L'infermiera che scappa nella notte dopo aver sovradosato un paziente perché non capiva i nomi dei farmaci e i dosaggi in italiano: potrebbe venir fuori da un film di Ken Loach.
Lei non è il colpevole, ma una delle vittime. Una lavoratrice non qualificata e sottopagata su cui intendevano lucrare in primo luogo la cooperativa che ha fornito il servizio, in secondo luogo Galli. Cioè quanti l'hanno venduta e comprata come unità di lavoro infermieristico, senza badare a cosa ci fosse sotto l'etichetta. Ma non trascuravano il fatto che non essendo italiana poteva essere pagata di meno della più sottopagata unità di lavoro infermieristico italiana, con il bonus "non sindacalizzata". E tutto questo è successo perfettamente entro le norme, finché non è accaduto il disastro. Comunque ribadisco: unità con etichetta, risorsa umana, ULA. Non persona, non lavoratrice, come del resto viene valutato l'infermiere in questi contesti. Chi costa di più, chi di meno. Chi può creare problemi, chi non può. Tutto normale.
Anche il barone che infeuda l'erede è perfettamente legittimo, nell'attuale ordinamento.
Ma non solo: se qualcuno dall'interno della struttura rileva irregolarità e le comunica, può essere licenziato e si può mandare la Polizia ad allontanarlo dal posto di lavoro.
Si potrebbe dire che si tratta di un campione di fatti non significativo, che non determina un trend né lo suggerisce. Ma la mia considerazione è di ordine differente: se in un sistema si verificano fenomeni di un certo genere è semplicemente perché il sistema li consente, questi fenomeni. Non solo li consente ma, come nel caso di Rovigo, si difende aggressivamente quando si verificano. E ogni taglio al budget sanitario italiano ha toccato i cittadini, i lavoratori della sanità ma non costoro, che alla propria fetta di torta sono tanto affezionati. Si riducano a carta velina le fette di torta degli altri, la cosa non li riguarda.
Ma non credo che il problema sia solamente del 2025. In 5 anni di presenza social di CS direi che il 95% dei medici che ho incrociato almeno per quel che riguarda fisica e chimica non avrebbero ottenuto risultati migliori. Idem dicasi per quanti parlavano di analfabetismo funzionale, abolizione del suffragio universale, epistocrazia. Ma tutti, poi, parlavano di scienza. Mi rendo conto che oggi questo non è dimostrabile, anche perché gli strumenti per simulare competenze di base sono disponibili a chiunque. Ma qualche reperto storico è rimasto. Si tratta del combinato di due campionamenti non necessariamente significativi: quelli che ho incrociato non costituiscono tutta la popolazione social e non si può determinare la significatività del campione. E non tutti i medici italiani sono presenti sui social.
Non sono un fan di questo governo italiano, anzi. Però la"Riforma Bernini" è stato un ottimo stress test, anzi, un crash test (cioè non precisamente una riforma ma un esperimento e su grande scala).
I segnali erano pubblici e tutti lì da anni. E INVALSI si è dimostrato completamente inutile a invertire il trend (buono solo ogni tanto a generare titoli di giornale).
L'esperimento Bernini ha certificato lo stato della scuola e dell'istruzione nel paese: pietoso. Trenta anni di riforme e tagli hanno semplicemente accelerato il processo. Un processo gestito uniformemente da almeno 30 anni di governi dei più diversi colori. Ma stiamo parlando di quella lunga stagione in cui ogni politica è diventata buona in sé, indipentemente da quali fossero i suoi risultati, e altre erano pessime in sé, indipendemente dai risultati conseguiti. Il discorso di Baudrillard sui simulacri parte dalla politica, bene ricordarlo.
Quindi puoi fare tutte le polemiche di questo mondo contro il liceo classico: anche i candidati provenienti dal liceo scientifico hanno ottenuto gli stessi risultati. Non è un problema di più STEM nei licei o meno. Il problema è che fin dai libri di testo si è deciso di educare ai temi, ma non al metodo. Il problema quindi discende dal ministero. Ci si è preccupati delle fake news, così si è lavorato e si lavora per portare il debunking a scuola. E ora vediamo gli eclatanti risultati sulle prime pagine dei giornali.
Splendido, applausi a scena aperta.
Poi ci sono le famiglie, con le loro aspettative sui figli, che le vedono infrante:
Umanamente comprensibilissimo, ma... a differenza di quanto può sembrare sui media social o meno un piano di realtà esiste. Ed è contro il piano di realtà che le competenze non all'altezza delle proprie aspirazioni o ambizioni si infrangono. Mi rendo conto che l'evento sia traumatico (non può non esserlo).
Per quanto io concordi sull'augurio della madre alla figlia di lasciare l'Italia, avviso che non necessariamente fuori dall'Italia le cose sono più facili se certe competenze mancano, anzi. I sogni sono una gran cosa, ma prima o poi ci si deve svegliare. Il che significa fare quel serve per raggiungere l'obiettivo, senza gridare "arbitro cornuto!", oppure semplicemente, prendere un'altra strada. E questo è tanto brutale quanto vero. Brutale anche perché vuol dire spese, il più delle volte. Qua si profila il grande meccanismo italiano della disuguaglianza degli ultimi decenni: il settore pubblico massacrato dai tagli non riesce a fornire i servizi minimi necessari e o si hanno le risorse per ovviare o si deve subire. E questo riguarda tanto l'istruzione quanto la sanità.
Certi schemi si ripetono all'infinito. Pericolosissimi traditori, Alessandro Barbero e Carlo Rovelli.
Ma d'altra parte sempre su Repubblica, ho letto a un cubitale "PUTIN ATTACCA LA NATO" e lì per lì ho pensato che fosse stata bombardata Varsavia e che si fosse al peggio. Ma era solo l'entusiasmo del titolista.
E' impossibile per me non rilevare un modulo che è sempre lo stesso, con la guerra come con la pandemia. Un modulo in cui parlare di democrazia è pericoloso, anzi peggio, è agire a favore del nemico, sia esso SARS-COV2 o la Russia. E non posso non citare, di nuovo:
La crisi dell’ordine neoliberale ha portato alla luce un’altra
struttura necessaria della politica moderna, un’altra opacità non
compatibile in linea di principio con la democrazia, con cui pure questa
deve convivere... l’accesso a ciò che è fuori della norma può anche
essere addomesticato, civilizzato, inserito nell’ordine esistente come
interna variante; può paradossalmente divenire fattispecie, caso
straordinario ma non imprevisto né distruttivo quanto piuttosto
trasformativo. Può prendere l’aspetto, meno drammatico, dell’emergenza.
Che dall’eccezione differisce perché nell’emergenza emerge qualcosa –
una struttura essenziale – mentre nell’eccezione sprofonda tutto
l’ordine. Ovvero, il segreto dell’emergenza è il primato dell’ordine sul
soggetto, l’esigenza dell’ordine di perpetuarsi, come il segreto
dell’eccezione è la nullità originaria...l’emergenza appartiene invece
al repertorio della Ragion di Stato di Antico regime, e di lí transita
fino ai giorni nostri con mirabile continuità.
(Carlo Galli. Democrazia, ultimo atto? )
Rispetto al discorso pubblico italiano in tempi di pandemia a questo giro le cose sono molto peggiori. La stessa retorica è diffusa in tutto il continente e la posta in ballo è infinitamente più alta. Io non credo che, sulla base della (scarsa) deterrenza nucleare di Francia e Inghilterra qualcuno in Europa possa realmente pensare di fare una mossa contro quella che è ancora una superpotenza nucleare. Ma il Doomsday Clock segna 89 secondi a mezzanotte e Kathryn Bigelow ci ha ricordato che viviamo in una casa imbottita di dinamite,
Nel frattempo, alla FDA, regna la confusione. Che è esattamente ciò che non si vuole in un'agenzia regolatoria del genere. La FDA ha bisogno di chiarezza e coerenza, fermezza negli obiettivi e della capacità di far sapere a tutti dove si colloca ciascuno. Progettazione di trial clinici, supervisione della produzione, designazioni fast-track, approvazioni di farmaci (e approvazioni condizionate e approvazioni revocate)... non c'è spazio per l'improvvisazione. Lo sviluppo di farmaci è un compito lungo e terribilmente costoso con numerosi colpi di scena, e senza processi regolatori chiari e ben ponderati può rapidamente degenerare in un caos generale da incubo che spreca tempo, spreca denaro e mette in pericolo il pubblico. Una parte importante delle mie rumorose obiezioni ad alcune decisioni e approvazioni della FDA nel corso degli anni è stata quando non sembravano seguire le proprie regole, perché è un modo di lavorare davvero pericoloso.
