C'era qualcosa che non tornava già anni e anni fa. Mi ricordo un'associazione di settore che a un certo momento, nei 90, dichiarò che il problema dei corsi di laurea in chimica italiani era che sfornavano laureati troppo qualificati, quando la maggior parte del settore in Italia richiedeva profili molto più bassi (la maggior parte era costituita da quelli che ho sempre chiamato "i mescolatori"). E se esistevano ordini professionali e pure una società scientifica non ebbero niente da dire su questa uscita grottesca. Ma ancora non eravamo alla barzelletta terra terra. (Poi veniva da dire per quale motivo si ponevano il problema dei laureati sovraqualificati quando c'erano a disposizione i periti, forse stavano chiedendo prezzi più bassi per i timbri col sigillo professionale, chissà).
Allora la comunicazione della scienza non andava di moda come oggi. Invece a metà dello scorso decennio la "scienza comunicata" era esplosa sui social network, e si portava dietro come corollario l'opposizione all' "antiscienza" in rete. Un caravanserraglio di "giornalisti" freelance, wannabe giornalisti (che tali sono rimasti), veterinari, professori con cattedre evanescenti, PhD con le prospettive di lavoro evaporate, gioiellieri, ragioniere, medici operativi nel sistema sanitario (ahimé) e la categoria più ridicola in assoluto, gli agronomi che si piccavano di parlare di scienza. Più una quantità di fanteria appiedata.
E c'erano politici saliti ai vertici delle istituzioni che si ponevano il problema della "verità scientifica" sui media (nonché delle forme al femminile nella lingua italiana).
E quindi si provvide a una commissione contro le fake news presso la Presidenza della Camera (https://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2016/12/15/news/boldrini_lancero_un_appello_ai_cittadini_per_per_smascherare_le_bufale_web_-154161688/), non nascondendo la velleità di portare il tutto nelle scuole dell'obbligo (https://www.miur.gov.it/-/fake-news-il-31-ottobre-boldrini-e-fedeli-presentano-il-progetto-nazionale-per-le-scuole-bastabufale). E il livello era proprio quello lì: rasoterra, con un'unica eccezione (Walter Quattrociocchi), ma con una connotazione politica molto chiara. Ammetto che ai tempi mi venne da mettere in mutande qualche sbufalatore professionista - a quando un corso di laurea in debunking? (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/06/le-scienze-le-fonti.html). In breve le vicende di 5 anni di social "CS" e ancora più quelle di due anni di pandemia mi hanno fatto pensare che non molto è cambiato dai tempi in cui Lussu descriveva manovre politiche, agitazioni di piazza, figure camaleontiche e macchiette popolari a cominciare da questori, giornalisti, deputati, professori e sindacalisti voltagabbana ai tempi di Marcia su Roma e dintorni. Parafrasandolo potrei dire che la pessima barzelletta che io ho descritto è quella che ho visto sorgere, progredire, affermarsi.
CS è stato un "brand" che la vera natura dell'italica lotta alle fake news l'ha conosciuta per esperienza diretta: oscuramenti, inserimenti in blacklist (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/12/la-lotta-alle-fake-news-e-allhate.html), e questo ben prima che lo stesso trattamento fosse riservato al BMJ (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/02/loffensiva-invernale.html). E anche minacce, tentativi di querela a vuoto e quant'altro, ovviamente in nome della "verità" (e della dignità dei suoi cialtroneschi alfieri). La "verità" del mondo alla rovescia dei media italiani e dei social. Proprio un gran bel mondo, in cui ricordo che ci furono tempi in cui lascienza parlò di molecole di cloruro di sodio e il diagramma di stato dell'acqua era diventato eversivo, perché la temperatura dell'acqua "è una costante". E in tutto questo in cinque anni e qualcosa CS ha sempre raccolto molta meno solidarietà di quanta ne abbia data. .
Fingi che quattro mi bastonin qui,
E lì ci sien dugento a dire: ohibò!
Senza scrollarsi o muoversi di lì;
E poi sappimi dir come starò
Con quattro indiavolati a far di sì,
Con dugento citrulli a dir di no.
(Giuseppe Giusti)
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