C'è un però: il loro mantra è invariabilmente "Moriremo tutti molto male se non facciamo X". X è a piacere, di solito, non so se vi ricordate "se non stiamo chiusi in casa a tempo indeterminato". E' un discorso molto versatile e si presta ad essere diffuso e perpetuato da gente che il più delle volte non sa di cosa parla. Ed è un discorso che ogni volta prende di mira il singolo con istanze moralizzanti, che partono di solito da una professione di fede: se non professi la fede, qualsiasi siano i tuoi comportamenti, sei un reprobo. Raramente tutto ciò ha una reale e autonoma consistenza politica, ma spesso si presta ad appoggiare politiche "vere", in atto. Un esempio congcreto? A due anni circa dalla fine dell'emergenza COVID c'è ancora chi bolla con azioni amministrative chi non si è fatto l'ennesima dose di vaccino antiCOVID. Costoro continuano a sostenere che la vaccinazione antiCOVID in qualche modo impedisce la trasmissione del virus (e questo è un purissimo falso).
COVID, guerre e global warming sono tre emergenze in cui invariabilmente si sono scaricati (o si tende a scaricare) i costi sui molti, il 99% che possiede l'1% delle ricchezze del pianeta. E questo è vero particolarmente in Europa e ancor più particolarmente in Italia. Esempio topico: oltreoceano si usa la scienza dell'attribuzione (diamola per buona) per intentare cause alle compagnie petrolifere. Da questa parte dell'atlantico invece i toni sono sempre stati quelli che hanno provocato reazioni ironiche, tipo "Il global warming e l'inondazione sono colpa mia e del mio pandino del '90". Chi ironizzava in questo modo semplicemente sottolineava quel che passava per la maggiore. Quel che puzza (molto) nel dibattito su ambiente e clima è che è stato politicamente sterilizzato, ed è sempre bene ripetere quel che diceva Chico Mendes: l'ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio. Ovviamente ho ben presente il nostrano movimento settario contro il global warming: completamente purgato da qualsiasi elemento di lotta di classe, ha preso di mira i cittadini (blocchi stradali) e le opere d'arte. Una strategia puramente mediatica, perché politicamente è (e si è rivelata) deteriore e alla fin fine suicida (ma mi ricordo più di un endorsemente da parte della "scienza" e della sua comunicazione - non è che ci fanno, ci sono proprio). Anche l'obiettivo inizialmente dichiarato da Ultima Generazione suonava "bene" e aveva il suo superficiale fascino: lo stop agli incentivi ai combustibili fossili. Sembra fighissimo, no? Guardiamoci dentro un po' meglio. Ammettiamo che il risultato fosse raggiunto: il risultato sarebbe un aumento del prezzo dei carburanti almeno corrispondente all'incentivo perso. Considerando la storia delle tasse sul carburante in Italia è inverosimile che lo stato neutralizzi l'aumento diminuendo il prelievo fiscale. Ne risulterebbe quindi un puro aumento del costo dei carburanti. C'è una dottrina abbastanza diffusa per cui se il prezzo di un bene sale la sua domanda cala. Guarda caso in Italia abbiamo due anni esemplari per vedere cosa succede nello stivale quando il prezzo dei carburanti cresce a dismisura:
Un incremento nel prezzo alla pompa significa trasporti più costosi, merci più care e, indirettamente, un aumento dei prezzi dei beni di consumo: mentre scrivo è la fine di Settembre 2023, mi sono fermato a fare gasolio in autostrada, pagandolo 2,7 euro al litro, qualche cosa di mai visto e totalmente fuori controllo.
