevenzione personalizzate e mirate (dunque
attente alle fasce di età e di rischio della popolazione in determinate
condizioni socioculturali). Perché non dare seguito, concretamente, a
queste istanze?
E questo è esattamente il punto: tutto va a finire in "scienza contro antiscienza" vs "la nostra scienza contro la vostra scienza", che ormai pare diventata l'unica possibile incarnazione della dialettica tra istanze puramente politiche. E sì, riguardo le politiche chiunque dovrebbe avere accesso al dibattito (si chiama democrazia).
Per quello che riguarda i temi sanitari è l'ultima fase degenerativa di un processo iniziato 10 anni fa. 10 anni fa c'erano ancora, anche nella sanità pubblica, anticorpi capaci di reagire a politiche nate opache che sarebbero state destinate a rimanere tali. Ma la richiesta di trasparenza di Vittorio Demicheli fu ritenuta inamissibile dai gran nomi della sanità istituzionale, che minacciarono azioni legali. Triste spettacolo, una sanità istituzionale che reagiva a una "richiesta di trasparenza contro le teorie del complotto" minacciando una SLAPP. Una SLAPP (Strategic Lawsuit Against Public Participation - Causa Strategica Contro la Partecipazione Pubblica) è una causa legale che si intenta per intimidire, mettere a tacere e molestare critici o oppositori, piuttosto che per vincere un caso legale legittimo. Queste tattiche legali abusive prendono di mira soggetti che partecipano al dibattito su questioni di interesse pubblico. L'obiettivo è gravare il convenuto con i costi e lo stress di una difesa legale, soffocando così la sua partecipazione pubblica e la libera espressione.
Quindi, fin da allora, il problema non era scientifico, ma democratico. Guardando a 10 anni fa il processo di de-democratizzazione è evidente. Oggi nessuno, nella sanità pubblica o istituzionale, potrebbe permettersi di apparire in un video del genere:
Nota: l'articolo di Wired sopra linkato, discutibile per più di un verso, rimane l'unica prova documentale di quel che successe nel 2015. L'intervento di Demicheli su Il Sole 24ore non esiste più, come non esiste più la risposta della sanità istituzionale del tempo con le sue minacce.
Kennedy
ha criticato ripetutamente il CDC durante l'audizione, sostenendo che
fosse l'agenzia sanitaria statunitense più corrotta, e forse l'agenzia
più corrotta dell'intero governo federale. Per giustificare il recente
riassetto al CDC, ha fatto riferimento alla sua performance durante la
pandemia di COVID-19. I membri dello staff del CDC "che hanno messo le
mascherine ai nostri bambini, che hanno chiuso le nostre scuole, sono le
persone che se ne andranno", ha detto nelle sue osservazioni iniziali.
A un certo punto, ha dichiarato
di non sapere quante persone fossero morte per COVID-19 negli Stati
Uniti — o il numero di vite salvate dai vaccini COVID-19 — durante la
pandemia. "Non credo che qualcuno lo sappia, perché c'era così tanto
caos nei dati proveniente dal CDC", ha detto, senza elaborare
ulteriormente. (Il CDC afferma che circa 1,2 milioni di persone negli
Stati Uniti sono morte per COVID-19 fino ad oggi.)
Il Senatore Bill Cassidy, un
Repubblicano della Louisiana, ha chiesto a Kennedy se Trump meritasse un
Premio Nobel per la Pace per l'iniziativa lanciata nel 2020, durante il
suo primo mandato come presidente, per accelerare lo sviluppo e la
distribuzione dei vaccini COVID-19. Kennedy ha risposto di sì. Diversi
senatori sono rimasti increduli a questa dichiarazione, dato che Kennedy
ha tagliato più di 500 milioni di dollari americani nei finanziamenti
per progetti di ricerca che investigano i vaccini mRNA, e ha attaccato
ripetutamente l'iniziativa nei suoi post sui social media.
