In primo luogo la legge 1660 lancia il neologismo del “terrorismo della parola”.
Sotto questa fattispecie, che chiaramente colpisce unicamente le
opinioni, viene colpito con una pena che va da due a sei anni chiunque
detenga, o faccia circolare, in forma sia scritta che orale, testi
ritenuti capaci di “sobillare” al compimento di atti o resistenze che
coinvolgano uffici, istituzioni, servizi pubblici o di pubblica
necessità. È chiaro che un provvedimento di questo genere mira a colpire
chi sta col Palestina, chi vuole la pace, chi sostiene
le lotte sociali e ambientaliste. È una nuova versione del reato di
propaganda sovversiva del codice fascista Rocco, con cui si
incarceravano gli antifascisti anche solo per sospetto. E ancora più
grave è pensare a questo reato di opinione sotto le
campagne maccartiste dello squadrismo mediatico, che già oggi colpisce
intellettuali e attivisti. scomodi. Istituire il reato di terrorismo
della parola è autentico fascismo.
Piccolo particolare: il governo Meloni sta solo portando avanti (in modo particolarmente deciso) una tendenza in atto da anni e diventata parossistica durante due anni di COVID: la criminalizzazione del dissenso. "Terrorismo della parola" nasce come definizione ambigua e quindi estendibile ad libitum, esattamente come lo sono stati "no-vax" o negazionismo. Ricordo che l'epiteto no-vax è stato esteso a chiunque esprimesse posizioni divergenti e che l'equivalenza no-vax=eversione ha avuto cittadinanza non solo nei titoli di giornale...
... ma anche in atti giudiziari: «in merito a presunte precarie condizioni di salute dell’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi, con conseguente prevedibile istigazione ad una reazione nel contesto eversivo antigovernativo No vax» : questo stava scritto nell'atto di una Procura che ordinava la perquisizione dell'abitazione di un blogger (di cui penso tutto il male possibile, ma questo non c'entra). Il problema è che al tempo, esistendo una esigua minoranza fascista e novax, un'area ben più vasta di aspra critica al governo e alle sue misure (Green Pass) veniva omologata a quella minoranza impresentabile. Il sedicente "antifascista" governo Draghi, fiero di aver sventato una nuova marcia su Roma, aveva le stesse identiche pulsioni fasciste del governo Meloni, quanto a libertà di espressione. Facile immaginare che, se questo disegno passasse, un prossimo governo di "centrosinistra" si guarderà bene di rinunciare al "terrorismo della parola": troppo utile, grazie alla sua incredibile versatilità.
Ma poi perché "terrorismo della parola"? "Terrorismo verbale" sembrava di troppo difficile comprensione? Il decadimento del linguaggio va di pari passo con quello della nazione.
Nella vulgata mediatica l'accento è sempre stato su "scoperto il gene della malattia X, cura in tre anni" (immensa bestialità). Stanley Cohen divise il Nobel con la Montalcini e la differenza tra i due è che fu il lavoro di Cohen ad aprire la strada agli antitumorali targeted mentre quello di Montalcini ha avuto ricadute assai meno rilevanti che offrono un quadro in chiaro/scuro: se nel 2018 è stato approvato Cenergemin, la Montalcini è stata anche la madrina del Cronassial, con la sua brutta storia. Notare che in Italia Cohen è un emerito sconosciuto mentre Montalcini è stata vista come la personificazione della scienza.
Comunque tornando a Stanley Cohen si narra che un gionalista ai tempi del Nobel gli chiese: "Professore, siamo arrivati alla cura per il cancro?". Lui rispose "Beh, al momento diciamo che se sei un topo immunodeficiente a cui è stato impiantato un tumore umano hai buone speranze". Questa è tra quel che mi ricordo la miglior raffigurazione possibile di come i media si pongono davanti certe scoperte (e come se le immaginano), mentre dall'altra parte c'è la dura realtà della ricerca e dello sviluppo farmaceutico. Notare bene: l'attitudine di Stanley Cohen pare sia del tutto estinta, oggi.
Sì, perché puoi aver scoperto "la molecola" più figa del mondo in vitro ma deve anche rispondere a tutti i criteri di un candidato clinico (si va dalla solubilità alla farmacocinetica fino ad un modello animale in cui il lead candidate è efficace), deve superare i test tossicologici ufficiali, due e su due specie di taglia diversa (e diversi lead candidate non li superano). Arrivare a superare i test tossicologici ovviamente non basta, servono i trial clinici di fase I, II, III. Piccolo particolare: per svolgere i trial clinici c'è bisogno del farmaco con cui svolgerli. A questo riguardo c'è un passo chiave: il primo batch GMP.
Per arrivare al primo batch GMP di principio attivo occorre avere, banalmente, un processo industriale per la sua produzione. E qua casca l'asino, perché no, la sintesi di laboratorio con cui il composto è stato ottenuto di solito non è direttamente industrializzabile . Il lavoro per rendere la sintesi industrializzabile è quello del chimico di processo, che viene svolto in parallelo a quello dello sviluppo analitico - perché di solito per le analisi vale quello che vale per la prima sintesi e difficilmente i primi metodi analitici possiederanno i requisiti richiesti dal GMP riguardo a Limit Of Detection, Limit Of Quantification, range di linearità e tutto il resto. Alla fine tutto il lavoro viene riassunto nel Master Batch Record e nei metodi di analisi in esso citati. Il Master Batch Record, usualmente edito da un responsabile dello sviluppo chimico (di solito quello che ha guidato il lavoro dei chimici di processo), viene rilasciato dopo revisione dal "regolatorio" (perlopiù indicato come Quality Assurance). Il Master Batch Record contiene l'insieme dettagliato delle istruzioni per la produzione, ed è un documento fisso. Poi sarà il responsabile dello sviluppo chimico a chiedere la stampa di una sua copia controllata, firmando la sua emissione e tutti i dati da lui inseriti. Dopo di che consegnerà la copia controllata compilata all'impianto pilota e ne seguirà l'esecuzione (perlomeno in linea di principio). La firma (datata) è un pezzo irrinunciabile della Good Documentation Practice (attribuibilità del dato). Ma in pratica il responsabile dello sviluppo mette la sua firma, letteralmente, sul primo batch GMP.