Benvenuti al 2025, allora. Non riesco a capire cosa diavolo stia succedendo, e non credo che nessun altro ci riesca. Vinay Prasad è stato apparentemente estromesso alla fine di luglio, poi è tornato due settimane dopo in circostanze che non sono ancora state spiegate. George Tidmarsh è stato nominato a capo del CDER (il Centro per la Valutazione e la Ricerca sui Farmaci) a luglio, ma è stato costretto ad andarsene all'inizio di novembre tra notizie che nessuno era interessato a prendere in mano il lavoro data la confusione. A metà novembre Richard Pazdur è stato annunciato come la scelta per ricoprire quel ruolo, una mossa che molte persone hanno trovato sorprendentemente sensata, dato il suo lungo track record presso l'agenzia. Ma nessuna paura al riguardo: Stat ha appena diffuso la notizia questa mattina che Pazdur apparentemente ha in programma di lasciare del tutto la FDA.
Così scrive Derek Lowe. Nell'articolo del Guardian i dettagli sono allucinanti: Vinay Prasad (a capo del CBER, Center for Biologics Evaluation and Research) viene obbligato a dimettersi a luglio ma due settimane dopo è rimesso al suo posto, con Marty Makary, Commisioner di FDA, che ha lavorato per reintegrarlo. A novembre George Tidmarsh, a capo del CDER (Center for Drug Evaluation and Research) si è dimesso, o meglio è stato dimesso, e da allora il posto è vacante. E nessuno lo vuole quel posto perché, stando a un anonimo dipendente del CDER, si tratterebbe di litigare continuamente con Prasad che trama senza sosta alle tue spalle. Avere una guerra costante tra CBER e CDER sconvolge il funzionamento dell'agenzia. L'amministrazione Biden aveva già detenuto il record per interferenza col funzionamento di FDA, con l'allegato pacchetto di dimissioni di funzionari, ma questo è il next level: il caos, servito con nonchalance da una politica interessata solo a promuovere la propria ideologia. E temi seri che meritebbero una discussione seria e basata sulle evidenze (rapporto rischio-benificio per fascia di età per questo o quel vaccino, per esempio) vengono scaricati nel tritarifiuti dello scontro ideologico.
In tutto questo c'è tra l'altro un capovolgimento dei ruoli abituali. Se vi chiedessi chi era a capo di HHS durante la prima amministrazione Trump non ve lo ricordereste di certo. Io di sicuro non me lo ricordo. Perché il Commissioner di FDA è sempre stato quello più importante, in materia di farmaci e tutto il resto, nominato direttamente dal Presidente, confermato dal senato. Qua invece abbiamo un RFK jr che interferisce direttamente con il funzionamento dell'Agenzia senza che Makary faccia mezza obiezione. E francamente non si capisce bene chi comandi, a FDA, ma lui no di certo. Tidmarsh, per esempio, è stato dimissionato per supposti conflitti di interesse "perché il Segretario (RFK jr) vuole standard etici alti, per gli impiegati". Il Segretario, non il Commissioner. Ai tempi della prima amministrazione Trump l'allora Commissioner Hahn resistette a tutti i tentativi di interferenza presidenziale, veicolati anche tramite il segretario HHS, e lo fece efficacemente. In breve oggi dovrebbe essere Makary a risolvere il conflitto tra CDER e CBER, ma ha lavorato per reinstallare Prasad, il cuore del problema. Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa: avevo pensato che la struttura di FDA avrebbe retto a Trump II, mantenendo i tradizionali rapporti tra Segretario HHS e Commisioner. E mi ero perso pure certi recenti trascorsi di Makary. Tutto ciò indica che un'Agenzia funzionante non è tra le sue priorità (e probabilmente neanche nei suoi reali poteri). Eppure una FDA funzionante è esattamente quello che serve a quella industria farmaceutica che Trump vuole riportare negli USA...
Quanto tempo resterà vacante la direzione del CDER?
FDA verrà ridotta a un baraccone caotico incapace di fare la guardia al più grande mercato del mondo per i farmaci?
Prima RFK jr e il suo regno del caos vengono archiviati, meglio è.
C'è chi dice che ha operato per il lavoro (del lavoro che non c'è, di quello con il potere d'acquisto massacrato dalle bollette del gas, di quello dei working poor?). Poi però si indigna per gli scioperi "voluti dagli altri" e gli altri sono quelli che facevano manganellare, per esempio, i docenti che scioperavano e manifestavano. Chissà che ne pensano i lavoratori.
Chi sarà mai stato a tenere alta la disoccupazione con politiche deflazionistiche? (roba di sinistra o di destra?). Chi sarà mai stato collaterale al settore bancario e chi avrà mai tenute ferme o aumentate le spese militari mentre quelle per sanità, scuola, università venivano massacrate? Chi sarà mai stato fermamente atlantista, pronto a eseguire qualsiasi fosse la linea proposta, qualsiasi fosse il prezzo imposto ai cittadini?
Facciamo un salto all'indietro di un secolo. E non tirerò in ballo
roba vetero marxista, ma qualcosa di molto diverso e generalmente poco
noto. "We will show the world a trick they do not know, which is how
to live without war or interest on money or rent on land or
profiteering in any manner". Questo era l'intento utopistico del fondatore della comune socialista di Llano del Rio (https://la.curbed.com/2017/5/1/15465616/utopia-socialist-los-angeles-llano-del-rio).
Uno slancio ideale che aveva un gran valore in un periodo storico in
cui, in California, politiche locali di open shop andavano per la
maggiore: era il potere locale che appoggiava attivamente lo
sfruttamento del lavoro, proibendo scioperi, facendo schierare la
polizia con il padronato. Provate ad usare lo spirito di questa
citazione per trovare risposte alle domande all'inizio del post.
Oggi
"i padroni" sono una razza in via di estinzione, sostituita da un
capitale finanziario che cammina su molte gambe ma che è largamente
impersonale: i famosi mercati. Spiegatemi cosa ha di sinistra l'approvazione dei mercati.
Spiegatemi cosa ha di sinistra chi applaudì un commissario europeo,
Oettinger, che disse "i mercati insegneranno agli italiani come votare".
Spiegatemi cos'ha di sinistra un senatore del PD che disse che il governo "dovrà presentarsi ai mercati". Tagliare la spesa sanitaria per far contenti i mercati è di sinistra? E' di sinistra demolire il welfare in cui sono cresciute due
generazioni di europei nel nome della stessa Europa?
"Il miglior punto di osservazione sulla Los Angeles del prossimo
millennio sono le rovine del suo futuro alternativo. Stando in piedi
sulle solide fondamente di ciottoli della Sala dell'Assemblea Generale
della città socialista di Llano Del Rio - l'utopia agli antipodi della
Los Angeles dell'Open Shop antisindacale - a volte si può osservare lo
Space Shuttle nella sua elegante discesa finale verso Rogers Dry Lake.
All'orizzonte le incerte sagome dei giganteschi capannoni dell'Air Force
Plant 42, dove vengono assemblati i bombardieri stealth (ognuno dei
quali costa quanto diecimila appartamenti di case popolari) e altre
macchine dell'apocalisse ancora top secret. Più vicino, passate poche
miglia di macchia desertica e rari boschetti di quella soprendente yucca
che è il Joshua Tree c'è l'avanguardia della suburbia in marcia, una
distesa di villette unifamiliari"
"City Of Quartz" è del 1990. Il quadro che tratteggia all'inizio è di un
futuro ormai vecchio: gli shuttle sono stati decommissionati, il
programma chiuso, il budget NASA ridimensionato e oggi gli operatori
privati sono una parte significativa dei trasporti superficie-orbita
negli USA.