RFK jr al senato viene messo sulla graticola (una graticola bipartisan) in quella che doveva essere un'audizione di routine. E non teme nessuna contraddizione. Se alcune linee guida di CDC potevano essere opinabili (per esempio la chiusura delle scuole), non si capisce cosa c'entri questo con l'essere corrotti dall'industria farmaceutica. E' un pacchetto ideologico ben noto, immune a qualsiasi logica, una vendetta contro l'operato di CDC durante la pandemia servita alla parte più estremista dell'elettorato trumpiano, ispirata a una collera per il dispiegamento dei vaccini mRNA attribuito a CDC, mentre fu appunto lo stesso Trump I a finanziarlo e volerlo, Un grumo di segni incoerenti capaci anche di ispirare le menti più labili ad atti folli come la sparatoria fuori dalla sede di CDC di metà agosto. Un episodio strettamente collegato nelle sue deliranti motivazioni alla narrativa anti CDC di RFK jr, che al tempo ha lamentato la politicizzazione di un triste espisodio di cronaca e il suo totale supporto agli impiegati dell'agenzia... che dire?
Ma le vicende dell'ultima settimana evidentemente sono state intollabili anche per più di un senatore repubblicano. Vedremo se questo finirà per provocare un mutamento nella politica dell'amministrazione USA. Notare che RFK sventola la bandiera della corruzione di CDC, ma non è in grado di supportare con fatti la sua affermazione. Questo è esattamente l'opposto di un'operazione di trasparenza. E', come osservato ieri, una manovra di cattura delle istituzioni.
RFK Jr ha fatto fuori la Monarez perché, nonostante fosse stata messa a capo di CDC dall'attuale amministrazione, non intendeva avallare certe follie. E ora, per quanto ad interim, CDC è guidata da un fan di ivermectina e idrossiclorochina contro il COVID.
Questa è la cifra del nostro tempo. Quando Trump si prese il COVID nel 2020 se lo prese nel peggiore dei modi e ne venne fuori con remdesivir e anticorpi monoclonali Regeneron, mica si mise a bere candeggina. Ma allora c'era in ballo la sua vita. Oggi invece c'è in ballo la politica e la radicalizzazione rafforza la fanbase ovvero, in questo caso, l'elettorato di riferimento.
E' una questione di spettacolo, di costruzione del segno. Ma rimpiazzare con un segno la sanità pubblica ha conseguenze materiali per la popolazione.
Detto questo chi è senza peccato scagli la prima pietra, perché specialmente in Italia l'operazione di trasformazione in segno della sanità è avvenuta anni fa (non a caso a dirigere l'Istituto Superiore di Sanità fu nominato un ex attore - Walter Ricciardi) ed è avvenuta quando il processo di distruzione del budget sanitario italiano ha iniziato a guadagnare momento. E' in Italia che, 10 anni fa, la pratica vaccinale è stata trasformata in segno ("i vaccini"). L'Italia e forse l'occidente intero hanno una specie di Alzheimer perennemente al suo stato iniziale: la memoria a medio e breve termine è perlopiù andata, probabilmente con la complicità dei social media, dove se si è detto A basta ben poco tempo a dire -A: al limite si può cancellare quello che è stato scritto prima. Al contrario di quel che si era detto un tempo la memoria della rete è labile. Convenientemente labile, direi: Trump I nel 2020 mise miliardi del budget federale per accelerare lo sviluppo di farmaci e vaccini contro COVID, inclusi quelli mRNA, mentre Trump II li dipinge come lo sterco del demonio e li definanzia. L'occidente intero ha un rapporto schizoide con il suo passato a breve, medio e lungo termine.