Tutto questo lavoro dura mesi, il più delle volte. Mesi anche quando c'è semplicemente da replicare un processo perché il primo batch GMP c'è già stato. Mi ricordo che in tempi di pandemia, 2020, un medico su twitter mi chiese quanto tempo sarebbe servito per cominciare a produrre remdesivir in Italia. Io gli dissi che nella migliore delle ipotesi sarebbero serviti 3-4 mesi, avendo a disposizione l'impianto cGMP, le materie prime, tutta la documentazione tecnica e porte spalancate da parte di AIFA. Il medico rimase allibito.
Ci sono da considerare tre aspetti molto rilevanti. In primo luogo la maggior parte delle volte tutto il lavoro che ho descritto finirà nel nulla. o marginalmente su un articolo, per esempio su Organic Process Research and Development. In secondo luogo, di solito, tra il primo batch GMP e i trial di fase III passa qualche anno (lo sviluppo di Paxlovid in tempi di COVID è stato un caso più unico che raro). Terzo e ultimo si tratta comunque di un lavoro di gruppo, anzi di gruppi coordinati tra loro (e poi c'è tutta la ricerca clinica, i trial, la parte più costosa di tutte). Tutto questo è quel che fa la differenza tra avere un farmaco approvato e non averlo, che a naso non mi sembra una differenza da poco (pun intended).
Quindi, per ritornare all'inizio di questo post, in fin dei conti anche "il farmaco della Montalcini" (come fu chiamato Cenergemin) è stata un'altra distorsione. Perché Montalcini scoprì e studiò NGF (la scoperta che gli fatto vincere il Nobel), ma non gli è mai saltato in mente che una sua versione potesse essere usata per trattare la cheratite neurotrofica, negli anni seguenti (diventò invece la madrina del Cronassial). Quindi dalla scoperta della Montalcini (1956) ad avere nel 2018 un recombinant human Nerve Growth Factor capace di passare tutta la trafila di cui ho parlato più sopra per quella indicazione un po' ce ne corre e infatti il farmaco risulta sviluppato da Anabasis Pharma, Dompé e Ospadale San Raffaele. Inoltre cenergimin è l'unico farmaco della sua classe, mentre a fare un elenco degli inibitori EGFR/VEGFR approvati (Cohen/Napoleone Ferrara) si fa notte.
Ma nel 2018 l'unica versione in Italia era quella data dai quotidiani.
Ma non solo... nell'imbarazzante discorso elettorale che Margrethe Vestager, commissario europeo alla concorrenza (uscente), venne a fare in Italia (2019), l'oratrice parlò di ruolo fondamentale di Rita Levi Montalcini nella ricerca contro il cancro (!). Probabilmente il discorso glielo aveva scritto un italiano che forse per ignoranza, forse per volere esercitare una captatio benevolentiae sopra le righe, decise di attribuire alla Montalcini i meriti del suo colaureato Nobel (Cohen). Questa "particolare inclinazione" dei media italiani è ancora lì (segnalazione di Marilena Falcone, "C'è un nuovo divulgatore in città!") : un ex operaio nella vigna dell' Oxford University (uno dei tanti postdoc) nei media italiani è diventato "L'immunologo del vaccino AntiCOVID": un libro pubblicato da Piemme, ripetuti giri d'onore mediatici, costante presenza social. Il pacchetto completo, in breve. Eppure non è che ci sia da andare così fieri di avere avuto una parte in quel vaccino, che tanto per cambiare fu ripetutamente battezzato "vaccino italiano" perché a IRBM vennero prodotti i primi batch clinici - una storia allucinante. Inutile dire che secondo la BBC "il nuovo divulgatore in città" nel quadro complessivo di quel discutibilissimo vaccino (eufemismo) era invisibile e la protagonista era una donna. Nazione che vai, propaganda che trovi, ma la cialtroneria dei media e dei giornali italiani in materia costituisce un benchmark negativo senza concorrenti.
E fin qui le "leggere esagerazioni". Parlando di realtà invece chi guidò lo sviluppo di Isentress, il primo inibitore di integrasi di HIV approvato da FDA, resta un emerito sconosciuto, anche se italiano. Se negli ultimi 15 anni c'è stato un farmaco molto importante ad avere davvero un' "autore" principale è stato pembrozulimab (Keytruda). Eppure Greg Carvenresta un signor nessuno, almeno in Italia e su tutta wikipedia. Ma del resto in Italia (e altrove) chi al tempo si aspettava le acclamazioni fu trattato come un farabutto profittatore. Non da ultimo non il Nobel alla Kariko, ma come è stato raccontato: nella vicenda dei vaccini mRNA sono stati i lipidi cationici a fare la differenza. E' inutile girarci attorno. Per questo C&EN titolava così:
Nel frattempo dal fantastico mondo de lascienzaquellavera, della comunitàscientificainternazionale, mi arriva un messaggio: "Congresso con italiani che si presentano in pessimo inglese". Poi magari si fanno i selfie e li postano su un social per far vedere quanto sono internescional. And that's all, folks.
Per anagrafe mi ricordo bene i primissimi anni 80, la recrudescenza della guerra fredda, la faccenda degli euromissili, il massacro di Sabra e Shatila e tutto il resto. Erano gli anni in cui al cinema uscivano Rambo II, Delta Force, quello con Chuck Norris. Una nauseante propaganda reaganiana debordava ovunque partendo dal cinema. Gli anticorpi a quella narrazione in Italia erano garantiti dal PCI, e viaggiavano in modo particolarmente efficace nei media minori, in particolare nel fumetto. Alcuni di quei contributi sono assolutamente classici e indimenticabili. Indimenticabli come Vacanze a Zahlé di Magnus, alias Roberto Raviola, dove questo grande autore prende il più profondo e controverso dei suoi personaggi e lo sistema per le feste.
