All'inizio del nuovo millennio ci fu un certo traffico riguardo i meccanismi biologici dell'invecchiamento. E cominciarono a filtrare anche sui media generalisti aritcoli a titolo tipo "Scoperto il gene dell'invecchiamento". In una serie di modelli animali, dalle drosophile a non ricordo che pesci, l'attivazione di enzimi fino allora relativamente poco studiati, le sirtuine, diede risultati sorprendenti: l'allungamento della vita media dell'individuo.
Fermo restando che tra un moscerino ed un uomo ce ne corre, è facile capire com'è che la cosa generò aspettative. Non semplici aspettative, aspettative stellari.
Come per altre tecnologie o target a metà del primo decennio del secolo sulle sirtuine l'atmosfera era diventata "are you game or are you lame?". E i grandi, banche comprese, volevano tutti essere "game".
Qualcuno 5 anni ha pure scritto un libro, sul fenomeno: https://books.google.it/books?id=lXdWh_ML0IQC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
L'autore sintetizza ottimamente l'atmosfera attorno al 2007:
"Quattro pathways erano emersi come principali, ma la fortuna di questi geni aveva a che fare con l'esposizione mediatica e col potere delle istituzioni (di ricerca, NdCS) tanto quanto con l'evidenza scientifica. Gli studi puntarono su resistenza cellulare allo stress, insulina e mTOR, assieme ad altri cavalli di battaglia della longevità come telomeri e sirtuine ... Il risultato apparve quel che la ricerca è in una democrazia capitalistica: rischio, errori, passione, immaginazione e hype. E poi tutto esplose."
Di tutte le startup venute fuori dal calderone delle ricerche per la longevità, Sirtris era la più promettente. Nel 2007 l'azienda, che stava per essere quotata in borsa, era corteggiata dai banchieri. E dai media: arrivò sulla copertina di Fortune, e profili dell'azienda finirono in Discover e Newsweek.
E GSK (nel mezzo del suo decennio perduto) iniziò a dimostrare un'enorme interesse nei confronti di Sirtris. Ma cosa aveva in mano Sirtris?
Aveva in mano una piattaforma, un magnifico sistema per individuare attivatori di sirtuine e lo aveva battezzato Fleur de Lys-Sirt1 ( Voi comprereste una tecnologia che si chiama di fatto come l'agenzia di escort di lusso in L.A. Confidential di James Ellroy?)
Essendo enzimi, le sirtuine "lavorano" su altre molecole, nella fattispecie su peptidi. Sirtris aveva preso uno di questi peptidi e aveva attaccato etichette fluorescenti per fare funzionare un saggio che potesse determinare quanto una molecola funzionasse come attivatore di sirtuine. Un'articolo su Nature illustrò la tecnica e il potenziale delle molecole individuate per il trattamento del diabete (ma "lifespan extension" era espressione molto frequente del testo, https://www.nature.com/articles/nature06261).
Contro il parere dei propri scientist che avevano fatto la due diligence a Sirtris, il management GSK nel 2007 acquisì la società per 720 milioni di USD.
Per dare un'idea di ordini di grandezza, un progetto arrivato con successo alla fine del preclinico all'epoca veniva valutato tra i 4 e i 10 milioni. Le centinaia di milioni erano l'ordine di valore di un progetto verso la fine della sperimentazione clinica. Sirtris aveva Fleur de Lys-Sirt1 e un pugno di molecole ancora lontane dall'essere ammesse alla sperimentazione umana.
Nel 2009 il comparto "longevità" cominciò ad accusare contraccolpi. Iniziarono ad essere messi in dubbio alcuni dei più quotati studi che collegavanto restrizione calorica e longevità. Sul versante sirtuine cominciò Amgen (vi ricordo i ricercatori Amgen annunciare che avevano controllato i maggiori paper oncologici che giravano all'epoca e avevano trovato i risultati irriproducibili).
Quelli di Amgen non la toccarono piano, neanche un po': i risultati di Sirtris erano artefatti sperimentali dovuti alle etichette fluorescenti, senza etichette fluorescenti (ovvero sul peptide naturale) niente di quanto descritto attivava alcunché (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19843076).
Da Pfizer ribadirono: artefatto sperimentale. Ma non solo: provarono a replicare quanto descritto da Sirtris su modelli animali di diabete di tipo II, e non riuscirono a replicare nulla.
