giovedì 16 maggio 2024

LA SCIENZA, IL MORALISMO, LA FEDE

Ho già citato questa sentenza:

«La conoscenza per amore della conoscenza » - è questo l'ultimo
tranello che ci tende la morale: è così che ancora una volta ci si coinvolge completamente in lei
.

Friedrich Nietzsche in questa sentenza di Al di là del bene e del male parlava in senso alto, un senso che percorre i lavori del filosofo, il senso in cui lo ho usato qua,

Si parva licet componere magnis al giorno d'oggi potrebbe essere parafrasato nel contesto basso dei mezzi di comunicazione piccoli e grandi:  

La popolarizzazione della conoscenza scientifica - è questo l'ultimo tranello che ci tende il moralismo.

Si potrebbe mutuare dicendo che la differenza che c'è tra morale e moralismo è quella che c'è tra un sospiro e un rutto, o quella tra religione e clericalismo. Mi ricordo anni e anni fa un sacerdote che raggiunse un gruppo di vecchi colleghi e alla domanda "Come va?" rispose "Eh, c'è troppo, troppo clericalismo".

Io nella scienza non ci credo. 

Campo di una disciplina scientifica, so bene come funziona e per me "credo nella scienza" è come dire "dipingo la linguistica": una cosa senza senso. A questo punto verrebbe bene una di quelle citazioni o frasi attribuite a Richard Feynman che sono state trasformate in meme, ma io userò questa:

You investigate for curiosity, because it is unknown, not because you know the answer. And as you develop more information in the sciences, it is not that you are finding out the truth, but that you are finding out that this or that is more or less likely. (So much for the "scientific truth", NdCS) (The pleasure of finding things out : the best short works of Richard P. Feynman, 1999)

Per evitare Google Translate a qualcuno:

Indaghi per curiosità, perché qualcosa è ignoto, non perché già conosci la risposta. E mano a mano che acquisisci informazioni scientifiche non è che che tu stia trovando la verità, ma realizzi quello che è più o meno probabile.

Feynman visse una rivoluzione scientifica e quindi per esperienza la scienza normale secondo Kuhn forse non gli era troppo familiare, perché la ragione sociale della scienza normale in Kuhn è la conferma dei principi noti, la conferma del paradigma (si è parlato di Kuhn qui, qui e qui). Ma a parte questo il suo discorso continua a reggere. Però un moralismo ha bisogno di una verità, di un dogma, da cui lo sdogamento di "verità scientifica".

E a questo punto si capirà che la scienza di cui parlava Feynman e il discorso pubblico che parla di verità scientifica non sono la stessa maledetta cosa.

La verità scientifica oggi è ciò di cui la politica rivendica l'investitura e non è democratica nel senso che quando il potere è frutto di un'investitura da parte di un principio altro e superiore (Dio, l'Europa, la NATO, la verità scientifica) le elezioni diventano un rituale incapace di incidere seriamente sulla linea politica di un paese. E l'azione politica diventa insindacabile da quanti ne sono oggetto. Chi solleva eccezioni a tale azione non sta esprimendo un legittimo orientamento politico: è un reprobo da indicare al pubblico disprezzo, in quanto bestemmiatore della verità.

E così la fede nella scienza con il suo innato, becero moralismo non è affatto diversa da quei poteri religiosi profondamente imbevuti di temporalità che perlopiù vengono additati dai fedeli della scienza stessi come primitivi o irrazionali. Verrebbe da dire che lo fanno come cristiani, musulmani e ebrei disprezzavano gli idolatri, i politeisti.

Certi fenomeni che sono prosperati sui social non hanno niente a che vedere con nessuna disciplina scientifica: erano soltanto espressione dell'ennesimo deleterio fondamentalismo religioso.Anche quando chi parlava era un professorone o professorino di qua o di là, che di certo avvertiva un brivido vestendo la palandrana del sacerdote.

Comunque non sono nessuno per giudicare...


PS: Mi avvilisce che le promesse di "progresso" della mia giovinezza si siano tradotte nello stesso catechismo per baciapile diffuso  nella società che molti della mia generazione pensavano di essersi lasciati alle spalle.

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