mercoledì 30 settembre 2020

COVID, IL-6/JAK E TRIAL CLINICI

 


La mia impressione è che quando si parla di trial per trattamenti contro COVID ci sia un problema di fondo: difficile arruolare gruppi omogenei di pazienti su cui un trattamento standardizzato produca effetti netti e statisticamente significativi. O se volete, difficile individuare un regime standardizzato che produca effetti netti e statisticamente significativi nella eterogenea popolazione dei pazienti COVID ospedalizzati.
Non riesco a spiegarmi altrimenti le vicende di tocilizumab: nel trial COVACTA non riesce a raggiungere gli endpoint, nel trial EMPACTA invece sì (https://www.fiercepharma.com/pharma/roche-s-actemra-helps-covid-19-patients-stay-away-from-ventilation-despite-earlier-trial), anche se i risultati non sono eclatanti.
Gli esiti di COVACTA e il fallimento di sarilumab mettevano in dubbio la prevalenza dell'asse IL-6/JAK/STAT nella patologia dei pazienti COVID gravi.
Per quello che può contare la mia opinione, era ancora presto per cestinare l'ipotesi (il quadro complessivo era ancora troppo concordante, per farlo).
Ora non solo i risultati di EMPACTA cambiano la prospettiva, ma soprattutto il trial NIAID baricitinib/remdesivir ha cominciato a fornire dati, e vengono annunciati risultati positivi (decisamente positivi): l'endpoint primario era una riduzione del tempo di guarigione rispetto al solo remdesivir, e si annuncia che è stato raggiunto (vedremo poi i dati, di cui si annuncia la pubblicazione https://investor.lilly.com/news-releases/news-release-details/baricitinib-combination-remdesivir-reduces-time-recovery).
Baricitinib, per chi non si ricorda le puntate precedenti, è uno dei due inibitori JAK che sono stati usati su pazienti COVID gravi (l'altro è ruxolitinib).
Mi ricordo di quando a marzo persona informata dei fatti mi passava alcuni casi, e in uno con la combinazione baricitinib/remdesivir era stato ripreso per i capelli un paziente gravissimo destinato a morte certa.
Quindi le prospettive sul fronte trattamenti continuano a migliorare (e l'ipotesi della prevalenza dell'asse IL-6/JAK/STAT regge).
Che poi in Europa questi trattamenti diventino disponibili, come abbiamo visto, è tutto un altro paio di maniche.
(Ah, sui giornali avete letto che nell'Università Z di Cessolandia in vitro hanno visto che la zampa di lucertola funziona contro COVID? Mi interessa poco. Chiedetevi semmai perché non c'era questo).

lunedì 28 settembre 2020

CHE FINE HA FATTO SOLIDARIETA'?

Ve lo ricordate SOLIDARITY, il trial OMS?
E' sparito dalla scena, a quanto pare.
I bracci erano:
Idrossiclorochina
Lopinavir/Ritonavir
Lopinavir/Ritonavir + interferone
Remdesivir

Idrossiclorochina è stato sospeso a giugno, per evidente mancanza di benefici, ma solo nei pazienti ospedalizzati. Continuano a sperare nei non ospedalizzati?
Lopinavir/Ritonavir è stato sospeso a luglio, anche qua evidente mancanza di benifici.
Silenzio tombale su Lopinavir-interferone e remdesivir.

 
Se idrossiclorochina un razionale, andando a cercare bene, lo poteva avere (IL-6), Lopinavir è stata la vicenda più allucinante che io abbia mai visto. Centinaia di migliaia di pazienti dosati, senza risultati, perché uno studio osservazionale su un piccolo campione ai tempi della SARS aveva rilevato possibili benefici.
Quando il virus è stato isolato, a febbraio, i valori dell'attività in vitro di lopinavir erano tali da farlo immediatamente scartare. E invece si è continuato per mesi e a quanto pare si continua ancora, in combinazione con l'interferone (a quanto pare la comunità medica internazionale nel rational drug development non ci crede neanche un po').
Davanti a questo incredibile fuoco di fila più d'uno si è chiesto di quanto tempo abbiamo accelerato la comparsa di ceppi di HIV resistenti a lopinavir (cose che possono succedere, di solito, quando cominci a usare grandi quantità di antiinfettivi a gonadi di loppide maschio). Già perché Lopinavir è un AntiRetroVirale usato contro HIV. Ricordo che in aprile Magrini, direttore di AIFA, voleva farlo prescrivere dai medici di base ai malati covid a casa, Lopinavir (e già eravamo un pezzo avanti, quanto a cognizioni su strumenti terapeutici vecchi e nuovi).
Per carità, in primavera in tutto il mondo spuntavano medici che trattavano pazienti a casaccio con laqualunque. Ma lopinavir è stata una cosa istituzionale e perlopiù propria delle istituzioni mediche (ancora a fine aprile figurava nei protocolli della SIMIT).

