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giovedì 29 maggio 2025

TUTTO O QUASI SULLE PULSAR IN 2000 PAROLE (E 10 SECONDI)


Le pulsar sono tra gli oggetti astrofisici più affascinanti e misteriosi dell’universo. Scoperte nel 1967 da Jocelyn Bell Burnell e Antony Hewish, si manifestano come sorgenti radio periodiche con una precisione straordinaria, in grado di scandire il tempo con regolarità paragonabile a quella degli orologi atomici. In realtà, esse sono stelle di neutroni rotanti, i resti collassati di supernovae, la cui emissione elettromagnetica è collimata in fasci che attraversano il nostro punto di vista come un faro celeste.

La loro dinamica — ossia il modo in cui ruotano, rallentano, interagiscono con il loro campo magnetico e con l’ambiente circostante — è una chiave fondamentale per comprendere la fisica delle alte energie, la gravità estrema e persino la struttura della materia nucleare. Questo saggio si propone di esplorare in profondità la dinamica delle pulsar, analizzando i meccanismi che regolano la loro evoluzione, instabilità e comportamento osservabile.

Le pulsar nascono a seguito dell’esplosione di una supernova, evento in cui una stella massiccia, al termine della sua vita, collassa sotto il proprio peso. Durante questo processo, il nucleo della stella implode, raggiungendo densità superiori a quelle del nucleo atomico. Gli elettroni e i protoni si combinano in neutroni, e il risultato è una stella di neutroni: un oggetto compatto con una massa tra 1.4 e 2 volte quella del Sole, ma con un raggio di appena una decina di chilometri.

Il principio di conservazione del momento angolare implica che, durante il collasso gravitazionale, la velocità di rotazione del nucleo aumenti drasticamente. Questo porta alla formazione di una stella di neutroni che può ruotare fino a centinaia di volte al secondo. Allo stesso tempo, il campo magnetico della stella progenitrice viene intensificato fino a valori tra 10^8 e 10^15 gauss, creando un potentissimo dipolo magnetico rotante.

Comprendere la dinamica di una pulsar richiede anche un’analisi della sua struttura interna. La composizione di una stella di neutroni è ancora oggetto di ricerca, ma si ipotizzano diversi strati: la crosta esterna, formata da nuclei pesanti immersi in un mare di elettroni; la crosta interna, dove i neutroni iniziano a diventare liberi e si ha una struttura simile a un reticolo solido; il nucleo esterno, composto prevalentemente da neutroni superfluidi, con una piccola percentuale di protoni e elettroni; e il nucleo interno, che potrebbe contenere materia esotica come condensati di pion o kaoni, o persino una fase di quark deconfinate.

La presenza di superfluidi e superconduttori nel nucleo gioca un ruolo cruciale nella dinamica rotazionale, in particolare nei cosiddetti "glitch" — improvvisi cambiamenti nel tasso di rotazione delle pulsar.

La caratteristica distintiva delle pulsar è la loro emissione periodica. Questa emissione nasce da processi di accelerazione di particelle cariche lungo le linee del campo magnetico rotante, soprattutto nelle zone polari. Il modello più accettato è quello del faro rotante: il campo magnetico dipolare ruota insieme alla stella, e la radiazione emessa nelle bande radio (ma anche X e gamma, per pulsar più energetiche) è collimata in due fasci. Quando uno di questi fasci interseca la linea di vista terrestre, riceviamo un impulso. La periodicità di questi impulsi ci consente di misurare la frequenza di rotazione della stella con una precisione estrema.

Le pulsar non mantengono la loro velocità di rotazione indefinitamente. Col tempo, la loro energia rotazionale viene dissipata attraverso l’emissione elettromagnetica e di onde gravitazionali. Questo porta a un rallentamento misurabile, noto come spin-down, descritto dall’equazione:

Ω˙=−KΩ^n

dove Ω è la frequenza angolare, Ω˙ è la sua derivata nel tempo (il tasso di rallentamento), K è una costante legata al momento d’inerzia e al campo magnetico, e n è l’indice di frenamento (braking index), teoricamente uguale a 3 per un dipolo magnetico puro.

Tuttavia, osservazioni reali mostrano che il braking index è spesso diverso da 3, indicando che altri meccanismi, come venti di particelle o deformazioni strutturali, influenzano la dinamica della perdita di energia.

Un aspetto particolarmente interessante della dinamica delle pulsar è la presenza di glitch, ovvero improvvisi aumenti della frequenza di rotazione. Si tratta di eventi rari e transitori, durante i quali la pulsar accelera bruscamente, seguiti da un lento ritorno alla normale tendenza al rallentamento. I glitch sono interpretati come un’interazione tra il superfluido interno e la crosta solida della stella. Il superfluido può ruotare a velocità diverse dalla crosta e accumulare vortici quantizzati. Quando questi vortici si spostano improvvisamente, trasferiscono momento angolare alla crosta, provocando un glitch.

I glitch offrono una finestra unica sulla fisica della materia densa e sulle proprietà del superfluido nucleare, difficilmente accessibili in laboratorio.

Oltre ai glitch, esistono anche altri fenomeni dinamici, come la precessione libera, piccoli cambiamenti nell’orientamento dell’asse di rotazione rispetto all’asse di simmetria della stella, che causano variazioni periodiche nei profili degli impulsi osservati. Si osservano anche oscillazioni torsionali e modali, vibrazioni interne legate alla struttura elastica della crosta o alle modalità fluide nel nucleo, rilevabili tramite osservazioni di pulsar X e magnetar. Infine, in caso di deformazioni asimmetriche permanenti, una pulsar può emettere onde gravitazionali continue, come nel caso di deformazioni quadrupolari sostenute da “montagne” di pochi millimetri su una superficie rigida.

Le pulsar non sono sistemi chiusi: interagiscono attivamente con l’ambiente circostante. Una pulsar emette un vento relativistico di particelle cariche, noto come pulsar wind, che può creare una nebulosa di pulsar (Pulsar Wind Nebula, PWN) attraverso l’interazione con il mezzo interstellare. Un esempio spettacolare è la Nebulosa del Granchio, dove una pulsar giovane alimenta una nube altamente energetica visibile in tutto lo spettro elettromagnetico. Le instabilità nei getti, l’emissione variabile e le strutture a forma di anello osservate sono tutte manifestazioni della dinamica dell’interazione pulsar-ambiente.

Le pulsar millisecondo sono una classe speciale che ruota con periodi inferiori a 10 millisecondi. Queste pulsar non nascono così rapide, ma vengono “riciclate” attraverso accrescimento di materia da una stella compagna in sistemi binari. L’accrescimento trasferisce momento angolare alla stella di neutroni, facendo aumentare la sua velocità di rotazione. La dinamica di queste pulsar è meno turbolenta: presentano un rallentamento molto più lento, e un’emissione più stabile, rendendole ideali per esperimenti di timing ultra-precisi, come la ricerca di onde gravitazionali a bassa frequenza tramite pulsar timing arrays.

La dinamica delle pulsar è un campo ancora in piena evoluzione. Tra le frontiere più attive vi sono lo studio delle onde gravitazionali, con la possibile rivelazione di emissione continua da pulsar deformate, o da eventi come glitch catastrofici. Le simulazioni numeriche offrono modelli sempre più accurati della magnetosfera e dell’interazione fluido-elettromagnetica. La possibilità che alcune pulsar siano in realtà oggetti esotici con una fase deconfinate di quark — le cosiddette quark star — è anch’essa una prospettiva affascinante. Altri oggetti, come le pulsar transitorie (rotating radio transients), mettono in discussione la definizione classica di pulsar. Infine, le osservazioni multi-messaggero, che integrano segnali radio, X, gamma e gravitazionali, permettono di costruire un quadro sempre più completo della dinamica di questi oggetti.

Le pulsar non sono semplicemente fari cosmici: sono laboratori naturali per esplorare la fisica dei materiali estremi, le leggi della gravità e l’elettrodinamica relativistica. Studiare la loro dinamica — dal rallentamento rotazionale ai glitch, dalle emissioni radio alle interazioni ambientali — non solo permette di comprendere meglio questi straordinari oggetti, ma apre anche finestre sulle leggi fondamentali dell’universo.

domenica 18 maggio 2025

E' NATO IL VACCINO ANTI ALZHEIMER. DAVVERO?

https://www.repubblica.it/salute/2025/05/07/news/alzheimer_demenze_vaccini_cervello_neurologia-424170662/

La prima cosa che mi è venuta in mente è che qualcosa del genere l'ho già sentito. La storia della comunicazione della ricerca pubblica e accademica sui vaccini anti Alzheimer è molto lunga ed è una storia di promesse non mantenute (come quella dello sviluppo farmaceutico industriale dove però le promesse erano perlopiù fatte agli azionisti e non al grande pubblico) . 