(Non condivido le valutazioni sugli interventi governativi, pannicelli caldi per fare immagine)
E al consumo dei carburanti con i prezzi in corsa folle cosa è successo? 58,4 milioni di tonnellate nel 2022, 57,4 milioni di tonnellate nel 2023. Se ne conclude che un (improbabile) successo di Ultima Generazione nel conseguire gli obiettivi inizialmente dichiarati avrebbe prodotto inflazione, pagata di tasca dalle famiglie, senza produrre effetti significativi sull'emissione di gas serra. Complimenti vivissimi a tutto il progetto, a chi lo lo aveva così ideato e a chi lo ha aveva appoggiato quando queste erano le carte in tavola. Da un po', con il calo di esposizione mediatica, si registra un parallelo "incomprensibile" crescente fastidio dell'opionione pubblica nei loro confronti (hai preso a bersaglio il 99% e poi ti chiedi perché ce l'hanno con te? Complimentoni). Quindi la linea si è spostata verso la richiesta della creazione di un fondo di riparazione di 20 miliardi per i disastri climatici. Tutto molto bello, ma... prevenzione niente? Niente messa in sicurezza dei corsi d'acqua etc? Perché l'anno scorso è quello che ha fatto differenza quanto a danni tra una provincia e l'altra dell'Emilia. Bah. Quel che nasce torto difficilmente può crescer dritto, ma apprezziamo lo sforzo, anche se ne servirebbe un secondo perché l'impressione è che "Fondo di riparazione" non abbia la capacità penetrazione mediatica della prima fase. E la seconda impressione è che quando finaranno i finanziamenti finirà anche la ricreazione, mentre nel frattempo ci sono state regalate perle di puro settarismo. La cosa notevole è che sembra che avrebbero voluto tirarsi dietro la maggioranza della popolazione. Complimenti per il grande successo (essere una pippa da teenager non è tragico, poi si cresce - ma quando sei cresciuta/o...).
Tutto questo non ha niente a che vedere con le azioni storiche di Greenpeace, ed è roba distante anni luce da altre lotte per l'ambiente di cui in Italia è arrivata solo un'eco, quelle lotte indigene per fermare coloro che sventrano foreste, scavano miniere, invadono, rubano, inquinano, distruggono, e talvolta uccidono. Ironicamente gli unici analoghi europei di questo tipo di lotte sono state le proteste contro l'apertura di miniere di litio in Portogallo e in Serbia - mi pare che la "scienza" in questo caso non abbia avuto il coraggio di schierarsi a fianco del grande capitale (Rio Tinto) contro i contadini, preferendo un oculato silenzio.
Quanto all'Europa ci si è scordati che in occidente i grandi passi in avanti in materia di legislazione ambientale non sono stati frutto di individuali prese di coscienza ma di processi politici nazionali e internazionali che hanno finito per avere successo, un successo ottenuto senza pretendere dalle classi lavoratrici europee la proverbiale libbra di carne. Gli esempi da manuale furono l'insieme di leggi per eliminare il problema delle piogge acide e la regolazione degli ozone depleters. E guarda caso mentre di piogge acide non si parla da decenni del buco nell'ozono, che era un problema risolto, si parla di nuovo. Perché? Perché con la globalizzazione in atto non potevi imporre alcunché ai giganti che stavano crescendo (Cina). E chi pensa che l'enfasi cinese sulle rinnovabili dei tempi recenti sia frutto degli accordi di Parigi è un povero ingenuo. Quindi da una parte ci sono problemi di politiche che non possono non essere internazionali ma che devono essere condivise da un mondo multipolare, dall'altra l'approccio moralizzante del predicatore o della setta di turno che punta il dito contro di te perché tu hai una carcassa euro 0.
Ma più in generale, tornando a quello con cui ho iniziato, qualsiasi sia la X l'approccio moralizzatore ha un problema: l'individuo medio, se non è psicotico, preferisce vivere. E preferisce vivere non la "nuda vita", ma una vita che almeno in potenza possa essere gratificante e significativa. Quindi ogni preoccupazione collettiva per la "nuda vita" (la abbiamo vista in tempi di COVID), per quanto possa avere aspirazioni totalitarie non riuscirà mai ad essere universale, con tutto quel che ne consegue.
PS: La questione delle professioni di fede è diventata fondamentale da anni su entrambi i fronti (pro e anti). Qua invece sin dall'inizio è stata espressa una posizione assolutamente laica. E forse di laicità si sente un crescente bisogno.