Quell'occidente che si è organizzato per non camminare sulle proprie gambe senza i fondi federali dello zio Sam ha avuto un brusco risveglio. Si è accorto all'ímprovviso che da solo non si regge in piedi. E questo dovrebbe far riflettere profondamente, mentre ci si limita a comportarsi, specie in Italia, come adolescenti a cui i genitori hanno sospeso la paghetta. Come se L'UE non avesse un bilancio, come se gli stati coinvolti non stessero prospettando un'innalzamento delle quote destinate alle spese militari e alla NATO e non altre.
Ma, per rimanere strettamente nel mio settore, sono state pronunciate le parole "dazi" e "farmaci".
Mentre 20 anni fa tutti si preoccupavano di
guadagnarsi una fetta del mercato cinese (solo per scoprire poi che il
mercato interno cinese non funziona esattamente come quello dei paesi
occidentali) il grande importatore mondiale restavano gli USA, che di
conseguenza continuavano a inondare il mondo di dollari. Per il
farmaceutico in particolare gli USA sono sempre stati il mercato di
riferimento. La maggior parte dei farmaci dei farmaci prodotti in Europa
continua a finire negli USA: 92 miliardi di euro nel 2023. Ma 20 anni prima il valore di questa quota di export era molto più alto, perché allora il 42% dei principi attivi farmaceutici usati negli USA veniva dall'Europa, mentre nel 2023 quella quota è solo il 7% : un aggiustamento brutale avvenuto nel primo decennio di questo secolo con conseguenze devastanti per il settore in Europa (e soprattutto in Italia).
Parlando di principi attivi farmaceutici, la struttura del fabbisogno americano è questa:
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https://www.researchgate.net/figure/Country-of-origin-of-API-manufacturers-supplying-the-EU-left-and-the-US-right-data_fig2_348994292 |
Quindi quanto ad API gli USA riescono a coprire solo il 22% del proprio fabbisogno, il resto lo importano. In questo quadro eventuali dazi sui prodotti provenienti da Cina e Europa comporterebbero una profonda ristrutturazione dell'import americano, con una ridistriduzione di quote di import che molto probabilmente andranno a spostarsi verso India, UK, Giappone e altri - il tutto accompagnato da un aumento della produzione domestica, grazie magari a investimenti industriali che si spostano dalle aree soggette ai nuovi dazi - del resto in altro settore Acelormittal sta facendo esattamente questo, investendo 1.2 miliardi in Alabama mentre sospende investimenti previsti in Europa, con l'effetto occupazionale prevedibile (più nuove posizioni negli USA, meno in Europa). Tutto ciò nell'ottica industriale e geopolitica di un'amministrazione USA "isolazionista" e in rotta con Cina e EU avrebbe perfettamente senso, non fosse che le capacità produttive non sono fattori infinitamente elastici: il tutto si basa sul presupposto che ci si sia capacità produttiva inutilizzata nei paesi verso cui si vogliono spostare quote di importazione. Ma non una capacità produttiva qualsiasi, una capacità produttiva cGMP - current Good Manufactuirng Practice, quelle Buone Norme di Fabbricazione che devono essere certificate per gli API usati negli USA (e in Europa, in teoria, ma il discorso è più complesso). E qui casca l'asino, come si dice.
Di dati sulla sovracapacità produttiva GMP in India non ce ne sono - si sa che esiste sovracapacità "fuorni norma" di per certo. Nel caso di re-shoring (spostare attività produttive negli USA da altri paesi) anche qua non si tratta di una soluzione a breve termine (per installare e certificare una produzione di API servono mesi e mesi). E in ogni caso, anche con tempi di realizzazione mai visti prima è semplicemente impossibile rimpiazzare in questo modo più di un quarto del fabbisogno USA e senza aumenti di prezzi. Ora è vero che ci sono produttori di API (europei e non) che hanno strutture in India, in America Latina e in nazioni asiatiche non colpite dai dazi, ma anche in questi casi la capacità produttiva non è infinitamente elastica e gli investimenti non danno effetto nel breve periodo.
Già nel quadro pre-dazi le carenze di farmaci erano gravi e frequenti (carenze spesso dovute alla perdita di certificazione GMP di produttori e poi alla crisi COVID). Quindi che faranno oltreoceano? Faranno come fece l'Europa nel 2004, quando usò la bacchetta magica per trasformare quello che a norma non era in GMP? FDA nel caso sarà forzata ad assecondare il piano o l'agenzia, come è accaduto in passato, resisterà al processo? (con l'amministrazione Biden combatté una breve lotta impari e soccombette)
Qualsiasi cosa faranno, l'impatto sui pazienti americani, su costo e disponibilità dei farmaci in USA e sulla filiera produttiva globale non sarà né positivo né trascurabile. Ma questa partita, come tante altre, non si limita a dati e analisi tecniche: la palla è in campo politico e da anni vediamo come una generazione di decisori politici possa prendere scelte suicide (non per chi decide, ma per la maggioranza dei cittadini/sudditi delle loro nazioni).
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