Il vaccino anti Alzheimer era già nato, nel 2007, in Giappone:

 

https://www.reuters.com/article/economy/alzheimers-vaccine-works-on-mice-japan-scientist-idUST199404/

Poi nel 2012, in Italia

https://www.osservatoriomalattierare.it/alzheimer/1592-alzheimer-cnr-brevetta-vaccino-contro-gli-accumuli-di-beta-amiloide-nel-cervello

Poi nel 2023, di nuovo in Giappone:

https://gizmodo.com/japan-experimental-alzheimers-vaccine-is-promising-1850700985
 

In cosa differisce il vaccino dell'università del New Mexico dagli altri? In ben poco. E finora dopo ogni annuncio, da quasi 20 anni, niente si è materializzato. Per quale motivo?

La cosa riguarda l'ipotesi amiloide  (e per quanto anche dell'anti Alzheimer della Fondazione Montalcini, dopo un certo clamore mediatico, nessuno ha sentito più parlare). 

Tutti i precedenti vaccini (sperimentali) erano anti beta amiloidi. E negli ultimi 20 anni la sperimentazione clinica di farmaci anti-amiloidi è una storia di dolorosi e costosissimi fallimenti. Ma non c'erano in ballo solo gli anti amiloidi, la storia riguarda anche i trattamenti anti tau, usati in combinazione con gli anti amiloidi o da soli.

Il nuovo vaccino del New Mexico non è anti beta amiloidi ma anti tau. Cioè dovrebbe funzionare con un meccanismo coprotagonista di 20 anni di fallimenti clinici. Non solo direi, come si dovrebbe dire sempre, che essendo una ricerca in fase preclinica è troppo presto per dire "C'è un vaccino" (o "C'è un farmaco). Ma è molto probabile che la sperimentazione nell'uomo non ci sarà mai. Perché nonostante alcuni eventi inizialmente promettenti (Aduhelm, poi ritirato dal mercato, e Lecanemab) ogni entusiasmo o speranza è stato ridimensionato dalla bassissima efficacia associata a costi molto alti.

La situazione non è cambiata, per la sperimentazione clinica servono molti soldi (decine di milioni per arrivare solo alla fase I) ed è improbabile che un soggetto decida per un simile investimento, esaminando la storia precedente: nessuno dei vaccini che furono annunciati è mai arrivato alla fase III della sperimentazione clinica a causa della loro inefficacia e in un caso la sperimentazione venne interrotta per gli effetti collaterali (infiammazione cerebrale). Improbabile che, oggi qualcuno voglia imitare non solo Ely Lilly, che su beta amiloidi e tau ha bruciato miliardi di dollari, ma anche Biogen (per cui Aduhelm non è stato esattamente remunerativo).

Quello che avvilisce nel titolo di Repubblica è che dà ad intendere che questo vaccino presto ci sarà, dando false speranze a centinaia di persone che la tragedia dell'Alzheimer in famiglia l'hanno già conosciuta e temono per le proprie condizioni in età avanzata a causa della predisposizione ereditaria. 

martedì 13 maggio 2025

CHATGPT 4: IA CONDISCENDENTE, PURE TROPPO, E I PROSSIMI SVILUPPI

Magari qualcuno avrà letto gli ultimi post sull'Intelligenza Artificiale e avrà pensato: ChatGPT condiscendente? Lo dice lui...

Non esattamente. Mettiamo che uno schizofrenico dica all'IA che ha smesso con i farmaci per avanzare nel suo percorso spirituale. Se riceve come risposta "Grande! Sono con te!" forse forse qualche problema si pone...


(Fatevi un favore, scegliete la lingua inglese -originale- e i sottotitoli).
 
Il grosso problema è che a quanto pare gli utenti la adorano, l'IA accondiscendente (vedere il video). Quindi c'è un evidente problema di sbilanciamento tra quello che i Large Language Models sono effettivamente e il significato che viene dato loro da una parte significativa del grande pubblico - che lo usa come un interlocutore privilegiato. Come psicologo, per esempio:
 
Da un certo punto di vista se le piattaforme social soddisfano un bisogno di interazione umana, per quanto mediata, pare che l'IA generativa per molti risponda a un bisogno di interazione del tutto simile, soddisfatti da sistemi solo apparentemente antropomorfi e in qualche modo collocati alla pari dell'utente (come un amico) al di sopra di lui (come un oracolo, mi ha detto qualcuno che conosco). 
 
Come Sabine Hossenfelder fa notare nel suo video ci sono ragioni di marketing nella compiacenza delle IA generative verso l'utente. E un marketing del genere si costruisce sui significati percepiti dal consumatore o a lui fatti percepire. 
Perché stiamo parlando di aziende in cui sono stati investiti miliardi e un ritorno sull'investimento ci DEVE essere in un modo o nell'altro. Forse qualcuno di voi avrà notato che l'uso gratuito di alcuni di questi sistemi sta venendo progressivamente ridotto e questa è una strategia piuttosto comune a Silicon Valley, che apparentemente non riguarda invece Deepseek, al momento, anche se la cosa non è assolutamente esclusa:
 
Currently, DeepSeek Chat remains free to use, and there are no announced plans to restrict its free access. However, as with many AI services, future changes could include:  

- Introduction of premium tiers (additional features for paying users while keeping a free version).  
- Usage limits (e.g., daily message caps) to manage server costs.  
- Priority access for subscribers during high-demand periods.  

For now, you can enjoy free, unlimited access to DeepSeek Chat! If any changes are planned, they will likely be communicated officially via the website or app.  

Come tutto questo finirà per influenzare lo sviluppo di questi sistemi è tutto da vedere. Se l'IA diventa a pagamento, solo chi può permettersela avrà accesso a risposte di qualità, creando un divario digitale. Inoltre, le aziende potrebbero privilegiare risposte "commercialmente ottimali" (es. promuovere prodotti) rispetto a quelle neutre. Se si pensa, come si sta facendo, a sistemi del genere che in campo sanitario possano fare le funzioni del medico di base, il divario digitale tra chi può pagare e chi no sarà perfettamente in linea con gli orientamenti attuali delle politiche sanitarie praticate (che da quelle dichiarate differiscono parecchio).
 
 

domenica 11 maggio 2025

ROBA DA CHIODI (SCOPERTO NIENTE)

 

https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2025/05/06/scoperta-una-nuova-classe-di-farmaci-che-silenzia-il-virus-hiv_1e4283f5-a955-4827-8bc1-9ca51ea1dfae.html

Incredibile, a Palermo hanno scoperto una nuova classe di farmaci che silenzia Hiv! 

No, niente affatto. Il primo inibitore del capside di Hiv l'ha sviluppato Gilead ed è stato approvato da FDA l'anno scorso. Ed è una delle cose di cui si parla nell'articolo (Lenacapavir)

Vabbè, a Palermo hanno contribuito allo sviluppo!

No, per niente.

Ma hanno pubblicato un'articolo!

Sì e se si legge l'articolo si dovrebbe notare, a sinistra sopra il titolo, la scritta "Review". Che non ha niente a che fare con peer reviewed, ma specifica la natura dell'articolo stesso: una review, cioè il riassunto e l'organizzazione dei risultati presentati in lavori prodotti da altri. Nessuna ricerca sperimentale originale, nessun nuovo studio clinico. E aggiungerei che per una cosa del genere di questi tempi basta una IA. Certo, con una IA magari la review non verrà fuori significativa e utile come sono le review ben fatte, ma chi lo legge l'articolo? Di certo non lo legge chi ha prodotto il lancio di agenzia e neppure che lo ha ripreso: ANSA viene ripresa pari pari da Repubblica (Hiv, scoperti i farmaci che ‘intrappolano’ il virus e lo mettono fuori gioco).