Ho scritto che questa pandemia ha visto sforzi e risultati inimmaginabili in tre-quattro mesi da parte della ricerca farmaceutica (e medica). Ma sono stati fenomeni, per quanto rilevanti, minoritari. La maggioranza stolidamente e cieca alle evidenze andava a lopinavir.
Probabilmente c'è chi pensa che questo episodio non costituisca un problema. Lopinavir costa poco, provarci comunque era doveroso (è così che si ragiona).

domenica 27 settembre 2020

DOVE LA SCIENZA FINISCE, INIZIA LA FANTASCIENZA (E IL GROTTESCO SELVAGGIO)

 

https://www.leggo.it/sanita/covid_virus_mutato_resiste_mascherine_distanziamento_lavaggio_mani_24_settembre_2020-5482758.html

Da non crederci. Vero che la metapandemia della comunicazione ci ha offerto di tutto, finanche il virus che viaggiava da nazione a nazione con lo spirar dei venti. Ma qua siamo un pezzo avanti.

Eh, il virus che muta... mutazioni sintetiche che non sopravvivono nel tempo, mutazioni che lo hanno reso innocuo, mutazioni così e mutazioni cosà e ora... 

E ora è definitivo: il virus acquisirà il gene del teletrasporto:

https://www.tpi.it/esteri/coronavirus-la-mutazione-resiste-a-mascherine-distanziamento-e-lavaggio-delle-mani-20200925671490/

Che la prima vittima della pandemia fosse stato il buonsenso s'era capito da gennaio. Oggi siamo al puro delirio, e impazza sui grandi media.


venerdì 25 settembre 2020

LA PROPAGANDA POLITICO-SANITARIA

 
E c'è chi dice che nessuno parla seriamente di un un nuovo lockdown...
TG2 Post fornisce un rapido quadro degli orientamenti, sia medici che nella "comunicazione della pandemia".

La seconda ondata è gia qui (dove? boh).
Un nuovo lockdown è inevitabile (!)
La mascherina all'aperto, sempre (!)
Vaccino antiinfluenzale per consentire la diagnosi differenziale (ma basta! https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/04/e-perche-non-lantiebola.html)
Non esistono trattamenti specifici per il COVID, occorre aspettare il vaccino (!)

Strumenti terapeutici: "abbiamo soltanto santo cortisone, remdesivir ha un costo proibitivo ed è stato approvato grazie ad una forte pressione sull'agenzia regolatoria americana perché siamo in campagna elettorale in quel paese, non ci troviamo davanti a un farmaco che realmente cambia la storia della malattia" (Ippolito - le pressioni del perfido Trump devono essere arrivate fino a EMA costringendola a concedere una CMA, evidentemente)

(Richeldi fondamentalmente equilibrato, il resto bah)

A parte che semmai è desametasone, che funziona, e non cortisone (e NON SONO LA STESSA COSA), è chiaro che non si vuole assolutamente spendere 2000 euro di remdesivir per ogni ospedalizzato per COVID (piuttosto crepino velocemente, così sgomberano i posti in intensiva?).

Questa è l'informazione che si sta facendo, e qualcuno si impunta a dire che chi dipinge un quadro un po' diverso è polarizzante?
Questa non è comunicazione medico-scientifica. E' ideologia e propaganda.

http://www.tg2.rai.it/dl/tg2/rubriche/PublishingBlock-8a6d96c0-2f11-41ec-8539-042bbf407d1e.html

giovedì 24 settembre 2020

SEGUIRE LA SCIENZA? UN NONSENSO

 Mi ricordo un idiota fatto e rifinito che su twitter mi rispose "La scienza, devi seguire. Segnatelo" (classico esempio di sinistrese demarxistizzato). "Segui la scienza" di solito lo dice chi di scienze non ha mai capito una mazza, però lo urlano forte. Sabine Hossenfelder in questo video, giustamente energico, mette i puntini sulle i. Ne traduco il brano iniziale


"Oggi voglio dirvi perché ho dovuto smettere di leggere news sulla scienza del clima, perché mi fanno arrabbiare. Ogni singola volta. Questi left-wing do-gooders sono così fottutamente stupidi da trarre le proprie conclusioni, così non è abbastanza venirmi a dire qual è la correlazione tra un uragano, la sua intensità e l'umidità dell'aria, no, devono anche dirmi che, quindi, dovrei fare una donazione per salvare gli orsi polari.
C'è questo implicito collegamento: la Scienza dice questo, quindi tu devi fare quest'altro.
Segui la scienza, smetti di prendere aerei.
Segui la scienza, diventa vegano.
Segui la scienza e incollati a un bus, perché sicuramente questa è la logica conclusione da trarre dall'osservato indebolimento della circolazione atlantica meridionale.
Quando ero giovane abbiamo imparato che la scienza non dice niente riguardo a quello che dovremmo fare. Cosa dovremmo fare è questione di opinioni, la scienza è questione di fatti.
La scienza ci dice in che situazione siamo e quali sono le probabili conseguenze delle nostre azioni. Ma non ci dice quel che dobbiamo o non dobbiamo fare."


martedì 22 settembre 2020

PANDEMIC SHOW



Di numeri e corpi, si direbbe.
Interessante pezzo di Francesca Capelli su PDO. Leggendolo mi è parso che alla fine la famosa premessa di Guy Debord si sia finalmente realizzata in toto:
"L'intera vita delle società, in cui dominano le moderne condizioni di produzione, si annuncia come un immenso accumulo di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione." (La società dello spettacolo).
Come nei "migliori tempi" della campagna di vaccine advocacy del 2017, il disease mongering ha riempito i media e la rete, con pazienti intubati, volti mascherinati, volti scavati da occhiali e maschera, in parallelo ai numeri (positivi, ricoveri, terapie intensive). Il morbillo 2017 come grande prova generale.
Ironico che la memoria della rete, quanto a spettacolarizzazione del virus, ci ricordi che a gennaio era un cavallo di battaglia della lotta all'allarmismo, molto ironico (https://www.wired.it/attualita/media/2020/01/31/coronavirus-media-italiani-spettacolarizzazione/?refresh_ce=).
A Debord l'infermiera sul red carpet sarebbe piaciuta molto. "Ecco, avete visto?" avrebbe detto.
 

