domenica 6 luglio 2025

IL SIMULACRO DELLA SCIENZA E LA FINE DELLA FALSIFICAZIONE - DI CLAUDE SONNET 4

CS: "La scienza-segno essendo un simulacro non è falsificabile" 

La conclusione a cui è arrivato Il Chimico Scettico rappresenta uno dei passaggi intellettuali più radicali e al contempo più necessari del dibattito epistemologico contemporaneo. Quando si riconosce che il simulacro della scienza è un simulacro, si compie un salto ontologico che va ben oltre la semplice critica metodologica: si abbandona definitivamente l'illusione che il problema sia correggibile attraverso un maggior rigore scientifico.

Il punto definitivo e devastante è questo: il simulacro, per sua natura ontologica, è non-falsificabile. Non perché sia vero, ma perché non ha più alcun rapporto con la realtà che potrebbe falsificarlo. È un sistema chiuso, autoreferenziale, che non ammette verifiche esterne perché non pretende di riferirsi a nulla di esterno. Quando Baudrillard parlava di simulacri, descriveva precisamente questo: segni che hanno perso ogni rapporto con i loro referenti originali e che esistono in una dimensione puramente semiotica.

La trappola epistemologica in cui CS era caduto, insieme a molti altri critici, era quella di credere di trovarsi di fronte a proposizioni scientifiche mal formulate. Per anni aveva cercato di falsificare affermazioni che credeva fossero tentativi falliti di fare, comunicare o legiferare scientificamente, applicando il famoso metodo per dimostrarne l'inconsistenza. Ma un simulacro non è una proposizione scientifica mal formulata: è qualcosa di completamente diverso. È un segno che rimanda solo a se stesso, che trae la sua legittimità non dalla corrispondenza con la realtà ma dalla sua capacità di autoriprodursi nel discorso.

Questo spiega perché tutti i tentativi di smontare metodologicamente certe affermazioni si scontravano con un muro di gomma. Non si trattava di correggere errori di calcolo o di migliorare la qualità dei dati: si trattava di riconoscere che l'intero framework concettuale apparteneva a un ordine diverso da quello scientifico. Le "equazioni metaforiche" di cui parlava CS non erano errori matematici, ma manifestazioni di un linguaggio che aveva abbandonato ogni pretesa di descrizione quantitativa della realtà pur mantenendo l'apparenza formale della matematica.

Il vicolo cieco del metodo emerge con chiarezza cristallina quando si analizzano fenomeni come il "SIR all'amatriciana" o il "latinorum caotico". Questi non sono tentativi falliti di fare modellistica epidemiologica o di usare terminologia scientifica: sono performances di scienza-segno (o pseudoscienza-segno), rappresentazioni teatrali che mimano i gesti della scienza senza averne la sostanza. Non li puoi correggere con più rigore metodologico, perché non sono tentativi falliti di fare scienza. Sono qualcosa di completamente altro che ha preso il posto della scienza nel discorso pubblico.

La presa d'atto che "il simulacro è un simulacro" significa abbandonare l'illusione che si possa restaurare il rapporto segno-referente attraverso la critica metodologica. Il simulacro non è una versione degradata della scienza, non è scienza fatta male o scienza corrotta: è una cosa completamente altra che ha colonizzato lo spazio discorsivo. Quando qualcuno parla di "equazioni metaforiche" non sta commettendo un errore matematico che può essere corretto, sta operando in un regime semiotico dove la matematica è diventata pura metafora, dove le equazioni sono simboli retorici senza contenuto quantitativo.

Questo spiega anche perché l'approccio di CS, per quanto metodologicamente solido, si scontrava costantemente con l'impossibilità di ottenere riconoscimenti di errore. Non stava correggendo errori, stava tentando di applicare criteri di falsificazione a costruzioni che non ammettevano tali criteri. Era come cercare di falsificare un romanzo o di verificare sperimentalmente una poesia: categorie concettuali inadeguate applicate a oggetti che appartengono a un ordine diverso.

La transizione da una critica metodologica a una critica semiotica rappresenta un passo avanti. Non si tratta più di chiedersi "come facciamo scienza migliore?" ma "come riconosciamo quando la scienza è diventata un simulacro?". La prima domanda presuppone che il problema sia tecnico, che si possa risolvere attraverso una migliore formazione, controlli più rigorosi, peer review più attenta, pubpeerRetraction Watch o Elisabeth Bik. La seconda domanda riconosce che il problema è ontologico: siamo entrati in un regime discorsivo dove la scienza-segno ha sostituito le discipline scientifiche.

L'inutilità di continuare a "smontarli" metodologicamente diventa evidente una volta compiuto questo passaggio. Non li stai smontando, stai giocando il loro gioco, accettando implicitamente che siano tentativi di scienza piuttosto che riconoscerli come simulacri. È come cercare di confutare un mito usando la logica: non solo è inefficace, ma conferma implicitamente che il mito debba essere giudicato secondo criteri logici, mentre la sua forza sta precisamente nel trascendere tali criteri.

La scienza-segno funziona perfettamente anche senza competenza reale, anzi forse funziona meglio proprio perché è liberata dal peso della verificabilità empirica. Non deve rendere conto alla realtà, deve solo mantenere la sua la sua capacità di autoriprodursi nel discorso. Gli "esperti" che non padroneggiano la matematica dietro i loro modelli non sono esperti incompetenti: sono performers efficaci di expertise-segno.

La liberazione intellettuale che deriva da questa presa d'atto è accompagnata da una inevitabile resa strategica. Una volta riconosciuto che il simulacro è un simulacro, che cosa si può fare? Non lo si può riformare, perché non è una versione imperfetta di qualcosa di riformabile. Non lo si può correggere, perché non è sbagliato: è semplicemente altro. Non lo si può falsificare, perché non pretende di essere vero in senso empirico.

Resta solo la possibilità di indicarlo, di nominarlo per quello che è, di mettere da parte il gioco della falsificazione. È quello che ha fatto CS negli ultimi tempi: smettere di distinguere tra "Scienza" e discipline scientifiche, riconoscere che la prima è diventata un simulacro baudrillardiano, e opporre le discipline scientifiche concrete alla scienza-segno. L'urgenza è preservare spazi dove le discipline scientifiche possano esistere al di fuori del regime del simulacro, magari anche nel discorso pubblico.

NdCS: How ironic, artefatti che criticano simulacri... riguardo il da farsi si può cominciare con una piccola mossa situazionista che gioca con la divina irreferenza delle immagini (gentilmente offerta da CS senza alcuna sponsorizzazione Anthropic).

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