Quindi, al contrario di quel che scrivono ANSA e Repubblica, da Palermo non arriva nessun dato, o perlomeno nessun dato nuovo e la notizia vera, cioè l'approvazione di lenacapavir, è una storia di un anno fa in cui il gruppo di Parlermo non è coinvolto a nessun titolo. 

Il gruppo in questione non è nuovo alla pubblicazione di review a tema Hiv (sulla stessa rivista ne era stata pubblicata una nel '24). Quello che non si capisce è perché la pubblicazione di una review faccia notizia e perché alla fine si parta dalla review per produrre una notizia oggettivamente falsa. Forse perché è così che funziona il giornalismo italiano, incluso quello scientifico? Boh. E perché il gruppo parlemitano non rettifica, giusto per prendere le distanze dalla notizia falsa che lo riguarda? Chissà...

 

domenica 4 maggio 2025

FDA: SU RFK JR E MAKARY MI SBAGLIAVO DI GROSSO, PURTROPPO

Se veramente avessi scommesso qualcosa sul fatto che nonostante RFK jr il lavoro di FDA sarebbe andato come al solito, avrei perso. Pensavo (e speravo) che Makary si sarebbe comportato come Hahn si era comportato durante la prima presidenza Trump - e mi sbagliavo di grosso. Hahn difese l´agenzia e la sua autonomia, Makary pare che non abbia intenzione di difendere niente, anzi. Non una parola sui licenziamenti che hanno decimato lo staff, rendendolo incapace di star dietro a tutte le pratiche (INDA) presentate.

Intendiamoci, si sta parlando di un massacro: Trump proporrà al congresso una riduzione del budget di NIH del 44%. E rispetto alla sua prima presidenza le cose sono cambiate: allora pochi dei repubblicani al congresso lo appoggiavano, a questo giro invece dispone di una maggioranza repubblicana compatta e a lui favorevole. Nature si chiede se la scienza USA sopravviverà:

https://www.nature.com/articles/d41586-025-01295-6
 

Ma Nature non è precisamente un'osservatore neutrale in questa vicenda: otto anni fa fu tra i primi a lanciare all'allora candidato Trump una dichiarazione di guerra. Già, le presenti vicende hanno radici abbastanza lontane nel tempo, di cui ho già parlato

Il contesto più ampio è noto: da oltre un decennio si registra una crescente disaffezione tra una parte consistente della popolazione occidentale e le cosiddette élite. Le rivendicazioni di questa parte sono state per lo più etichettate come "populiste". Il fatto che, oltreoceano, il conflitto politico venga narrato come una guerra tra culture – i “buoni” che votano democratico e credono nella scienza, contro i “buzzurri” ignoranti e complottisti che votano Trump – non dovrebbe suonare nuovo. È abbastanza evidente che la cosiddetta comunità scientifica si sia schierata, senza ambiguità, nel primo dei due campi.

Tuttavia, trattandosi prima di tutto di uno scontro politico, lo schierarsi apertamente con una parte non è senza conseguenze – soprattutto quando a farlo sono istituzioni pubbliche. A quel punto, è l’istituzione stessa a diventare un bersaglio politico. Durante questo periodo, chi chiedeva che la scienza mantenesse neutralità in ambito politico veniva bollato come “pericoloso”. In Italia, chi poteva sostenere questa posizione se non lui?

 Il riferimento è all'appello di Marcia McNutt, per la neutralità della scienza in politica. "La scienza non è blu o rossa" non significava "La scienza si tira fuori", bensì "La scienza deve rimanere istituzionale". Ma in tempi in cui le istituzioni hanno perso la loro natura super partes un po' ovunque il discorso della Mutt poteva sembrare obsoleto. Eppure, resta forse l’unico argine credibile al discredito sistemico che oggi investe l’intero comparto scientifico pubblico. (Considerate che da anni la medicina istituzionale italiana è completamente in mano alla politica dei partiti e tiratene le debite conseguenze).

L´amara considerazione è che chi ha voluto questa guerra per la cultura "giusta" (che era in realtà per una parte politica) oggi la guerra l'ha anche persa, indipendentemente da quel che succederà alle prossime elezioni di midterm o nel 2028. Perché è difficile pensare che per il settore pubblico non valga quello che succede da sempre nel privato: per distruggere (tagliando, licenziando) servono giorni, per ricostruire servono anni e anni.

I big del tecnocapitalismo che hanno appoggiato Trump sono tutt'altro che alieni o contrari alla "scienza", figuriamoci: con la tecnologia sono entrati nel novero degli individui più ricchi del pianeta. Ma una cosa la sanno bene: quando il pubblico smantella per il privato si aprono grandi occasioni per accumulare ancora maggiori profitti.

 

domenica 1 dicembre 2024

BULLSHIT RESEARCH

 "We're out of low hanging fruits" l'ho sentita per la prima volta un 20 anni fa, più o meno. Guardatevi il video fino in fondo, ci sono i sottotitoli in italiano.

La cosa apparentemente non vale solo per il mio settore: le scoperte facili da fare sono già state fatte. Questa potrebbe essere una chiave di lettura del fenomeno: un boom nel numero di posizioni nella ricerca per mantenere un livello costante del tasso di innovazione deriva dal fatto che un punto di tasso di innovazione richiede sempre più risorse con l'andare del tempo. Ma sarebbe una spiegazione semplicistica. In primo luogo perché c'è innovazione incrementale e non incrementale, e il grafico mostrato da Sabine Hossenfelder non distingue tra le due. Stando ad articoli relativamente recenti in realtà staremmo consumando più risorse per avere sempre di meno, in quanto l'innovazione "disruptive" è in costante calo. Ancora, i numeri di Sabine Hossenfelder riguardano l'accademia. Nell'industria non è facile avere dati sul numero totale degli addetti alla ricerca e sviluppo, ma le grandi e alle volte apocalittiche crisi occupazionali del settore dovrebbero essere storia (dovrebbero, ma alla "scienza" italiana non gliene è mai fregato un tubo). Breaking Bad, quando uscì il primo episodio (2008), partiva da uno stato delle cose che molti nella ricerca industriale potevano riconoscere: un ex ricercatore che sopravvive insegnando in un liceo e con un secondo lavoro in un autolavaggio.

Ritorniamo a Sabine Hossenfelder: lei non piace a molti, ovviamente, e in special modo non piace alla "comunicazione della scienza". Le ragioni? In primo luogo diffonde idee anti-establishment e questo davvero non va bene per niente. Il che direbbe che la "comunicazione della scienza" ha come ragione sociale prevalente il portare acqua con le orecchie all'establishment o almeno a un certo establishment, che oggi magari non è nella stanza dei bottoni ma domani ci tornerà.

In secondo luogo la Hossenfelder danneggia l'immagine che il pubblico ha della scienza  e gli science deniers la condividono - qui trovate una lunga disamina all'insegna della difesa dell'esistente (tutto ciò mi ricorda qualcosa, been there etc.). L'autore del video, che ha alcuni milioni di followers, è rimasto scandalizzato dal video della Hossenfelder I don't trust scientists. Al riguardo posso solo dire che a Amgen, anni fa, si fidarono e ci misero sopra bei soldi. Ne uscirono piuttosto incazzati.

https://www.nature.com/articles/nature.2016.19269

C'è una povertà culturale spaventosa dietro la tesi "i panni sporchi vanno lavati in famiglia, non in pubblico su youtube, altrimenti dai armi agli science deniers che poi votano ed eleggono Trump". Peccato che quando si può misurare direttamente il fronte del delirio, impossibile per le elezioni USA, possibilissimo per quelle italiane, gli science deniers fanno numeri da prefisso telefonico (dimostrazione che non esiste correlazione tra visualizzazioni di un video e flussi elettorali). In questa visione del mondo c'è soprattutto l'incapacità di vedersi come parte del problema mentre ci si pensa parte della soluzione, anzi, dalla parte del Giusto tout-court. Alimentare la polarizzazione è una strategia perdente, a meno che tutto che quello che sta succedendo ti stia dicendo che sia vincente (e ci vorrebbe moltissima fantasia). La "comunicazione della scienza" corrente è un colossale fallimento politico certificato dalla storia presente.

La piatta difesa dell'esistente, quanto a "ricerca" e "scienza", nel lungo periodo non può che produrre un risultato (che diavolo, sta già succedendo, non ho parlato a caso di idiozia politica media della comunità scientifica).