Lo Sconosciuto (Unknow), ex ufficiale della legione straniera, mercenario che spesso finisce per vivere di espedienti pericolosi, si ritrova a cedere all'OLP dei progetti di missili terra aria. Poi l'autore lo fa morire in un attentato palestinese in Libano. In realtà Magnus finirà per resuscitarlo grazie alla chirurgia d'urgenza in una clinica di Nazareth, rimettendoci mano qualche anno dopo con quella che per me è la sua storia più intensa e commovente proprio per la sua brevità: La fata dell'improvviso risveglio.
Parrebbe che oggi la propaganda USA/NATO non abbia bisogno delle sale cinematografiche o delle serie. Oggi il tono e i contenuti di The Delta Force (1986) non mi pare siano dominanti nella fiction, forse perché sono stati traslati nella somma della cosiddetta informazione, tradizionale e non (e soprattutto nella comunicazione della politica europea). Quella che segue è una passeggiata casuale nell'ultima decina di anni o giù di lì, senza pretese di completezza o altro. Ma credo che meriti di essere percorsa, in un momento di crisi (in primis crisi di nervi), in cui sarebbe molto meglio se qualcuno avesse già stravinto la guerra in Ucraina, non importa chi.
Questi sono tempi in cui basta niente ad essere "divisivi". Christopher Nolan è divisivo, Zack Snider è divisivo. J.J. Abrams è divisivo.
A me quello che J.J.Abrams ha fatto con Star Wars non è piaciuto neanche un po'. Mi piacque di più il commento di Leo Ortolani:
Ma J.J. Abrams, prima di essere coinvolto in questo triste capitolo, aveva fatto cose notevoli. Non tanto per il cinema quanto per la televisione e in particolare per quel che mi riguarda due: Fringe e Continuum.
Fringe (2008-2013) in primo luogo metteva in scena un laboratorio di chimica con un minimo di realismo. non come NCIS dove i composti uscivano da un LC-MS agitando una bandierina e urlando "Sono io!".
In secondo luogo, nel primo episodio "Qualsiasi cosa McNeil abbia visto da quel finestrino lo ha fatto dare di stomaco davanti alla sua unità" non era affatto male e prometteva bene (in realtà dava semplicemente il tono della prima serie). Olivia Dunham (Anna Torv) era senza dubbio la protagonista, un personaggio femminile assertivo e forte, tanto più funzionante in quanto "debole", quasi in fondo alla catena di comando. Occorre dire che il personaggio è reso ottimamente sia dall'intepretazione di Anna Torv che dalla sceneggiatora. Ma alla fine è John Noble nei panni di Walter Bishop il mattatore della serie. John Noble i più lo hanno presente come Denethor ne "il Signore degli Anelli" di Peter Jackson. Ma la sua prova attoriale in Fringe è stata qualcosa di raro, quasi introvabile oggi. Un qualcosa di altri tempi. La divisione Fringe del FBI dopo essere fortemente avversata. finisce per essere un'entità esistente/non esistente di uno spessore leggendario. E quando Dunham è fuori gioco e subentra un'altra agente, ci vuole poco o niente perché reciti "E' tutta la vita che aspettavo persone come voi.".
Ma al di là dell'affresco complessivo della serie, in cui ci sono dettagli incomprensibili nella prima stagione che diventano fondamentali nella quarta, vorrei ricordare una sequenza il cui tema è di una certa attualità:
"God is science", dice l'antagonista, liquidando così gli aspetti morali del suo operato. Il suo discorso oggi suona anticipatorio.
Se Fringe è in un modo o nell'altro diventata una serie di culto, Continuum (2012-2015) non se la ricorda più nessuno. Apparentemente banale fantascienza, con plot apparentemente non così brillanti specie all'inizio della prima serie, è in realtà profonda, scomoda e disturbante. La poliziotta del futuro, proiettata 60 anni indietro nel tempo assieme a un gruppo di terroristi nel giorno della loro esecuzione scoprirà, episodio dopo episodio, il cumulo di cadaveri e sfruttamento su cui si basa la sua società. E più di lei lo scopre lo spettatore: il gran Satana, il terrorista omicida di massa, non ha fatto altro che terminare esseri umani già uccisi dal sistema per trasformarli in automi. L'agenda della terribile organizzazione terrorista Liberate è incredibilmente simile a quelle, reali, di movimenti come Occupy. Quello contro cui i terroristi combattono, in Continuum, sono le cause di una generale oppressione politica ed economica messa in atto "per il bene di tutti" (ricorda qualcosa?). In breve, le istanze dei terroristi sono perfettamente condivisibili (i loro metodi molto meno). Polarizzazione, terra bruciata delle posizioni intermedie, il potere che dice che solo chi non non riesce a capire (oggi: gli ignoranti) si oppone: una buona capacità di anticipazione. Dopo di che la cosa si complica come si complica la maggioranza dei plot basati sui viaggi nel tempo.
Poi ci sono fiction "altre" perché esprimono punti di vista molto distanti dal nostro. Un paio di quelle che ho presente sono state prodotte da Netflix. La prima è Mosul (2019), ispirato a eventi realmente accaduti. Un gruppo della SWAT irachena dà la caccia a quelli di Daesh/ISIS, in un fitto intreccio di doppiogioco, tragedie personali e legami familiari.
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Uno dei dialoghi migliori:
"Un colonello delle forze speciali iraniane in Iraq, che spara munizioni NATO con un fucile americano?"
"E' un mondo folle"
Mosul è un film intenso in cui gli occidentali sul terriorio sono remoti e inaffidabili.
Fighter (2024) ancora Netflix, è faccenda completamente differente. Una cosa stile Tanguy e Laverdure (Les Chevaliers du Ciel), o Topgun, ma in salsa indiana, con intermezzi Bollywood. Gli aerei sono Sukhoi e i cattivi sono pakistani.