Finì come doveva finire (ad mulierculas), con i fondatori di Sirtis che provarono a commercializzare il resveratrolo e GSK che che lì contrastò in quanto "mettevano a rischio l'investimento quasi miliardario dell'azienda". Dal programma sirtuine non è mai uscito un farmaco, ma strada facendo il manegement GSK aveva fatto fuori i 2/3 del suo gruppo ricerca sulle malattie cardiovascolari, e la metà di quello sulle malattie metaboliche.
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giovedì 21 giugno 2018
lunedì 16 aprile 2018
2009: HOUSTON, WE HAVE A PROBLEM
*I semi della crescita del fatturato vaccini come area terapeutica sono stati gettati tempo fa e il "paradigm shift" nel modello di business ha riguardato prevalentemente le aziende quasi sparite dalle aree terapeutiche economicamente più importanti.*
Nel 2009 il Pharmaceutical Journal, organo della Royal Society of Pharmacology raccoglieva pareri in merito al paradigm shift prossimo venturo del bussiness farmaceutico mondiale
Premetto che per il settore in generale non tirava una buona aria, e che in Europa il vento era pure peggiore. L'outsourcing e l'offshoring verso l'Asia erano diventati intensivi appena l'euro aveva raggiunto 1.35 sul dollaro. Bang. Tutte le multinazionali grandi e piccole impegnatissime a ristrutturare le proprie filiere. Nel 2008 anche le piccole CRO e CMO (ricerca e produzione conto terzi) avevano iniziato a cercarsi partner indiani o cinesi. Tough business climate, per i piccoli.
Il Pharmaceutical Journal neanche faceva finta di scoprire l'acqua calda. Tutti lo sapevano, tutti ne parlavano (beh, quasi tutti). Il patent cliff del 2012 incombeva. Tra 2011 e 2012 i brevetti di molti blockbuster (farmaci con fatturato maggiore o uguale al miliardo di dollari) sarebbero scaduti. Primo tra tutti il Lipitor, la statina Pfizer, qualcosa tipo 14 miliardi di dollari all'anno.
La truppa, regolare e mercenaria, si chiedeva cosa sarebbe successo. Il Pharmaceutical Journal faceva i conti: 140 miliardi di vuoto finanziario, flusso di cassa che sarebbe evaporato dall'oggi al domani.
Chi lesse quell'articolo, o altri simili (ce ne furono parecchi), capì l'antifona. "Derischificare e diversificare", avrebbe detto in altra sede Sir Andrew Witty, a lungo CEO di GSK. Tradotto, per un chimico o un biologo con una posizione nel settore: munitevi di vasellina, sta arrivando di nuovo.
GSK: un nome, una garanzia. Non ricordo quando fu la prima ristrutturazione della sua rete mondiale di centri di ricerca. Mi ricordo la fusione tra Glaxo e Smithkline and Beecham e quando le strutture si chiamavano CEDD (centri di eccellenza nello sviluppo farmaceutico). Moncef Slaoui, il loro direttore mondiale delle ricerche dell'epoca, ne aprì uno a Shangai, dedicato formalmente alle malattie neurodegenerative, promettendo grandi passi in avanti entro cinque anni (dieci anni dopo siamo ancora in attesa di un qualche schifo di candidato clinico). Il management di GSK pagò 700 milioni di dollari e spiccioli per Sirtris, i supposti maghi delle sirtuine, per un asset che non aveva neanche una molecola pronta per la sperimentazione umana, sperando di avere nelle mani l'elisir di lunga vita. Si ritrovarono col resveratrolo a cui qualcuno, forse per non perdere del tutto la faccia, fece fare una fase IIa sul carcinoma del fegato, con risultati vergognosi. Oggi il CEDD di Verona non esiste più, è stato ceduto, e ci lavora forse la metà di quelli che ci lavoravano prima, spesso con contratti peggiori.