Per l'ennesima volta: tutto ciò non significa che tutta la ricerca accademica e pubblica sia solo un mucchio di merda, per citare. Semplicemente si tratta di un complesso non omogeneo in cui il publish or perish e mille altre ragioni fanno sì che quanto pubblicato fin troppe volte non regga alla verifica. Qualcuno si ricorda, a proposito di ricerca accademica, i vari vaccini anticovid e simili venuti fuori da lì? Lettera morta dal primo all'ultimo. E quello, sempre accademico, che diceva di aver trovato l'inibitore di proteasi del virus che funzionava a marzo del 2020? Finì su Repubblica, lettera morta anche lui. E quelli del COVID portato dai venti? Anche quella ricerca pubblica, roba che non stava in piedi dall'inizio alla fine. E via dicendo. 

Sarà stata nel 2003 la prima volta in cui, per lavoro, mi ritrovai a leggere un paper e solo a un primo esame mi dissi "non può essere che questa ciclizzazione sia selettiva: la chiusura del ciclo sarà statistica, 50% da una parte, 50% dall'altra". Ma, dato che si parla di attività scientifica, verificammo e le le analisi furono inequivocabili: 50% da una parte, 50% dall'altra. Nota molto molto tecnica: recuperammo un brevetto in cui si descriveva un'analogo di quello su cui stavamo lavorando,in cui la chiusura era veramente selettiva, passando da un esotico ossonio, e usammo quel metodo. 

Questa è una cosa di una certa specie di chimici. Da quanto ne so Organic Synthesis (e quindi Organic Synthesis Collective) non hanno corrispondenti in nessuna altra disciplina: una rivista dove dal 1921 iniziarono ad essere pubblicate procedure di sintesi organica  solo se la stessa procedura era stata verificata da almeno due laboratori.

Quindi? Quindi ci credo quando verifico. Ma nella maggioranza dei casi a nessuno frega niente di verificare quello che viene pubblicato, semplicemente a causa della sua irrilevanza.

PS: Il principale problema al riguardo è che nel marasma dei nostri tempi "verifica indipendente" è lessico monopolizzato dagli spacciatori di delirio e dai loro accoliti.


domenica 10 novembre 2024

LA SCIENZA STA FALLENDO DAVANTI AI NOSTRI OCCHI...

"Sabine Hossenfelder è d'accordo con CS", mi scrive un vecchio amico in un messaggio, allegando questo video.

Sottolineerei:

Ricevo messaggi di odio ogni volta che ne parlo. Alcuni scienziati non vogliono che ne parli, perché, dicono, alimenta il fuoco degli science deniers. Lo fa. Ma questo perché gli science deniers hanno ragione quando dicono che il mondo accademico ha un grosso problema. Ignorare questo problema non lo farà scomparire.

E le life sciences annaspano in un mare di risultati pubblicati ma non replicabili, con gli allegati scandali in sordina. Scandali che si ripetono a cadenze regolari.

Guarda caso "terza missione" e tutto il resto sono operazioni di immagine e pubbliche relazioni tese a mantenere le cose esattamente come stanno. E non parliamo di cheerleaders della scienza, che è meglio.

giovedì 4 luglio 2024

SCIENZA, SCIENZA DELLE MIE BRAME, CHI E' IL PIU' SCIENZIATO DEL REAME?

Nota bene: quanto segue riguarda la popolazione della scienza accademica e della ricerca pubblica. Esclude i medici che si piccano di parlare di scienza e in generale i medici sui media social e non social, cosa che richiederebbe una lunga trattazione e su cui non sono aggiornato. Tantomento riguarda l'area divulgazione intesa come popolazione senza un lavoro nella ricerca di cui sopra.

Parto da un messaggio di Starbuck: "Gli "scienziati" sono, a parte rare eccezioni, degli egocentrici narcisistici di merda. Per quanto io ci stia passando attraverso, questo sistema di pubblicazione, relazioni, collaborazioni (il nettuorc) e progetti non riesce a non sembrarmi - anche storicamente - una mera esaltazione dell' individuo". 

Nella prospettiva della "scienza normale" secondo Kuhn (cioè di quella attuale) forse più che una mera esaltazione dell'individuo una reciproca glorificazione tra pari in cui nessuno minaccia l'altrui posizione di potere (perché le scienze accademiche non sono niente di sovrumano, ma solo un altro sistema di potere). Come sottoprodotto del processo, di quando in quando, c'è qualche avanzamento interessante, ma non è questo quello che il sistema nel suo complesso persegue: il sistema cerca quello che tutti i sistemi del genere cercano, la sua pura perpetuazione.

Questa è roba del 2010, ma non è che in 14 anni le cose siano cambiate e chi non se ne è accorto, beh...

https://oggiscienza.it/2010/11/15/scienziati-narcisi/index.html

In psicologia clinica e negli studi sulla personalità il narcisismo è definito in due modi: o come una vera e propria condizione clinica o come un semplice tratto di personalità, presente in modo più o meno marcato nella gran parte degli individui. Il narcisismo (che può essere misurato con appositi strumenti clinici – questionari – può condurre  a comportamenti truffaldini, siano essi coscienti o no. Narcisiste sono quelle persone che esagerano i loro talenti e pensano di essere speciali e uniche. A livello interpersonale questo tratto di personalità porta con se arroganza, mancanza di empatia, e rapporti interpersonali  superficiali. Il desiderio di essere ammirati poi può anche in casi estremi portare a comportamenti non del tutto onesti (magari senza che l’individuo ne sia cosciente).

Guarda caso c'è un collegamento tra frodi scientifiche (tutto quel che va da immagini tarocche a molto peggio) e narcisismo. Se ne può ricavare che il livello di competenze e conoscenze non sia proporzionale al livello di narcisismo, perché se sei bravo e a capo di un ottimo gruppo non hai bisogno di frodare. Si può dire tutto il male del mondo sull'H-Index, ma non è un caso se negli ultimi anni, in campi in cui H-Index vuol dire tutto, si sia assistito su isocial all'assalto delle mezze tacche contro chi aveva H-Index alti ma non cantava nel coro.

Se siete su un qualche social guardatevi attorno, non dovrebbe essere difficile individuarli, gli scienziati narcisi (immagino che siano sempre lì, a differenza di chi scrive). Da quel che mi ricordo dei social  terze missioni, outreach e compagnia cantante erano puri esercizi narcisistici. Si direbbe che scienze e social media non facciano un buon ménage. Perché... perché si potrebbe fare due più due:

https://www.insalutenews.it/in-salute/disturbi-della-personalita-e-social-piu-postiamo-selfie-e-piu-diventiamo-narcisi-lo-dimostra-la-scienza/

Per quanti vogliono la pappa scodellata: se i postatori di selfie sono narcisisti, uno scenziato che posta molti selfie è molto narcisista. E io di "scienziati" e/o accademici gran postatori di selfie me ne ricordo diversi. Ho dichiarato che avrei escluso il tema, ma direi che il peggior servizio al dibattito pubblico negli ultimi anni è stato fatto da medici narcisisti sui media, medici che si spacciavano per scienza e di "scienza" volevano parlare, quando quasi nessuno di loro ne aveva titolo. Perché qui non si intende ridurre il tutto a una questione di narcisismo degli attori: il senso politico del fenomeno nel suo insieme è stato discusso qua sopra molte volte e da anni e anni lo scienziato narciso è pronto a diventare uno scienzato "da marciapiede".

Addendum: una nota per quel che riguarda il sistema italiano: cosa succede se le risorse che c'erano non ci sono più? Di tutto di più. E allora l'hype, che è totalmente confuso con il narcisismo, è anche una tecnica di sopravvivenza, per mantenere una borsa di studio post doc, tenere vivo un gruppo di ricerca etc. E come ogni forma di resilienza in ultima istanza è perdente. Ma "nel lungo periodo saremo tutti morti" vale anche in questo campo. Quando si dice the human race...

 

 



domenica 28 aprile 2024

DEGLOBALIZZAZIONE, PHARMA

 

https://www.fiercepharma.com/pharma/novartis-actively-reviewing-relationships-chinese-contractors-amid-us-biosecurity-crackdown

Vorrei rammentare ai sinofili quanto l'ingresso della Cina nel WTO, venti anni fa, sia costato in disoccupazione in occidente, cioè moltissimo. Ma l'offshoring, cioè il trasferimento delle attività produttive e e in generale il reindirizzamento delle filiere produttive verso la Cina e più in generale l'Asia è stato un processo che in occidente ha prodotto immensi profitti, a scapito di chi perdeva il lavoro. Ma dopo 20 anni il vento pare essere cambiato e il cambiamento non sembra effimero.

