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domenica 19 maggio 2024

DI NUOVO: CUCINA, MELANZANE, ALCALOIDI, GLICOSIDI

Una corrente nord atlantica aveva sgranato sulle nostre teste un rosario di temporali che qualcuno aveva definito tempesta, conclusosi durante la notte. Sono sceso in strada una mezzora dopo l'alba per una camminata per il centro storico della città universitaria, semideserto. Nell'aria una condensa appena palpabile che a malapena si poteva definire drizzle faticava a bagnare qualsiasi cosa. Mi è venuto da pensare a quelle volte che da ragazzo mi sono fermato da queste parti, sulla via per altre destinazioni, e a quanto i luoghi siano cambiati da allora. Per contrasto sono affiorati alla mia mente i ricordi di altri viaggi, verso sud e verso oriente. Mi è tornata in mente la Turchia, oggi mutatissima rispetto a quel che era negli anni 80. E la cucina turca, dove la melanzana veniva declinata diversamente tra costa e interno. Nell'occidente del paese c'è l' Imàm baildi (l'Imam svenuto), melanzana fritta ripiena di cipolle, pomodoro e a volte peperone, ricotta nell'olio e perlopiù servita fredda. Nell'interno fritta e ripiena di macinato di agnello con cipolla, cotta al forno. E mi sono tornati in mente dei mezeleri accompagnati di raki sul lungomare di Bodrum, l'antica Alicarnasso, in vista del castello che fu del Cavalieri di Rodi, già Ospedalieri. 

I pensieri della passeggiata mattutina, rientrato a casa, hanno fatto sì che mi mettessi ai fornelli. In frigo avevo una melanzana e ho optato per un paté di melanzane, che in molti chiamano pesto. La melanzana tagliata a fette l'ho cotta per circa 40 minuti in forno a 200°C, in una teglia appena unta di olio di semi, per non farla attaccare. Una volta sfornate le ho trasferite in una ciotola dove ho aggiunto pecorino romano grattugiato, prezzemolo, aglio, olio di oliva.


 Ho passato il tutto con un frullino


Lasciatelo a temperatura ambiente per 6-8 ore, o in frigo durante la notte, prima di consumarlo.Il composto va bene per crostini, ma altri usi possono essere suggeriti dalla creatività di ciascuno (io lo sperimenterò come ripieno per cipolle al forno). 

La melanzana fa parte della famiglia delle solanacee, che comprende molti degli ortaggi più diffusi, tra l'altro. E contiene solacina, alcaloide presente nelle parti verdi della maggior parte dei vegetali della famiglia (incluse le patate, ma questo è un altro discorso). La Solacina è un glicoside composta da solatriosio (la parte a sinistra) e solanidina, l'aglicone (la parte a destra).

 


La solanidina è tossica: è un inibitore della colinesterasi e quindi può provocare sindromi neuromuscolari, insonnia, emicrania, vomito. Si ritiene che le solanacee tutte si siano evolute producendo glicosidi della solanidina come difesa (verso l'essere mangiate). Ma l'uomo ha sviluppato una certa resistenza alla tossina. Un certo livello di solanidina è presente nel sangue di quasi tutti. e non provoca alcun problema. In particolare nella malenzana la concentrazione di solacina è decisamente bassa.


giovedì 25 aprile 2024

FAVE, GLUCOSIDI E AGLICONI

Da dove vengo le fave (i baccelli) si mangiano fresche, assieme a pecorino, marzolino o baccellone, di solito con accompagnamento di vino rosso. Sono una cosa primaverile.

Le fave secche bollite e poi fatte a purè, di solito accompagnate ad erbe amare, sono invece una cosa adriatica, che inizia nelle Marche e finisce in Puglia, con qualche sconfinamento in Basilicata.

Una primavera che stenta a decollare, con minime di 3-4 gradi e massime di 13, e mi sono lasciato andare a una differente versione del purè di fave, giusto per pensare a luoghi più meridionali. Gli ingredienti venivano dall'Italia, tranne il rosmarino. In Italia ho in giardino una pianta più vecchia di me, ma a questo giro mi sono scordato di portarmene un po'. Ci sono ormai aromi diffusi in misura maggiore o minore ormai in tutta Europa (isole comprese). Il rosmarino è uno di questi. Gli altri sono alloro, timo e prezzemolo, tra i mediterranei, poi noce moscata, cannella e i non mediterranei curcuma, coriandolo, cumino.

Quindi il rosmarino lo ho comprato qui, proveniente di sicuro da un indeterminato paese mediterraneo: 15 grammi di cime di rosmarino per l'equivalente di un euro, il che farebbe 670 euro al chilo, pensate un po'. L'essenza di rosmarino contiene acido rosmarinico, acido carnosico e carnosolo e si ottiene perlopiù per estrazione con alcol etilico al 60%. Di solito in cucina si usa l'olio di oliva per estrearre i profumi della pianta, io ho scelto per questa volta di provare l'estrazione in acqua calda.

La preparazione è stata così eseguita: fave decorticate bollite assieme a rosmarino per 30 minuti, finendo con lasciare poca acqua. Con un frullatore a immersione ho otteneuto una purea abbastanza soda (se la volete più fluida lasciate più acqua). Solo a questo punto ho salato, pepato e mescolato accuratamente. In una padellina con tre cucchiai di olio EVO ho soffritto con uno spicchio d'aglio schiacciato tre fettine di pancetta. Ho trasferito il purè di fave in una scodella, ho disposto le fettine di pancetta e, scartato l'aglio, ci ho colato sopra l'olio di cottura della pancetta.

Per me molto soddisfacente. Per altri sarebbe letale. A causa di Vicina e Convicina.


Vicina

La vicina è un'alcaloide abbondante specialmente nei semi di Vicia Faba. Isolata per la prima volta nel 1870, la sua struttura venne elucidata solo nel 1953.

Divicina
La vicina in sé non è tossica, lo è il suo metabolita: quando ingerita il legame glicosidico viene idrolizzato dando l'aglicone divicina, e con la divicina le cose cambiano e molto. Una volta raggiunto il flusso sanguigno reagisce con l'ossigeno nei globuli rossi per dare perossido di idrogeno e anione superossido, che vengono ridotti da NADPH e glutatione. Il processo provoca un calo dei livelli di glutatione e NADPH nei globuli rossi che nella maggior parte dei soggetti non risulta problematico. Ma circa un 4% della popolazione è carente dell'enzima G6PD, cioè affetta da favismo, e non riesce a rigenerare abbastanza velocemente il glutatione: il risultato è un'anemia emolitica, E con la covincina le cose vanno più o meno allo stesso modo.