DA ZOOM ALLA TERAPIA INTENSIVA, DAL CARBONIO AL QUARZO,
LA RAPPRESENTAZIONE DEL CORPO AL TEMPO DEL COVID

di Francesca Capelli
Sociologa, ricercatrice, giornalista
Università del Salvador, Buenos Aires

Il corpo della virtualità è un corpo-quarzo, smaterializzato, che esiste solo grazie alla tecnologia. Al corpo-quarzo corrisponde lo svuotamento dello spazio pubblico. La socializzazione e la socialità si spostano dai luoghi fisici che abbiamo conosciuto finora a piattaforme virtuali.
Il corpo fisico, invece, è il corpo-carbonio. Anch’esso è funzionale a una narrazione, che lo trasforma – letteralmente – in “carne da macello”. Come i malati ricoverati in terapia intensiva, mostrati nudi e intubati in televisione, a scopo pedagogico, come monito per la categoria dei cattivi di turno...


È il 9 marzo quando Alessia Bonari, 23 anni, infermiera in un ospedale di Milano, pubblica su Facebook la foto del proprio viso a fine turno, segnato da occhiali e mascherina, per rendere visibile la fatica del lavoro di medici, infermieri e ausiliari impegnati a curare i malati di Covid.

Il 5 settembre, il corpo di Alessia Bonari torna visibile per un giorno, questa volta sul red carpet del festival di Venezia, invitata a ritirare – in quanto infermiera “simbolo” della lotta contro il Covid – il premio “Personaggio dell’anno”. Ora è truccata, pettinata, vestita da uno sponsor. La pelle è tornata liscia e luminosa. Sui social non tardano i commenti alle nuove foto, tutte manifestazioni di affetto e di stima. C’è chi scrive “Finalmente una persona degna di calcare il red carpet”, frase su cui si potrebbe scrivere una tesi di dottorato per le sue implicazioni di senso, a testimonianza della marmellata semiotica nella quale siamo immersi da mesi.

Alessia Bonari è tornata al lavoro in ospedale, per ora, ma questa piccola storia è un punto di partenza per descrivere e analizzare il ruolo del corpo nella produzione di simboli e nelle attribuzioni di senso legate alla pandemia.
È innegabile che il corpo sia uno dei protagonisti della narrazione visuale di questi mesi. Rinchiuso, negato, limitato, colpevolizzato, esposto, ostentato. Assente o appiattito alla bidimensionalità di uno schermo, sofferente in un letto di ospedale, eroico nelle corsie a curare i malati, ribelle davanti alle limitazioni a cui viene sottoposto (e sarebbe il caso di cominciare a smettere di considerare “nuova normalità” l’esperienza di chi, vivendo solo, si è trovato per mesi a non essere toccato da nessuno).

Il corpo, insomma, come rappresentazione, così come la intende Carlo Ginzburg nel saggio “Rappresentazione: la parola, l’idea la cosa” pubblicato in quella splendida raccolta che è “Occhiacci di legno” (Quodlibet).
Il concetto di rappresentazione è ambiguo. È qualcosa che sta al posto di un’altra realtà, quindi evoca un’assenza, ma è anche ciò che rende visibile quella stessa realtà, quindi suggerisce una presenza.

Il termine francese “représentation” si riferisce a tavolette di legno o cera, usate nel Medio Evo in Francia e in Inghilterra ai funerali dei re, dei quali portavano l’effigie. Venivano messe sul catafalco del sovrano e ne ricordavano il doppio corpo: quello fisico, destinato alla polvere, e quello politico, immortale, non per motivi religiosi, ma perché legato alla sopravvivenza dell’istituzione.

L’esperienza della virtualità di questi mesi ci rimanda a questo concetto di rappresentazione. L’immagine di una persona cara sullo schermo (imago è chiamata anche la maschera funeraria di cera), l’incontro su Zoom, l’illusione della presenza che si infrange appena l’audio si fa gracchiante, l’immagine si blocca, l’espressione si congela, il viso si pixellizza.

Il corpo – che è volume – si ritrova appiattito alla bidimensionalità, prigioniero di una lastra di vetro, come i tre traditori di Krypton condannati da Marlon Brando, nella scena iniziale di “Superman”, alla prigionia nella Zona Fantasma, una dimensione parallela dalla quale non è più possibile uscire.
Il corpo della virtualità è un corpo-quarzo, smaterializzato, che esiste solo grazie alla tecnologia. Che richiama la presenza dell’altro e ne ribadisce l’ineluttabile assenza.