Eh già. Solo capitando su questo film ho saputo che il Sukhoi Su-30MKI è stato sviluppato dalla Sukhoi in collaborazione con l'aeronautica militare indiana. Notare che in questo film figura la stessa manovra Cobra che è stata immortalata in Top gun -Maverick, dove è eseguita da uno dei superiori "caccia di nuova generazione" nemici con uno dei protagonisti che commenta "E quello cosa diavolo era?". Come dire, la fiction sia USA che indiana non si era adattata quanto basta al racconto della Russia con armi vecchie e arretrate. Essendo Top gun -Maverick uscito nel 2022 la lavorazione e la sceneggiatura sono precedenti la guerra e offrono un punto di vista completamente opposto a quello della narrativa iniziata con il conflitto in Ucraina, una narrativa pericolosa come lo è sempre stata una narrativa che sottovaluta l'avversario, tipo questa:
Il concetto sarebbe: dai, che poi se lancia perlopiù fanno cilecca. Il che parlando di armi nucleari strategiche (ma anche tattiche) è una bestialità delle peggiori: sai la bella differenza tra 250 megatoni efficacemente sganciati su UK (la stima di Threads, ipotesi di sopravvivenza) e il caso in cui ne detonano "solo" 100. Poi verrebbe spontanea una domanda: l'arsenale strategico NATO è stato rinnovato, dai 90 in poi, anche in tempi di trattati START? Perché dalle informazioni generalmente disponibili il rinnovo dell'arsenale strategico russo è regolarmente ripartito dopo il crollo di START (vedere lo schieramento del RS-28 Sarmat, codice NATO Satan 2). Ovviamente questo tipo di propaganda serve a rassicurare o ridicolizzare i timori di un'escalation nucleare e se mira a minimizzare il rischio di solito vuol dire che il rischio è alto. L'orologio dell'apocalisse infatti continua a segnare 90 secondi a mezzanotte. E di quale rischio si tratti lo spiega molto bene Massimo Zucchetti, professore al Politecnico di Torino. Negli ultimi giorni è rimbalzato per ogni dove (tranne che su quotidiani e tv) Vucic, che dice che la guerra totale scoppierà entro 3-4 mesi. A parte l'ambiguità del personaggio mi verrebbe da dire che, per storia, se qualcuno gli dice "ti ammazzo la famiglia" lui prende immediatamente la cosa sul serio - filmografia minima sulla guerra in ex Jugoslavia Prima della pioggia (2024) e Quo vadis Aida (2021). Resta il fatto che chi vuole estende l'escalation al livello nucleare è un nemico dell'umanità, chiunque egli sia e da qualsiasi delle due parti egli sia. E basta.
La cosa curiosa era che una trentina di anni fa in USA e UK la narrativa dell'arretratezza dell'arsenale sovietico era quella da combattere ed era alla base di un film che dovrebbe essere un classico ma per qualche ragione non lo è: The Russia House (1990), tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carré, quello de La Talpa e Tutti gli uomini di Smiley, nonché de La spia che venne dal freddo, da cui fu tratto un altro classico dimenticato con protagonista Richard Burton (1965).
Concluderei con una battuta tratta dalla quarta serie di The Boys (2024) in cui si mette in scena quella che di fatto potrebbe essere una conferenza di Qanon:
Cosa preferiresti credere, di appartenere a una comunità di guerrieri che lottano contro un male segreto o che sei un nessuno inutile e solo che nessuno ricorderà?
E questa è una potente chiave di lettura di molti fenomeni odierni (buona sia per gli "anti" che per quelli che vivono per dargli addosso), compreso quello di chi si mette una bandierina nel profilo, di fatto un complice, qualsiasi sia la bandiera.
E poiché dai tempi della riforma del titolo V della costituzione la torta del sistema sanitario si è molto ristretta a qualcuno toccherà la solita fetta, ad altri una manciata di briciole. Che la legge passi nel momento in cui si è passati dal diritto alla salute al dovere alla salute non è del tutto casuale. Cominciamo a dire che la riforma del titolo V spalancò le porte tanto alla politica nelle asl quanto all'aziendalizzazione della sanità pubblica. Il problema della famosa siringa che costa x a Milano e 2x a Palermo non è stato risolto, ma in compenso sono poi spuntate le aste regionali al ribasso per l'acquisto dei farmaci generici e altre bellezze del genere, incluso chi in tempi di pandemia voleva approvvigionarsi di vaccini antiinfluenzali da produttori cinesi non autorizzati. Il che non è stata la cose peggiore vista durante la pandemia (vedasi le distribuzioni di vaccini regione per regione, gli Open Days e, last but not least, i numeri taroccati). Più poteri alle regioni in campo sanitario, certo, come no.
E tutto ciò è successo mentre governavano anche quelli che oggi si stracciano le vesti. Quindi alla fine qual'è la notizia? Che la spirale del Sistema Sanitario Nazionale verso l'abisso c'è ed è qui per restare. Mentre i soliti noti, con bollo e sigillo, continueranno a fare quel che hanno sempre fatto, perché negli ultimi decenni il sistema è stato sempre più tagliato a loro misura.
ADDENDUM: Mi immagino che qualcuno leggendo queste righe si risentirà, esclamando "Antipolitica!", e lo farà dalle platee di destra. Esattamente come la "sinistra" cominciò a farlo ormai 15 anni fa ad ogni critica che gli arrivava (perlopiù da sinistra). Poi, per difendersi dalla critica da sinistra, è arrivato il termine idiota rossobruni. E allora diciamo che ok, questo è un post antipolitico nel senso che è totalmente avverso a questa politica. I meccanismi della politica non mi sono ignoti, ne ho avuto esperienza diretta negli anni '90, quando ho visto con i miei occhi il passaggio dal "prima" a questo. Il che lascia spazio a tutte quelle osservazioni/contestazioni a tema "Non sono più quei tempi" e tutto il resto del going with the flow. Quindi, per chiarirmi politicamente, mai come oggi l'Italia ha bisogno di un cambio di paradigma. Uno di quelli veri, che non hanno niente a che fare con l'arrivare in parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno, per essere assolutamente chiari. Perché un cambio di paradigma ha bisogno di principi forti, non di principi deboli (fine del significato di destra e sinistra dove sinistra non vuol dire sinistra parlamentare, etc).