Quod aliis cibus est aliis fuat acre venenum, scrisse Lucrezio nel De Rerum Naturae... E aggiungerei che quello che per qualcuno è cura, prevenzione o terapia per una condizione per altri può essere deleterio.

domenica 8 ottobre 2023

BIRRA E RICORDI

Ricordo pub inglesi che non esistono più, i manifesti della seconda guerra mondiale alle pareti, la spillatura a pompa, un bull terrier legato di lato al bancone, posti dove si poteva scegliere tra 5 bitter e niente altro, la birra senza schiuma servita a temperatura ambiente.

Ricordo bar messicani sul mare in cui affiancavi un paio di Dos Equis (o tre) a un ceviche,

Ricordo le latte da una pinta di McEwans, l'inconfondibile amaro delle bionde tedesche alla spina e una Greenmantle in un pub di Edimburgo

Ricordo birre croate dal perlage finissimo, che accompagnavano capretto allo spiedo con contorno di cipolla tritata.

Non mi ricordo quando ho visto la prima bottiglia di birra con un tappo di sughero fermato da fil di ferro come quelli degli spumanti, ma mi ricordo che birra era: Abbaye de Bonne Espérance, da 75 cl.

Ricordo molte eccellenti birre artigianali italiane ma tra tutte una garfagnina, di farro, traditrice come poche (una media e non sei più in grado di guidare). 

Mi ricordo la mia prima APA, che accompagnò una cena veloce in un bar fiorentino. E la mia prima IPA, artigianale, molto agrumata e fruttata.

Ricordo la più antica birreria belga nel capoluogo del Limburgo, ma non mi ricordo quante erano le birre alla spina (12? 18?).

Ricordo una birreria artigianale in una città costiera nel nord della Norvegia.

Ricordo una pinta di Brewdog Punk IPA in un pub di Zurigo, nell'attesa tra un treno e l'altro.

Ricordo pub irlandesi affollatissimi che quando riuscivi ad avvicinarti al bancone ti chiedevano "Quante?" (sottinteso: pinte di Guinnes).

Ricordo la prima pinta di Maltsmiths presa nel pub dell'aeroporto di Stansted.

Ricordo un trasferimento non stop in treno da Killarney ad Arles, e ricordo che avendo pochi franchi in tasca alla Gare du Nord a Parigi cenai con una Stella Artois - e ricordo che sul treno notturno diretto a  Marsiglia ci eravamo stesi sui sedili per lungo, occupando un'intero scompartimento in due; ricordo i due giovani balcanici che obiettarono aggressivamente al proposito e ricordo come furono ridotti a miglior consiglio.

Poi gli posero davanti del pane, gli offrirono della birra,
ma Enkidu non assaggiò il pane né bevve la birra,
perché non sapeva di che si trattava.
La prostituta prese la parola e disse a Enkidu:
«Mangia il pane, Enkidu! Esso è adatto alla divinità.
Bevi la birra! Essa si addice alla regalità».

Enkidu allora mangiò il pane fino a sazietà,
e della birra bevve sette boccali finché il suo animo
si rallegrò, il cuore gioì e il volto gli si illuminò.
Cominciò a spargere d’acqua il corpo peloso,
l’unse con olio e divenne simile a un uomo.
Indossò un vestito e fu simile a uno sposo.

(Epopea di Gilgamesh)

Il pasto sacro a base di pane e vino ha qui evidenti radici, e in questo passo la prostituta è una prostituta/ierodula, Šamḫat , probabilmente una sacerdotessa di Inanna; Enkidu, spesso identificato con il mitico "uomo selvaggio", potrebbe anche essere l'immagine dell'uomo preneolitico, che "vive con gli animali" e non conosce pane e birra. Il nome di Enkidu significa "Creazione di Enki". Enki è il dio di tutte le acque e protettore di chiunque cerchi il suo aiuto. Enkidu sarà l'inseparabile compagno di Gilgamesh in tante delle sue avventure.

Pare che nella storia dell'umanità la birra arrivi assieme al pane, cioè quasi sicuramente prima del vino. I Sumeri avevano una matematica basata sul calcolo numerico in base 60 e conoscevano il teorema di Pitagora ben prima che gli fosse dato tale nome (http://progettomatematica.dm.unibo.it/NumeriAdditivi/sumeri.html). I Sumeri chiamarono la birra sikaru, che significava "pane liquido", e la prima testimonianza archeologica al riguardo risale al 3.100-2.700 A.C (https://en.wikipedia.org/wiki/Blau_Monuments ), il momumento Blau, che attesta un'offerta di birra alla dea Nin-Harra. Forse la prima testimonianza di una fermentazione preindustriale . I Sumeri avevano un altro nome per la birra di farro e calcolavano in birra il salario degli operai. Anche gli antichi Egizi birrificavano, facevano la birra con orzo e frumento e la aromatizzavano variamente, tipo con datteri e miele (pratica diffusa anche tra i Sumeri). In breve il passaggio neolitico-Età Antica produce tutto assieme: agricoltura, cereali, pane e birra.

Per quanto il luppolo fosse pianta nota e variamente usata nell'antichità occorre attendere l'alto medioevo per la sua introduzione nella produzione della birra. San Corbiniano di Frisinga, un altro monaco e vescovo franco (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/07/i-beati-e-la-belladonna.html), fondò un monastero a Freising e lo dotò di una birreria; nei pressi del monastero è stato attestato un orto di luppolo (https://www.giornaledellabirra.it/luppolo/archeologia-del-luppolo-una-storia-umana-lunga-oltre-3000-anni/). Questo farebbe datare l'introduzione del luppolo nella birrificazione all' VIII secolo dopo Cristo (nello stesso periodo nascono le birrerie dei monaci trappisti).