Al corpo-quarzo corrisponde lo svuotamento dello spazio pubblico. La socializzazione e la socialità che, come scrive Simmel, ne è la soglia, si spostano dai luoghi fisici che abbiamo conosciuto finora (la parrocchia, la palestra, il circolo Arci, la bocciofila, l’ufficio, il cinema, il teatro, la scuola e l’università…) a piattaforme virtuali.

Le città stesse corrono il rischio di trasformarsi in luoghi non più “abitati”, ma “attraversati” da persone che anziché “vivere” quegli spazi, li “percorrono” per transitare da un luogo all’altro.
Una prospettiva per certi aspetti rassicurante, per quanto distopica. Nell’immaginario di un mondo sterile e sterilizzato, dove i contatti sono aboliti, eccetto quelli mediati da uno schermo, spariscono anche le infezioni. “Il virus smette di circolare”: ripetuto come un mantra o un esorcismo. �Le malattie, semmai, si limitano a errori di trascrizione, “sono ‘soltanto’ le minuscole variazioni di codice di un antigene del sistema immunitario, ‘soltanto’ l’esperienza dello stress”, come scrive Donna Haraway nel suo “Manifesto Cyborg”, da leggere ovviamente in senso metaforico.
Cambiamenti che coinvolgono persino la sfera sessuale, con i virologi che consigliano la masturbazione, il sexting, i rapporti protetti (nel senso della mascherina) e la loro durata.

Che spazio ha, in questa ormai famigerata “nuova normalità”, il corpo fisico, il corpo-carbonio?
Anch’esso è funzionale a una narrazione, che lo trasforma – letteralmente – in “carne da macello”. Come i malati ricoverati in terapia intensiva, mostrati nudi e intubati in televisione, a scopo pedagogico, come monito per la categoria dei cattivi di turno, in una messa in scena a metà strada tra il teatro anatomico e la testa del ribelle giustiziato sulla porta d’ingresso della città.
“Se qualcuno si lamenta perché non può correre, lo porto in un reparto di terapia intensiva così capisce al volo” (www.la7.it/…/coronavirus-il-tuono-di-stefano-bonaccini-se-q…), aveva minacciato il 20 marzo il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, come se il desiderio fosse una categoria cognitiva, anziché afferente a strutture cerebrali diverse da quelle legate alla comprensione razionale. Come se fosse l’annullamento del desiderio l’obiettivo a cui puntare e non, semplicemente, l’aderenza dei cittadini a determinate regole di comportamento.

Poi c’è il corpo martoriato di medici e infermieri, da ostendere come la Sindone o una reliquia, a testimonianza di un sacrificio. I visi segnati, le occhiaie, i capelli sudati appiccicati alla testa e al viso, le screpolature alle mani come se fossero stigmate. Foto pubblicate dai giornali, postate sui social, condivide e ricondivise, accompagnate da racconti che ricalcano le stazioni della via crucis. Ecce Homo. �Per poi stupirsi quando ci si accorge che le metafore si usurano e che immagini di quel tipo, postate a luglio, non sortiscono gli stessi effetti che a marzo. E anziché empatia, suscitano reazioni spazientite o di rifiuto.

Per questo ci ha fatto piacere vedere Alessia Bonari riappropriarsi del suo corpo sul red carpet di Venezia, farne di nuovo una fonte di piacere e autogratificazione. E ci piacerebbe ancora di più vederla liberata dal peso dell’essere “simbolo del Covid”, che appiattisce la soggettività e impedisce di osservare la complessità delle persone e delle vicende, fatte di luci e ombre.
E quanto a noi, potrà il corpo-quarzo integrarsi di nuovo nel corpo-carbonio? Ci sentiamo catapultati a “Flatlandia”, il mondo fantastico creato da Edwin Abbot Abbot per farne una satira sulla società vittoriana. Un universo bidimensionale popolato da segmenti, triangoli, poligoni e cerchi. Il protagonista di “Flatlandia”, un quadrato, incontra una sfera di Spacelandia, che gli rivela l’esistenza di un mondo tridimensionale, scoperta davanti alla quale reagisce incredulo. Ma quando anche alla sfera viene paventata la possibilità di universi con quattro o più dimensioni, reagirà con la stessa rigidità del quadrato. Come se la soluzione all’incognito sia non-vivere e l’unica morale generatrice di senso il sovradattamento, scambiato per resilienza.

Bibliografia
Abbott Abbott, E.; (1882, 1966). “Flatlandia”, Milano: Adelphi.
Davies, M.; (2008). “Città di quarzo”, Castel S. Pietro Romano: Manifestolibri.
Deleuze, G.; (2009). “Foucault”, Napoli: Cronopio.
Ginzburg, C. (2019). “Occhiacci di legno – Dieci riflessioni sulla distanza”, Macerata: Quodlibet. Haraway, D.; (1995), “Manifesto cyborg. Donne, tecnologie e biopolitiche del corpo”, Milano: Feltrinelli.
Simmel, G.; (1903, 1995). “Le metropoli e la vita dello spirito”, Roma: Armando.