La produzione dei bombardieri B2, troppo costosi, si è interrotta
qualche anno dopo la pubblicazione del libro. Nel 1993 Bush senior
limitò la produzione totale a 20 aerei. i B2 prodotti sono stati usati
poco, a causa degli altissimi costi operativi, e negli ultimi anni sono
stati quasi messi in naftalina, almeno finché i russi non schierarono batterie di S-400 in Siria e al Pentagono si accorsero che
non avevano modo di bucare la no fly zone così creata se non, forse, con
i B2 (poi è arrivata la guerra in Ucraina e l'impressione è che qualcuno in qualche modo sia sia rimesso in pari, alla fine).
"City Of Quartz" è stata fonte di ispirazione per William Gibson, che la
citò espressamente nelle sue note introduttive a "Luce Virtuale".
Racconta e analizza come il capitale plasmi lo sviluppo delle metropoli,
e come questo processo crei una inevitabile crescita delle
disuguaglianze nelle aree urbane. E di come in quella situazione ci sia
comunque chi riesce a speculare sulle fasce povere della popolazione.
E' un libro a cui ho pensato, forse con un salto logico, ogni volta che
un'amministrazione di "sinistra" annunciava programmi di
"riqualificazione urbana" di vario tipo.
Parlavo con un vicepresidente di una multinazionale del farmaco europea. Mi ha chiesto come vedevo l'outlook del settore e gli ho risposto che con i presenti dazi USA su API (principi attivi farmaceutici) sotto brevetto e farmaci branded la situazione non è facile e se per qualche motivo di qua all'anno prossimo questi dazi dovessero aumentare diventerebbe durissima. Una risposta di una ovvietà disarmante, devo aggiungere.
Perché per il settore gli USA sono sempre stato il mercato di riferimento, specialmente da quando l'EU, una ventina di anni fa, decise che per i farmaci si doveva spendere il meno possibile e quindi divenne "Un mercato per nulla interessante" (nelle parole di un alto dirigente all'epoca). E Trump lo sa benissimo.
"[le aziende farmaceutiche] abbandoneranno gli altri paesi perché devono vendere—la maggior parte dei loro prodotti viene venduta qui e quindi apriranno stabilimenti ovunque [negli USA]."
Questo aveva dichiarato. Semplicistico, brutale.
Ma in qualche modo efficace, dal suo punto di vista, infatti oggi che succede? Che Novartis comunica la dismissione di un suo reparto in un sito svizzero.
A Stein (non lontano da Basilea) Novartis non solo produce(va) pasticche: API (radioligands, agenti antitumorali), terapie cellulari e farmaci iniettabili confezionati. I 550 licenziamenti tra oggi e il 2027 riguardano la produzione di capsule e pasticche (20min.ch esagera). Gli inettabili restano, le terapie cellulari pure, dei radioligands non si sa niente. Ma nel frattempo l'azienda ha allocato pesanti investimenti negli USA. Effetti dei dazi: in North Carolina Novartis creerà 700 posti di lavoro, ma non solo. L'azienda sta aprendo in USA anche produzioni a più alto valore aggiunto, Un travaso di tecnologia e posti di lavoro dalla Svizzera agli Stati Uniti.
La guerra di Trump contro l'Europa non è semplicemente commerciale: è industriale. Quando qualcuno a Bruxelles ha cantato vittoria per aver "strappato" a Trump "solo il 15%" di dazi in realtà aveva firmato una resa. Una resa commerciale e industriale, appunto, firmata senza far pesare, per esempio, il fatto che comunque e nonostante tutto oggi l'Europa supplisce al fabbisogno USA di principi attivi farmaceutici quasi quanto la Cina (circa 14%). Con la differenza che la Cina fornisce esclusivamente API generici, mentre nella fornitura europea c'è una quota non irrilevante di API sotto brevetto (e farmaci branded), soggetti quindi al 15% di dazi.
A parte la propaganda, quanto Trump tenga ai lavoratori USA in genere si è ben visto, con i massicci licenziamenti che continuano ad andare avanti nell'amministrazione federale. Figuratevi quanto gli può interessare dei lavoratori europei. Al che viene da considerare che l'Italia è guidata da una coalizione che vede in Trump la luce del mondo, anche se fa guerra ai lavoratori europei, inclusi quelli italiani. Ma questo no, non si può dire.
Resta il fatto che quanto a ristrutturazioni delle supply chain globali negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a brutalità di ogni genere. Ma i farmaci non sono esattamente come l'acciaio o la plastica, e un 14% di fabbisogno non si risolve con il reshoring né in uno né in quattro né in cinque anni. E sarebbe il caso che a qualcuno questo entrasse in testa.
Robert F. Kennedy Jr. può lanciare campagne contro i vaccini mRNA e poi sostenere che Trump meritasse il Nobel per la Pace per l'Operation Warp Speed – il programma che accelerò proprio lo sviluppo di quei vaccini. Trump può appoggiarlo e definanziare la ricerca sui vaccini mRNA e poi vaccinarsi con un vaccino mRNA antiCOVID prima di partire per i suoi impegni internazionali.
Queste contraddizioni non sono errori da correggere con il fact-checking e il debunking: è la struttura stessa del simulacro complottista/populista, dove la coerenza interna cede il passo alla funzione identitaria e alla polarizzazione.
Essendo CS qualcosa di iniziato su facebook come pagina, nel 2017, ben ricordo i fatti tra 2017 e 2019. Le vicende su "metalli pesanti nei vaccini" (sparite dall'orizzonte tempo fa) e "nanoparticelle" furono oggetto di tentativi di falsificazione inconsistenti e di altri solidi. Ma ogni tentativo di dimostrarle false era destinato a non avere alcun effetto in chi sosteneva quelle tesi. Purtroppo ho una memoria abbastanza buona, quindi mi ricordo che un fan dei nanocontatori insinuò che ero un idraulico o un elettrauto che si spacciava per altro. Argomenti isomorfi a quelli che usavano i suoi nemici giurati.
Lo stesso accadde con certe "analisi scandalo sui vaccini". All'epoca si parlava da un lato di pseudoscienza, dall'altra di scienza indipendente. Qualunque fosse il termine più adatto si trattava di un oggetto non falsificabile: era soltanto un altro simulacro. Oppure, con un termine nato per essere usato contro l'amministrazione Trump I, di postverità (ma si trattava di buoi che davano del cornuto a cervi), e ammetto che al tempo valutai la definizione prevalentemente guardando all'uso che ne veniva fatto: la si usava per dire che "gli altri" incarnavano la postverità, sganciata da qualsiasi evidenza, per cercare di mantenere l'egemonia della narrazione prevalente. Il problema è che, per citare Dumas (padre)
"La menzogna è tanto più pericolosa quanto più è vicina alla verità."
E se c'è una cosa in cui il fronte complottista è stato abile è stata proprio questa: incorporare fatti stabiliti e istanze politiche leggitime (scelta informata ma libera sulle vaccinazioni, influenza del big business sulle decisioni politiche, trasparenza delle istituzioni) assieme a tesi deliranti. E così facendo ha fatto la sua parte nello sterilizzare il dibattito. Perché se esiste un'istanza politica legittima contraria agli orientamenti prevalenti del potere, il fatto che il fronte complottista se ne appropri la neutralizza ( e ancora occorre citare L'industria del complottismo di Matheu Amiech). In più, probabilmente in modo incoscio, il fronte complottista ha realizzato che la scienza-simulacro era un costrutto mediatico-sociale. Quindi era perfettamente possibile definire i propri "scienziati indipendenti" se esisteva una base sociale (o socialmediatica), per quanto minima, a supportare il processo. Ed è esattamente quello che è successo in USA con la seconda amministrazione Trump. Non a caso RFK jr produsse un endorsement di fatto ad Antonietta Gatti e Stefano Montanari. Una faccenda ridicola, dal punto di vista delle discipline scientifiche? Certo, ma non è sul piano strettamente scientifico che andava valutata. Non essendo falsificabile, apparteneva all'ordine dei simulacri.