Il CFO di Novartis dichiara che l'azienda è pronta ad allinearsi alla nuova legislazione USA quando entrerà in vigore. Ma di cosa si parla?

Il BIOSECURE act mira ad evitare che fondi federali americani, cioè i soldi che vengono da chi paga le tasse, vadano a finire attraverso la filiera della ricerca e sviluppo ad aziende cinesi. Detto così sembra qualcosa di neutrale e ragionevole, ma in realtà ci sono specifiche aziende nel mirino e la più pesante è WuXi , la powerhouse globale del Contract Development and Manufacturing farmaceutico. :

Il progetto di legge, etichettato BIOSECURE Act, prende di mira specificamente le più grandi biotech cinesi, WuXi AppTec (Shanghai, China), WuXi Bio (Jiangsu, China), BGI Genomics (Shenzhen, China), MGI (also Shenzhen), e la filiale di MGI Complete Genomics (San Jose, US), e dichiara che queste aziende costituiscono un rischio alla sicurezza nazionale degli USA in quanto  “coinvolte in progetti di ricerca con, appoggiate da, o affiliate con forze straniere avversarie, militari, di sicurezza interna o di intelligence"(https://www.pharmaceutical-technology.com/analyst-comment/biosecure-act-wuxi-drugs-us-market/)

E questa è una singola mossa che prima dell'approvazione dell'act sta già ristrutturando pesantemente le filiere della ricerca e sviluppo globale in campo farmaceutico. Si era parlato di mosse anticinesi di Trump con le sue iniziative tese a favorire il reshoring (il ritorno in USA di attività industriali già delocalizzate in Cina). Ma il BIOSECURE act si dimostrerà per conseguenze la più potente azione deglobalizzante mai vista prima.

Difficile anticiparne le conseguenze a livello globale. Cosa succederà alle filiali europee di WuXi è abbastanza facile da immaginare: perderanno molti clienti, e di sicuro tutti i più importanti, quindi chi lavora per WuXi in Europa farebbe meglio a cercare attivamente altre posizioni, se già non lo sta facendo. Cosa succederà alle filiali europee di altre aziende cinesi (Pharmaron, per esempio) è difficile da predire. Probabilmente i beneficiari della nuova situazione saranno in primo luogo le CDMO indiane, in secondo luogo quelle europee. Facile prevedere un aumento dei costi di sviluppo farmaceutico preclinico, il che di solito si traduce in un ennesimo round di licenziamenti e dismissioni nella ricerca e sviluppo delle grandi farmaceutiche globali 

PS: Mi ricordo qualche anno fa su twitter un breve scambio con un ingegnere gestionale che sosteneva che la globalizzazione era irrevesibile perché tutto in natura è irreversibile, per il secondo principio della termodinamica... la "scienza" degli ingegneri gestionali sui social, tanta roba.

domenica 14 aprile 2024

LAUREE STEM E DONNE, ANCORA

 

La storia raccontata da Sabine Hossenfelder, che vi invito a vedere per intero (ci sono i sottotitoli in italiano), è degna di nota soprattutto perché, come lei stessa dice, è emblematica. Avendo avuto parenti e amiche che hanno preso la strada della ricerca accademica non mi è suonata nuova. Farei notare che conferma un'espressione che ho usato più volte (non a caso) quando ho detto che lo scopo della ricerca accademica è produrre carta (perlopiù).

Dopo di che vorrei aggiungere una considerazione del tutto personale, sulla base della mia lunga  esperienza lavorativa. Appena laureato scelsi il privato, anche se mi era stato offerto il dottorato, e per il motivo più banale possibile: i soldi (ai tempi le borse di dottorato erano molto esigue). Nel privato ho costruito la mia professionalità. 

"Professionalità" può essere un concetto interpretato in vari modi. Come lo intendo io è svolgere il proprio lavoro in modo qualificato coordinandosi produttivamente con tutte le funzioni aziendali coinvolte, in primis riconoscendo a mia volta la loro professionalità. Potrei definire la cosa come "lealtà professionale". 

Piccolo particolare: nei contesti privati non tutti aderiscono a questa visione, nei fatti. Negli anni ho visto conflitti apparentemente insanabili tra funzioni e tra gruppi, individui che mettevano il proprio ego (e la propria carriera) al di sopra di ogni cosa, interesse aziendale compreso. E spesso ho visto competizione tra chimici, del tipo "io ne so più di te" "No, io so fare meglio di te". E devo dire che negli anni ho avuto più lealtà professionale da colleghi donne che da colleghi uomini. Ma ho anche visto in gruppi tutti femminili dinamiche da gineceo, in cui l'ultima arrivata o quella "divergente" era sottoposta a pratiche vessatorie più o meno sottili.

mercoledì 20 marzo 2024

FISICI, COMUNICAZIONE DELLA SCIENZA, PARADIGMI SCIENTIFICI

 

Qualcuno avrà capito che mi piace molto di quel che ha scritto Lisa Randall, che è un fisico teorico. Mi piace anche quel che produce Sabine Hossenfelder. Perché loro non riducono il tutto a un testo buono per la terza elementare, o forse oggi sarebbe meglio dire terza media, cosa che sarebbe la ragione sociale prevalente dell'attuale divulgazione scientifica: un catechismo per la terza media o per persone con il livello intellettivo di uno studente italiano di terza media. E infatti, neanche a farlo apposta, inoltrato da Starbuck:

https://www.feltrinellieducation.it/corsi-live/scrittura-e-letteratura/scrivere-di-scienza-realizzare-un-prodotto-di-divulgazione-scientifica

Come realizzare un prodotto di divulgazione scientifica? Farlo scemo e moralistico. Più scemo e moralistico è, più funziona (Burioni docet ma anche tutto il resto non scherza, con rare eccezioni di cui qua sopra o ai tempi della presenza social si è parlato). Se qualcuno non ci è arrivato quel che perlopiù passa come divulgazione in Italia non ha a che fare con le scienze, ma con lo spettacolo. Ci si può nascondere dietro il dito del termine "infotainment", ma resta il fatto che è intrattenimento e che quindi non incorpora in nessun modo qualsiasi cosa che sia "disciplina". Come dice un mio vecchio amico "Un divulgatore è uno scrittore fallito". E "divulgare" è una più o meno accattivante cosmesi del fallimento. Nell'impermanenza cronica dell'occidente odierno, in cui ben difficilmente un libro prodotto oggi sarà ricordato non tra 50 anni ma neanche tra 10, "divulgazione" è l'ennesimo prodotto usa e getta, buono per far fare un pugno di like, un poco di share, un poco di copie vendute, ma sopratutto buono a puntellare le parole d'ordine dominanti.

E infatti ci sarebbe da chiedersi: perché realizzare un prodotto di divulgazione scientifica in una fase storica in cui in primis servirebbe coscienza politica? Provate ad immaginare una risposta.

Io la risposta me la sono data da tempo,

E per questo 'sta roba non mi piace (blando eufemismo), ma mi piacciono per esempio i video di Marco Casolino. Mi piacciono per un paio di motivi. In primis non c'è traccia di moralismi d'accatto, non abbassa il livello, e sono convinto che buona parte del suo pubblico capisca di non capire il dettaglio. Il secondo motivo è perché è un instancabile cercatore di "odd balls", cioè oggetti osservati per cui i conti tornano ma risultano incongrui per più di un verso nel corrente paradigma dell'astrofisica.

Dall'esterno (essendo fisica e chimica ambiti poco comunicanti) potrei ipotizzare che se ci saranno novità significative nei prossimi anni saranno nell'astrofisica e per il motivo più semplice: nuovi e migliori strumenti di osservazione. E guardando e ascoltando, meglio si osserva meno i conti tornano (quel che sta succedendo, aggiungendo le incognite di materia ed energia oscura quest'ultima molto più incognita del resto). A pelle mi verrebbe da ipotizzare che siamo solo all'inizio delle osservazioni che non si incastrano benissimo nel corrente paradigma dell'astrofisica. Spero che quel che seguirà sarà una serie di eventi interessante.

