martedì 18 maggio 2021

CRONISTORIA DELL' APOCALISSE DELLA CHIMICA FARMACEUTICA ITALIANA

 

Visto che altrove mi è stato chiesto di riepilogare la crisi della farmaceutica italiana, mi sembra il caso di procedere ad un riassunto. Sono fatti ormai lontani, nel tempo, ma le loro conseguenze permangono, e soprattutto alcuni dei fattori che li hanno determinati sono ancora in opera.

In Italia c'erano multinazionali con centri ricerche e realtà produttive perché il mercato era significativo e i costi in USD giustificavano l'impegno (Glaxo, SmithKline & Beecham, Wyeth, BMS, Parke Davis, Pharmacia etc ).
Non è inutile sottolinearlo: le aziende italiane che facevano ricerca (cioè avevano pipeline che andavano avanti) si finanziavano con i proventi di farmaci a brevetto scaduto, OTC, presidii medico-chirurgici, eventualmente royalties etc (mentre invece l'attività di ricerca delle strutture di multinazionali - GSK, Pharmacia - era strettamente collegata al costo in dollari e ai volumi di acquisti da parte del Sistema Sanitario Nazionale).
Pre 2005 la tipica "grande" farmaceutica italiana aveva fatturati tra uno e due miliardi (di un ordine di grandezza inferiori a quelli tipici delle grandi multinazionali del farmaco): con turnover del genere mandare avanti lo sviluppo clinico (costi mediamente dal miliardo in su) non è semplice, ma comunque più di un'azienda riusciva a farlo.

Al di là degli eventi congiunturali, il settore nel nuovo millennio fu dominato da un'insana attività di M&A (fusioni e acquisizioni). In particolare il più grande centro ricerche italiano, quello di Pharmacia, a Nerviano (già Carlo Erba) vide l'inizio del suo inesorabile declino con l'acquisizione da parte di Pfizer di Pharmacia, nel 2003 (e conseguente massiccia ristrutturazione). Anche il centro ricerche Lepetit di Gerenzano, specializzato in antiinfettivi, poi diventato Vicuron, rimane vittima di una crisi a cui segue un'acquisizione Pfizer nel 2005 (e pesante ristrutturazione anche lì). Il primo decennio di questo secolo per alcune multinazionali del farmaco è stato un "decennio perduto". Il patent cliff del 2012 incombeva, e alcune pipeline (insieme dei farmaci in via di sviluppo) offrivano uno spettacolo imbarazzante. Qualcuno decise di affrontare il problema con un cambio di paradigma (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../2009-houston...).
Su questo panorama inquieto si innestano i grandi eventi congiunturali.
Nel 2004 arriva la direttiva 2004/27/CE, che apre il mercato europeo a produttori di attivi farmaceutici non approvati o ispezionati da EMA; nel 2005, l'euro arriva a 1.35 sul dollaro e lo supera (botta alle esportazioni di prodotti e servizi, visto che il principale mercato di sbocco del settore sono sempre stati gli USA).
Poi entra in scena la crisi dei subprime, seguita da quella dei debiti sovrani europei. Si innesca un processo che porterà a un folle deleveraging (tradotto, molte banche riducono gli affidamenti e chiedono alle aziende clienti di rientrare velocemente). In questo quadro esce la direttiva 2011/62/UE che ribadisce la precedente e viene varato il Salvaitalia (principio attivo in ricetta, tagli programmati alla spesa sanitaria e farmaceutica), due fattori che danno il colpo di grazia.
Su tutto questo si inserisce un ulteriore evento che non ha origini politiche, ma i cui effetti la politica avrebbe potuto temperare (e non lo ha fatto): Pfizer nel gennaio 2009 acquista Wyeth. Alcuni analisti, col senno di poi, hanno scritto che quell'acquisizione ha distrutto valore per gli azionisti (https://www.ukessays.com/.../acquisition-of-wyeth-by...). Lasciando perdere gli azionisti, fu una strage dal punto di vista occupazionale, e nel panorama italiano poi fu un Extinction Level Event, perché Wyeth aveva programmi e contratti con molte realtà italiane, che evaporarono con il relativo cash flow da mattina a sera o giù di lì.
Combinare il tutto con due o tre ulteriori round di credit crunch e il piatto è servito: nel 2005 il solo polo farmaceutico laziale fatturava 7 miliardi all'anno (https://roma.repubblica.it/.../farmaceutica-fuga.../1471275), due anni fa gli iscritti ad Aschifarma collettivamente faticavano ad arrivare a 4 miliardi. Il centro ricerche GSK di Verona, secondo solo a quello Pharmacia, per dimensioni, viene ceduto nel 2010 (e anche qua ristrutturazione), BMS smette di produrre betalattamici in Italia, Sigma Tau viene comprata da Alfa Wasserman e la nuova azienda Alfasigma fatica ad arrivare al 50% di quelli che erano stati i fatturati Sigma Tau prima della crisi, Rottapharm-Madaus, che aveva un fatturato consolidato sui 2 miliardi, viene svenduta e smembrata, etc etc etc.
Questa può sembrare una fredda analisi. Ma sono vicende che hanno stritolato vite e famiglie, tra esuberi, esodati e quant'altro. Migliaia di persone, di cui nessuno ha parlato, come nessuno ha parlato delle migliaia di persone colpite da vicende simili in altri settori industriali, se non per piangere poche lacrime di coccodrillo.

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