Albe e aurore viste da un treno o da una stazione.
Quando arrivavo a una stazione a sud di Livorno, e nel bar della stazione c'era un televisore sintonizzato sul primo canale all news italiano (e non mi ricordo quale fosse) .
C'era, e forse c'è ancora un regionale che andava da Arezzo a Pistoia. A quelle ore treno di pendolari, studenti niente, almeno nel tratto che facevo io.
C'era una maestra elementare che scendeva a Prato, per poi prendere un treno e poi un bus o due per arrivare in uno sperduto paese appenninico.
C'era un gruppetto di giovani ingegneri che credo lavorassero alla Breda a Pistoia. Una volta li sentii parlare di un vecchio motore a nafta che avevano dove lavoravano. Uno di loro disse "Dopo l'avvio puoi anche alimentarlo a ghiaino fine, tanto va a entropia".
C'era un tavolo di tresette a assetto variabile. Operai della Neutro Roberts, della Nuovo Pignone, della Breda, e di tante altre aziende più piccole e sconosciute. Man mano che il treno procedeva giocatori uscivano, perché dovevano scendere, e altri subentravano, già sul treno o appena saliti. Sapevano chi saliva e chi scendeva a quale fermata. Sentii da loro per la prima volta la leggenda metropolitana di quello che, vestito da Batman, si era tuffato da un armadio.
Era il mondo del lavoro italiano, pubblico e privato, che andava appunto al lavoro. Pendolari settimanali, pendolari giornalieri.
E oggi continuo a vedere spesso l'alba da un treno. Sul treno ci sono alcune ragazze col velo, studentesse forse, a giudicare dal trucco e dai vestiti. Gli ingegneri ancora presenti, ma questi sono perlopiù informatici. Parlano di librerie, di middleware e di applicazioni distribuite. Sono quelli che programmano tra l'altro le decine di software aziendali con cui migliaia di individui hanno a che fare tutti i giorni.
Ci sono studenti. Una studentessa di colore parlava della sua attuale collocazione universitaria, dicendo "L'ambiente non è male, ma io ho idee precise e non voglio rimanere lì". C'è tutta un'altra popolazione con i laptop aperti: project manager, account manager e tutto il resto. Ma quando arrivo vicino alla destinazione appaiono altri ingegneri, gente che lavora alla produzione di materiali speciali, gente che lavora in metallurgia, ingegneri chimici. Il mondo del lavoro odierno, qua, lontano dall'Italia. Non ci sono tavoli di tresette ad assetto variabile, ma il contesto mi è molto familiare. Da sempre.
Le marieantoniette senz'arte né parte di turno questo non lo capiranno mai. Il loro disgusto per il lavoro è profondo e inattaccabile, e specialmente per il lavoro che produce. Nelle loro teste la produzione di beni è roba da poveracci asiatici, loro sono nel quaternario, che è sopra il terziario. Sporcarsi le mani o dover usare occhiali di protezione e guanti? Che schifo.
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