ADDENDUM 2: Il peggio del peggio sono quelli che lo vogliono salvare a parole, quelli che hanno chiesto e continuano a chiedervi non ammalarvi per il bene del sistema sanitario (come se la gente trovasse piacere nella malattia). Quelli che predicano e hanno predicato la "nuda vita", anche indegna di essere vissuta, come fine ultimo.
La prima volta che ho sentito la storiella della balestra mi sono stranito assai. Perché qualcuno mi disse: se non puoi misurare la differenza di massa non vuol dire niente, il principio rimane valido. Feci notare pure che una bombola di gas compresso ha un'energia interna maggiore di una bombola vuota, e ci sono plastiche raffigurazioni del fatto su youtube:
Eppure se pesate una bombola da alta pressione piena e una vuota la differenza di peso (e quindi di massa) tra le due corrisponde al peso del gas rilasciato (e sì, il gas rilasciato si può pesare, per esempio assorbendolo in un solvente). L'effetto sulla massa della differenza di energia interna è invisibile e del tutto irrilevante. Le "leggi della natura" abbondano di casi particolari e intervalli di definizione. Ci sono molte leggi che valgono (sono significative) su una certa scala e al di fuori di quella scala sono irrilevanti. E di solito, parlando di discipline scientifiche, è bene considerare ciò che è rilevante e ciò che non lo è,
Urano esiste, giusto? E la gravità pure. E io in casa ho un frigorifero. Il frigorifero è massivo e Urano è massivo (enormemente). Quindi Urano esercita un'attrazione gravitazionale sul mio frigorifero. E' significativa? No. E' misurabile? No. E quindi la conclusione può essere una sola:
'Sticazzi.
Non vuol dire che la forza di gravità non esiste (e se avete spostato a braccia un frigorifero da un piano all'altro di un edificio lo sapete bene). E non è una conclusione ascientifica, ma matematica. La matematica la trovate qua. Già, il problema è che se parli di una disciplina scientifica non puoi
girarci intorno: senza la parte quantitativa e senza misure si tratta di discorsi e i discorsi li
porta via il vento - lasciamo perdere quando ci sono problemi di misura, che la storia sarebbe fin troppo lunga.
Detto questo occorre notare che l'autore del reel mette la cosa quanto meglio sia possibile. Ma la balestra è una delle manifestazioni più significative della fenomenologia della divulgazione: considerazioni che "suonano scientifiche" (perché la scienza è controintuitiva etc.). Per me fu esilarante il passaggio da "correlation is not causation" a "absence of evidence is not evidence of abscence" - in parole povere: è come pare a noi quando ci pare. Considerazioni scientificamente indimostrabili o irrilevanti che, passando di bocca in bocca o di post in post, diventano "scienza", cioè uno degli articoli di fede dallo scientismo pop (quel'area di opinione che sventola una bandiera "scienza" senza capisci una mazza ma lo fa sentondosi superiore agli "altri").
PS: Non mi stupirebbe se la storiella della balestra fosse filtrata nelle scuole superiori, considerato l'amore che certi professori nutrono per la divulgazione. Ma tanto ormai, danno più, danno meno...
Sono passati quasi due anni dalla chiusura della pagina fb, ma periodicamente mi arrivano inviti a tornare su isocial (facebook, twitter - ops, X).
Ribadisco alcune considerazioni per cui l'abbandono dei social da parte di CS è definitivo e irrevocabile, e sono considerazioni puramente politiche.
In primo luogo CS è stato capace di incidere politicamente ben prima del boom di visualizzazioni correlato al COVID19. Senza apparire in nessun modo come autore (un autore plurale, al tempo) i temi qui proposti sono finiti su quotidiani nazionali e in programmi del giornalismo televisivo di prima serata. Questo succedeva quando i soldi del Monopoli (like, condivisioni, visualizzazioni) erano molto pochi, anche perché interagire pubblicamente con la pagina facebook ai tempi era considerato disdicevole in molti ambienti.
Quando con lo stesso metodo gli stessi temi sono arrivati in Parlamento il blog era a più di 600.000 visualizzazioni in meno di ora. Ne ho concluso che per proporre temi e approcci critici una presenza attiva su isocial non serve, a maggior ragione oggi che la loro situazione è estremamente diversa rispetto a cinque anni fa. Diversa la situazione ma non i contenuti: la pagina fb cominciò così e finì così. Un ciclo compiuto, senza altro da aggiungere.
Con tutto il rispetto per le richieste di ritorno e i loro motivi, credo di averlo detto più di una volta: creare e coltivare una community non era lo scopo dell'operazione (anche se in qualche modo è successo) e fondamentalmente i social gira gira quando mi sono sganciato servivano a crescere fanbase - chi non riusciva nell'intento già migrava su substack o tiktok . Non ho motivi di credere che le cose siano cambiate.
"Francamente non capisco la linea presa da questo blog. Negli anni hai fatto molta strada assieme a questo e a quello, con apprezzamenti reciproci. Oggi sembra che sul blog ci si limiti a tirare sassate in ogni direzione e alle volte non si riesce a capire a chi. Ritornando su X potresti rispondere a interrogativi del genere con un confronto pubblico e aperto", mi ha scritto qualcuno, che evidentemente confonde "confronto pubblico e aperto" con "dialettica significativa". Di "confronto pubblico e aperto" sui social ne ho avuto pure troppo, in cinque anni, e più che abbastanza per capire che quel genere di "confronto pubblico e aperto" è completamente sterile. A meno che non si ritenga produttivo dibattere con settari con i cervelli fritti dal dogma. Un esempio recente? Sara Gandini e Elena Dragagna hanno ripreso e largamente espanso le considerazioni qua pubblicate sulle vicende pugliesi di obbligo/semiobbligo vaccinale e questa è una campionatura dai commenti al loro articolo:
Cosa vuoi discutere con chi invoca l'ordine dei medici per un articolo scritto da una ricercatrice e da una giurista? E lasciamo perdere la "disinformazione marxista". Utile interloquire con un quidam de populo che ritiene le vaccinazioni una faccenda di ordine pubblico? E la stessa cosa vale per i riflessi speculari di questa bella gente, quelli "sieri genici" e compagnia cantante. Un confronto "pubblico e aperto" con costoro e i loro ispiratori non ha più alcun senso. Quanto al "pubblico e onesto dibattito scientifico" fu chiaro fin da settembre 2020 che non era più possibile. E la fine dell'emergenza COVID non ha cambiato le cose. Probabilmente tale esito in Italia era stato preparato fin dal 2017. Mi permetto di ricordare che 7 anni fa lo avevo scritto che certi fenomeni mediatici (Burioni) stavano facendo danni difficilmente sanabili. Bel risultato aver tirato su questa razzaccia (e i noquestoequellaltro sono ancora lì, pari pari).