Dopo di che passiamo alla chimica

La maggior parte dei composti che forniscono l'aroma alle birre moderne provengono dal luppolo, o meglio dai suoi olii essenziali. In particolare gli alfa acidi (umulone, coumulone, adumulone, postumulone e preumulone i principali) durante il processo di birrificazione vengono isomerizzati, diventando più solubili nella soluzione idroalcolica e dando il maggior contributo all'amaro della birra. I beta acidi invece essendo poco solubili forniscono uno scarso contributo all'aroma della bevanda Gli alfa acidi hanno anche un'azione batteriostatica e contribuiscono alla conservazione della bevanda.

Umolone

Poi ci sono i terpeni. Il mircene, largamente diffuso nel mondo vegetale, oltre che nell'olio essenziale di luppolo è presente per esempio nel timo e nel cardamomo (e nella Cannabis Sativa).

Il carofillene lo troviamo invece anche nel mirto, nel rosmarino (e ancora nella Cannabis). E' un agonista del recettore dei cannabinoidi di tipo 2 (e ricordo che questo tipo di attività ha tra i suoi risultati rilassatezza e buon umore). Viene usato nell'industria alimentare come aroma.

Last but not least, gli esteri, primi responsabili del grado e del tipo di fruttatura della birra. La loro formazione avviene da alcoli e acidi presenti nel malto fermentato ancora grazie a composto presente nel luppolo, l'acetil coenzima A, che rende possibile al lievito la produzione di esteri nelle condizioni del processo. La quantità di esteri è bassa nelle bionde chiare e alta nelle rosse, nelle bitter, nelle ale, in generale nelle birre trappiste.

Ah, poi ovviamente c'è l'etanolo. La sua concentrazione finale dipende dalla quantità di zuccheri nel malto. Come i più sapranno si va dai circa 4° fino a molto più su: il record riguarda una birra di 67.5° (praticamente alcolica quanto un whisky cask strenght). A partire dal 2008 ci fu una gara alla birra più alcolica tra Schorschbock e Brewdog (produttore che rispetto moltissimo per la sua Punk IPA). Cominciò Schorschbock con una birra a 30°, Brewdog ribatté arrivando fino a 55° e la storia finì con Brewmasters che si inserì in testa con due birre, Armageddon (65°) e Snake Venom (67.5° https://www.hopt.it/magazine/beer-style/3/le-birre-piu-alcoliche-e-forti-mai-prodotte-al-mondo/88) .  Personalmente trovo molto più interessante l'invecchiatura in botti, pratica piuttosto diffusa tra i grandi produttori belgi ma anche tra le produzioni artigianali italiane, per esempio, e le botti possono essere ex whisky, ex rum o ex cognac. Suggestivo ( la gradazione è di solito tra gli 11° e i 12°).

E concludo con versi di Umbero Saba che mettono assieme pane e birra

Questo pane ha il sapore d'un ricordo,
mangiato in questa povera osteria,
dov'è più abbandonato e ingombro il porto.

E della birra mi godo l'amaro,
seduto del ritorno a mezza via,
in faccia ai monti annuvolati e al faro.

PS: Considerazione a margine: per quanto le tecniche genetiche di questi tempi siano di grande importanza nella paleoantropologia e anche anche nell'archeologia non dobbiamo scordarci della paleografia che, a differenza delle indagini più moderne, ci restituisce qualcosa di insostuibile: il senso umano, non catturabile da nessun set di cromosomi.

mercoledì 19 luglio 2023

I BEATI E LA BELLADONNA


Einhart (noto anche come Eginhard, latino Eginardus) fu direttore della Schola Palatina e consigliere di Lotario, primogenito di Ludovico il Pio. Ludovico gli conferì abbazie (Saint Waindrille, San Bavone di Gand, San Servais di Maastricht). Una breve nota su questi santi nordeuropei: Waindrille (Vandregisilo) fu un santo monaco franco del VII secolo. Bavone (Bavo di Ghent) altro franco del VII secolo, nobile di nascita, che dopo una gioventù dissoluta rigettò la vita materiale prendendo la tonsura. Servais (o Servatius, Serbatius o Aravatius, meglio noto come Servaas) fu un uomo di chiesa armeno del V secolo che finì per diventare il primo vescovo di quelle che oggi sono le Fiandre.

Tornando a Einhart, Ludovico il pio gli donò anche possedimenti nelle sue terre di origine, al confine tra Assia e Baviera. Einhart era entrato in possesso di alcune reliquie dei santi Marcellino e Pietro l'Esorcista.

Marcellino e Pietro erano stati martirizzati a Roma nel 304, durante le persecuzioni di Diocleziano. Una matrona romana a nome Lucilla ne aveva ricomposto le spoglie, seppellendole in una catacomba presso l'attuale Torpignattara. Qualche secolo dopo le loro reliquie furono quasi completamente trasferite oltralpe e alcune in qualche modo finirono nelle mani di Einhart, che nel 828 fondò sul Meno l'abbazia di Seligenstadt trasferendovi i resti -  da cui il nome del luogo, Seligenstadt sta per "città dei beati".

L'abbazia tutta, diventata benedettina, fu ampiamente rimaneggiata in epoca barocca. A quell'epoca si deve anche la risistemazione e l'espansione del chiostro in un giardino con alberi da frutta potati in modo da restare poco più che bonsai. Non so se il giardino dei semplici (https://it.wikipedia.org/wiki/Monastero#Architettura) esistesse nelle epoche precedenti, ma direi che sia leggittimo ipotizzarlo. Vederlo seguito e curato oggi mi ha fatto un certo effetto - il gran festival dei metaboliti secondari. Come portabandiera del giardino dei semplici scelgo questa


La Belladonna, dal significativo nome inglese Deadly Nightshade, è una fonte di alcaloidi tropanici. La classe di composti, vicini strutturalmente alla cocaina, comprende scopolamina, hyoscina e atropina, in particolare propria della Belladonna. 


Di base l'atropina è un antimuscarinico, quindi tra l'altro miorilassante (https://en.wikipedia.org/wiki/Muscarinic_antagonist) e in passato era usata anche in protocolli di rianimazione. Ma il complesso vegetale vede una serie di usi autorizzati: per dire, AIFA lo inserisce non solo tra gli antimuscarinici, ma anche tra gli antiemorroidali lenitivi. 

Nell'orto non poteva mancare la Digitale Purpurea, che grazie al suo contenuto di digitossina ha trovato da secoli impiego negli scompensi cardiaci.