Ma torniamo al Pharmaceutical Journal. Il punto è questo:
"A further change that is set to transform future pharmaceutical activities and operations irrevocably is the increased emphasis on preventive rather than curative healthcare. As the population ages and demand on healthcare budgets increases, pre-empting rather than reacting to illness and disease constitutes the prevailing aspirational mission statement driving the direction of modern healthcare policy"
"Un ulteriore cambiamento destinato a trasformare le future attività ed operazioni farmaceutiche è l'aumentata enfasi sulla sanità preventiva anziché curativa. Man man che la popolazione invecchia e aumenta la richesta per i budget sanitari, anticipare invece che reagire alle malattie costituisce la dichiarazione di intenti prevalenti che guida la rotta delle moderne politiche sanitarie"
Comincia ad essere chiaro il punto? E' la politica sanitaria che stabilisce la direzione, su indirizzo della politica economica (da cui l'enfasi dalle nostre parti sulla sostenibilità del sistema). La medicina preventiva promette risparmio sanitario. Con la prevenzione, ovvero col maggior numero possibile di vaccini. Quindi GSK ha acquisito da Novartis il ramo vaccini, cedendogli la propria oncologia. Non ha fatto altro che seguire l'indirizzo delle politiche sanitarie. Visto che nel 2017 in Italia ci saranno 300 milioni in meno per la spesa farmaceutica ma trecento milioni in più per i vaccini, se voi foste un fornitore del sistema sanitario provereste a vendergli antivirali o vaccini? Gilead Sciences coi suoi antivirali anti epatite C in Italia ha avuto tonnellate di problemi e pessima stampa (legati solo e soltanto ai costi del farmaco). Avete mai sentito qualcuno lamentarsi sui costi della vaccinazioni? Non credo. http://www.pharmaceutical-journal.com/opinion/comment/goodbye-blockbuster-medicines-hello-new-pharmaceutical-business-models/10966185.article2009: 66185.article
Nel 2009 il Pharmaceutical Journal, organo della Royal Society of Pharmacology raccoglieva pareri in merito al paradigm shift prossimo venturo del bussiness farmaceutico mondiale
Premetto che per il settore in generale non tirava una buona aria, e che in Europa il vento era pure peggiore. L'outsourcing e l'offshoring verso l'Asia erano diventati intensivi appena l'euro aveva raggiunto 1.35 sul dollaro. Bang. Tutte le multinazionali grandi e piccole impegnatissime a ristrutturare le proprie filiere. Nel 2008 anche le piccole CRO e CMO (ricerca e produzione conto terzi) avevano iniziato a cercarsi partner indiani o cinesi. Tough business climate, per i piccoli.
Il Pharmaceutical Journal neanche faceva finta di scoprire l'acqua calda. Tutti lo sapevano, tutti ne parlavano (beh, quasi tutti). Il patent cliff del 2012 incombeva. Tra 2011 e 2012 i brevetti di molti blockbuster (farmaci con fatturato maggiore o uguale al miliardo di dollari) sarebbero scaduti. Primo tra tutti il Lipitor, la statina Pfizer, qualcosa tipo 14 miliardi di dollari all'anno.
La truppa, regolare e mercenaria, si chiedeva cosa sarebbe successo. Il Pharmaceutical Journal faceva i conti: 140 miliardi di vuoto finanziario, flusso di cassa che sarebbe evaporato dall'oggi al domani.
Chi lesse quell'articolo, o altri simili (ce ne furono parecchi), capì l'antifona. "Derischificare e diversificare", avrebbe detto in altra sede Sir Andrew Witty, a lungo CEO di GSK. Tradotto, per un chimico o un biologo con una posizione nel settore: munitevi di vasellina, sta arrivando di nuovo.
GSK: un nome, una garanzia. Non ricordo quando fu la prima ristrutturazione della sua rete mondiale di centri di ricerca. Mi ricordo la fusione tra Glaxo e Smithkline and Beecham e quando le strutture si chiamavano CEDD (centri di eccellenza nello sviluppo farmaceutico). Moncef Slaoui, il loro direttore mondiale delle ricerche dell'epoca, ne aprì uno a Shangai, dedicato formalmente alle malattie neurodegenerative, promettendo grandi passi in avanti entro cinque anni (dieci anni dopo siamo ancora in attesa di un qualche schifo di candidato clinico). Il management di GSK pagò 700 milioni di dollari e spiccioli per Sirtris, i supposti maghi delle sirtuine, per un asset che non aveva neanche una molecola pronta per la sperimentazione umana, sperando di avere nelle mani l'elisir di lunga vita. Si ritrovarono col resveratrolo a cui qualcuno, forse per non perdere del tutto la faccia, fece fare una fase IIa sul carcinoma del fegato, con risultati vergognosi. Oggi il CEDD di Verona non esiste più, è stato ceduto, e ci lavora forse la metà di quelli che ci lavoravano prima, spesso con contratti peggiori.