E idrossiclorochina e ivermectina sono l'esempio tragico di farmaci trasformati in iperrealtà, la cura, la Forsithya di Contagion (2011). La trasformazione di presidi medici in segni è aberrante perché li strappa dalla loro dimensione empirica di efficacia misurabile per collocarli nella sfera del credo politico/ideologico. Un farmaco che diventa bandiera identitaria anziché strumento terapeutico ha effetti devastanti. Eticamente, il paziente smette di essere fine e diventa mezzo di conferma dell'ideologia dal lato del curante e di conferma identitaria del curato. Si arriva al rifiuto della cura per coerenza ideologica o per fede si abbracciano terapie dannose (fenomeno marginale ma reale) . Una pratica come la medicina richiederebbe la sospensione del giudizio ideologico per funzionare, anche se il fatto che si parli di EBM (Evidence Based Medicine) sottointende che esista medicina che basata sulle evidenze non lo è.
Sempre parlando di segni ed iperrealtà chi in Italia esulta ad ogni nuova iniziativa di RFK jr lo fa per gli stessi motivi, sperando di arrestare la lenta frana certificata dai propri sondaggi, magari scambiando l'engagement sui social per intenzioni di voto.
In una situazione del genere l'attivismo politico della scienza può solo aggravare l'escalation. Ancora una volta non posso non citare Marcia McNutt, con la sua scienza "né blu né rossa": qua stiamo parlando di cattura politica delle istituzioni - cosa in cui l'Italia è esperta e materia in cui l'amministrazione Biden aveva fatto fare la figura del dilettante al Trump del primo mandato.
E al riguardo l'unico testo che mi viene in mente è questo:
Ho fatto questo principio per aprire la via a intendere donde procedette in
Firenze le maledette parti de' Guelfi e Ghibellini. Per loro superbia e per
loro malizia e per gara d'uffici hanno così nobile città disfatta, e
vituperate le leggi, e barattati gli onori.(Dino Compagni, Cronica)
Se quello che dichiara Cartabellotta avesse un fondamento avremmo ancora in giro il vaiolo, quindi si tratta di "leggere inesattezze" (per usare un eufemismo grande come una casa).
Purtroppo il 95% (di copertura vaccinale pediatrica) nasce proprio come soglia politica e nasce molto male. Quindi da dove incominciare? Dalla famigerata immunità di gregge, a cui il notorio 95% si riferisce o meglio, vorrebbe riferirsi.
Allora, l'immunità di gregge (H.I. , Herd Immunity) non piove dal cielo, ma la sua definizione (matematica) viene dalle equazioni differenziali del modello SIR. E' la percentuale di immuni in una popolazione che blocca la circolazione di un agente infettivo.
Facendola breve è così definita:
Dove R0 è il Basic Reproduction Number. Notare bene, si riferisce agli immuni in tutta la popolazione, non solo a quelli della popolazione pediatrica.
Un'altra precisazione che pare necessaria (di nuovo, dopo 8 anni) è che l'immunità di gregge riguarda malattie infettive trasmissibili da uomo a uomo. Cioè non riguarda il tetano, che non è contagioso, ma questo pare sia un dettaglio trascurabile, ormai.
Inoltre l'immunità di gregge non riguarda la "percentuale di vaccinati", ma la percentuale di immuni non in grado di contagiare (e anche questa sembra che sia un'altra cosa da precisare, di nuovo). Il che significa in particolare che equiparare immunità di gregge con copertura vaccinale per vaccini che non conferiscono immunità sterilizzante non ha senso.
Già, perché c'è vaccino e vaccino: quelli che provocano una risposta immunitaria contro l'agente infettivo e quelli che la provocano contro la tossina prodotta dal batterio: quindi per antidifterica e antitetanica (tossoidi) niente immunità di gregge pure se il tetano fosse contagioso. E anche l'antipertosse acellulare, niente immunità sterilizzante e quindi niente immunità di gregge (l'antipertosse cellulare conferiva immunità sterilizzante ma fu dismesso negli anni '80 per i suoi effetti collaterali - encefaliti). Idem dicasi per l'antipolio Salk a virus inattivato. Gli altri due componenti dell'esavalente, anti-HepB e anti-HIb (R0 1,5-3 stimati per entrambi, H.I. 33-66%) invece conferiscono immunità sterilizzante per infezioni che non sono mai state epidemiche, ma endemiche ( però ormai non lo sono in Italia, da quando questi vaccini sono stati introdotti). E in ogni caso il problema per l'esavalente non si è mai posto perché le coperture vaccinali pediatriche non sono mai scese sotto il 90%.
