domenica 1 dicembre 2024

BULLSHIT RESEARCH

 "We're out of low hanging fruits" l'ho sentita per la prima volta un 20 anni fa, più o meno. Guardatevi il video fino in fondo, ci sono i sottotitoli in italiano.

La cosa apparentemente non vale solo per il mio settore: le scoperte facili da fare sono già state fatte. Questa potrebbe essere una chiave di lettura del fenomeno: un boom nel numero di posizioni nella ricerca per mantenere un livello costante del tasso di innovazione deriva dal fatto che un punto di tasso di innovazione richiede sempre più risorse con l'andare del tempo. Ma sarebbe una spiegazione semplicistica. In primo luogo perché c'è innovazione incrementale e non incrementale, e il grafico mostrato da Sabine Hossenfelder non distingue tra le due. Stando ad articoli relativamente recenti in realtà staremmo consumando più risorse per avere sempre di meno, in quanto l'innovazione "disruptive" è in costante calo. Ancora, i numeri di Sabine Hossenfelder riguardano l'accademia. Nell'industria non è facile avere dati sul numero totale degli addetti alla ricerca e sviluppo, ma le grandi e alle volte apocalittiche crisi occupazionali del settore dovrebbero essere storia (dovrebbero, ma alla "scienza" italiana non gliene è mai fregato un tubo). Breaking Bad, quando uscì il primo episodio (2008), partiva da uno stato delle cose che molti nella ricerca industriale potevano riconoscere: un ex ricercatore che sopravvive insegnando in un liceo e con un secondo lavoro in un autolavaggio.

Ritorniamo a Sabine Hossenfelder: lei non piace a molti, ovviamente, e in special modo non piace alla "comunicazione della scienza". Le ragioni? In primo luogo diffonde idee anti-establishment e questo davvero non va bene per niente. Il che direbbe che la "comunicazione della scienza" ha come ragione sociale prevalente il portare acqua con le orecchie all'establishment o almeno a un certo establishment, che oggi magari non è nella stanza dei bottoni ma domani ci tornerà.

In secondo luogo la Hossenfelder danneggia l'immagine che il pubblico ha della scienza  e gli science deniers la condividono - qui trovate una lunga disamina all'insegna della difesa dell'esistente (tutto ciò mi ricorda qualcosa, been there etc.). L'autore del video, che ha alcuni milioni di followers, è rimasto scandalizzato dal video della Hossenfelder I don't trust scientists. Al riguardo posso solo dire che a Amgen, anni fa, si fidarono e ci misero sopra bei soldi. Ne uscirono piuttosto incazzati.

https://www.nature.com/articles/nature.2016.19269

C'è una povertà culturale spaventosa dietro la tesi "i panni sporchi vanno lavati in famiglia, non in pubblico su youtube, altrimenti dai armi agli science deniers che poi votano ed eleggono Trump". Peccato che quando si può misurare direttamente il fronte del delirio, impossibile per le elezioni USA, possibilissimo per quelle italiane, gli science deniers fanno numeri da prefisso telefonico (dimostrazione che non esiste correlazione tra visualizzazioni di un video e flussi elettorali). In questa visione del mondo c'è soprattutto l'incapacità di vedersi come parte del problema mentre ci si pensa parte della soluzione, anzi, dalla parte del Giusto tout-court. Alimentare la polarizzazione è una strategia perdente, a meno che tutto che quello che sta succedendo ti stia dicendo che sia vincente (e ci vorrebbe moltissima fantasia). La "comunicazione della scienza" corrente è un colossale fallimento politico certificato dalla storia presente.

La piatta difesa dell'esistente, quanto a "ricerca" e "scienza", nel lungo periodo non può che produrre un risultato (che diavolo, sta già succedendo, non ho parlato a caso di idiozia politica media della comunità scientifica).


Per l'ennesima volta: tutto ciò non significa che tutta la ricerca accademica e pubblica sia solo un mucchio di merda, per citare. Semplicemente si tratta di un complesso non omogeneo in cui il publish or perish e mille altre ragioni fanno sì che quanto pubblicato fin troppe volte non regga alla verifica. Qualcuno si ricorda, a proposito di ricerca accademica, i vari vaccini anticovid e simili venuti fuori da lì? Lettera morta dal primo all'ultimo. E quello, sempre accademico, che diceva di aver trovato l'inibitore di proteasi del virus che funzionava a marzo del 2020? Finì su Repubblica, lettera morta anche lui. E quelli del COVID portato dai venti? Anche quella ricerca pubblica, roba che non stava in piedi dall'inizio alla fine. E via dicendo. 

Sarà stata nel 2003 la prima volta in cui, per lavoro, mi ritrovai a leggere un paper e solo a un primo esame mi dissi "non può essere che questa ciclizzazione sia selettiva: la chiusura del ciclo sarà statistica, 50% da una parte, 50% dall'altra". Ma, dato che si parla di attività scientifica, verificammo e le le analisi furono inequivocabili: 50% da una parte, 50% dall'altra. Nota molto molto tecnica: recuperammo un brevetto in cui si descriveva un'analogo di quello su cui stavamo lavorando,in cui la chiusura era veramente selettiva, passando da un esotico ossonio, e usammo quel metodo. 

Questa è una cosa di una certa specie di chimici. Da quanto ne so Organic Synthesis (e quindi Organic Synthesis Collective) non hanno corrispondenti in nessuna altra disciplina: una rivista dove dal 1921 iniziarono ad essere pubblicate procedure di sintesi organica  solo se la stessa procedura era stata verificata da almeno due laboratori.

Quindi? Quindi ci credo quando verifico. Ma nella maggioranza dei casi a nessuno frega niente di verificare quello che viene pubblicato, semplicemente a causa della sua irrilevanza.

PS: Il principale problema al riguardo è che nel marasma dei nostri tempi "verifica indipendente" è lessico monopolizzato dagli spacciatori di delirio e dai loro accoliti.


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