Ma torniamo al Pharmaceutical Journal. Il punto è questo:
"A further change that is set to transform future pharmaceutical activities and operations irrevocably is the increased emphasis on preventive rather than curative healthcare. As the population ages and demand on healthcare budgets increases, pre-empting rather than reacting to illness and disease constitutes the prevailing aspirational mission statement driving the direction of modern healthcare policy"
"Un ulteriore cambiamento destinato a trasformare le future attività ed operazioni farmaceutiche è l'aumentata enfasi sulla sanità preventiva anziché curativa. Man man che la popolazione invecchia e aumenta la richesta per i budget sanitari, anticipare invece che reagire alle malattie costituisce la dichiarazione di intenti prevalenti che guida la rotta delle moderne politiche sanitarie"
Comincia ad essere chiaro il punto? E' la politica sanitaria che stabilisce la direzione, su indirizzo della politica economica (da cui l'enfasi dalle nostre parti sulla sostenibilità del sistema). La medicina preventiva promette risparmio sanitario. Con la prevenzione, ovvero col maggior numero possibile di vaccini. Quindi GSK ha acquisito da Novartis il ramo vaccini, cedendogli la propria oncologia. Non ha fatto altro che seguire l'indirizzo delle politiche sanitarie. Visto che nel 2017 in Italia ci saranno 300 milioni in meno per la spesa farmaceutica ma trecento milioni in più per i vaccini, se voi foste un fornitore del sistema sanitario provereste a vendergli antivirali o vaccini? Gilead Sciences coi suoi antivirali anti epatite C in Italia ha avuto tonnellate di problemi e pessima stampa (legati solo e soltanto ai costi del farmaco). Avete mai sentito qualcuno lamentarsi sui costi della vaccinazioni? Non credo. http://www.pharmaceutical-journal.com/opinion/comment/goodbye-blockbuster-medicines-hello-new-pharmaceutical-business-models/10966185.article2009: 66185.article
BIG PHARMA NON ESISTE - PFIRED!
Questa idea che l'industria farmaceutica sia un blocco uniforme per modello di business e modus operandi è frutto di una radicale ignoranza sul tema. Se è vero che tutte le grandi multinazionali del farmaco hanno all'incirca gli stessi grandi azionisti istituzionali, che per un lungo periodo nel nuovo millennio sono stati determinanti nella scelta di vertici aziendali dal background finanziario e non industriale, questo non significa che siano un insieme omogeneo. Anzi, esibiscono notevoli diversità. Cominciamo dal gigante cattivo.
Nella seconda metà degli anni 2000 la più grande farmaceutica del mondo è stata guidata da un avvocato, Jeff Kindler, che prima di entrarci era stato vice presidente esecutivo di Mc Donald's. Sto parlando di Pfizer.
Quand'è che Pfizer (tutt'ora la più grande delle farmaceutiche, credo) è diventata la moderna incarnazione delle orde di Attila? Con l'inizio del nuovo millennio, mi pare. Credo sia cominciata con l'acquisizione di Warner Lambert. Fatto sta che da allora le vittime sono stati i lavoratori e ricercatori di Warner. Pharmacia, Wyeth e tanti altri di aziende più piccole.
Dall'acquisizione Warner Lambert il modello di business fu subito chiaro: comprali, licenziali, svuotali e se possibile spargi sale.
Pfizer si è ritrovata ad essere una delle quattro grandi che si dividono il mercato mondiale dei vaccini tramite il merging con Wyeth (2009).
La fusione con Wyeth è stato l'evento più cataclismico a cui ho mai assistito: solo in Italia ha portato al tracollo di Rottapharm, Siena Biotech, Nikem nonché di una quantità di aziende nell'indotto del polo farmaceutico dell'agro pontino. La Pharmacia ex Carlo Erba di Nerviano, MI, uno dei più grandi centri ricerche italiani (forse il più grande), è sopravvissuta a stento al takeover Pfizer (ovviamente c'era chi lo aveva visto come una grande opportunità, anche tra gli interni - ci fu chi si fregiò per poco di questo labile status di gotha della ricerca farmaceutica mondiale e chi, appena avuta la notizia della possibile acquisizione, spedì subito in giro curriculum). Altra vittima italiana di Pfizer è stata Vicuron.
Ad ora qual'è l'eredità lasciata da Pfizer al mondo?