E non poteva mancare una Vinca, in particolare una Vinca Minor. In questo caso credo che si tratti di un'aggiunta recente al giardino, perché il genus Vinca deve la sua fama principalmente al Catharanthus Roseu, membro africano della famiglia e sorgente più nota degli alcaloidi della Vinca, molti dei quali sono stati autorizzati da tempo come antitumorali (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3883245/).

Il giardino dei semplici dell'abbazia di Seligenstadt è ampiamente bordato di timo. Per me il timo selvatico è quello che dà l'aroma irresistibile alla zuppa, che in certe parti della Toscana viene chiamata minestra di pane. Ma il suo uso va ben oltre la cucina e ha radici antichissime. Per esempio gli egizi usavano l'olio essenziale di timo come uno degli ingredienti per gli unguenti dell'imbalsamazione. Azione antibatterica, quella del timo, dovuta principalmente al suo contenuto di timolo.

Non intendo dire che era già tutto lì, nel giardino dei semplici di Seligenstadt e di cento altre abbazie. Me ne guardo bene.

Ma guardano a questo giardino con gli occhi di oggi percepisco un alto grado di continuità. Se l'etnobotanica ha costituito un capitolo importante dello sviluppo farmaceutico moderno (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/il-serpente-e-la-tetrodotossina.html) la nostra stessa erboristeria, i nostri giardini dei semplici sono stati una delle fonti più importanti delle attuali farmacopee.

Verrebbe da fare un'ultima considerazione riguardo tutte le chiacchere su "naturale" e sintetico. Per fare un esempio, c'erano in circolazione antociani di sintesi molto più puri di quelli ottenuti per estrazione da vegetali. Mi vengono in mente anche tanti discorsi sulle "innaturali chemoterapie" che invece erano spesso a base di composti "naturalissimi" (alcaloidi della vinca, appunto, e tassani).

"Naturale" non è mai stato buono a priori. Guardate bene la foto dell'Atropa Belladonna: il cartellino ha un teschio con tibie incrociate - è una pianta velenosa (eppure utile). Ancora una volta mi viene da pensare che certe credenze - "naturale" vs "non naturale" - derivino principalmente dalla medicina di massa, cioè la medicina odierna, che quasi sempre ha solo vaghe cognizioni sui farmaci che usa e che è perlopiù  ispirata al principio "Fatto, avanti un altro". Una medicina spersonalizzata e impersonale, che come effetto collaterale produce individui sfiduciati o colti da da una cronica sindrome di rigetto nei confronti dei suoi metodi. Il problema principale è che sfiducia e rigetto trovano rifugio troppo spesso nella ciarlateneria. I fallimenti del sistema generano mostri, e l'unica risposta che il sistema pare conoscere sia lo stigma. Il risultato finale è una cancrena apparentemente incurabile.


mercoledì 1 febbraio 2023

MEDITERRANEO: SCORFANO, ALLORO, TERPENI

Cattiva fama, quella dello scorfano.  "Popo' di scorfano/a" in un certo territorio era  usato per commentare soggetti notevolmente brutti. Eppure senza scorfano un cacciucco non viene come si deve.

Marsiglia alcune affinità con Livorno le ha. E ha anche una zuppa di pesce "cugina" e molto nota. Con qualche differenza (aceto e peperoncino da una parte, finocchio dall'altra) .

Ma lascerei la parola a un marsigliese:


La Rascasse, poisson, certes, des plus vulgaires ;

Isolé sur un gril, on ne l'estime guère,

Mais dans la bouille-abaisse, aussitôt il répand

De merveilleux parfums d'où le succès dépend

La Rascasse, nourrie aux crevasses des syrtes,

Dans les golfes couverts de lauriers et de myrtes.

Ou devant un rocher garni de fleurs de thym,

Apporte leurs parfums aux tables du festin. 

(Joseph Méry 1797-1866)

Alloro, timo e mirto: mediterraneo. E alle volte, vivendo dove l'orizzonte marino è costituito dal Mare del Nord e dal nord Atlantico, scambierei haddock, merluzzo fresco, kipper e sgombro affumicato per un solo scorfano.


L'alloro ha un'essenza che è il gran festival dei terpeni: eucaliptolo, linealolo, terpinoli, acetato di terpenile, tuiene e pinene.
Il pinene: odore di pino, avete presente? L'alfa pinene viene emesso dalle conifere ed ha una serie di effetti: reagisce con "i radicali liberi" presenti nell'aria e con altri inquinanti (ossidi di azoto, ozono). "L'aria pulita dei boschi di pini" quindi non è una scemenza popolare. E' un terpene. I terpeni sono una classe di molecole molto abbondanti nel mondo vegetale, che ho sempre trovato interessante. E' un terpene il tujone, il componente psichedelico dell'assenzio che è' quindi strettamente collegato con l'anetolo, che terpene non è, il componente essenziale dell'anice verde. Penso ai terpeni e mi viene in mente la lattescenza verdastra di un Pernod allungato con acqua fredda, o di un ouzo o di un raki a cui sia stato riservato lo stesso trattamento. Il pinene ha una qualche attività sui recettori dei cannabinoidi? Ni. E' riconosciuta la sua stimolazione dei recettori GABAA (e quindi un'attività simile a quella delle benzodiapine, cioè calmante). Ed è stato usato per un potente agonista CB2, HU-308, che non è mai diventato un farmaco. Il pinene ha anche una moderata attività broncodilatatoria. Quindi se qualcuno trova rassicurante l'odore di pino (o quello di alloro) ci sono ottime ragioni.