(https://www.facebook.com/pillolediottimismo/posts/177817910625355)

 

RIDENDO E SCHERZANDO S'E' FATTA UNA CERTA...



Mica su facebook. Qualcuno mi ha detto "ti condivide mezza Italia", ma la pagina facebook, per quanto "faccia più numeri" di certe cose e di certi cosi velleitari spuntati più o meno recentemente, continua ad essere poca roba quanto a visibilità.
Però il blog ha superato le 300.000 visualizzazioni, e mi dicono che per un blog, perlopiù "difficile", non sono disprezzabili.
Starbuck dice che ormai CS è diventato "istituzionale", che non è più la pagina con 300 follower su cui uno sparuto gruppo di professionisti si levava qualche sassolino dalla scarpa sbeffegiando ipse dixit dai piedi di argilla, dott prof di atenei di terza linea in cerca di compensazioni che si davano un tono (un po' troppo) e via dicendo.
Ed è senz'altro vero. Il clima da "colleghi al pub" non c'è più. Ma la critica non è venuta meno. E neanche un certo tipo di irriverenza, congenita.
Bisogna essere un certo tipo di soggetto per arrivare sulla pagina fb presentandosi come il presidente della Società tale o il vicepresidente della Società talaltra (o dell'Ordine dei Pisquani) senza aspettarsi una risposta con uno "sticazzi" tra le righe o del tutto esplicito (a proposito di colleghi al pub e di quel che si dice in quelle occasioni, troppi se ne è visti scalare la piramide curandosi il dirigente x o il gran capostruttura y o il baronissimo z, con tanto lips service e tanta inossidabile mediocrità - in inglese si chiamano cronies ed è curioso che l'italiano non abbia un termine equivalente, ugualmente specifico https://en.wikipedia.org/wiki/Cronyism).
Perché sulla pagina fb sono sempre stati gli argomenti a qualificare (o squalificare) la persona - QUALSIASI persona.
L'ultima volta, quando il blog ha superato le 100.000 visualizzazioni, è successo un po' di casino (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/12/la-lotta-alle-fake-news-e-allhate.html).
Quindi a questo giro tocco ferro. Principio di precauzione, apotropaicismo difensivo, quel che vi pare.

lunedì 21 settembre 2020

L'ESPONENZIALE SMARRITA E TUTTO IL RESTO DEL BESTIARIO

 




Ad inizio di agosto un po' di gente cominciò a parlare di nuovo di crescita esponenziale dei casi COVID in Italia.
Il grafico, preso da ISS-Epicentro, Sorveglianza Integrata COVID, dice come sono andate le cose. Un fisico commentava un mio tweet al riguardo dicendo "Qualcuno ha visto la mia esponenziale? Non riesco più a trovarla".
Ma ci sono più modi per pelare la proverbiale gatta, e quindi prima si è provato con la masturbazione estrema del dato, poi alla fine una qualche crescita si è trovata: nelle terapie intensive.
Siamo verso fine settembre, ma l'analisi dei primi di settembre di GIMBE ha inaugurato il filone: i ricoveri in terapia intensiva stanno crescendo (e dal 3 settembre, pare, o anche da prima). Ma la cosa non si sovrappone con i dati della sorveglianza integrata, in cui i sintomatici scendono da inizio mese.

RICOVERI:
Campania: +17, Sardegna: +5, Trentino AA: +3, Calabria: +3, Sicilia: +3, Piemonte: +2, Umbria: +2, Lazio: -23, Lombardia: -7, Emilia Romagna: -5, Liguria: -4, Valle d'Aosta: -2, Marche: -2, Toscana: -2, Puglia: -2, Veneto: -1, Friuli VG: -1, Molise: -1.
TERAPIE INTENSIVE:
Campania: +3, Lombardia: +2, Toscana: +2, Piemonte: +1, Friuli VG: +1, Lazio: +1, Puglia: -2, Liguria: -1.
DECESSI:
Lombardia: 5, Veneto: 4, Liguria: 3, Emilia Romagna: 2, Puglia: 1.


RICOVERI:
Lazio: +44, Lombardia: +19, Abruzzo: +10, Liguria: +9, Sicilia: +9, Toscana: +8, Veneto: +5, Marche: +3, Puglia: +2, Sardegna: +2, Piemonte: +1, Friuli VG: +1, Trentino AA: +1, Molise: +1, Campania: +1, Basilicata: +1, Umbria: -4, Emilia Romagna: -2, Valle d'Aosta: -1.
TERAPIE INTENSIVE:
Emilia Romagna: +4, Lazio: +4, Veneto: +2, Sardegna: +2, Friuli VG: +1, Sicilia: +1, Lombardia: -2, Trentino AA: -1, Campania: -1.
DECESSI:
Lazio: 5, Sicilia: 3, Sardegna: 2, Lombardia: 1, Emilia Romagna: 1, Piemonte: 1, Umbria: 1, Abruzzo: 1, Campania: 1, Puglia: 1.

Notare le montagne russe di Lazio e Lombardia. Le regioni stanno facendo casino con i numeri? Potrebbe essere, e si direbbe alcune più delle altre.

