domenica 1 gennaio 2023

SKILLS - E DUE PAROLE SULL'ENNESIMO "RIENTRO DEI CERVELLI"

Qualcuno si ricorda l'allarme sulle sorti dei lavoratori non britannici minacciati da Brexit?

Inutile ripetere che il problema ci fu solo per i low skilled workers. Il cameriere o il lavapiatti italiano che lavorava a Londra fu sì colpito, come tutti i non skilled o low skilled workers. Tutti soggetti che potevano facilmente ricollocarsi in Germania, che da sempre incamera low skilled workers stranieri senza batter ciglio. Ma per gli skilled workers non ci sono stati problemi, e la barriera all'ingresso per lavoro era piuttosto bassa (contratto da almeno 25.600 GBP lorde l'anno, che corrispondono al contratto tipico per un chimico neolaureato).

Una decina di anni fa ricordo colleghi esodati, in mobilità etc etc, in una situazione del mercato italiano per cui erano, figuratamente, buoni solo per essere collocati in discarica. Eppure, al di fuori dei confini tricolori, chiunque li avrebbe classificati come highly skilled (e buoni per una quantità di posizioni per cui le agenzie di reclutamento cercavano candidati). Il problema è che l'Italia è una consumatrice di extremely low skilled workers pagati niente (raccolta pomodori e assimilabili) ma con i lavoratori skilled e highly skilled ha qualche problema, da un bel po' di anni. In primo luogo perché costano, e questo è un peccato originale inemendabile: quando l'imprenditore pinco prova a cercare l'ingegnere a 600 euro al mese diventa virale sui social, ma il candidato non lo trova. Poi la media e grande azienda italiana per certe posizioni ha di solito preferito le candidature interne, affidandosi all'acquisizione di consulenze, piuttosto, per coprire le proprie necessità. Anni di stagnazione economica più qualche crisi non hanno migliorato il quadro. Però la nazione continua a produrre laureati, cioè skilled workers (SE trovano un lavoro attinente alla propria formazione universitaria, chiaro, se finiscono alle Poste non vale https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/11/ilricercatore-lignoranza.html  ). Quindi l'Italia produce risorse che o non utilizza o esporta senza niente ricavarne. E per produrle, ovviamente, spende. Parlando di esportatori di manodopera qualificata, il Ghana almeno se le fa pagare, le infermiere (https://www.anews.com.tr/world/2022/12/07/ghana-says-it-will-send-nurses-to-uk-for-cash?utm_source=ahaber_web_dunya_haber&utm_medium=ahaber_web_dunya_haber&utm_campaign=ahaber_web_dunya_haber).

Non è una faccenda di opinioni, i numeri sono impietosi:

I laureati italiani hanno meno prospettive occupazionali rispetto al resto agli altri paesi europei. Nel 2021, il tasso di occupazione dei 30-34enni laureati è pari all’81,1% contro un valore medio Ue27 dell’87,9%; la differenza è di circa sette punti che si riducono a quattro per i laureati della fascia di età compresa tra i 25 e i 64 anni... Il mercato del lavoro italiano sembra assorbire
con difficoltà e lentezza il capitale umano, anche quello rappresentato dai giovani adulti in possesso di
una qualifica o un diploma secondario superiore. 
(https://www.istat.it/it/files/2022/10/Livelli-di-istruzione-e-ritorni-occupazionali-anno-2021.pdf)

Ovviamente ISTAT rileva il dato medio. Mi piacerebbe conoscere i numeri per specifiche lauree o settori, ma non credo che nessuno sia interessato a produrli (né le associazioni industriali né altri).

Quanto alle dinamiche salariali... 

https://oa.inapp.org/jspui/bitstream/20.500.12916/3749/1/Tronti_Stagnazione_salari_disuguaglianze%2C%20produttivit%C3%A0_2022.pdf

Non credo che negli ultimi due anni le cose siano migliorate, ma è solo una mia impressione. E se sei immerso nel contesto italiano le opportunità che un highly skilled worker ha all'estero quanto a posizioni, retribuzioni e dinamica del salario sembrano semplicemente fantascienza.

Nel caso italiano la timidezza e l'inefficacia delle iniziative finora mirate al famigerato "rientro del cervelli" è nei dati. E per me è un mistero il motivo per cui qualcuno dovrebbe tornare essendo pagato meno (molto meno, di solito) e tassato di più . Il rientro dei cervelli 2022 sembrava mimare iniziative in opera in alcuni paesi nordeuropei, con il suo periodo di pesante detassazione salariale, ma... in primis, c'è l'italianata "se vuoi accedere prima paga":

Poi per l'ennesima volta, l'accento è sui mitologici "docenti, ricecatori e ricercatrici": come se ci fosse abbondanza di posizioni per loro. Il resto fa riferimento ai suddetti "lavoratori impatriati", e il lavoratore impatriato non è meglio caratterizzato: semplicemente uno che ha lavorato all'estero per almeno due anni. Quindi con la faccenda skilled workers non c'entra niente. La buona (?) volontà del legislatore finisce nel vuoto perché impatta sulla stagnazione economica, su una produzione industriale menomata etc etc. Banalmente, lo skilled worker funziona come motore dell'economia se l'economia c'è: aziende ad alto contenuto tecnico scientifico che vanno avanti e crescono, e che quindi hanno i soldi per pagarlo quanto basta. Poi si può sempre chiedere di rinunciare allo stipendio alto e tornare in Italia per amor di patria, ma non è così difficile immaginare quali saranno le risposte (che potrebbero includere le virtù delle genitrici etc).

Detto ciò, avrete capito che sul mercato internazionale occidentale ci sono curriculum che si piazzano facilmente e altri che non si piazzano affatto. E vorrei proprio vedere quanto risulterebbero attraenti quelli della maggioranza dei soggetti che "comunicano scienza" su isocial italiani (per tacere di quelli secondo cui andamenti di borsa e corsi epidemici stessa cosa, tanto chechevvò e quelli che visto che i dati sono dati a qualsiasi cosa si riferiscano... alla voce prevenire cazzate in rete è meglio di curare, anzi no).

PS: astonishment reallocations.

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