Parlando di mediterraneo e terpeni mi vengono in mente le anisette mediterranee, come già detto, quelle da diluire con acqua ghiacciata... argomento estivo per eccellenza, per me, condito di ricordi - ouzo e tzatziki al tavolino di un bar al porto, a La Canea...) Bandito per più di un secolo, riemerso in sordina poi tornato una piccola moda, da un po' l'assenzio è diventato DOC (https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/silenzio-assenzio-39-unione-europea-riconosce-rsquo-etichetta-211818.htm - con la moda è arrivata una modalità di consumo giovanile davvero barbara: niente zucchero, niente acqua, uno shot liscio e amarissimo). Consiglio al riguardo la lettura di un vecchio articolo su Le Scienze, che all'epoca rimase ben impresso nella mia memoria (http://download.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1989_252_8.pdf). La neurotossicità dell'assenzio è stata attribuita al tujione, un terpene che agisce come GABA antagonista, ma la sua concentrazione nel distillato sarebbe troppo bassa per provocare questi effetti (mi verrebbe da dire che comunque essendo il tujione estremamente lipofilico, effetti di accumulo non sarebbero da scartare, da un punto di vista teorico). Per modalità di consumo prevalenti, l'assenzio è accorpabile alla vasta famiglia delle anisette mediterranee/medioorientali: in particolare Pernod, Ouzo, Raki (turco), Arak (medio oriente) prevedono il rituale consumo previa diluizione con acqua ghiacciata (e spesso accompagnamento di antipastini vari tipo insalata di polpo fatta con lo yogurt, filetti di acciuga marinati etc). La diluizione provoca il noto intorbidamento, dovuto alla formazione di un'emulsione da parte dei componenti degli olii essenziali (di anice e/o assenzio) insolubili in acqua. Nel caso del Pernod la colorazione verde, artificiale, fu introdotta per ricordare l'assenzio quando quest'ultimo distillato fu bandito. Ho sempre trovato le anisette più inebrianti rispetto ad altri distillati. Una faccenda di terpeni?

Ma torniamo all'alloro. Da dove vengo, fa spesso rima con la carne di maiale. Quindi per ritrovare aromi del territorio natio compro un filetto di maiale (le volte che lo trovo quello denominato "filetto corto",  che costa di meno) e un vino rosso da poco, un Nero D'Avola o un pinot sudafricano di quelli con il tappo a vite. Ammollo i fagioli bianchi secchi per almeno 8 ore e poi, scolati, li bollo con una cipolla e una carota grossa per poco più di un'ora. Dopodiché rosolo il filetto tagliato a pezzi in olio d'oliva con uno spicchio d'aglio. Quindi aggiungo mezza bottiglia di vino rosso, una foglia d'alloro e un paio di pomodori maturi a pezzi. Deve cuocere a fuoco basso, coperto, per almeno un'ora mezza.

A questo punto si aggiungono i fagioli, scolati, si sala, si pepa, e si cuoce per circa un'altra mezzora scoperto, fino ad evaporare quanto basta i liquidi.

Credo che questa sia una vecchia ricetta garfagnina, e probabilmente viene da qualche lontano congiunto con quelle origini, o da un quaderno scritto a mano o forse da un vecchio libro, roba del genere. La realizzazione è lunga, come quella della maggior parte degli stufati, ma alla fine c'è un inequivocabile "profumo di casa", mentre cuoce. Ovviamente l'alloro non lo compro qua, me lo porto da casa.

 

martedì 7 giugno 2022

ONCOLOGIA: IL RITORNO DELLE CAMPTOTECINE

 



Eh, mi ricordo bene l'entusiasmo sulle camptotecine di fine anni 90. La camptotecina, estratta dall'albero Camptotheca acuminata, fu indagata come antitumorale dal Dr. John Hartwell con il suo gruppo al Cancer Chemotherapy National Service Center nei primi anni 60. Negli anni novanta, sull'onda dell'entusiasmo per i tassani, si lavorò a modifiche al composto naturale (per renderlo più stabile in vivo), e tutto questo portò all'approvazione FDA di irinotecan nel 1997. E non fu un game changer (il principale problema delle camptotecine è la tossicità). Non lo è stato neppure topotecan, approvato da FDA nel 2007 (dosaggio per os).
Ma nel 2018 FDA produce una prima approvazione per trastuzumab-deruxtecan (
https://en.wikipedia.org/wiki/Trastuzumab_deruxtecan), come spesso accade indicandolo per pazienti che dopo diverse terapie presentano ricadute. Questo farmaco è un coniugato farmaco-anticorpo (ADC, Antibody-Drug-Conjugate https://www.facebook.com/.../a.197162982.../1996846423867568).
Di ACD abbiamo già parlato qualche volta: si tratta di un metodo per rendere più selettivi composti che da soli esibirebbero un'eccessiva tossicità.
Le novità di oggi riguardano il trial DESTINY-Breast04:
"I sottogruppi di cancro sono tipicamente definiti dai differenti recettori presenti sui tumori. HR-positivo/HER2-negativo, HR-negativo/HER2-positivo, HR-negativo/HER2-negativo o HR-positivo/HER2-positivo. Ma la Big Phatma (AZ, NdCS) e il suo partner (Daiichi Sankyo, NdCS)stanno tentando di allontanarsi da questo paradigma, testando Enhertu (trastuzumab-deruxtecan, NdCS) in un nuovo sottogruppo: basso HER2, tradizionalmente inquadrati come HER-negativo e che quindi non sarebbe stato potuto trattare con questo farmaco (approvato per HER-positivo, NdCS).
In più di 500 pazienti i tumori trattati con Enhertu non sono cresciuti per 10 mesi, rispetto ai poco più di 5 mesi dei tumori trattati con chemio standard. La sopravvivenza complessiva nel gruppo Enhertu è stata circa due anni, significatimente più alta dei circa 16 mesi del gruppo trattato con chemio standard." (https://endpts.com/asco22-enhertu-blows-chemotherapy-out.../)
Un passo dopo l'altro si va avanti.