"Se tu tornassi faresti felici molti e tremare altri", mi ha scritto qualcun altro. Ma far tremare qualcuno che senso avrebbe?
Secondo me si continua ad attribuire a X e facebook un ruolo che nella migliore delle ipotesi hanno smesso di avere. Un partito o un influencer medico/scientifico possono pensare di avere davvero un grande seguito tra i cittadini perché lo hanno su isocial. Gli anni recenti dicono che no, il mondo reale non è uno specchio de isocial, specie nel segreto dell'urna. Quindi il "far tremare qualcuno" sarebbe solo produrre spettacolo, quel che facevano e immagino facciano ancora "la scienza" e la divulgazione su isocial. E avrebbe un peso risibile o nullo. Perché i tempi sono cambiati e continuano a cambiare.
Come writers and critics Who prophesize with your pen And keep your eyes wide The chance won't come again And don't speak too soon For the wheel's still in spin And there's no tellin' who That it's namin' For the loser now Will be later to win For the times they are a-changin'
Di questi tempi a dirigere la baracca dell'istruzione in Italia c'è un ministro per me incommentabile. C'è chi lo commenta, che però di solito si scorda che è stato professore ordinario all'Università di Torino e che tuttora presiede al corso di laurea in Giurisprudenza dell'Università di Roma. In breve Valditara è un'espressione del mondo accademico italiano. E oggi da ministro non si fa mancare niente, quanto a sparate, compreso il decretare l'inutilità dello studio sia della storia antica che di quella naturale.
Se le uscite particolarmente infelici sono state storicamente appannaggio di ministri dell'istruzione o dell'università espressi dal centrodestra (vedere alla voce Gelmini, neutrini e tunnel) non si può dire che nei fatti i ministri espressi dall'altra parte politica abbiano fatto qualcosa né per migliorare lo stato della scuola italiana né per fermarne la decadenza, anzi.
Lo stato italiano almeno dal 2009 si preoccupa che i libri di testo scolastici debbano proporre contenuti improntati al massimo rigore scientifico (decreto 41/2009). La netta impressione è che negli ultimi anni ci si sia preoccupati più della vulnerabilità degli studenti alle fake news (con gli incontri con i debunker nelle scuole) che del rigore scientifico dei testi scolastici.
I risultati del processo possono essere francamente imbarazzanti, tipo questo:
In breve Vega sarebbe il centro gravitazionale della Via Lattea, un fatto su cui il buco nero supermassiccio al centro della galassia non può fare niente di niente.
Oppure questa altra perla: "Gli elettroni ruotano attorno al nucleo... ogni elettrone segue una
determinata triettoria circolare chiamata orbita stazionaria". Questa cosa delle traiettorie per gli elettroni è cronica e endemica, alle superiori. Mi riferirono che un professore di matematica e fisica precisò che le orbite non erano circolari ma ellittiche (essennò Keplero che ha scritto a fare?). Eccerto, ellittiche abbestia:
(questa idiozia delle orbite, e quindi delle traiettorie, degli elettroni in un atomo non sono mai riuscito a sopportarla e ne ho già parlato qua)
Purtroppo parlando di atomi le orbite non esistono, esistono gli orbitali. E quello che vedete nell'immagine rappresenta una densità di probabilità - in quanto, come disse la buonanima di Heisenberg, non è possibile conoscere con precisione arbitraria sia la posizione che l'energia di una particella (il principio di indeterminazione, avete presente?). Per espandere il discorso, orbita significa traiettoria: la posizione dell'oggetto è puntualmente determinata in funzione del tempo. L'elettrone di un atomo è invece delocalizzato. La sua energia (quantizzata) può essere determinata, ma la sua posizione no, si può solo mappare nello spazio una funzione il cui quadrato ci dà la probabilità di trovare l'elettrone in quel punto. E questo (cioè la funzione d'onda) è molto più interessante della reale posizione dell'elettrone: è quello che riguarda poi i legami chimici e quindi la vita.
Passando dal libro di scienze all'educazione civica troviamo una splendida intepretazione della Costituzione Italian. Nel libro perle superiori “Metropolis: corso di storia e geografia volume 1" si trova quest'altra bella uscita: «Vari doveri
sono implicitamente indicati dalla Costituzione attraverso la
formulazione di alcuni articoli. Tra gli altri: il dovere di sottoporsi ai trattamenti sanitari necessari per tutelare la saute come interesse della collettività". To', avevamo l'obbligo vaccinale in costituzione e 3 generazioni non se ne erano accorte.
Io mi ricordo molto bene che la prole, alle superiori, aveva un libro di scienze in cui la temperatura di ebollizione dell'acqua era costante. Era stato scelto da un'insegnante di scienze laureata in biologia che di chimica non capiva una mazza. E non capendo una mazza di chimica guardava con orrore reazioni redox correttamente bilanciate, mentre per lei la soluzione corretta dell'esercizio erano i nonsensi scritti nel libro.
Da tempo c'è gente che vuole più "scienza" alle superiori e meno latino. Forse sarebbe il caso di battersi invece per meno scienza di questa razza (che abbrutisce, perché non spiega il perché né insegna a ricavare la tesi dai postulati), lasciando quel poco di latino e greco che restano al loro posticino in disparte (il liceo classico, colpito da un inarrestabile crollo delle iscrizioni).