Il problema non è culturale (cultura scientifica vs cultura antiscientifica, questa è l'ultima vulgata americana). Il problema è politico. Trump gioca la carta del simulacro antiscientifico non perché ci creda (si è ben visto), ma perché un 1% per lui può essere vitale. Ma così facendo legittima politicamente quel simulacro.
Riprendiamo, per un attimo, Lyotard: La legittimazione è il processo attraverso il quale un legislatore si trova autorizzato a promulgare tale legge come una norma. Sia un enunciato scientifico; esso è sottoposto alla regola: un enunciato deve presentare un determinato insieme di condizioni per essere accolto come scientifico. Qui la legittimazione è il processo attraverso il quale un "legislatore" che tratta del discorso scientifico è autorizzato a prescrivere le condizioni dette (in generale, condizioni di coerenza interna e di verifica sperimentale) affinché un enunciato faccia parte di questo discorso, e possa essere preso in considerazione dalla comunità scientifica.
Nel momento in cui si mette l'accento su comunità, invece che prendere "comunità scientifica" nel senso corrente dell'espressione, si noterà che la stessa medesima cosa oggi vale per l'antiscienza. In questa chiave Anthony Fauci e Robert Malone sono intercambiabili, ma il metodo rimane lo stesso. Ed è il metodo il problema. Quando le grandi ideologie del XX secolo collassano, il rischio è che le nuove narrazioni simulacrali vengano usate per favorire il ritorno di nuovi totalitarismi travestiti da
consenso popolare.
E' esattamente la stessa cosa che, di nuovo, si sta provando a fare in Italia, in cui a quanto pare una
parte della maggioranza di governo è incline a mutuare una parte
consistente del pacchetto ideologico/propagandistico
dell'amministrazione Trump II. Dalla Presidente del Consiglio che
esibisce cartelli "Io sono Charlie Kirk" a pezzi di Lega che inneggiano a
RFK jr. E' un circolo vizioso in cui la politica si appropria utilitaristicamente del simulacro complottista e così facendo lo avalla, incorporando istanze politiche (temi) che diventano patrimonio esclusivo di una parte e in quanto tali non più oggetto di dialettica o possibili compromessi. È in questo contesto chementre, per fare un esempio, Repubblica pubblica l'ennesimo articolo sulla grande scoperta che curerà X (farmaco o vaccino che non arriverà mai oltre la Fase II), La Verità si produrrà nel rilanciare l'ultima performance di RFK jr.
Ovviamente la rielezione di Trump non è dovuta all'avere imbarcato RFK jr, ci sono motivi socioeconomici ben più profondi. In Italia poi questi temi non sono mai stati cruciali per il successo di un partito, perché i problemi strutturali del paese non solo vengono da lontano ma sono ancora tutti lì, da decenni.
Solo restituendo dignità alla scelta politica esplicita (in materia di economia, scuola, sanità) si può uscire dal gioco dei simulacri che si alimentano reciprocamente, sterilizzando ogni autentica contestazione sociale. Finché restiamo intrappolati nel doppio simulacro, ogni amministrazione – "della scienza" o "del popolo" – continuerà di fatto le politiche della precedente, con minimi aggiustamenti, mentre il dibattito pubblico resta paralizzato su chi è più scientifico invece che su perché le politiche economiche non cambiano mai.
P.S. Dovrebbe essere ovvio, ma per evitare fraintendimenti: la "scienza-simulacro" è un elemento narrativo che non ha più alcun contatto con alcuna disciplina scientifica. Si stanno analizzando le rappresentazioni mediatiche e sociali, che sono costrutti replicabili e manipolabili. La mappa non è il territorio, qui parliamo di mappe in competizione mentre il territorio resta quello che è.
Le banche si sono arrogate il diritto di chiudermi i conti bancari senza alcuna motivazione». Frédéric Baldan, autore del saggio Ursula Gates. La von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles,
si è visto chiudere tutti i conti bancari, personali e aziendali,
compreso il conto di risparmio del figlio di cinque anni. Le banche
belghe Nagelmackers e ING hanno comunicato la
rescissione dei rapporti senza motivazioni plausibili, chiedendogli la
restituzione delle carte di credito. Un caso di “debanking” politico che colpisce chi ha osato toccare il cuore opaco del potere europeo: il cosiddetto caso Pfizergate. Baldan, ex lobbista accreditato presso la Commissione UE, è l’uomo che ha denunciato Ursula von der Leyen per gli SMS, inviati tra gennaio 2021 e maggio 2022, mai resi pubblici con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Ora, oltre all’isolamento istituzionale, subisce l’esclusione finanziaria.
Raggiunto da noi telefonicamente, Baldan ci ha spiegato che «le
banche hanno iniziato a crearmi problemi simultaneamente, pur non
comunicando tra loro. L’unica spiegazione plausibile è che esista un
elemento scatenante: penso si tratti di un ordine impartito dai servizi segreti dello Stato belga,
su pressione dell’Unione Europea, di trasmettere tutte le mie
transazioni finanziarie». Al contempo, Baldan ha espresso la sua
determinazione a non lasciarsi intimidire: «Sul mio account X, l’annuncio di questa informazione è stato visualizzato 600.000 volte in 24 ore.
Che differenza c'è tra un avvelenamento da polonio o un volo dalla finestra e il debanking?
Il debanking è più pulito: non cancella una vita, la rende difficile in potenza fino all'impossibilità di essere vissuta. Il debanking non lascia corpi né genera titoli di cronaca, eppure attiva un meccanismo di morte civile progressiva e inesorabile. Quando tutte le banche chiudono simultaneamente i conti di una persona, si innesca una cascata di impossibilità: niente stipendio, niente utenze, niente affitto. L'asfissia finanziaria è la repressione perfetta nelle democrazie formali: non viola esplicitamente leggi, non genera martiri visibili, non lascia sangue.
Mi stupisce che l'articolo non citi il caso più clamoroso e sciagurato di questi tempi, cioè quello di Francesca Albanese, fino a prova contraria un funzionario ONU che quindi dovrebbe godere di protezione internazionale - invece non gode nemmeno di quella del paese di origine, cioè l'Italia. Le attuali democrazie (formali) dell'occidente hanno un rapporto assolutamente pessimo con la critica, quella non eversiva, cioè non mirata a sovvertire l'ordinamento democratico bensì a garantirne il suo funzionamento e la sua trasparenza, E purtroppo hanno cominciato a reagire con strumenti antidemocratici, come se la critica democratica fosse una minaccia insopportabile. In breve la critica democratica è diventata eversiva perché i poteri che si definiscono democratici democratici non sono.
Welcome to the brave new world!
PS: Qua sopra si è parlato dello Pfizergate, al tempo (qui), e no, la faccenda non si è risolta in nessun modo. Come si scrive nell'articolo sull'Indipendente di fatto la storia è finita con un'implicita ammissione di colpa della Commissione, che non ha avuto alcun eco mediatico. E aggiungo che non ho mai avuto alcuna simpatia nei confronti di Marcello Foa (specialmente da quando ha portato in radio Citro, idolo del fronte del delirio di cui fa parte).
Domanda solo apparentemente stupida. Facendo oggi un giro sui media italiani direi che "chemio" è il termine con cui chi non ha nessuna cognizione di causa definisce in genere i farmaci antitumorali.
Siccome non sono un ragazzino direi che per me la chemio(terapia) è quell'insieme di farmaci che iniziarono ad essere usati per la cura di pazienti oncologici tra anni '60 e '70: gli antiblastici, cioè in genere farmaci che inibiscono la riproduzione cellulare. La classe comprende alchilanti, antimetaboliti, antimitotici e i cosiddetti antibiotici antitumorali il cui capostipite è la doxorubicina. La loro tossicità è tale che richiede misure di sicurezza per il personale sanitario che li deve manipolare. E costituiscono quella classe di composti responsabili di una certa cattiva reputazione dei farmaci oncologici.