Quanto ai ricoveri... appare chiaro che il tampone in ingresso (PCR 50 cicli, quindi più falsi positivi che in quelli di screening a 40 cicli) si sta facendo anche a chi non ha i sintomi COVID (guardate nelle immagini i commenti al post di ieri), e non senza conseguenze. La retorica dell'eroismo o del superoismo medico rischia di morire nel modo più ignominioso. Pratiche difensive di alcune ASL?
L'impressione è che dietro l'attuale retorica del salvare vite in troppi casi ci sia la prassi del pararsi le terga.
 

 

domenica 20 settembre 2020

L'AUTUNNO DEL VIRUS IN TRE PAROLE: CHE CAOS SIA!

 




"Un raffreddore che si trasforma in un’ Odissea con l’ incubo della didattica a distanza che torna a fare capolino. La storia di Luisa (il nome è di fantasia) è quella di tanti genitori che stanno rimbalzando da un ufficio all’ altro e ancora non sanno, se e quando, potranno tornare a scuola. Allora, tutto inizia con un raffreddore...
«Si mio figlio soffre di sinusite e all’ inizio della scuola era piuttosto raffreddato. Quindi l’ ho tenuto a casa anche se avrei potuto tranquillamente mandarlo a scuola. Mi sono attenuta alle regole, adesso chissà quando potrà a tornare a scuola»" (https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-mio-figlio-ha-sinusite-non-covid-ma-senza-tampone-10-247293.htm).
La direttive sono sempre state una bestiaccia, nella gestione della pandemia da parte di questo governo. Quella riguardo l'isolamento dei possibili positivi a scuola non fa eccezione: febbre O sintomi simil influenzali, dice il Ministero dell'Istruzione (https://www.istruzione.it/rientriamoascuola/domandeerisposte.html). La ricetta per il caos.
Come si capisce il problema non è solo quel che succede a scuola, il problema è che se a causa di un'affezione simil influenzale si resta responsabilmente a casa, poi rientrare è un lavorone, che ha a che fare sempre con la solita cosa: il tampone. Una cosa da niente, quando abbiamo davanti la stagione dei raffreddori e delle ILI (Influenza Like Illness), molto più diffuse in autunno inverno dell'influenza vera e propria (ma si sta ancora a parlare di diagnosi differenziale tramite vaccinazione antiinfluenzale, non se ne esce).
Già, il tampone: PCR, 40 cicli - quanti falsi positivi stiamo registrando? (vedere i commenti qua https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2812621132290089&id=1971621999723344). Una percentuale rilevante di falsi positivi (i cosiddetti "debolmente positivi") potrebbe spiegare il disaccoppiamento che c'è da noi tra posivi e sintomatici. Perché se si guarda quel che è successo durante l'estate, si vede un outbreak (una serie di outbreak, in realtà) che in agosto si è consumato e concluso (pochissima roba, rispetto a marzo). Se si vanno a vedere i positivi le cose hanno molto meno senso (qualcosa che sale e poi rimane costante? Bah). Chi sulla base dei positivi ha tirato fuori un R=3 dovrebbe rilevare il fatto che non c'è stato alcun esponenziale aumento dei ricoveri in intensiva, come successe tra febbraio e marzo. (E comunque, questi tamponi... si può giungere in pronto soccorso gravi, con sintomi non correlabili a COVID e lì morire in attesa del risultato del tampone https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/gallura/2020/09/16/al-telefono-invocava-i-famigliari-chiamate-i-carabinieri-136-1059893.html).

Al di là di queste considerazioni, nella comunicazione governativa la scuola ha ufficialmente e impeccabilmente riaperto .

venerdì 18 settembre 2020

IL PESSIMISMO DELLA RAGIONE - II



L'inestricabile intreccio tra orientamenti dei poteri politici nazionali e internazionali e grandi media è l'indicatore più evidente di come la pandemia sia stata trattata fin dall'inizio come un problema politico e non sanitario - e questo pure in sede OMS.
Al momento, quanto a COVID, ci sono almeno due anticorpi monoclonali in avanzato sviluppo clinico (fase III, e parlo dei prodotti Regeneron e Eli Lilly) e un farmaco quasi completamente approvato (EUA in USA, CMA in Europa) che vedrà a breve una sicura approvazione definitiva - remdesivir.
Dei due anticorpi proprio non si parla, come se neanche esistessero, mentre viene dato rilievo ad ogni notizia di roba vista su un vetrino o ancora nel preclinico arretrato.
Remdesivir ha trovato brevi spazi sui media, l'ultimo a causa di Berlusconi curato da Zangrillo (notare "la cavia numero 1" ... https://www.dagospia.com/rubrica-39/salute/speranza-contro-covid-si-chiama-remdesivir-ndash-berlusconi-247342.htm). Ovviamente per far quadrare il teorema Zangrillo negazionista si è provato insistentemente a buttarla in vacca (fulgido esempio nell'immagine).
Ma i media italiani di cosa continuano a parlare un giorno sì e l'altro pure? Di vaccino, e di vaccino a novembre, grazie all'indefesso pressing di Di Lorenzo (https://www.youtube.com/watch?v=5gN9Z2fzYyY).