Preparazione H; una (dicono) miracolosa pomata al metil salicilato; il sidenafil, meglio noto come Viagra (ovvero: cerchi un'antiipertensivo e trovi un gonfiatore - te ne accorgi perché i maschi del trial non vogliono restituire le pillole); la regola del 5 di Lipinski (a distanza di anni e anni ancora si discute se sia una codifica dell'ovvio o una pastoia che blocca la ricerca farmaceutica); ovviamente migliaia di Pfired.
L'atorvastatina (Lipitor) no: l'atorvastatina era nata a Warner Lambert, Pfizer se la prese assieme a tutta WL e ci incassò cifre folli ogni anno (più di dieci miliardi di USD). Prevnar nemmeno, sviluppato da Wyeth. Celebrex neppure, era stato approvato a Searle quando Pfizer comprò Monsanto, che controllava Searle. Quindi tutta la storia glifosato, per dirne un'altra, è faccenda di una controllata Pfizer.
Di nuovo, degno di nota il fatto che nel nuovo millennio questa orda di cavallette sia stata guidata un manager che veniva da Mac Donalds (cheeseburger o statine, che differenza vuoi che faccia?)
Fatto sta che a 19 anni dall'acquisizione Warner Lambert c'è chi tocca l'indicibile, se gira voce che Pfizer è interessata all'azienda dove lavora.
Nella seconda metà degli anni 2000 la più grande farmaceutica del mondo è stata guidata da un avvocato, Jeff Kindler, che prima di entrarci era stato vice presidente esecutivo di Mc Donald's. Sto parlando di Pfizer.
Quand'è che Pfizer (tutt'ora la più grande delle farmaceutiche, credo) è diventata la moderna incarnazione delle orde di Attila? Con l'inizio del nuovo millennio, mi pare. Credo sia cominciata con l'acquisizione di Warner Lambert. Fatto sta che da allora le vittime sono stati i lavoratori e ricercatori di Warner. Pharmacia, Wyeth e tanti altri di aziende più piccole.
Dall'acquisizione Warner Lambert il modello di business fu subito chiaro: comprali, licenziali, svuotali e se possibile spargi sale.
Pfizer si è ritrovata ad essere una delle quattro grandi che si dividono il mercato mondiale dei vaccini tramite il merging con Wyeth (2009).
La fusione con Wyeth è stato l'evento più cataclismico a cui ho mai assistito: solo in Italia ha portato al tracollo di Rottapharm, Siena Biotech, Nikem nonché di una quantità di aziende nell'indotto del polo farmaceutico dell'agro pontino. La Pharmacia ex Carlo Erba di Nerviano, MI, uno dei più grandi centri ricerche italiani (forse il più grande), è sopravvissuta a stento al takeover Pfizer (ovviamente c'era chi lo aveva visto come una grande opportunità, anche tra gli interni - ci fu chi si fregiò per poco di questo labile status di gotha della ricerca farmaceutica mondiale e chi, appena avuta la notizia della possibile acquisizione, spedì subito in giro curriculum). Altra vittima italiana di Pfizer è stata Vicuron.
Ad ora qual'è l'eredità lasciata da Pfizer al mondo?
Preparazione H; una (dicono) miracolosa pomata al metil salicilato; il sidenafil, meglio noto come Viagra (ovvero: cerchi un'antiipertensivo e trovi un gonfiatore - te ne accorgi perché i maschi del trial non vogliono restituire le pillole); la regola del 5 di Lipinski (a distanza di anni e anni ancora si discute se sia una codifica dell'ovvio o una pastoia che blocca la ricerca farmaceutica); ovviamente migliaia di Pfired.
L'atorvastatina (Lipitor) no: l'atorvastatina era nata a Warner Lambert, Pfizer se la prese assieme a tutta WL e ci incassò cifre folli ogni anno (più di dieci miliardi di USD). Prevnar nemmeno, sviluppato da Wyeth. Celebrex neppure, era stato approvato a Searle quando Pfizer comprò Monsanto, che controllava Searle. Quindi tutta la storia glifosato, per dirne un'altra, è faccenda di una controllata Pfizer.
Di nuovo, degno di nota il fatto che nel nuovo millennio questa orda di cavallette sia stata guidata un manager che veniva da Mac Donalds (cheeseburger o statine, che differenza vuoi che faccia?)
Fatto sta che a 19 anni dall'acquisizione Warner Lambert c'è chi tocca l'indicibile, se gira voce che Pfizer è interessata all'azienda dove lavora.
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CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)
Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...