Qua sopra si è parlato spesso e a lungo di farmaci oncologici, quindi non vorrei ripetermi. Quindi preferisco analizzare il segno "chemioterapia".
In quest'ottica "chemio" è la croce che devi portare per salvarti o quello che devi fuggire ad ogni costo. E' l'ennesima polarizzazione tra quel moralismo medico che ormai è comunissimo e l'approccio negazionista-complottista. In questo regime simbolico e in questa contrapposizione il concetto di trade-off semplicemente non esiste più. Trade-off: ok, la terapia esiste ma il suo peso e i suoi costi sono tali che preferisco rifiutarla (i costi possono essere la perdita di un arto o di un'altra parte del corpo o quella della funzionalità sessuale o della capacità riproduttiva, per fare alcuni esempi).
Ritornando a "chemio", il problema è che essendo segno (o simulacro) non ha alcun rapporto con la realtà, mentre le patologie sono reali, la qualità della vita è reale, la morte è reale.
Forse non è inutile ripetere che negli ultimi 25 anni sono statei approvate decine di farmaci targeted (cioè meno tossici perché non colpiscono indistintamente ogni cellula che si sta riproducendo), inibitori di checkpoint, che impediscono alle cellule tumorali di sfuggire al sistema immunitario del soggetto, e alcune terapie cellulari. Non si tratta di terapie o farmaci privi di effetti collaterali, ma siamo molto lontani dalla tossicità degli antiblastici. In alcuni casi siamo rimasti a come erano le cose 40 anni fa, in altri no. E la comunicazione medica al riguardo me la ricordo estremamente carente, specialmente sui social dove, per fare un esempio, il "tumore di Angelina Jolie" era diventato l'immagine standard, con il suo corredo di amputazioni preventive. E in certi casi la comunicazione non è affatto cambiata, anche se oggi abbiamo in Europa ben 4 inibitori PARP (targeted) che hanno cambiato le prospettive per quel tipo di tumore (principalmente per il carcinoma ovarico BRCA+). Ma non solo: vecchi antiblastici di seconda o terza generazione, non mirati, sono diventati targeted, riusati con la tecnologia di coniugazione farmaco-anticorpo (l'anticorpo trasporta il farmaco tossico sulla cellula tumorale, dove viene rilasciato). E EMA ormai ha approvato una decina di ADC (Antibody Drug Conjugate).
Il punto è che, nonostante ogni progresso, ogni episodio che finisce sui media ripropone il simulacro, in cui la chemio-segno equivale alla scienza-segno. Che è un ottimo modo per non parlare di supporto al paziente e, soprattutto, dell'accesso alle cure. Un problema, quello dell'accesso alle cure, che convive senza problemi con un altro oggetto della rappresentazione mediatica, i viaggi della speranza. I viaggi della speranza sono proprio un fenomeno che nasce dal mancato accesso alle terapie, ai farmaci e alle sperimentazioni più avanzate.
Tutto questo accade in un contesto, quello italiano, in cui sicuramente esistono ancora direttori sanitari che ritengono che il cisplatino sia un'ottima cosa, perché costa quanto le patate. Una posizione che tra l'altro interiorizza il principio aberrante che in Italia non possa esistere una sanità pubblica che non sia una sanità dalle risorse sempre più scarse. La spesa sanitaria italiana continua a scendere in rapporto al PIL. Il problema non è l'assenza di risorse pubbliche: è la scelta politica di allocarle verso altri capitoli di spesa - armamenti inclusi - piuttosto che garantire l'accesso universale alle terapie oncologiche innovative.
Catturare la scienza: mascherare da "fondate sulla scienza" istanze politiche, con titolati di discipline tecniche e scientifiche che supportano il processo. E' quella Scienza "terzo ladro" nella visione di Isabelle Stengers.
Si tratta forse dello strumento più sfacciato attraverso cui il potere politico
contemporaneo sottrae le proprie decisioni al vaglio della legittimità democratica.
Non si tratta di un processo casuale o spontaneo, ma di una strategia
deliberata che trasforma la conoscenza scientifica da strumento di
comprensione del mondo in simulacro e arma di legittimazione politica.
Il meccanismo funziona attraverso una selezione strategica: si
identificano gli studi, gli esperti e le ricerche che supportano
l'agenda politica desiderata, trasformando risultati spesso incerti e
dibattuti in "verità scientifiche" indiscutibili. Questa operazione non
richiede necessariamente la falsificazione dei dati, ma piuttosto una
loro presentazione selettiva e una amplificazione mediatica mirata.
L'esempio più recente di questo processo lo troviamo nelle
politiche europee degli ultimissimi anni. Il Green Deal è stato presentato
come una necessità scientifica incontestabile, con l'urgenza climatica
utilizzata per giustificare trasformazioni economiche e sociali
radicali. Tuttavia, quando le priorità politiche sono cambiate con
l'evolversi del contesto geopolitico, la stessa urgenza scientifica è
diventata improvvisamente negoziabile.
Il passaggio dal Green Deal europeo al programma ReArm Europe (o come è stato ribattezzato) illustra perfettamente la natura strumentale della "cattura
scientifica". Fino al 2022, il cambiamento climatico era presentato come
l'emergenza assoluta, che richiedeva sacrifici economici immediati e
trasformazioni sistemiche. La climatologia era invocata per
giustificare ogni misura, dalla tassazione del carbonio alle restrizioni
sulla mobilità.
Con l'escalation del conflitto ucraino, le priorità sono cambiate.
Improvvisamente, un piano da 800 miliardi di euro per il riarmo europeo è
diventato prioritario, nonostante l'evidente incompatibilità tra
obiettivi di decarbonizzazione e massiccia espansione dell'industria
bellica. La produzione di armamenti è notoriamente una delle attività
più inquinanti e carbon-intensive, ma questa contraddizione è stata
semplicemente rimossa dal discorso pubblico.
La scienza-segno (il simulacro mediatico) non ha protestato per questa inversione di rotta. In alcuni casi l'endorsement della scienza-segno al piano di riarmo europeo è stato clamoroso, come nel caso di Elena Cattaneo , che ha prestato
esplicitamente la propria autorità scientifica per legittimare questa
transizione.
La cattura della scienza si inserisce in un processo più ampio di
tecnicizzazione della politica, che ha sottratto al controllo
democratico alcuni ambiti fondamentali della vita collettiva: economia, istruzione, sanità. Il risultato è che i cittadini possono ancora votare, ma le loro
scelte sono limitate a variazioni marginali di politiche già
predeterminate da organismi tecnici non eletti. Qualsiasi proposta di
politica economica alternativa viene immediatamente liquidata non
attraverso il confronto democratico, ma mediante l'appello all'autorità
tecnica: "non si può fare, lo dicono i parametri europei".
In Italia il governo Monti rappresentò un momento cruciale nella
normalizzazione di questa logica. Presentato come una ineludibile necessità tecnica
per "salvare" l'Italia, ha di fatto sospeso la democrazia per
implementare politiche economiche che nessuna maggioranza elettorale
avrebbe mai approvato. Politiche economiche che hanno provocato una contrazione dolorosissima dell'industria italiana, fosse ad alto o basso contenuto inoovativo.
L'aspetto più significativo non è stata tanto l'esistenza di questo
governo tecnico, quanto la sua accettazione come modello normale e
auspicabile. La famosa dichiarazione di Monti secondo cui "l'espressione
campagna elettorale mi fa un po' ribrezzo" rivela una mentalità per cui
il confronto democratico è visto come un fastidioso ostacolo alla
gestione self styled razionale del potere.
E non è forse un caso che proprio durante il governo Monti i risultati di un referendum, quello sull'acqua pubblica del 2011, furono completamente disattesi. 27 milioni di italiani (95% dei votanti) votarono per l'acqua pubblica, senza effetto: la forma ultima della democrazia dal basso, il referendum, veniva svuotata di di ogni efficacia.
Furono i precedenti che normalizzarono l'idea che esistano questioni
"troppo importanti" per essere affidate al voto popolare. Da allora,
ogni volta che serve implementare politiche impopolari, si evoca lo
"spirito del governo tecnico" o si minacciano le reazioni dei "mercati".