Non mi ricordo da dove presi la tabella ma una aggiornata la trovate qua
Qualcuno potrebbe dire: tutti i discorsi su Baudrillard e la non falsificabilità della scienza segno e poi ti metti a falsificare Cartabellotta, sul serio?
Ma 95% è segno, Vanity Fair è segno, Cartabellotta è segno, tanto che Google lo identifica così:
Quindi anche questo post è segno, ma un segno con la bibliografia. Anzi, rilancio, producendo un détournement: il 95% è sicuro e efficace, lo dice la Scienza su Elle.
Bibliografia
R.May, R.Anderson, Population Biology of infectious diseases: Part I Nature 280(5721):361-7
R.May, R.Anderson, Population biology of infectious diseases: Part II Nature 280, pages455–461 (1979)
R.May, R.Anderson, Vaccination and herd immunity to infectious diseases Nature 318, pages323–329 (1985)
R.May The Croonian Lecture, 1985 - When two and two do not make four:
nonlinear phenomena in ecology 228, Proceedings of the Royal Society of
London. Series B. Biological Sciences Herbert W. Hethcote The Mathematics of Infectious Diseases SIAM Rev., 42(4), 599–653 (2000) Michael Y. Li An Introduction To Mathematical Modeling Of Infectious Diseases Springer, (2018)
No, signori, non "ne parlano su Lancet". Esattamente la stessa autrice italiana ha rielaborato per Lancet il tema su cui già aveva scritto per BMJ. Il che è un poco diverso, sempre che si abbia un minimo di sensibilità per queste cose.
Ancora:
"E' sul BMJ!" "E' su Lancet!"
Ma continuano ad essere italiani (in questo caso la stessa italiana, per di più) che parlano al dibattito italiano (oddìo, a chiamarlo dibattito ci vogliono chili di pelo sullo stomaco). E lo fanno con editoriali/comunicazioni/pezzi di opinione su giornali anglosassoni.
E... ta-dah! Che si scriveva qua sopra qualche giorno fa? Ecco Giovanni Rodriguez, firma fissa di Quotidiano Sanità, che piazza in un articolo sul Foglio lo stato delle cose:
In soldoni? Si potrebbe discutere di obbligo vaccinale, ma visto che chi ha aperto la discussione lo ha fatto per ideologia, questo è un problema insormontabile (ergo è bene non discuterne).
Ci sono stati tempi in Italia in cui il tema è stato discusso nonostante le ideologie e l'obbligo fu abolito. Ma visto che si parla di una trentina di anni fa, è storia morta e sepolta.
Rimuovere un tema dal dibattito perché inquinato dalla ideologia... Quindi non ci sarebbero dovuti essere i dibattiti che portano ai referendum sul divorzio e sull'aborto? Io me li ricordo e anche lì, quanto a ideologia, non si scherzava per niente.
E qui ci sarebbe da fare un distinguo molto serio: una legge impatta materialmente sulla vita dei cittadini ed è una cosa, la battaglia per il monopolio sulla narrativa, cioè quella per il simulacro, no (per definizione i simulacri - Baudrillard - hanno perso qualsiasi rapporto con la realtà). Trasformare l'obbligo vaccinale in un segno è semplicemente aberrante: aumenta la reazione contraria e garantisce le piccole fortune mediatiche delle starlette complottiste di turno (a cui quasi dieci anni di storia italiana hanno insegnato che le battaglie è meglio perderle mantenendo un'identità forte che vincerle, con la conseguente diluizione della stessa identità).
Anteporre il simulacro alla vita degli individui non è purtroppo una novità, anzi, sembra essere la norma dell'eccezione emergenziale nel momento in cui l'emergenza non diventa più eccezione ma la modalità standard delle politiche (cfr Carlo Galli, Democrazia Ultimo Atto, 2023). E pare che da questa impasse non si riesca a uscire. E soprattutto sembra che non lo si voglia.