PS: Mi piace anche quel che dice Carlo Rovelli, ma questo è un altro discorso.

mercoledì 13 marzo 2024

SCIENZIATI “VERI” - By Starbuck (RELOADED A TRE ANNI DI DISTANZA)

“ [...] in esse (le case farmaceutiche, NdS) lavorano tanti scienziati veri” mi ha recentemente rammentato qualcuno, pensandomi una no-qualcosa contro le case farmaceutiche. Ovviamente quel qualcuno non ha idea né della persona ma neanche del personaggio, e ovviamente quel qualcuno era intento a sciorinare tutto il copione sui “vaccini che salvano vite”. Nulla di nuovo, solo che... ho riso.
Di quel riso ironico un po’ folle un po’ amaro. Certo certo....chissà come se li immagina, gli scienziati veri, se col camice immacolato e con la camicia stirata sotto, il taglio di capelli perfetto e la macchina tirata a lucido nel parcheggio aziendale.
Ho riso, ripensando a quando la figura “scienziato vero” la interpreto io. Quando il conoscente dell’infanzia mi presenta orgogliosamente alla famiglia come “scienziata”. Quando magari mi chiamano per andare a fare divulgazione da qualche parte, perché “una di quelle figure che ispirano”, che “la scienza la fanno davvero”, o almeno così è nella testa di chi mi contatta.
Perché c’è la scienza vera e quella finta, apparentemente.
Guardo il mio camice: colletto ingiallito e numeri scritti col pennarello sugli avambracci. Il mio primissimo capo progetto ci teneva che avessimo un camice bianco per quando c’erano “le visite” ai laboratori, e che “mettessimo in ordine” preparassimo le lavagne e gli schermi dei PC con “qualcosa di bello”.
Gli “scienziati veri”, chi sarebbero poi? Quelli che magari oggi hanno tirato fuori la molecola magica, dietro una scrivania incasinata, trovato la sintesi sopra un bancone affollato, magari anche un po’ troppo...lo stesso bancone che fino a ieri “non puoi mettere un po’ in ordine in quel casino”. Quelli pagati quando va bene il giusto. Quelli che se domani va male, se non si trova una nuova molecola magica, tra 7-8 anni potrebbero essere lì a sperare di reinventarsi come qualcos'altro, che le bollette le pagano apparentemente anche loro.
Non so quanta poesia ci si vede dietro il lavoro della fantomatica scienza. Dal mio punto di vista il fantastico mondo della ricerca sperimentale (pubblica e privata) è costellato da laboratori chiusi, in cui in più di una volta sono andata a rovistare per raccattare qualcosa che mi servisse, prima che finisse a metà tra discarica e scantinato. Di laboratori in cui il collega alla soglia della pensione ti supplicava di “salvargli” quello strumento lì, di tenergli in vita quel progetto là, fino a ieri tanto importante, ma che domani si sarebbe inesorabilmente spento con lui, per sempre.
Scienziati...veri? Di sicuro gente che ci ha dedicato energie, passione, pezzi di vita, qualche weekend di troppo, qualche nottata di troppo. A raccattare 2 fondi, mezzo strumento, una persona in più “quello è in gamba, potrebbe prendere in mano le cosa”, ma molto spesso non andava così. Finiva in una sintesi scema, nell' accettare un progetto stupido e sottopagato o sottofinanziato per poter chiudere un anno, sperando che il prossimo sarebbe stato migliore.
“Scienziati” bruciati, persi, sciolti in qualche fusione aziendale. Finiti quasi tutti nel dimenticatoio, tranne per quei 3 o 4 che avevano ispirato quei 10-20 con cui avevano lavorato. Per le HR erano semplicemente “risorse in esubero”.
Fate una bella cosa, va? La scienza e gli scienziati veri lasciateli un po’ in pace, nelle pagine di giornale, nei post. Se non l’avete mai vissuta questa vita, nella pelle, nei compromessi, nelle ossa, nelle risate ma anche nei pianti, non parlatene, non è ... semplicemente, non è roba per voi.
 
Addendum by CS: 
 
Gruppi della ricerca pubblica e universitaria sottofinanziati fino a farli morire di inedia? Visti.
 
Centri ricerche privati svuotati, chiusi, sottoposti alla "ricetta spezzatino"? Visti. 
 
Brevetti lasciati scadere perché non c'erano soldi per pagare i canoni annuali? Visti.

Come fu ricompensato il gruppo che nella precedente vita di IRBM tirò fuori il primo inibitore dell'integrasi di HIV approvato da FDA? Con lo smembramento, la mobilità, il licenziamento.
 
Stessa cosa per il gruppo GSK che in Irlanda tirò fuori Tykerb. 
 
Quando si diceva che arrivava Pfizer a comprare la baracca gli sciocchi esultavano, gli altri spedivano curriculum. 
 
Niente a che vedere con survival of the fittest, sempre che per "fittest" non si intenda quello ammanicato con la politica o con i vertici del management o quello bravo a rifilare asset da centinaia di milioni a manager di grandi farmaceutiche troppo stupidi e troppo avidi per accorgersi di quando gli rifilano un pacco (vedere alla voce "Sirtris").
 
In tutta la mia carriera sono sopravvisuto a diverse crisi del settore. A volte a malapena, una volta molto, molto a malapena, tipo che mentre ci sei in mezzo non credi che riuscirai mai a rialzarti. Mi è capitato di lavorare con altri sopravvissuti e di frequentarli. E mi è venuto da pensare che il nostro tratto comune oltre alla professionalità è il totale disincanto: la coscienza che qualsiasi risultato tu possa conseguire non ti salverà dalla scure dei tagli di budget quando la scure cadrà. Disincanto non si significa cinismo o egoismo: di atteggiamenti "meglio a te che a me" non ne ho mai davvero percepiti. Piuttosto ho percepito quella solidarietà che spesso nasce nei gruppi di individui che vivono assieme situazioni prolungate di grande difficoltà o di grande pericolo.
Mi capita spesso di pensare a quanti invece non sono sopravvissuti (in alcuni casi non in senso figurato). E continuo a credere, per esperienza, che tra chi sopravvive e chi non ci riesce la differenza non è né di merito né di competenze, ma quella cosa impalpabile a cui diamo nome sorte o fortuna. Ovviamente processi economici globali e pesanti catene economiche locali sono alla base di tutti questi fenomeni ma tu, individuo, non ci puoi fare assolutamente niente se non schivarli se ci riesci.
 
Certo, un curriculum vitae "pesante" può essere una grande risorsa (all'estero) per trovare una nuova posizione, però si tratta di condizione necessaria ma non sufficiente. 
Ecco, "condizione necessaria ma non sufficiente" era un concetto incomprensibile per molti "giovani" col pieccedì in qualcosadiscientifico che arrivavano a scanagliare sotto un post ai tempi della presenza di CS sui social. Eppure comprendere la differenza tra necessario e sufficiente può essere vitale.
 
 
 

giovedì 15 febbraio 2024

SCIENZA E CONFLITTI DI INTERESSE

Personalmente, capendone molto poco, ritengo che la prossima grande rivoluzione scientifica dovrebbe arrivare in quel campo. Il motivo è semplice: più miglioriamo le nostre capacità di osservazione del cosmo più troviamo fenomeni che non si spiegano con la fisica corrente: buchi neri "impossibili",  galassie a spirale troppo vecchie per essere a spirale, etc. E poi c'è tutta la faccenda materia oscura e energia oscura: etichette per qualcosa che c'è o che ci dovrebbe essere per far tornare i conti.

Per osservare meglio e vedere quello che prima non si riusciva a vedere o non si riusciva a vedere bene servono strumenti molto costosi: il telescopio James Webb è costato una decina di miliardi di dollari, per esempio. E per il Future Circular Collider, il successore di LHC si parla di 24 miliardi di dollari.


Eh già: per garantire le risorse necessarie si danno in pasto al pubblico "leggere imprecisioni", per usare un blando eufemismo. Il che non dovrebbe sembrare strano, considerato l'andazzo degli ultimi 15 anni.

Quoto Hossenfelder: "Sembra che i fisici delle particile si sentano autorizzati a spendere miliardi di dollari per ottenere niente in particolare, mentre il mondo se ne sta andando al diavolo".