La strategia di svuotamento democratico si completa con il
trasferimento di sovranità a strutture sovranazionali non elettive.
Organismi come la BCE, la Commissione Europea, il FMI, OMS non rispondono a
nessun elettorato, ma sono istituzioni politiche che prendono decisioni che finiscono col determinare la vita di
centinaia di milioni di persone. Le necessità di coordinamento internazionale sono state progressivamente sostituite dalle istanze di politica interna e internazionale. E forse il caso più eclatante a supporto di questa idea è che l'assemblea internazionale puramente politica, quella dell'ONU, rimane pluralistica (per quanto disfunzionale), a differenza delle altre sigle. Il tentativo ultimo di giustificare in quella assemblea una scelta politica con la "scienza" fu una fialetta si supposto antrace mostrata da Colin Powell, che non ebbe mai il ruolo di ragione inconfutabile (un falso eclatante che non resse). Quindi l'ONU sarà anche "bloccata" ma rimane un'assemblea libera da certi mecanismi. Questo lo abbiamo visto di recente e lo abbiamo visto con un'aggressione a Francesca Albanese che per mezzi impiegati non ha precedenti storici.
Ecco, la posta in gioco nella transizione terribile dal mondo unipolare a
quello multipolare riguarda oggi più che mai l’urgenza di rilanciare il diritto internazionale e nuove forme di governance centrate sulla cooperazione.
Il sistema che governa il mondo – nel suo mix letale di accumulazione
capitalistica, rincorsa tecnologica ed espansione dell’investimento
sulle armi in chiave offensiva – invero lo sta destrutturando e
consegnando a una stagione di guerre finalizzate a sostenere economie
ormai allo sbando.
La mia posizione è più radicale. Nuove forme di governance fondate sulla democrazia per l'occidente sono impossibili se non si ridemocratizzano le democrazie-zombie occidentali come quella italiana. restituendo alla politica dal basso l'ultima parola sulle
decisioni "tecnocratiche" che hanno malamente plasmato tante società negli ultimi 30 anni. E' una prospettiva utopica? Forse. Ma quando certe narrazioni perdono ogni credibilità può capitare che in tutta Europa manifestazioni oceaniche abbiano un qualche effetto (vedasi quelle a favore della Sumud Flottila). Quindi l'opzione è sul tavolo.
A frugare nelle cronache locali italiane questo si trova. Ed è degno di nota che il cronista, riguardo al circolo di Rifondazione, abbia notato la svastica ma non la Stella di David. Curioso, visto che quella stella, quanto a scritte sui muri, me la ricordo con accanto un "Juden Raus". Eppure le cose sembrano cambiate, inserendo nel quadro certe polemiche agostane. Il corteggiamento politico appare del tutto bene accetto, anzi, ricambiato.
E qua la perplessità va fuori scala. Come è possibile che la comunità ebraica appoggi i nipoti di quelli che vollero le Leggi Razziali, visto che fanno tutto meno che criticare i loro nonni (l'impossibilità di dichiararsi antifascisti)?
Alcuni partiti europei hanno lunghi e vergognosi trascorsi antisemiti.
Tuttavia, cercano di rifarsi un'immagine e ottenere risultati elettorali
attraverso il sostegno enfatico al sionismo
L’anno scorso, Yair Netanyahu, figlio dell’ex primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è diventato letteralmente il ragazzo-immagine del partito di destra tedesco Alternative für Deutschland (AfD). Il figlio maggiore di Netanyahu aveva suscitato polemiche
quando aveva chiesto la fine della «cattiva» Unione europea, che, a suo
giudizio, era nemica di Israele e di «tutti i paesi cristiani europei».
L’AfD sfugge al giudizio di Netanyahu ma è regolarmente accusata di
antisemitismo ed è stata definita «una vergogna per la Germania» dal
presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder (l’ex co-leader
dell’AfD Alexander Gauland definì tristemente l’era nazista una
«macchiolina di merda di uccello» nella storia tedesca).
Il sostegno dell’estrema destra a Israele non è un’esclusiva tedesca,
si sta sviluppando in tutta Europa. Accanto ad Alice Weidel dell’AfD,
leader di estrema destra come Geert Wilders nei Paesi Bassi, Marine Le
Pen in Francia, Nigel Farage nel Regno Unito e Viktor Orbán in Ungheria
sono apertamente schierati con Israele. Il sostegno esplicito ed
entusiasta al sionismo è diventato un principio ideologico per la
maggior parte di questi partiti, scenario impensabile dalla prospettiva
di cinquanta o addirittura trent’anni fa. E mentre la vecchia estrema
destra del secondo dopoguerra continua a invocare l’annientamento degli
ebrei, la sua moderna reincarnazione si avvicina ai Netanyahu. Come
siamo arrivati a questo punto?
Mi verrebbe da notare che un certo utilitarismo sionista sia altro dalle logiche comuni. Resta il fatto che qualcuno, ai propri fini, sta ribaltando la storia, svuotando ogni segno del suo significato per ricontestualizzarlo secondo i propri scopi. Un processo possibile solo nell'amnesia storica generale.
La perdita della memoria storica: è questo che permette a gente che oggi porta e dipinge la svastica di portare e dipingere anche la stella di David. Mentre la stella di David era quella cucita da chi portava la svastica sui vestiti di chi veniva discriminato prima e ucciso nei campi di concentramento poi.
Come osservava Georg Christoph Lichtenberg, o
secondo la versione più nota attribuita ad Albert Einstein,
"L'educazione è ciò che rimane dopo che si è dimenticato tutto ciò che
si è imparato a scuola". Non si tratta quindi di accumulo mnemonico, ma
di qualcosa di più profondo e strutturale. Io me la ricordo in un'altra versione, dai tempi del liceo: la cultura è quel che rimane dopo aver scordato.
Erano tempi diversi in cui "analfabetismo funzionale", per esempio, era una locuzione inesistente. Mentre qualche volta veniva usato l'aggettivo "incolto".
Mutuando dalla Treccani:
incólto agg. [dal lat. incultus, comp. di in-2 e cultus «cólto»]. – 1. Non coltivato: luoghi, terreni i.; molti poderi più dell’ordinario rimanevano i. e abbandonati (Manzoni). Anche sostantivato (sottint. terreno): pianta che cresce negli i.; i. produttivo, quello che ha qualche possibilità di utilizzazione agricola. Di pianta, lasciata crescere senza alcuna cura: ulivi incolti. 2. Che non ha, o non ha avuto, le cure necessarie: stile i., sciatto, poco curato; più com., riferito all’acconciatura, alla cura della persona, negletto, trascurato: capelli i., barba i.; incolta si vide e si compiacque, Perché bella si vide ancor che incolta (T. Tasso). 3. Che manca di cultura, non ingentilito dall’educazione e dallo studio: uomini i., popolazione incolta. Con accezione più partic., ingegno i., vivace ma non disciplinato, che ha perciò qualcosa di selvaggio, di primitivo. ◆ Avv. incoltaménte, soprattutto con il sign. 3, in modo rozzo, che rivela scarsa cultura: parlare, scrivere incoltamente.
Ovviamente qui si parla della voce numero 3 e si tratta di un un significato rimasto immutato dai tempi del latino incultus: incivile, ineducato, rozzo, grossolano.
A ben osservare, oggi, la polemica contro l'analfabetismo funzionale come è dilagata nei social media (non credo che le cose siano cambiate negli ultimi tre anni) è una polemica tra incolti di diverse sfumature.
Io mi ricordo molto bene le polemiche online su "uno vale uno". E
guardando indietro mi stupisco come non fosse del tutto evidente che si trattava di una diatriba tra parimenti non qualificati in cui il
discriminante era aderire o meno alla narrazione prevalente. Il
conformismo, cioè l'aderire a quella narrazione, era una qualifica più
che sufficiente che certificava competenze, competenze simulacrali, come
la "comprensione del testo", che in realtà latitava su entrambi i
fronti.