venerdì 11 marzo 2022

LA CHIMICA DI PROCESSO CHE FECE LA STORIA: IL PROCESSO MERCK PER CORTISONE DA ACIDO DEOSSICOLICO

 
I corticosteroidi con COVID19 hanno ritrovato un'incredibile popolarità. Un occasione per guardare indietro alla "nascita" del cortisone.
Non era infrequente, prima degli anni 90 dello scorso secolo, che a un farmaco corrispondesse il nome di chi lo aveva scoperto. Tutti associano il nome di Fleming alla penicillina, per fare l'esempio più classico, ma altri nomi non mancano, da Sir James Black (https://www.facebook.com/chimicoscettico.blogspot/posts/2143007012584841) a Stewart Adams (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../lallegra...), che sperimentò su se stesso l'ibuprofene come rimedio al doposbronza (https://www.smithsonianmag.com/.../inventor-ibuprofen.../).
Si tratta invariabilmente di chimici medicinali, per usare il termine moderno, gli inventori o scopritori del farmaco. Quanto a produrlo, il farmaco, non interessa a nessuno chi abbia lavorato allo sviluppo del processo industriale che lo ha reso disponibile ai pazienti. Con un'unica notevole eccezione, almeno in USA: Max Tishler, che fu alla guida del gruppo che a Merck produsse i primi batch di cortisone destinati ai trial clinici.
"La prima semisintesi del cortisone di Sarette fu il culmine di uno sforzo della chimica globale. Questo lavoro rese possibile eseguire la conversione in 37 passaggi dell'acido deossicolico in cortisone che rese possibili i trial clinici, lavoro svolto al dipartimento di ricerca sui processi a Merck, sotto la guida di Max Tishler.
Nonostante l'enormità del progetto e il fatto che nessuno dei due analoghi più stretti del cortisone esibisse attività biologica interessante, Merck scelse di imbarcarsi in questa sfida sintetica. I risultati clinici, riportati nel 1949, assieme alla complessità della semisintesi, stimolarono una ricerca altamente innovativa per nuove sintesi del cortisone" (https://www.sciencedirect.com/.../abs/pii/0039128X9290012X).
E tutto questo con i metodi analitici disponibili a quei tempi: niente NMR, niente IR, niente HPLC, niente spettrometria di massa. Stiamo parlando di quell'età dell'oro della chimica organica che vide le gesta di Robert Burns Woodward (https://www.facebook.com/chimicoscettico.blogspot/posts/2136542836564592), un'età in cui l'aspetto concettuale della disciplina era tutto. Ma meglio lasciar spiegare questo direttamente a Max Tishler:
"Ebbene, a quei tempi, come saprete, la determinazione di una struttura era una faccenda assai diversa - talmente diversa che i giovani di oggi non hanno idea di come venisse fatta. Eppure tutta quella importante ricerca chimica fu fatta con metodi che oggi sono desueti. Oggi abbiamo strumenti molto migliori. Metodi spettroscopici: NMR, IR e spettrometria di massa hanno cambiato completamente la chimica. E' incredibile come allora ottenevamo informazioni per via deduttiva. Grazie all'applicazione di logica e deduzione eravamo in grado di stabilire le strutture. E la maggior parte delle volte avevamo ragione. Al riguardo non c'è dubbio, abbiamo costruito la chimica organica in questo modo".
Per chi volesse approfondire consiglio la biografia di Tishler su Organic Syntheses (http://www.orgsyn.org/content/pdfs/bios/tishler.pdf) e "The Merck Bile Acid Cortisone Process: The Next-to-Last Word" di Seemon H. Pines, che con Tishler lavorò a Merck, per me uno degli articoli indimenticabili su Organic Process Research and Development (https://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/op030050z#)

lunedì 14 giugno 2021

L'HEURE VERTE, UNA FACCENDA DI TERPENI

(agosto 2019)

(Le anisette mediterranee, quelle da diluire con acqua ghiacciata... argomento estivo per eccellenza, per me, condito di ricordi - ouzo e tzatziki al tavolino di un bar al porto, a La Canea...)

Bandito per più di un secolo, riemerso in sordina poi tornato una piccola moda, ora l'assenzio diventa DOC (https://www.dagospia.com/.../silenzio-assenzio-39-unione...
- con la moda è arrivata una modalità di consumo giovanile davvero barbara: niente zucchero, niente acqua, uno shot liscio e amarissimo).
Consiglio al riguardo la lettura di un vecchio articolo su Le Scienze, che all'epoca rimase ben impresso nella mia memoria (http://download.kataweb.it/.../esp.../scienze/1989_252_8.pdf). La neurotossicità dell'assenzio è stata attribuita al tujione, un terpene che agisce come GABA antagonista, ma la sua concentrazione nel distillato sarebbe troppo bassa per provocare questi effetti (mi verrebbe da dire che comunque essendo il tujione estremamente lipofilico, effetti di accumulo non sarebbero da scartare, da un punto di vista teorico).
Per modalità di consumo prevalenti, l'assenzio è accorpabile alla vasta famiglia delle anisette mediterranee/medioorientali: in particolare Pernod, Ouzo, Raki (turco), Arak (medio oriente) prevedono il rituale consumo previa diluizione con acqua ghiacciata (e spesso accompagnamento di antipastini vari tipo insalata di polpo fatta con lo yogurt, filetti di acciuga marinati etc). La diluizione provoca il noto intorbidamento, dovuto alla formazione di un'emulsione da parte dei componenti degli olii essenziali (di anice e/o assenzio) insolubili in acqua. Nel caso del Pernod la colorazione verde, artificiale, fu introdotta per ricordare l'assenzio quando quest'ultimo distillato fu bandito.
Ho sempre trovato le anisette più inebrianti rispetto ad altri distillati. Una faccenda di terpeni?

domenica 13 giugno 2021

RUM, ROSE E CHETONI

 

“Fifteen men on the dead man’s chest — Yo-ho-ho, and a bottle of rum! Drink and the devil had done for the rest — Yo-ho-ho, and a bottle of rum!”

Se c'è un distillato legato a doppio filo alla storia dell'Inghilterra e della sua marina, civile e militare, questo è il rum. Fino alla fine del 700 era il distillato che andava per la maggiore sul mare ed è stato tra i protagonisti del contrabbando. Il legno francese assaltato da Robert Burns nel 1792 probabilmente trasportava brandy francese e rum (https://www.youtube.com/watch?v=yYjmPq31fAw) https://whiskymag.com/story/the-deils-awa-wi-th-exciseman
Quello che vedete nell'immagine è il beta-damascenone. E' uno dei cosiddetti chetoni delle rose, e il beta in particolare è il maggior responsabile del profumo di questi fiori. Ma il beta-damascenone è anche uno dei composti tipici del bourbon e del rum.
C'è una corrente di pensiero (probabilmente di pensiero astemio) che liquida la faccenda dei distillati dicendo che le distinzioni tra l'uno e l'altro sono futili, in quanto sono tutte miscele idroalcoliche a concentrazione variabile diverse quanto a concentrazione di impurezze che valgono per meno dell'1%.
Ma i nostri recettori dell'olfatto e del gusto hanno un funzionamento particolare, e per alcuni specifici composti danno risposte forti anche con concentrazioni picomolari.
Quindi quello che quantitativamente è trascurabile sensorialmente non lo è, affatto. Sono queste impurezze che ci fanno distinguere tra whisky e rum (e addirittura tra tequila e mezcal, o tra cognac e armagnac). Nel whisky sentiamo il malto, nel rum sentiamo... boh, la melassa?
"'E' sempre bene chiarire che i superalcolici sono miscele molto complesse di composti. Col solo mescolare il piccolo numero dei composti qua menzionati non non si andrebbe neanche vicino all'aroma del rum; molti altri composti forniscono un contributo, per quanto piccolo possa essere, è la somma della miriade dei componenti che dà al rum il suo aroma e il suo sapore."