Dirsi dubbiosi sull'obbligo vaccinale, che non c'è nella maggior parte
dei Paesi europei, non penso sia antiscientifico, penso sia di buonsenso
Sacrosanto, anche se c'è da notare una prudenza pure eccessiva (dubbiosi, non contrari). Purtroppo lo ha detto Matteo Salvini (magari fosse stato zitto al riguardo!) e quindi, automaticamente, opposizione e Forza Italia sposeranno e difenderanno a spada tratta la tesi "L'obbligo vaccinale è scienza".
Girando per i media italiani rilevo un certo aroma, quello distintivo del periodo 2017-2018, di nuovo.
Forse Salvini parla di dubbi perché ricorda come "il governo giallo-verde antivaccinista italiano" rimbalzò su tutta la stampa mondiale, da Israele all'Australia (allora sì, oggi no), pure se lasciò l'obbligo vaccinale esattamente dove era.
Quale fu l'effetto dell'obbligo vaccinale pediatrico del 2017, che metteva fine a una stagione di assenza di obbligo durata una ventina di anni? Più o meno lo stesso che venne rilevato in California, cioè quasi niente:
Per chi non ha occhio per le pendenze, il tasso di vaccinazione MPR (con le coperture dell'esavalente non c'erano mai stati problemi) stava già salendo nel 2016, prima dell'introduzione dell'obbligo. Nel 2017 in seguito al Decreto Lorenzin il tasso di incremento fu più del doppio, ma l'anno dopo l'effetto del decreto sparì, e l'incremento continuò come prima, anzi, rallentò.
E questi sono i numeri. I discorsi, o se volete le narrazioni, o se volete le iperrealtà, essendo allergiche alla valutazione quantitativa, o inventandosene una pro domo sua, viaggiano su altri binari. I binari sono "obbligo vaccinale perché... (perché ci sono i novax, perché l'obbligo vaccinale è scienza, etc)" e "No obbligo vaccinale perché... (perché i vaccini uccidono, perché sono inutili, perché i vaccini anticovid non hanno salvato vite ma ucciso milioni, etc).
Le ragioni per essere contrari all'obbligo vaccinale, quelle serie e provate, sono due: inutile e fonte di reazioni negative (che poi finiscono per avere partiti in Italia che usano come riferimento RFK jr ai vertici della sanità USA). Ma facendone una questione ideologica o propagandistica non importa. L'essenziale è sventolare la bandiera, dall'uno e dall'altro lato. Ricordo che il Decreto Lorenzin prevedeva fin dall'inizio revisioni triennali dell'obbligo vaccinale pediatrico: 2020 assente, per ovvie ragioni, una scaduta nel '23 senza che se ne sia discusso, l'altra scade l'anno prossimo. Parlare di una nuova legge necessaria per abrogare l'obbligo, quando già la legge ne prevede la revisione, è tipicamente italiano. Poi ci sono i soliti inutili dettagli su argomenti che erano farsa 8 anni fa e sono farsa al quadrato oggi...
Se sento di nuovo parlare di eradicazione o eleminazione del morbillo in primo luogo non posso che ripetermi, poi non posso che ripetermi di nuovo: otto anni fa il serbatoio dei suscettibili al morbillo in Italia era costituito da giovani adulti (ed oggi è costituito da adulti un po' meno giovani). Quindi invocare l'obbligo vaccinale pediatrico per evitare nuove ondate di morbillo nel breve o medio periodo non ha senso.
Da ultimo continua ad essere del tutto attuale un articolo che apparve nel 2019 su The Conversation:
Se
i casi di morbillo sono ai massimi storici, nella regione europea
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i bambini che vengono
vaccinati non sono mai stati così tanti", e questo è ovvio (per chi ha
presenti le basi del fenomeno https://ilchimicoscettico.blogspot.com/search/label/morbillo NdCS):
la Il problema
più evidente con la vaccinazione obbligatoria è che incide sui diritti
delle persone, un aspetto fondamentale nella democrazia liberale. Fu
proprio la percezione diffusa che i ricchi avessero imposto la loro
volontà a scapito dell’autonomia individuale a portare alla fine della
vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo in Inghilterra nel 1946.