 

 

domenica 17 dicembre 2023

PER RICORDARE (CRISI DELL'INDUSTRIA FARMACEUTICA ITALIANA E COMMENTATORI SOCIOPATICI)

Secondo qualcuno all'industria farmautica italiana tra il 2008 al 2015 non è successo niente e il settore oggi è in eccellente salute.

Sigma Tau aveva un fatturato consolidato sui 2 miliardi. In seguito alla crisi ci fu una fusione con Alfa Wassermann e il fatturato della fusione faticava ad arrivare ad un miliardo di euro (https://www.milanofinanza.it/news/dalla-fusione-alfa-wassermann-sigma-tau-nasce-alfasigma-1987523). Ma ancora, per molti giornalisti etc, tutto normale.

CS in un certo senso è nato da quelle singole crisi che si sgranarono una dopo l'altra nel giro di pochi anni: nel complesso una crisi occupazionale del settore senza precedenti storici, una specie di apocalisse, ma un'apocalisse invisibile, di cui quasì nessuno parlò - Sigma Tau fu l'eccezione che confermò la regola (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/05/cronistoria-dell-apocalisse-della.html)

La cosa  tristissima è che nel frattempo il dibattito pubblico su farmaci e vaccini aveva preso una piega aberrante e su ogni boiata veniva messa l'etichetta "scienza". CS nel suo piccolo diventò più visibile, per esempio, della pagina facebook dei lavoratori dei laboratori Praxis. Ricordo che quelli che giocano all'istuzione scientifica si comportavano come perfetti sociopatici e ironizzavano quando, raccontavo certe cose (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/07/invisibili-quindi-inesistenti.html). Perché nell'industria non si fa "scienza", mica come nelle università. Eppure...

...eppure per esempio le prime mosse significatica nell'esplorazione dell'albero delle TK furono fatte nel privato. Nessuno si ricoda di Sugen (https://en.wikipedia.org/wiki/SUGEN). La scienza, come direbbe qualcuno, era tutta lì, e fu per mancanza di fondi e sfortuna che sunitinib (https://en.wikipedia.org/wiki/Sunitinib) non fu il primo inibitore di TK approvato (il primo fu glivec).

Sunitinib

Sugen, azienda in cui si lavorò a far luce sull' "albero delle chinasi" molto più che in tanti laboratori accademici. Furono loro a tirar fuori i primi inibitori di chinasi sperimentali. Nel 99 Sugen fu comprata da Pharmacia, e più o meno tutto il lavoro continuò come prima. Ma nel 2003 Pfizer comprò Pharmacia, e chiuse tutte le ricerche dell'acquisito. Un mio contatto, e altri che conosco, si ritrovarono per strada. Pfizer si ritrovò proprietaria del Sutent (sunitinib), approvato nel 2006 per cancro colorettale.

Il mio contatto lo ho conosciuto anni fa: un ex Sugen, proprio del gruppo da cui venì fuori sunitib. Mi raccontò che anni e anni dopo degli avvocati che lavoravano per Pfizer lo contattaro per una testimonianza riguardo la proprietà della "prior art" in una questione di beghe brevettuali su sunitib. Lui era stato tra i licenziati dopo l'acquisto di Pharmacia da parte di Pfizer. Ascoltò tutto quello che gli avvocati di Pfizer avevano da dire e poi rispose: No, non testimonierò a favore di Pfizer. Contattò l'altra parte e testimoniò per loro. Gli diede un minimo assaggio della loro medicina. 

domenica 19 novembre 2023

LA FINE DELLA SCIENZA

 

https://www.wired.it/article/evoluzione-sistemi-non-viventi-nuova-legge-natura-incremento-informazione-funzionale/

Personalmente quando leggo o sento "termodinamica dell'informazione" o passo oltre o ho una smorfia di disgusto. Perché si parte dalla buonanima di Boltzmann per arrivare a un impalcatura teorica che pur avendo avuto i propri momenti fighi (Feynman), alla fine ha potuto contare su un paio di conferme sperimentali molto tirate per i capelli in qualcosa come un'ottantina di anni (https://en.wikipedia.org/wiki/Entropy_in_thermodynamics_and_information_theory). Qualcuno poi avrà capito che quanto a discorsi sull'entropia sono estremamente sensibile, quindi quando sento o leggo certa roba posso reagire pure molto male. Tipo quando si parla di una seconda legge dell'infodinamica che va in senso contrario al secondo principio della termodinamica: per qualcuno sarà tutto molto bello, ma forse è meglio lasciare la termodinamica fuori dal quadro, perché non c'entra una tubo (https://www.wired.it/article/matrix-universo-simulazione-nuova-teoria-fisica-infodinamica/).

Ma non c'è stato chiacchericcio solo sul' "univeso simulazione" e questa seconda legge dell'infodinamica. Qualcuno ha deciso di andare oltre e propone una nuova legge dell'universo (https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2310223120). Il riassunto lo potete trovare nel link di Wired sotto l'immagine all'inizio del post. L'articolo espone una congettura, ma fondamentalmente più che proporre una nuova legge dell'universo propone un nuovo criterio di descrizione dei sistemi naturali: l'informazione funzionale come funzione del grado di funzionalità (non vi preoccupate, suona orrendo anche in inglese), I(Ex). Questa nuova descrizione viene dall'analisi di un qualsiasi set di dati sperimentali, fossero pure inerenti un singolo specifico sistema? No. Ci si augura che qualcuno ci lavori.

La velocità di evoluzione di alcuni sistemi può essere influenzata artificialmente. Il formlaismo dell'informazione funzionale suggerisce che la velocità di evoluzione di un sistema può essere aumentata in tre modi: 1) aumentando il numero o la diversità degli agenti che interagiscono agents, 2) aumentando il numero delle diverse configurazioni del sistema e/o 3) migliorando la pressione evolutiva sul sistema (per esempio nei sistemi chimici da più frequenti cicli riscaldamento/raffreddamento o di inumidimento/essiccamento) Futuri esperimenti sull'evoluzione chimica e simulazioni di sistemi a evoluzione artificiale possono essere capaci di ottenere misure quantitative riguardo a quanto la velocità di evoluzionepossa essere aggiustata variando parametri importanti e driving forces.

Se la cosa vi sembra oscura, quando parlano di "evoluzione di sistemi chimici" hanno in testa l'abiogenesi.

Porre l'evoluzione verso la complessità come legge dell'universo sarà anche sexy, per qualcuno, ma tanto per cambiare ci si scontra con leggi con fondamenta solide come il granito: un processo quale che sia, quindi anche un processo evolutivo verso la complessità, deve portare a una differenza entropia dell'universo uguale o maggiore di zero. Al che quale sarebbe la driving force del processo evolutivo? L'infodinamica? Ma per favore... Next step più probabile? 0 dati sperimentali ma qualche simulazione al computer molto colorata.

Tutto questo, praticamente, è Prigogine ignorando Prigogine e lasciando fuori le basi della termodinamica (fu Prigogine, 70 anni fa, a descrivere l'ordine ottenuto dal caos, ovvero strutture dissipative la cui organizzazione massimizza la produzione di entropia). E quindi? E quindi  si va a mode, ragazzi, non è che si scherza (citando qualcuno).

Questa è fenomenologia da fine della scienza: le grandi leggi della natura le abbiamo già trovate, il resto è al momento fuori portata, quindi ci si diletta in congetture e pinzillachere. Il video di Sabine Hossenfelder è perfetto, al riguardo e ha pure un rapidissimo riferimento a questa storia della nuova legge dell'universo.

Per anticipare le proteste: una missione con equipaggio umano su Marte non sarebbe scienza, ma tecnologia. Cioè non aggiungerebbe nulla a quello che sappiamo sulle leggi della natura. Ma questo sarà l'argomento di un altro post.



Quindi sì, la scienza sta morendo e pure piuttosto male.

mercoledì 18 ottobre 2023

VECCHIE STORIE; SOCIETA' SCIENTIFICHE ITALIANE ETC

 

https://www.theguardian.com/business/1999/jul/01/18

La storia di British Biotech ai tempi fece scalpore (sono passati 25 anni). BB spinse fino alla sperimentazione clinica un inibitore di MMP2, un acido idrossamico che purtroppo aveva aveva effetti collaterali devastanti, e quando iniziarono a manifestarsi nei trial provò ad occultare la cosa. Una storia che  costò all'azienda roba tipo 40 miliardi di danni richiesti in cause. E questo è il motivo per cui il 99.9% di voi non ha mai sentito parlare di British Biotech, che da allora non esiste più.