martedì 1 giugno 2021

ANTOCIANI E CACCIAGIONE




(visto che una delle conseguenze delle riaperture è stata una ripresa di entusiasmo per l'andare a pranzo o a cena fuori...)
Rosso, porpora, azzurro e blu: abbondanti nel mondo vegetale, derivano da concentrazioni variabili di antociani e specialmente antocianidine. Pelargonidina e delfinidina prendono il loro nome da fiori (geranio e delphinium), e sono rispettivamente caratteristiche di frutti e fiori rossi e blu (quindi tra l'altro uva, fragole e tutti i frutti di bosco classici).
Di base sono derivati del catione flavilio (con un formale O+ sull'anello, stabilizzato dalla coniugazione dei legami). In generale le antocianidine hanno un colore rosso più o meno intenso (anche molto intenso, fino al porpora scurissimo) a pH bassi, e sono tutte blu (più o meno scuro) a pH alcalini. Il colore a pH neutro varia dal rosso al blu a seconda dei composti. E per questo l'estratto di cavolo rosso e soprattutto l'estratto idroalcolico di mirtilli funzionano da indicatori "naturali".
Come tutti gli altri antociani funzionano da antiossidanti, e non solo: estratti ad alto contenuto di antociani e flavonoidi sono stati usati per le condizioni più diverse, dai problemi di circolazione periferica alle infiammazioni di vie urinarie e dintorni.
Ma il carattere antiossidante degli antociani ha fatto sì che trovassero uso nella conservazione del cibo. I nativi americani delle grandi praterie crearono il pemmican, un impasto di carne essiccata di bisonte, cervo o alce e frutti di bosco (mirtilli, lamponi). Questo preparato a lunghissima conservazione ebbe fortuna tra 800 e prima metà del 900, quando in area anglosassone fu sostituito alle altri carni il manzo essiccato. Usato come vettovaglia da chi viaggiava o esplorava le regioni artiche, arrivò anche in Italia con gli aiuti alimentari che le truppe americane distribuivano nei territori liberati (assieme a latte condensato, cioccolato e burro di arachidi, tra l'altro).
Per qualche ragione dalle Alpi in su antociani e carne di cervide fanno coppia fissa: cervo e soprattutto capriolo con mirtilli, daino con lamponi.
Per quel che mi riguarda la cacciagione è sempre stata faccenda di ginepro o dolce e forte, ma questa è un'altra storia...

 

mercoledì 16 settembre 2020

UN'EPISODIO DI GIORNALISMO INDEGNO? NON DIREI


https://www.raiplay.it/video/2020/09/Presa-Diretta---Sars-CoV-2-identikit-di-un-killer-466d5ae5-4f7c-4357-b124-aba6bb0d2c82.html



Fermo restando che l'ipotesi più semplice (lo spillover) resta quella più probabile, IMHO, continuano a mancare le prove.
Lo ricordavano su Nature (https://www.nature.com/articles/d41586-020-01989-z): l' "animale 0" resta ignoto. Il pangolino è stato scagionato e non si riesce a trovarlo.
Lasciamo perdere le scemenze sull'ibrido con HIV (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/02/coronavirus-hiv-guerra-biologica.html) tanto care a Montagnier, che in età avanzata ha sviluppato uno sviscerato amore per le idiozie.
Virus di sintesi? Bah. 
Questa storia del virus di sintesi viene fuori ogni tre per due (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/se-si-chiama-pippo-sicuramente-e-pluto.html). La pandemia creata in provetta è una storia che "tira", divide, fa casino.
Alle volte si ricicla il già fatto, altre come in questo caso si produce materiale nuovo: l'articolo di Li Meng Lian prontamente sparito/ritirato. A prescindere dal fatto che, ascoltando le voci competenti (non quella del "giornalista esperto") nella puntata di Presa Diretta pare che la "smokin gun" sia una chimera (e quindi l'articolo di Li Meng Lian presentava come prove evidenze che prove non erano), la dottoressa gioca in una precisa squadra:

La faccenda "di sintesi" o "naturale" è uno splendido attrezzo di distrazione di massa. Il punto non è quello, il punto è la compliance BSL-4 del laboratorio di Wuhan.
Già, se il famoso anello mancante fosse un animale da laboratorio?
Sulla solidità del BSL-4 cinese non ci scommette nessuno.
Il tutto ha il solito risvolto geopolitico.
Fin da gennaio l'OMS (dove il peso cinese è "leggermente" sproporzionato https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/06/oms-la-cina-associated-press-e-quel-che.html) si è sbracciata per eliminare la connotazione cinese di SARS-CoV-2 (politica caldamente abbracciata da quelli che all'epoca "il problema è il razzismo"). I sospetti sul laboratorio di Wuhan rimettono in ballo il "virus cinese", e questo è inaccettabile in primis per la Cina.
Virus sintetico o no, il servizio di Presa Diretta testimonia la mancanza di trasparenza, la sistematica opacità cinese proprio su questi temi, che sono di rilevanza globale. Ed è questo il punto.


