lunedì 16 aprile 2018

LO STATO E LO SVILUPPO FARMACEUTICO - UN CASO DI SCUOLA

L'epidemia H1N1 detta "influenza suina" del 2009 è stata ingiustamente derubricata a barzelletta, a epic fail dell'OMS nelle previsioni, ad allarme creato ad arte per far vendere antiinfluenzali a Big Pharma (un'altro feticcio metafisico, come SanVaccino). I motivi di allarme c'erano, perché il focolaio messicano aveva dimostrato tassi di mortalità fuori della norma.
Quindi l'amministrazione federale americana era giustamente preoccupata. C'era in fase di sviluppo uno specifico vaccino, ma in alte sfere non erano soddisfatti. In primis perché non erano sicuri che lo sviluppo si sarebbe concluso in tempi utili. In secondo luogo perché i vaccini antiinfluenzali nella loro storia non hanno dimostrato questa incredibile validità nel far fronte alle epidemie. Quindi si guardarono intorno per vedere se esistevano opzioni farmacologiche valide.
Gli antivirali antiinfluenzali esistono da un po'. Quelli ancora validi sono inibitori di neuraminidasi che rendono impossibile al virus l'adesione alle cellule umane, impedendogli di riprodursi e consentendogli di venire smaltito velocemente dal sistema immunitario.
Solo che oseltamivir (Tamiflu) è da sempre di disponibilità limitata, perché il materiale di partenza proviene da una pianta asiatica per cui è limitata la capacità produttiva. E zanamivir (Relenza) ha un meccanismo di somministrazione macchinoso e non sempre usabile dai pazienti (aspirazione della polvere).
Ma in Texas c'era una piccola farmaceutica, Biocryst, che aveva in sviluppo clinico il suo nuovo inibitore di neuroaminidasi, il peramivir.
La storia del peramivir rischiava di finire prima del tempo quando fu scelto come modo di somministrazione l'iniezione intramuscolare. I risultati furono più che deludenti: non ci furono proprio. Ma a qualcuno venne in mente di passare alla somministrazione endovenosa, e l'effetto fu eclatante. Una singola iniezione bastava a ripulire il paziente dal virus, tanto che ulteriori dosaggi del farmaco risultavano inutili.
E a questo punto arrivò di corsa lo Zio Sam, nella persona del Dipartimento della Salute federale, con finanziamenti per un totale di 180 milioni di dollari, per aiutare Biocryst con lo sviluppo clinico del farmaco. In cambio l'amministrazione federale ottenne 1200 dosi di peramivir. Per completare lo sviluppo clinico del peramivir IV (endovena) l'amministrazione federale è intervenuta di nuovo nel 2013, nella forma della Biomedical Advanced Research and Development Authority ,con ulteriori 234 milioni di dollari, e nel 2014 è arrivata la definitiva approvazione da parte di FDA. E ora abbiamo un antivirale salvavita per i casi gravi di H1N1, grazie all'intervento finanziario del pubblico https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4815007/

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