Tuttavia, c’è chi potrebbe sostenere che è compito del governo adottare
misure rigide nell’interesse della salute pubblica. Le differenze negli
approcci dei paesi dell’UE riflettono quindi i diversi sistemi politici e
la loro volontà di prevalere sull’autonomia individuale per un maggiore
beneficio comune percepito.
Un indice
democratico dell’Economist Intelligence Unit, basato su 60 indicatori,
tra cui le libertà civili e i diritti umani, mostra che i paesi dell’UE
in cui la vaccinazione contro il morbillo è obbligatoria sono tutti
classificati come “democrazie imperfette”. Tra i paesi in cui la
vaccinazione non è obbligatoria, il 62% è stato classificato come
“democrazia completa”
E sarebbe bene ricordare un po' di storia, cioè che oggi in Italia l'obbligo vaccinale esiste perché Matteo Renzi volle farne un'arma politica contro il Movimento 5 Stelle in ascesa, non per altro.
Un teatro costruito su una vicenda marginale, come spesso capita in agosto.
La comunità scientifica
Una settimana di ferragosto in cui, come palline da ping pong, rimbalzavano su tutti i media italiani "scienza" e i suoi derivati: io scienzio, tu scienzi, egli antiscienza, essi comunità scientifica.
Bellavite protestava: non sono un no-vax, ma uno scienziato (si, ok...). Poi FNOMCeO (Associazione di ordini professionali), comunità scientifica, Società Italiana di Pediatria (associazione medica), comunità scientifica. Parisi, premio Nobel per la Fisica, comunità scientifica, anche se parla di sanità o medicina - ma quando si accetta il ruolo di uomo immagine dell'iperrealtà scientifica questo è. E poi i grandi classici: la lettera o la corrispondenza su una rivista internazionale, e anche questa volta chi scrive è italiano - i precedenti in tempi di COVID (BMJ) e all'epoca dell'obbligo vaccinale pediatrico (tante se ne videro tra 2017 e 2018). Lo schema è sempre lo stesso, lettera a Lancet o a Nature in inglese, sì, ma per parlare al dibattito italiano, anche perché per gli anglofoni la cosa non è che in generale sia quella più interessante del mondo. Tutto armamentario già usato per questioni di ben altro spessore.
Ci sarebbe una nota che riguarda entrambi i fronti e che cadrà nel nulla come un'inutile dettaglio: se si parla di pediatri di libera scelta, medici di base, medici clinici, direttori sanitari e ordini o associazioni di medici non si parla di scienziati ma di professionisti (e la medicina non è una scienza, nell'acronimo STEM, che comunque mischia scienze e tecnologia, è assente).
Le firme
Il Patto Trasversale per la Scienza si attiva e lancia una petizione su change.org, petizione che arriverà a 35.601 firme.
Anche PTS è stato etichettato come "comunità scientifica". ma da come me lo ricordo all'epoca conteneva oltre a medici e accademici dei semplici attivisti e aveva imbarcato tutto il peggiore trollame pro-scienza in giro per la rete italiana.
Ammesso e non concesso che le firme su change.org equivalgano a firme regolarmente autenticate, facciamo una banale considerazione quantitativa: per indire un referendum servono mezzo milione di firme, per una legge di iniziativa popolare ne servono 50.000. Con queste metriche si direbbe che i requisiti minimi non siano stati raggiunti, se si parlasse di iniziative politiche reali. Ma per quel che riguarda il sistema mediatico italiano a ferragosto il discorso è differente. Governo e ministro si dimostrano più deboli del Comitato Olimpico Australiano, che nel '24 fece muro davanti a 45.000 firme su change.org .