martedì 18 agosto 2020

I CASI INFINITAMENTE CRESCENTI, IL POLITICALLY CORRECT


1 - COME LE PIGNE VERDI
 
 
Dure da morire.
Le epidemie a casi infinitamente crescenti non esistono, e questa immagine, nota come "The hammer", questo suggerisce: casi infinitamente crescenti.
NB: è chiaro che la curva "business as usual" a un certo punto sparisce e non si sa se ci sarà un flesso un massimo o cosa (e ci sarebbero di sicuro).
E' il messaggio che lancia che è terroristico, paternalistico, assolutamente irricevibile.
Ripetiamo: non è dato fenomeno epidemico a infetti infinitamente crescenti, non è così che funziona, non succede (e non semplicemente perché il serbatoio di esseri umani da infettare è finito https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/09/il-calo-della-morbilita-per-il-morbillo.html).
E' stata la questione dietro tutti i modelli esponenziali e logistici visti tra marzo e aprile: pure se fittavano anche decentemente i dati per un limitato periodo di tempo (poi sballavano, perché si era raggiunto il flesso della campana epidemica o si era superato il suo massimo), la dinamica descritta da quella matematica non aveva senso, non era quella di un fenomeno epidemico reale.
Kermack e McKendrick (1927), talmente vecchi e superati che si continua a rielaborare il loro modello pure oggi, produssero un modello che non prevedeva, ma descriveva: descriveva le dinamiche fondamentali del fenomeno.
Ho perso il conto di quanti , in tre anni, mi hanno detto che loro e Robert May erano roba superata: e tutta questa bella gente (testacce di legno irredimibili) poi magari stava a condividere in aprile modelli basati sull'equazione logistica, introdotta da Pierre François Verhulst con una serie di tre articoli tra 1838 e 1847.
E che dire della curva di Gompertz, che è stata usata (a sproposito) per fittare i casi COVID cumulati (https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0236860)? Presentata per la prima volta da Benjamin Gompertz (1779–1865) in un articolo pubblicato il 16 giugno 1825.
Troppa gente ciancia di scienza (e pseudoscienza) a casaccio, senza averne idea e senza preoccuparsi di conoscerne la storia, anche quando per la posizione che occupa sarebbe tenuta a conoscerle bene, queste cose, e ci si aspetterebbe che una mezza idea di cosa siano le scienze e come funzionano dovrebbe averla.
 
2-IL SENSO DEL POLITICALLY CORRECT PER IL COVID

... non esiste. Specialmente per la sua variante figa, che faceva sfoggio di analogie storiche che analoghe non erano e per cui ai primi di febbraio 2020 il vero problema erano nell'ordine il razzismo e l'opposizione italiana (quando arrivi a credere che il problema di un paese non sia il suo governo ma la sua opposizione, beh, sei bello che andato: so long, hasta luego, mandaci una cartolina dai fantastici luoghi verso cui stai veleggiando). Lo stigma sociale lo abbiamo visto, sì. Ma non dei confronti dell'asiatico, bensì verso i runners senza mascherina anche quando correvano su spiagge deserte.

Se campi abbastanza ne vedi di tutte... da chi tifava Vesuvio a chi, in tempi recenti e recentissimi, tifava virus.
Nell'estate 2017 c'era chi tifava morbillo. Forte dei suoi modelli art attack ( https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/modelli-art-attack-numeri-al-lotto-e.html) o di output di programmi usati in modo poco più evoluto diceva "vedrete, vedrete alla riapertura delle scuole". E alla riapertura delle scuole non successe niente.
E nell'estate del 2018? Visto che quella di turno nella sequenza in corso di pessimi ministri della salute pareva volesse metter mano all'obbligo vaccinale, il virologo più famoso della rete tuonò che eventuali morti di morbillo sarebbero stati una sua diretta responsabilità (e di morbillo non si è più parlato).
Due anni dopo anche diversi di quelli che fieramente osteggiavano il virologus maximus si ritrovano a tifare COVID, a tifare lockdown e a distribuire patenti di responsabilità morale (indovinate a chi).
Solo gli stupidi non cambiano idea, giusto?
E quindi... e quindi è toccato vedere per alcuni giorni #lockdown in tendenza su twitter. Roba da chiodi.
 
 
 
E molti si sono impegnati all'inverosimile per dimostrare che "E' vero, ci siamo, arriva!" (la seconda ondata). La masturbazione estrema del dato, come tutte le pratiche sessuali, a parer mio dovrebbe rimanere una cosa privata, da non ostentare in pubblico.

In breve, il senso di costoro per dati e tendenze... beh, non c'è, come non c'è mai stato. Infatti...
Infatti dopo ferragosto che è successo?
Molto poco.
La curva rispetto a giugno, e a luglio, esibisce una leggera tendenza alla risalita, in linea con quel che succede in Germania e Austria, e questo in un momento di massimo degli spostamenti rispetto a marzo. Poi c'è la situazione clinica, che è un altro discorso (e che non desta preoccupazioni). Quindi l'apocalisse e lo stracitato lockdown 2 sono rimandati.

Magari la seconda ondata arriverà, coi primi freddi oppure prima. Ma non ora, né fra una settimana, e probabilmente neanche tra due o tre. E un incremento di numeri nelle terapie intensive probabilmente niente avrà a che fare con la riapertura delle scuole, che dovrebbe essere un ritorno a una vigile normalità, e non la pagliacciata che si va profilando. Vigile normalità: quel che non si fece tra gennaio e febbraio e che invece viene fatto oggi, quanto bene è difficile da dire: controlli in ingresso, test, trace (sul treat si apre un capitolo a parte: come vengono trattati oggi i pazienti ricoverati in intensiva?).

C'è quindi chi parla in modo pretestuoso di responsabilità morali. Io invece ricordo responsabilità politiche pesanti come macigni.
Quella di chi disse "Siamo pronti!", e pronti non eravamo.
Quella di chi si produsse in una sequela di circolari ministeriali inadeguate e contradditorie.
Quella di quanti ritardarono la zona rossa nella bergamasca, tra governo e regione.
Quella di chi non forniva ai sanitari DPI, o li forniva non certificati (e i risultati si sono visti).
Quella di chi ritardava l'uso delle migliori opzioni terapeutiche (in nome del risparmio sanitario, anche se non lo dicevano).
Quella che per molti è roba da dimenticare, nel nome dell'eroico sforzo del personale medico e della stabilità del governo dell'emergenza permanente.

Ah, cosa c'è di più evidente per stabilire un "ritorno alla normalità" del rispuntare de "Il problema è il razzismo"? Stakeholders del settore accoglienza si sbracciano sulla stampa (https://www.internazionale.it/notizie/2020/07/29/migranti-covid-19-lampedusa-sicilia) e dall'altra parte risponde uno squillo (https://www.scienzainrete.it/articolo/covid-19-pericolo-migranti/giuseppe-costa-guido-giustetto-paolo-vineis/2020-08-05?fbclid=IwAR3BdZQfcGGlEZElxI_jjB4imEMkRgU4VcgDqtj2TotUgZgCk5kNnhfnGtQ).
Impeccabile il commento di Gianni Rezza, nell'immagine.
 
 

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...