Il declino del paese e delle sue istituzioni: ormai si tratta di un sentire
sempre più diffuso, tanto da arrivare su Lercio.it :
In particolare la crisi COVID19 è stata un momento discriminante. Un momento in cui i veli sono stati sollevati, a livello intepersonale, nella società e soprattutto per le istituzioni. E le istituzioni italiane non hanno fornito uno spettacolo edificante, niente affatto, infinitamente peggiore di quello già pessimo a cui eravamo abituati.
Riflettevo che in UK il governo ha avuto come consulenti scientifici prima Roy Anderson e poi Patrick Vallance . A capo del programma Warp Speed Trump mise Moncef Slaoui . In Europa invece a trattare acquisti e forniture di vaccini c'era un'oscura burocrate con un curriculum da interprete. E in Italia, beh... In Italia in tempi di pandemia a dirigere AIFA c'era Magrini, uno che avrebbe voluto il lopinavir prescrivibile dai medici di base in funzione anticovid (l'acqua fresca sarebbe stata più efficace). Consulente del ministero della salute di Roberto Speranza era Ricciardi. A capo di ISS Brusaferro, che presentava con disinvoltura numeri del celebre (al tempo) Rt il cui valore era inferiore all'errore sullo stesso calcolo. Pensandoci bene è andata male, ma sarebbe potuta andare infinitamente peggio.
Ai tempi c'era anche un discreto gruppetto di soggetti di pari spessore scientifico che diceva, brigava e si sbracciava per un posto nel CTS. Non riuscirono a ottenerlo, ma a qualcuno toccò il premio di consolazione tipo la guida della task force scientifica (ridete pure) antiCOVID pugliese.
Oggi la favoletta della gestione esemplare vive giustappunto solo nelle pagine del grottesco libro di Speranza nonché nel club Maria Antonietta (e nell'immaginario dei quattro imbecilli settari che sventolano la bandiera della "scienza").
Però la "miglior gestione" è ormai abbastanza lontana da rendere possibile la costruzione o la riproposizione di quella specifica narrativa.
Qualcuno in area PD era veramente così scollato dalla realtà da pensare che il partito sarebbe uscito bene dalle politiche del '22, che sarebbero rimasti in area di governo. Purtroppissimo il corpo elettorale aveva mediamente un'opinione assai diversa dalla loro, quanto a gestione della pandemia: quel risultato elettorale (praticamente una certificazione) è ormai agli atti. Ma visto che ormai sono passati due anni, beh, che male c'è a provare a raccontare di nuovo la stessa favola? Si sa che la memoria del paese è cortissima. Le possibilità di successo sono scarse, ma non si butta via nulla.
Quel che continua a stridere è che posizioni puramente politiche siano fatte passare per scienza, di nuovo, ancora. Ma d'altra parte, come mi disse in camera caritatis un professore universitario proprio in quel periodo, chi sa fa ricerca e chi non sa fa politica (anche quando dice di "fare scienza" o "terza missione", aggiungo io).
ADDENDUM: L'Italia è il paradiso delle nullità scientifiche che si definiscono "scienza". Lancio una sfida: abbandonino la loro posizione in Italia e vediamo quanto è valutato il loro CV sul mercato internazionale. Sfida che ovviamente non verrà raccolta.
Persona insospettabile mi ha chiesto: "Ma secondo te come è che tra anni '60 e '70 sono riusciti ad andare sulla Luna, con i pochi mezzi che avevano, e ora un allunaggio è una cosa problematica?"
Eh. Il vaccino Sabin può essere un buon esempio al riguardo. Entrato nella storia, la poliomielite solo un ricordo (ma grazie al Salk) etc etc. Ma oggi non sarebbe mai stato approvato, per come veniva prodotto, per come erano stati (non) fatti i trial, etc etc. Erano tempi "armiamoci e partiamo", senza star troppo a discutere (nonché i tempi dell'approvazione del talidomide in Europa).
Le navicelle spaziali e i moduli lunari, ai tempi, non erano pilotati da soggetti con una laurea in fisica o ingegneria. Quella mandata di astronauti fu costituita da gente che ebbe tutto l'addestramento del caso, ma i piloti Gemini e Apollo erano tutti, di base, piloti collaudatori. Cioè gente con il "senso" della macchina che stava guidando e pienamente disposta ad accettare una dose di rischio che oggi ci sembrerebbe folle. Avere un pilota collaudatore al comando del modulo lunare voleva dire azioni e reazioni immediate, in tempo reale, agendo manualmente sui comandi. Che è un po' diverso dal manovrare un drone e farlo allunare, o meglio non riuscirci. Attualmente un segnale radio ci mette una frazione di secondo per
arrivare dalla Luna a terra (via ripetitori satellitari). In certe
circostanze una frazione di secondo può fare la differenza. In più ho la netta impressione che se Parmitano e Cristoforetti fossero trasportati al tempo delle missioni Apollo si rifiuterebbero di salire nel Service Module per essere lanciati verso la Luna: le missioni Apollo con equipaggio umano ebbero un 16,7% di incidenti gravi (Apollo 1 e Apollo 13), di cui uno con tre morti (Apollo 1), percentuale oggi inaccettabile (con le missioni Shuttle il tasso percentuale di incidenti fu lo 0.74%).
Ho sentito storie allucinanti sull'industria chimico-farmaceutica negli anni 60-70, e sottolineo allucinanti. C'era chi operava in condizioni di sicurezza assurde, eppure all'epoca era tutto in regola. E in fin dei conti gli incidenti non erano frequenti, e quelli rilevanti piuttosto rari. Chi mi raccontò di quelle vicende, viste di persona, aggiungeva che la rarità degli incidenti era dovuta al fatto che gli operatori ci sapevano fare, cioè erano stati addestrati a produrre in quel modo e il loro saper fare mitigava il rischio . E da un'industria dove le cose andavano in questo modo vennero prodotti l'aspirina, il cortisone, i primi antibiotici.