E a questo riguardo è bene dare un'occhiata al destino di un oggetto peculiare, la citazione. nell'attuale contesto mediatico e socialmediatico (i miei dati sono vecchi di tre anni ma non ho motivo di pensare che le cose siano cambiate).
Nel contesto ampio la citazione è un oggetto dalle molte sfaccettature. Offre profondità storica, implicando un'evoluzione continua del corpus culturale, in cui l'oggi ha le sue radici nel passato. Ricontestualizza il passato, dimostrandolo attuale. E' un'espressione di chi scrive, perché citare un testo, se non implica necessariamente l'averlo letto tutto, sicuramente testimonia sapere della sua esistenza.
Nell'attuale contesto mediatico/socialmediatico la citazione è un segno nudo, dove conta il nome del (presunto) autore e il testo originale sparisce dalla vista. Prima o poi qualcuno dovrebbe controllare tutte le citazioni attribuite a Einstein o a Richard Feynman presenti sui social - impresa titanica - per stabilire il numero di quelle inesatte e di quelle completamente inventate. In questo contesto la citazione, ridotta a meme, è un oggetto effimero come tutti gli altri, generato con l'intenzione di ottenere engaement. La profondità del precedente contesto, permanente, svanisce nel peso specifico nullo dell'effimero.
I media, social o meno, vivono di un eterno
presente dove un fatto di ieri è già "vecchio" e un riferimento classico viene percepito come obsoleto. Einstein ridotto a meme è completamente alieno a quanto l'Einstein storico ha prodotto. Non c'è spazio per la profondità temporale. Tutto, anche il passato, deve diventare immediato, virale,
condivisibile, capace di generare engagement.Tutto, incluse le reinterpretazioni degli episodi storici, o almeno di quelli che vengono selezionati per la commemorazione.
Il discorso mediatico diventa necessariamente lineare e tribale. Nei talk show o sui social si segue un trend o si partecipa a uno scontro tra tribù contrapposte. E tutto avviene riguardo alla notizia dell'oggi e nella notizia dell'oggi si esaurisce. Il vero peso dei social media non è l'essere specchio del reale (ne sono uno specchio deformato e non rappresentativo). Il vero peso dei social media è costituito dal debordare nel reale di questi modi, di questa fenomenologia. E il risultato finale può essere subdolo: l'impossibilità strutturale di formare un giudizio autonomo fondato. In passato cose del genere sono state dette di altri media (la televisione). Ma non credo che in altri casi gli effetti siano stati di questa scala.
Il fatto che questo avvenga nel momento storico di massimo accesso alla massima quantità di informazione è paradossale. Ne deriva che la mancanza di profondità è una scelta, o meglio, l'effetto di un sistema prevalente che strutturalmente impedisce quella profondità. L'accesso al sapere è reso inutile da meccanismi che divorano la capacità stessa di usarlo.
La diagnosi di questo fenomeno può essere illuminata da una
citazione del padre della storiografia italiana moderna, Giuseppe
Ferrari, che nella sua "Storia della Rivoluzione d'Italia" del 1858
scriveva: "Un popolo senza storia non ha testimonianza da opporre al suo
giudice; un popolo senza storia è un popolo senza nome." Esiste anche
una variante più esplicita: "Un popolo che ignora il proprio passato non
saprà mai nulla del proprio presente."
Il "popolo" dei social media e dilagare dei modi propri dei social nel reale corrispondono esattamente a questa
definizione: un popolo senza storia. Vive in un eterno presente dove
ogni evento è sradicato dal suo contesto storico, dove ogni fenomeno
appare come novità assoluta senza precedenti. Il prodotto del processo è un popolo che, non
avendo testimonianze del passato interiorizzate e sedimentate, non può
opporre alcun argomento solido al "giudice" di turno, sia esso
l'algoritmo che decide cosa mostrargli, la narrazione dominante del
momento, o il politico che strumentalizza tutto questo.
Queste sono considerazioni generali e generalizzanti, perché le eccezioni totali o parziali esistono. Oggi come oggi la più rilevante è costituita dal enorme successo mediatico di Alessandro Barbero, cioè uno storico che parla di storia, di storici e di storiografia. Si tratta di un successo nato nei media, cioè in televisione. Per uno strano caso nato grazie a Piero Angela, i cui prodotti hanno avuto prevalentemente tutt'altro segno . Tra l'altro trovate un pierangelista che si sia pronunciato pubblicamente contro il Green Pass, al tempo - lui l'ha fatto - o che abbia espresso una posizione pacifista sulla guerra in Ucraina. Un fenomeno nato in televisione e poi dilagato su ogni piattaforma della websfera italiana, pur restanone al di fuori. Credo che questo sia un tratto importante e forse la dimostrazione che la reazione all'effimero non può nascere da piattaforme che sull'effimero sono fondate.
Daje spacca spingi spingi, spingi, spingi, Free Free Palestine Free Free Palestine dillo tutte le mattine daje spacca spingi va già meglio ma tu insisti spingi spingi spingi non hai altre alternative Free Free Palestine come come come? Free Free Palestine!
Agli assassini per dormire ora serve il fentanyl perché i morti tornano di notte come fedayn è un po' tardi adesso per godere dei tuoi sonni occupante nazi della casa che era dei suoi nonni rivoluzionario questo tempo sparo dopo sparo l’hai capito da che parte stare è tutto più chiaro bambini in fila per il cibo fatti a pezzi giornalisti uccisi per gridare al mondo siete mostri per la terra per la libertà per il ritorno per la Palestina libera com’era un giorno i miei bro sono all’attacco per forzare il blocco e anch’io sono in cammino altrimenti sbrocco e questa flotta va, questa lotta fa venire il desiderio di averla anche per noi la libertà prendetela sul serio non saremo mai zitti, mai e indifferenti a vedervi nelle strade siete commoventi
non vi lasceremo mai fino all’ultimo respiro noi saremo insieme a voi come un sole che risplende alto sulle piazze e tra le vostre tende non ci arrenderemo mai ogni popolo del mondo tiene in alto la bandiera la bandiera degli oppressi nella notte rossa, bianca, verde e nera
piovono le rime mentre piovono le bombe Linee di confine tratteggiate tra le tombe Abusi in uniforme Un popolo che corre Il popolo sostiene e il mondo attorno dorme Piovono le rime e so' concime per i sogni Sogni di libertà che diventano germogli Di resistenza siamo tanti siamo ribelli Siamo la comunità toglietevi i cappelli Piovono le rime perché noi siamo così Piovono le bombe perché moriremo qui Nel posto in cui noi siamo dall'inizio Prima del precipizio prima che arrivassero i coloni Piovono le rime e sfidano le bombe Per la terra per la libertà il ritorno Per la Palestina giorno dopo giorno Fino all'ultimo respiro E ci sentiamo in forma
non vi lasceremo mai fino all’ultimo respiro noi saremo insieme a voi come un sole che risplende alto sulle piazze e tra le vostre tende non ci arrenderemo mai ogni popolo del mondo tiene in alto la bandiera la bandiera degli oppressi nella notte rossa, bianca, verde e nera
giustizia per il popolo palestinese giustizia per tutte le vite uccise per la terra per la libertà per il ritorno per la Palestina libera com’era un giorno
Girando sulla websfera italiana noto che si continua a parlare della pandemia e in particolare della gestione italiana della stessa (nonché, sull'onda del delirio istituzionale americano, di vaccini mRNA etc). Inutile girarci attorno, quelli pandemici furono tempi in cui "per la pubblica salute" venne messa in scena una propaganda che, a sentire chi la praticava e la incarnava, mirava a "salvare vite". A parte i risultati finali, ben distanti da quelli attesi o sperati, a parte che si parlava di "nuda vita", a parte la negazione dei fatti a salvaguardia della propaganda, a parte misure che per violazione dei diritti costituzionali non hanno avuto pari in occidente, a parte tutto questo la pandemia ha costituito una fase nuova del simulacro della scienza, una fase in cui forse per la prima volta la matematica irrompeva con prepotenza sulla scena, rinnegando sé stessa, a supporto dell'emergenza in un regime discorsivo dove la terminologia scientifica era utilizzata principalmente per il suo valore performativo ed emotivo.