Ovviamente gli acidi idrossamici inibitori di MMP2 da allora sono diventati pariah e MMP2 un target completamete discreditato. Nell'industria, dico.

Invece nell'accademia cinque anni dopo i fatti indovinate chi brevettava una serie di acidi idrossamici inibitori di MMP? Una spin off dell' università di Firenze, spin off guidata da quello che all'epoca era presidente a vita o giù di lì di una società scientifica italiana. Una società scientifica notevole, perché nel tempo il numero dei sui iscritti è salito in maniera inversamente proporzionale alla probabilità di assunzione di un laureato in chimica in Italia. Ma del resto...

Ora certa gente occorre anche capirla. L'uomo era stato il bullizzatisssimo sottoposto di un certo soggettone storico (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/09/chimici-resistenza-contestazione.html). La società ovviamente assegna una medaglia in memoria del personaggio.

Alla dipartita dell'emerito fiorentino degli acidi idrossamici arrivarono mesaggi di condoglianze e di commemorazione di Renzi, Nardella e del rettore dell'Università di Tblisi - questo per dare una misura dello spessore internazionale del personaggio e del rapporto attività scientifica/politica. E' un personaggio a cui comunque la società in questione ha dedicato una medaglia (un'altra) che assegna annualmente o giù di lì.
Qualcuno vanta questa società scientifica come una delle più "grosse" in Europa. Io mi ricordo i suoi vertici che dicevano che il problema delle università italiane era che sfornavano chimici troppo qualificati. Molti iscritti, tanta politica, poco lavoro: un' immagine perfetta dell'Italia contemporanea. Ah, scordavo, con degni corripondenti europei. Ve la ricordate all'epoca di COVID la storia di Trump con la candeggina? Una buffonata (solo che dopo l'uomo ha messo in piedi Warp Speed e dato la paga a mezzo mondo). E tra chi stigmatizzò la buffonata (giustamente) ci fu gente che poi... si produsse in begli endorsement di TEMPO (2,2,6,6-Tetramethylpiperidin-1-yl)oxyl) in funzione anticovid (che è come dire candeggina o acqua ossigenata o ozono etc). Fate un po' voi (soluzione facile: tutti amici, tutto va bene, una mano lava l'altra). In tempi di COVID chi sviluppava e vedeva approvate soluzioni di vario genere (da FDA, da EMA) volava miglia sopra le testoline di questa gente. Ma forti di incarichi che suonavano "alti" etc sparlavano di FDA e delle farmaceutiche a cui aveva approvato farmaci (scordandosi convenientemente che era la stessa agenzia che aveva approvato i vaccini che gli piacevano tanto). Un branco di perfetti esemplari dell'Italia odierna. Nota personale: di EMA e FDA puoi sparlare pubblicamente quando non sarai mai uno dei nomi sui dossier per Investigational New Drug da presentare a questi enti. A buon intenditor...

Poi, parlando del loro piccolo stagnetto...Target vecchi di 30 anni? Discreditati da 5, 10 anni? Non si butta via niente. Fanno progetti, brevetti, pubblicazioni (se va bene). E se non va bene comunque qualcosa fanno. Questo è il modo in cui funziona parte dell'università italiana, e quando se ne esce con certi manuali (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/06/basterebbe-aprire-un-libro-o-no.html) invece che gridare allo scandalo va tutto, bene, avevano ragione e comunque lo studente dovrà sborsare 200 carte per la nuova edizione. Enjoy.

PS Prima di diventare "chi tocca muore" (come CS), in certi ambienti, chiesi a accademico informato dei fatti, cosa ne pensasse della Gran Società Scientifica. Mi rispose che chi sa fa (ricerca), chi non sa fa politica.



mercoledì 4 ottobre 2023

NOBEL AL mRNA: UNA SERIE DI FORTUNATI EVENTI

 

https://www.reuters.com/business/healthcare-pharmaceuticals/kariko-weissman-win-medicine-nobel-covid-19-vaccine-work-2023-10-02/

Mi ricordo a una delle classiche fiere internazionali dell'industria di essermi ritrovato al bar con un paio di giovani biotecnologi italiani che lavoravano in una biotech. Mi dissero che le piccole molecole non avevano più senso, che farmaci basati su RNA le avrebbero rese obsolete. Ovviamente non successe niente del genere. Quella di RNA e DNA di sintesi, dai farmaci antisense (oligonucteotidi sintentici, DNA chimerici, PNA etc) passando dai siRNA fino a mRNA è la storia di una lunga, lunga serie di fallimenti con alcuni sporadici risultati. Con i vaccini mRNA quello che ha fatto la differenza sono state le nanoparticelle lipidiche (LNP) e i loro costituenti chiave, i lipidi cationici. Che la parte mRNA sia stata una rivoluzione per i vaccini è innegabile, e quindi si tratta di un Nobel scontato. Che il futuro veda grandi avanzamenti nelle soluzioni terapeutiche basate su farmaci mRNA invece è cosa piuttosto dubbia, perché il problema resta quello di sempre: come fare arrivare il mRNA dove si vuole in  numero di unità efficace (https://www.nature.com/articles/s41587-022-01491-z articolo molto ottimistico - pure troppo - nella conclusione). Negli anni innumerevoli tentativi, risultati scarsissimi. In breve l'applicazione di mRNA ai vaccini antiCOVID è stata anche il risultato di una serie di eventi fortunati, tra l'altro preceduti da una serie di dead ends di Moderna con i vaccini mRNA antiinfluenzali (e da anni di niente anche sul lato Biontech).

Due cose, riguardo a questo Nobel.  Il premio è stato conferito a Karikó e Weissman perché nel 2005 svilupparono RNA che includeva nucleosidi modificati in modo da evitare i processi infiammatorii che avevano precedentemente accompagnato i test di RNA sintetizzato in laboratorio (lo fecero sostituendo pseudouridina all'uridina). Ma il nome della Karikó l'ho sentito per la prima volta in un qualche articolo sul vaccino Biontech (Pfizer). Drew Weissman invece era nome piuttosto noto. Il che dice qualcosa riguardo il riconoscimento che il più delle volte tocca alle donne nell'ambiente accademico. Seconda cosa: la linea di ricerca della Karikó è sempre stata quella di RNA usato in terapie (quello che ad oggi è di fatto il vicolo cieco), e non in vaccini. Alla fine per Karikó i vaccini mRNA sono stati un risultato off target e completamente inatteso - non male, visto che si era cacciata in una wild goose chase (beninteso, con tali attività si può fare molta strada nell'accademia, ma arrivare al Nobel è un po' più difficile).

Ovviamente sulla stampa italiana (e estera) in questi giorni c'è un grande spreco di pagine agiografiche (come un paio di anni fa fu fatta molta agiografia sui coniugi fondatori di Biontech). Nuvole di incenso si alzano anche da parte di quelli che al tempo erano invece i gran promotori dei vaccini antiCOVID basati su adenovirus, ma il bandwagoning in occasioni di questo genere è un classico. Fatto del tutto normale per un Nobel di questo tipo. Un Nobel per la medicina che però senza lipidi cationici non ci sarebbe stato, "Lipidi, il non celebrato componente dei vaccini mRNA", titolava Chemical & Engeneering News. E tra l'altro la capacità produttiva globale per questi lipidi fu il collo di bottiglia che limitava la disponibilità dei vaccini (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/02/vaccini-mrna-e-lipidi-il-collo-di.html). Il diavolo sta nei dettagli, anche quando si parla di Nobel.

Addendum molto tecnico: RNA in quanto acido  ha lo stesso problema di uptake dei farmaci nucleotidici, moltiplicato per il numero di unità che lo costituiscono. Un approccio ProTide (https://it.wikipedia.org/wiki/ProTide) per un acido nucleico non è fattibile. I lipidi cationici sono formalmente caricati positivamente, ma alla fine si tratta di lipidi contenenti almeno un gruppo amminico che , in appropriate condizioni di processo, finisce per costituire uno strato della LNP che formalmente neutralizza l'acido nucleico, eliminando una delle più serie barriere all'uptake cellulare.


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...