Nei "salotti buoni" ormai si parla apertamente della politica che forza per affrettare i tempi di sperimentazione di un vaccino (https://www.valigiablu.it/vaccino-covid-fiducia/), ma guarda caso il problema è sempre la politica degli altri (Trump, Putin, la Cina). La nostra, quella europea? Condotta da madonnine immacolate evidentemente.
Peccato che il gioco in corso a Bruxelles sia sporco quanto quello degli altri, e direi sicuramente più di quello americano (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/09/quello-scudo-legale-che-fa-la-differenza.html).
Questo bigottismo si estende all'area dei comitati tecnici e del "giro buono" della medicina italiana (si lasci usare remdesivir che costa e non funziona a quel negazionista di Zangrillo, con la benedizione del Dr. Magrini, detto treppercento https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/il-direttore-aifa-remdesivir-il-3-e-la.html). Giro buono che non ha niente da dire sull'operato della Commissione Europea con ESI (Emergency Support Instrument): criticare l'approccio europeo non è bon ton (anzi, decisamente burino, quindi perfettamente adatto a questa pagina).
Basta pesare l'allocazione dei fondi: su 2,7 miliardi di stanziamento complessivo, 63 milioni (ad ora) per i farmaci (remdesivir, contingentato), il resto per vaccini ancora non approvati. Detto questo detto tutto.
Se la gestione della pandemia continua ad essere impregnata di politica e ideologia, il pessimismo è d'obbligo.

 

giovedì 17 settembre 2020

IL PESSIMISMO DELLA RAGIONE

 



Lo ripeto: il tempo di reazione della ricerca farmaceutica a questa pandemia è stato qualcosa di mai visto prima. In capo a pochissimi mesi, al di là del rumore il più delle volte insulso dei media,sono stati individuati farmaci evoluti, clinicamente promettenti o già approvati per altre indicazioni (nonché, un po' per caso, il desametasone). Anticorpi monoclonali sono in stadio avanzato di sperimentazione clinica - i vaccini sono un caso a parte, fondamentalmente un gran marasma e promesse irrealistiche.
Quindi il quadro è incoraggiante?
No.
Perché il vaccino Oxford-AZ piace tanto alla politica? A parte il discorso della quota di produzione in Italia, il fatto principale è uno: 2,5 euro a dose.
Perché l'unico farmaco approvato ad ora per COVID, remdesivir, non piace? 2000 euro a ciclo di trattamento.
Eppure è il farmaco che ha salvato la decrepita buccia del Berlusca (molto negazionista, davvero, da parte di Zangrillo usare remdesivir: l'antivirale dei ricconi negazionisti).
Ma remdesivir ha un problema di disponibilità, ed è un problema a cui qualcuno ha aggiunto del suo.
Che con remdesivir c'era un problema di capacità produttiva lo avevamo visto, e avevamo visto i problemi tecnici che c'erano dietro (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/06/remdesivir-e-gli-altri-la-questione.html).
Avevamo visto che gli USA, nel loro pieno diritto, avevano fatto scorte (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/07/remdesivir-chi-fa-scorte-chi-fa.html), a luglio, mentre in Europa ancora non si faceva niente. EMA era arrivata ad emettere una Conditional Marketing Authorization circa due mesi dopo che FDA aveva concesso una Emergency Use Authorization. Insomma, quanto a preparedness e tempestività non esattamente fulmini di guerra, sul nostro continente. Alla fine del processo remdesivir è finito nell'Emergency Support Instrument (https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/emergency-support-instrument_en), che sarebbe il programma di risposta alla pandemia della Commissione Europea (https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/emergency-support-instrument_en).
ESI ha messo su remdesivir la "strabiliante" cifra di 63 milioni fino a ottobre, riservandosi di acquisire altro farmaco nel futuro.
Il risultato finale è che per tutta la EC saranno disponibili trattamenti per circa 30.000 soggetti, cicli di 5 iniezioni, 2000 eur a ciclo. E quindi in Italia rispetto ai tempi in cui era obbligatoria la richiesta per uso compassionevole non cambia gran che (
(Un inciso: su remdesivir ci sono due categorie di pensiero dominanti, da noi. La prima è "ma la riduzione di mortalità non è statisticamente significativa", che è un sì e no; se si legge bene il noto articolo su Lancet (https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2007764) si trova tra i secondary endpoints quel 30% in meno di mortalità, con un CI largo, troppo largo. Ma il particolare è che è confermato da RECOVERY. Non chiedo di "comprare" gli studi osservazionali, ma di notare che si tratta di una conferma che non ha uguali nella specifica materia. Poi c'è l'altra categoria, la categoria "tanto costa una cifra e non serve a niente", per cui non c'è speranza.)
Quindi tutto quello che è stato fatto in termini di ricerca è stato in buona parte vano: l'unica cosa davvero utile, pare, sarebbe stata la cura a 50 centesimi la dose (sure, beam me up, Scotty).
 
Se ci sarà la seconda ondata di COVID-19 da noi le cose andranno meglio rispetto alla primavera?
Marginalmente.
Ci sono più posti in terapia intensiva.
Ci sono un paio di farmaci di uso diffuso e ormai provata utilità (eparina, desametasone).
Remdesivir contingentato, quindi un uso paragonabile a quello fatto in primavera.
Scorte ne sono state fatte (DPI, farmaci)? Non sembra.
Combattere la seconda ondata con un secondo lockdown uguale a quello primaverile? Suicida. Ma per aumentare la risoluzione del lockdown, creando non un'unica zona rossa nazionale ma n zone rosse provinciali o regionali serve personale, quel personale per il tracciamento che ancora non c'è in misura sufficiente o non è sufficientemente formato.