Un esempio iconico di questa trasformazione fu rappresentato dall'uso del termine "esponenziale", utilizzato non più nel suo significato matematico, ma come evocazione di un sentimento di crescita incontrollabile e minacciosa.
Consideriamo un caso di scuola: l'affermazione di un noto fisico secondo cui "la crescita è sponenziale, stanno solo aumentando i tempi di raddoppio". Dal punto di vista matematico, questa frase contiene una contraddizione interna: se il tasso di raddoppio si sta allungando, significa che la derivata seconda della funzione sta diminuendo, il che per definizione esclude una crescita esponenziale. Tuttavia, l'uso del termine "esponenziale" in questo contesto non mira alla corettezza matematica, ma all'evocazione di uno stato emotivo di allarme. Non una funzione ma uno stato d'animo.
Da anni qua sopra abbiamo osservato come la terminologia scientifica possa mutare in strumento retorico, mantenendo l'apparenza dell'autorità tecnica mentre opera in una dimensione puramente performativa.
Vero che il simulacro-scienza ha sovente usato la matematica, o meglio l'aritmetica, per fondarsi: "1+1 fa sempre 2" (che pure a suo modo è problematica, volendo). In un'aritmetica a base 10 l'affermazione è comunque indiscutibile, anche se chi la usava lo faceva in chiave retorica ed era matematicamente quasi analfabeta. In breve la percezione che la matematica fosse per sua natura esatta permaneva. Ma quando "Esponenziale" non descrive più una funzione matematica specifica, ma è usato per trasmettere una sensazione di crescita inarrestabile, di pericolo incombente, di urgenza che richiede interventi immediati, il salto è stato fatto: anche la matematica può diventare matematica-segno.
L'estate del 2020 ha segnato un altro momento significativo nell'evoluzione di questi meccanismi: la scoperta improvvisa dei grafici in scala logaritmica da parte di chi neanche ne conosceva l'esistenza fino a pochi giorni prima. Questo strumento, di per sé del tutto legittimo, è diventato involontariamente un amplificatore visivo di drammaticità . La scala logaritmica ha la proprietà matematica di rendere visivamente simili variazioni percentuali identiche, indipendentemente dall'ordine di grandezza dei valori assoluti. In pratica, a un colpo d'occhio non competente, amplifica i numeri piccoli e smorza i numeri grandi, Il risultato più significativo, nella pubblica percezione, è stata la trasformazione del rumore statistico normale in segnali apparentemente significativi. Le fluttuazioni casuali che sono sempre presenti nei dati reali - oscillazioni dovute a fattori contingenti, ritardi nella raccolta dati, variazioni nei criteri di rilevamento - venivano amplificate visivamente fino a diventare "tendenze preoccupanti" o "segnali di ripresa della circolazione virale."
Ogni piccola oscillazione verso l'alto diventava immediatamente l'inizio di una "nuova ondata". Il risultato è stata una produzione continua di allarmi basati su artefatti grafici che sparivano nella successiva fluttuazione dei dati, ma che nel frattempo avevano generato il loro ciclo di notizie e dibattiti su misure preventive.
Poi ci fu la vexata quaestio dei modelli matematici della pandemia, un fenomeno che rivelava una caratteristica peculiare del simulacro matematico: più la realtà si dimostra complessa e imprevedibile, più i modelli diventano elaborati e autoreferenziali. La sofisticazione matematica sostituisce l'aderenza empirica, l'eleganza e la consistenza formale compensano l'inadeguatezza predittiva. I modelli predittivi erano "giusti" anche se i dati rilevati dopo la loro pubblicazione li falsificavano: scienza-simulacro in purezza.
Si parla di qualcosa di completamente diverso da qualsiasi disciplina STEM, qualcosa che ha colonizzato lo spazio discorsivo utilizzando l'immagine di simboli scientifici per finalità completamente diverse dalla comprensione empirica della realtà.
La Scienza come simulacro mediatico e politico non è nata con la pandemia. Il simulacro è il modo in cui
il potere ha imparato a parlare vestendo i
panni della scienza, fondandosi così su una Verità - segno anche essa.
7 anni fa un'istanza puramente politica (poi ideologica) finiva nel corpus legislativo della Repubblica Italiana mascherata da "scienza": era il D.L n. 73 7 giugno 2017, altresì noto come Decreto Lorenzin. Il simulacro della scienza faceva il suo ingresso nella politica italiana del nuovo millennio.
Il decreto erain parte l'esito di un processo iniziato tre anni prima, un processo che nasceva nella geopolitica, come ebbe a scrivere su Quotidiano Sanità Ivan Cavicchi. Infatti nel settembre 2014, durante un summit alla Casa Bianca con la partecipazione di Barack Obama e i rappresentanti di 40 paesi, l'Italia – rappresentata dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dal Presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Sergio Pecorelli – sottocrisse l'impegno a guidare per i successivi cinque anni le strategie e le campagne vaccinali globali nell'ambito del Global Health Security Agenda (GHSA). Questa iniziativa internazionale mirava a rafforzare la sicurezza sanitaria mondiale, con un focus specifico sulle immunizzazioni per prevenire epidemie di malattie infettive, come il morbillo, attraverso piani di implementazione, comunicazione e monitoraggio.
Questa istanza geopolitica convergeva con le strategie nazionali del PD di Matteo Renzi ("I vaccini saranno la loro Banca Etruria!", parlando dei Cinque Stelle). E la convergenza ebbe immediate ricadute: un nuovo piano vaccinale nazionale che fotocopiava il Calendario per la Vita elaborato da alcune società mediche che vivevano di finanziamenti delle industrie farmaceutiche, tra cui SIMIT - che avrebbe dato prova di sé nel marzo 2020, quando stilò
una linea guida sui farmaci per COVID all'80% infondata e fallimentare, basata su clorochina e
antiretrovirali, di cui poi ha provato a cancellare le tracce (recuperata tramite Wayback Machine). Le "somiglianze" tra piano vaccinale e Calendario per la Vita fecero discutere, ma nel 2015 alle richieste di trasparenza fu risposto con minacce di querela e ostracismo.
Riguardo al DL Lorenzin parlo di simulacro perché i presupposti scientifici non esistevano. Approvato sull'onda dell'"emergenza" di una ondata di morbillo che certo non fu la "peggiore del dopoguerra", come ebbe a dire Walter Ricciardi (maggiori erano stati i casi nel 2011), venne fatto intendere che la situazione era correlata al calo delle coperture pediatriche del vaccino MPR, che negli anni erano scese all'84%. Un falso, dato che il serbatoio dei suscettibili al morbillo era costituito principalmente da giovani adulti.
Qualche anno dopo il copione venne replicato con il green pass e il green pass rafforzato "all'italiana". Le decisioni della Corte Costituzionale relative al Green Pass si fondavano sul teorema "I vaccini frenano la diffusione del virus". Un teorema non dimostrato (gli studi a supporto della tesi erano statisticamente inconsistenti) Nonostante questo la Corte giudicò il green pass legittimo e giustificato dall'interesse collettivo..
Era di nuovo un'istanza politica che grazie al simulacro della scienza finiva prima nelle leggi dello Stato e poi nella giurisprudenza. E la recente sentenza del TAR del Lazio certifica nuovamente questo fatto (occorre dire che però le sentenze della Cassazione mostrano orientamenti perlopiù differenti).
Questi episodi, DL Lorenzin e green pass, per metodo non hanno precedenti nelle leggi e nella giusrisprudenza italiane se non uno: le Leggi Razziali del 1938. Anche lì ci fu un'istanza politica, anche lì ci fu chi formulò la "fondatezza scientifica": il Manifesto della Razza fu firmato da diversi accademici e costituì le fondamenta delle Leggi Razziali (ringrazio Barbara Raggi per il controllo storico dei precedenti).
Il fatto che negli ultimi dieci anni siano stati ripresi metodi che furono propri di una stagione autoritaria e totalitaria dello stato italiano dovrebbe far pensare, e si iscrive nel quadro che Carlo Galli definisce l'ultimo atto della democrazia.