Del resto all'epoca per la chimica medicinale nella scheda del composto sperimentale c'era la voce "sapore". Più in generale sperimentare su di sé gli effetti di quanto sintetizzato era pratica frequente. Fu così che Albert Hoffman il 19 aprile 1943 nel suo laboratorio alla Sandoz si sedette davanti al bancone, preparò una soluzione di 0.5 milligrammi dell'ultimo composto sintetizzato, la buttò giù e scoprì le proprietà dell'LSD. Nei primi anni '60 Stewart Adams aveva iniziato a prendere l'ibuprofene, da lui sintetizzato nel '61, ben prima che fosse approvato (si era accorto che era un toccasana per i postumi di sbronza - comunque quella delo sviluppo dei NSAID è una bella storia). Oggi quale chimico medicinale sarebbe disposto ad assaggiare quel che esce dai suoi palloncini di vetro? Nessuno.
Intendiamoci, quel che è venuto dopo quanto a sicurezza è stato indispensabile e ha evitato morti, feriti, malattie professionali in gran numero. E lo stesso si può dire dei correnti metodi analitici strumentali: all'epoca delle prime produzioni del cortisone il prodotto veniva caratterizzato per via spettroscopica (IR, UV) e tramite aspetto e punto di fusione. La determinazione di un punto di fusione è una scena cult di The French Connection di William Friedkin (1971).
(apparecchi per il punto di fusione - non in vetro - sono in uso anche oggi, ma più frequentemente viene usata la calorimetria a scansione differenziale -DSC)
Specifiche come "impurezze non note <0.1%" non potevano esistere perché le impurezze erano quelle che potevano essere viste per TLC (Thin Layer Chromatography) o per cromatografia su carta.
Sviluppo di una cromagrafia su carta.
Una qualche informazione quantitativa poteva essere ottenuta dalla carta o dalle lastre TLC per fotodensitometria (e di fotodensitometri se ne trovano ancora, in giro).
Quindi sì, i grandi avanzamenti tecnologici dello scorso secolo si sono verificati in condizioni che oggi riterremmo impraticabili. Ma gli standard odierni sono quelli che hanno evitato che si ripetessero casi come quello dell'elisir sulfanilamide e del talidomide.
Ho apprezzato Massimo Carlotto fin dall'inizio e quando la RAI ha prodotto la serie L'Alligatore non mi sono stupito nel rilevare che Il mistero di Mangiabarche non fosse incluso: poco gentile nei confronti dei cugini d'oltralpe inserire un romanzo incentrato sulla guerra sporca dei servizi francesi contro gli indipendentisti corsi. Del resto dalla serie è sparito anche ogni riferimento agli anni di piombo. Trudy è appena uscito ed è tante cose. Uno squarcio sul mondo della sicurezza privata e dei contractors, costruito su agganci alle vicende internazionali recenti e in corso. Il riferimento alla Legione Internazionale di Difesa dell'Ucraina è preciso e si parla esplicitamente di contractors, cioè mercenari (pagati da chi? Chssà...). Uno squarcio sul mondo dei fondi neri della politica e dei politici che li accumulano.
Uno sguardo sulla strumentalità di certo giornalismo, sempre pronto a far girare le informazioni "giuste" (giuste per chi? Si sa).
Una storia di solidarietà tra donne, in cui la moglie del commercialista specializzato in fondi neri finisce per lavorare assieme a quella del sindacalista di base quasi ammazzato di botte in un'aggressione commissionata dal padrone (cinese). E' una storia violenta e di violenze, in cui i personaggi femminili sono perlopiù vittime, ma in certi casi aguzzini (l'ex dirigente della Polizia Penitenziaria, finita fuori per violenza ingiustificata nei confronti di un detenuto)
Citazione notevole, al riguardo:
Moira allungò la mano e le accarezzo il viso. "Qui non ci limitiamo a leccarci le ferite, impariamo a diventare ingovernabili, ad appiccare il fuoco"
Ma sopratutto Trudy è un noir che cresce lentamente fino a deflagrare e si fa leggere tutto d'un fiato perché non si riesce a staccare l'occhio dalla pagina.
Credo che certe parole dell'epilogo escano dalla fiction per costituire invece una riflessione sull'attualità:
Certe battaglie vanno combattute nel tempo, quando il nemico è così potente e così corrotto. La lotta tra bene e male nella modernità non ha più eroi da esibire.
A volersi aggiornare sulle vicende pugliesi ogni giorno se ne trova una nuova. La situazione sembra fuori controllo e anche la giurisprudenza potrebbe contrarre il contagio (la lopalchite ha esiti letali sul piano legislativo):
Gli sviluppi della vicenda all'Asl di Lecce potrebbero fare
giurisprudenza a livello nazionale, D'Agata chiede dunque pubblicamente
se sia ancora realmente indispensabile che i sanitari, considerati
esposti al rischio professionale di contrarre il virus, debbano
ottemperare ad una ulteriore dose vaccinale oltre alle prime tre obbligatorie.
Questa vicenda - che riaccende le polemiche sugli obblighi vaccinali
che hanno infiammato il dibattito pubblico durante gli anni della
pandemia, spaccando in due il Paese - dimostra che non si è sopita
l'esigenza di una parte del mondo sanitario, tutta da dimostrare, della
necessità di sottoporre ancora alcune categorie di persone ad
un'ulteriore dose di vaccino anti-Covid nonostante la fine accertata
della pandemia da parte delle autorità sanitarie non solo nazionali, sottolinea l'avvocato.
Davvero occorre ricordare che una misura del genere non ha alcuna ratio perché nessun vaccino antiCOVID disponibile impedisce la trasmissione del virus? Pare di sì. Qua non si tratta di niente di scientifico, si tratta di chiedere una professione di fede, di testimoniare con la quarta dose la fedeltà a una medicina istituzionale tanto fallimentare quanto impositiva. E non c'è altro da aggiungere, se non che ogni iniziativa di questo genere è un chiodo nella bara della fiducia nella pratica vaccinale.