In breve la pandemia rimane un problema: un problema essenzialmente politico

mercoledì 16 settembre 2020

UN'EPISODIO DI GIORNALISMO INDEGNO? NON DIREI


https://www.raiplay.it/video/2020/09/Presa-Diretta---Sars-CoV-2-identikit-di-un-killer-466d5ae5-4f7c-4357-b124-aba6bb0d2c82.html



Fermo restando che l'ipotesi più semplice (lo spillover) resta quella più probabile, IMHO, continuano a mancare le prove.
Lo ricordavano su Nature (https://www.nature.com/articles/d41586-020-01989-z): l' "animale 0" resta ignoto. Il pangolino è stato scagionato e non si riesce a trovarlo.
Lasciamo perdere le scemenze sull'ibrido con HIV (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/02/coronavirus-hiv-guerra-biologica.html) tanto care a Montagnier, che in età avanzata ha sviluppato uno sviscerato amore per le idiozie.
Virus di sintesi? Bah. 
Questa storia del virus di sintesi viene fuori ogni tre per due (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/se-si-chiama-pippo-sicuramente-e-pluto.html). La pandemia creata in provetta è una storia che "tira", divide, fa casino.
Alle volte si ricicla il già fatto, altre come in questo caso si produce materiale nuovo: l'articolo di Li Meng Lian prontamente sparito/ritirato. A prescindere dal fatto che, ascoltando le voci competenti (non quella del "giornalista esperto") nella puntata di Presa Diretta pare che la "smokin gun" sia una chimera (e quindi l'articolo di Li Meng Lian presentava come prove evidenze che prove non erano), la dottoressa gioca in una precisa squadra:

La faccenda "di sintesi" o "naturale" è uno splendido attrezzo di distrazione di massa. Il punto non è quello, il punto è la compliance BSL-4 del laboratorio di Wuhan.
Già, se il famoso anello mancante fosse un animale da laboratorio?
Sulla solidità del BSL-4 cinese non ci scommette nessuno.
Il tutto ha il solito risvolto geopolitico.
Fin da gennaio l'OMS (dove il peso cinese è "leggermente" sproporzionato https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/06/oms-la-cina-associated-press-e-quel-che.html) si è sbracciata per eliminare la connotazione cinese di SARS-CoV-2 (politica caldamente abbracciata da quelli che all'epoca "il problema è il razzismo"). I sospetti sul laboratorio di Wuhan rimettono in ballo il "virus cinese", e questo è inaccettabile in primis per la Cina.
Virus sintetico o no, il servizio di Presa Diretta testimonia la mancanza di trasparenza, la sistematica opacità cinese proprio su questi temi, che sono di rilevanza globale. Ed è questo il punto.


martedì 15 settembre 2020

FARMACI, COVID-19: FATE CIAO A EIDD-2801 E SALUTATE MK-4482

https://chemrxiv.org/articles/preprint/A_Concise_Route_to_MK-4482_EIDD-2801_from_Cytidine_Part_2/12931445



EIDD-2801, nato alla Emory, è approdato a Merck e ora si chiama MK-4482. Tra poco dovremmo vedere i risultati della fase II (https://theprint.in/world/mk-4482-could-be-new-big-hope-to-treat-covid-as-merck-seen-launching-pill-before-2020-ends/489188/).
Potenzialmente sarebbe un discreto game changer: il remdesivir che ha contribuito a salvare la vecchia buccia del Berlusca continua ad essere, al momento, un farmaco da somministrarsi endovena in contesto ospedaliero (sulla formulazione spray nasale non ci sono novità, al momento).
MK-4482 è nato per essere pillola (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/07/covid-19-una-bella-storia-medchem.html). Ora c'è solo da attendere i risultati della fase II.


In pratica membri dell'amministrazione Trump hanno spinto per un finanziamento federale nello sviluppo del farmaco. La vicenda ha provocato le dimissioni di un dirigente di BARDA contrario alla cosa.
Uno dei motivi della sua contrarietà, come si può leggere, è che MK-4482 sarebbe mutageno. Questa cosa poggerebbe sul fatto che N-idrossicitidina, di cui MK-4482 è un derivato, sia stato in passato trovato mutageno. Sempre nell'articolo di Science si cita come altro esempio di antivirale mutageno la ribavirina.
Ma la ribavirina fu approvata nell'uno quando non c'era nessuno, e comunque di sicuro non c'erano AMES, micronucleo etc (cioè i saggi di mutagenicità in vitro che FDA oggi richiede PRIMA che si inizi la sperimentazione umana).
Se MK-4482 funzionasse nella sperimentazione clinica e se non venissero fuori problemi di sicurezza, si dimostrerebbe più pratico di remdesivir non solo per il fatto di essere una pillola, ma anche perché è molto più semplice da sintetizzare. Un preview pubblica una sintesi via citidina acetonide che sembra pratica e scalabile.


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...