La politica
Le reazioni politiche erano facili da immaginare e ne danno conto Il Fatto Quotidiano e Open. La maggioranza di governo è compatta nella difesa dei due "dissidenti", con un'ovvia voce contraria, quella della senatrice Licia Ronzulli, che non è nuova a posizioni ortogonali alla linea di governo. Per esempio non molto tempo fa, forte del suo monumentale background scientifico di ex infermiera, così si pronunciava:
Chissà come avrà fatto la maggioranza degli altri paesi europei ad uscire dalla pandemia senza obbligo e senza green pass all'italiana, anzi, annullando le misure di contenimento, se le avevano, tra l'estate del '21 e i primi mesi del '22... grande, grandissimo mistero.
Poi ok, Boiron ha finanziato Bellavite, ma quanto a conflitto di interesse i pesi massimi non creavano problemi a nessuno, finché Andrea Capocci non ne ha scritto su Il Manifesto:
Emanuele Montomoli, professore di Igiene all’università di Siena e
massone (ragione per cui il centrodestra lo ha mollato in piena campagna
elettorale per la poltrona di sindaco di Siena nel 2023). Montomoli è
soprattutto fondatore, presidente e direttore scientifico della
VisMederi, società che fornisce servizi alle aziende farmaceutiche nel
settore dei vaccini, e consigliere di amministrazione della Sclavo
Vaccine Association, il cui principale partner privato è la
GlaxoSmithKline (Gsk). È il secondo produttore mondiale di vaccini per
quota di mercato (2024) dopo Pfizer e a Siena ha un impianto di
produzione e un centro di ricerca dedicati ai vaccini.
VisMederi e Sclavo sono anche parte dell’European Vaccine Hub,
un network di ricerca sui vaccini finanziato dall’Ue con 130 milioni di
euro di cui fa parte un’altra azienda produttrice di vaccini,
l’italiana ReiThera. In passato Montomoli è stato anche consulente della
Sanofi, quarto produttore mondiale di vaccini. Nel Nitag figura anche
Francesco Vitale, professore all’università di Palermo. Tra il 2022 e il
2024 ha ricevuto oltre 17mila euro da Gsk in cambio di «servizi e
consulenze», come attestano i report annuali sulla trasparenza pubblicati dall’azienda. La sua firma compare su numerosistudisponsorizzati dalla multinazionale, tutti favorevoli all’uso dei vaccini Gsk in Italia.
L’ABITUDINE di ricevere soldi da un’azienda per
scrivere su commissione un report su un suo vaccino non è rara. Non si è
tirato indietro il pediatra Alberto Villani del Policlinico Gemelli di
Roma, anche lui nel nuovo Nitag. Per la sua autorevolezza prese parte al
Comitato tecnico scientifico durante la pandemia. Villani ha svolto
consulenze per case farmaceutiche leader del settore: Sanofi, Pfizer,
AbbVie e ovviamente Gsk. Nel 2025 però ha anche scritto (non da solo) un
report
che propone che la scuola italiana promuova la vaccinazione
anti-influenzale nei bambini. Come riportato alla fine del report «tutti
gli autori hanno ricevuto un compenso da AstraZeneca», che ha anche
fornito assistenza editoriale per la redazione del rapporto.
Forse non è un caso che AstraZeneca produca il Fluenz, l’unico
vaccino anti-influenzale che si somministra con uno spray nasale,
indirizzato proprio alla fetta di mercato dei bambini sensibili alle
punture. Domenico Martinelli, professore all’università di Foggia,
appare nel libro paga della Sanofi per cifre tutto sommato modeste: appena 2.500 euro negli ultimi due anni. Ma è lui stesso, in una pubblicazione
scientifica del 2021, a dichiarare tra i conflitti di interesse l’aver
ricevuto compensi dalla solita Gsk e dalla Msd, altro colosso dei
vaccini.
Ma tutto a posto, del resto se si proibisse all'industria farmaceutica di sponsorizzare o finanziare società mediche la maggior parte di quelle italiane chiuderebbe bottega in un amen.