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domenica 14 settembre 2025

LA VERSIONE DEL MINISTRO (NITAG E OBBLIGO VACCINALE)

https://www.open.online/2025/09/13/orazio-schillaci-commissione-nitag-obbligo-vaccinale/


Come volevasi dimostrare. Il ministro ha fatto bene a sciogliere il Nitag da lui stesso creato. Come poteva sapere chi fossero quelli nella lista che gli era stata passata? Non era certo affar suo controllare i curriculum o fare una ricerca sui precedenti dei nomi in quella lista, mica era l'hiring manager per quelle posizioni, che poi non erano neanche vere posizioni. E poi lui non si è mai occupato di vaccini, quindi l'obbligo vaccinale resta.

Magnifico.

E, come qua sopra era stato predetto, l'obbligo vaccinale da questione di politica sanitaria è diventato scienza. 

L'intervista al ministro è un perfetto riassunto di tutte le storture del dibattito sulla sanità degli ultimi 10 anni, che culminano nell'affermazione: "la salute è un problema di tutti e andrebbe tolto dall’agone politico".  Mi piacerebbe interpretare la frase come: non si devono trasformare temi sanitari in slogan politici, peccato che l'obbligo vaccinale attuale sia nato proprio come slogan politico. Quindi credo che la corretta interpretazione delle parole del ministro sia diversa: le politiche sanitarie devono essere determinate da tecnici e sottratte al processo democratico.

Non fa una piega. 

Le politiche economiche sono cose da tecnici, sono state sottratte al processo democratico e i risultati sono stati eccezionali (30 anni di stagnazione degli stipendi, tra l'altro).

Le politiche dell'istruzione  sono cose da tecnici, sono state sottratte al processo democratico e anche in quel caso grandi risultati. Idem per quanto riguarda le politiche universitarie.

Con le politiche sanitarie le cose sono un poco diverse. Le altre politiche ovviamente incidono e profondamente nella vita degli individui, ma certe politiche sanitarie toccano direttamente il loro corpo. E non si può pensare che non ci sia una reazione a qualcosa di questo genere: il risultato delle elezioni politiche del 22, che piaccia o meno, è stato un giudizio democratico sulla gestione della pandemia, cioè la forma ultima di controllo democratico su un insieme di politiche sanitarie. L'unico modo per sottrarre definitivamente le politiche sanitare a un controllo democratico è abolire la democrazia.

Dopo di che è abbastanza evidente che la maretta politca su questo tema è strettamente funzionale alle prossime elezioni regionali. Sul tema la maggioranza è nettamente divisa, e non si rischia una fiducia al governo su qualcosa del genere... 

Per non stare a ripetermi, questo è l'elenco degli ultimi post sul tema:

TANTO RUMORE PER NULLA - NOVAX NEL NITAG

METTI LA CERA, LEVA LA CERA: NITAG E TEATRO D'AGOSTO

VACCINI, OBBLIGO VACCINALE E TUTTO IL RESTO

"NE PARLA LANCET" (BIS), VACCINI E OBBLIGO

A VOLTE RITORNANO: IL 95% E L'OBBLIGO VACCINALE

TRA SCIENZA E ANTISCIENZA: COME SI UCCIDE UN DIBATTITO (E LA DEMOCRAZIA)


 



domenica 7 settembre 2025

TRA SCIENZA E ANTISCIENZA: COME SI UCCIDE UN DIBATTITO (E LA DEMOCRAZIA)

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/01/commissione-scientifica-nitag-scontro/8107279/

Ci piacerebbe essere così democratici da affermare che in una commissione scientifica si dovrebbe poter discutere con chiunque, anche con chi, in vena di provocazioni, si spinge fino a dichiarare che durante il caos pandemico i vaccini avrebbero causato tante vittime quanto il virus.

Ma non è così semplice. Confrontarsi con chi la pensa in modo radicalmente opposto, e in più alza i toni fino all’esasperazione, non è scontato. Soprattutto quando i media alimentano lo scontro e polarizzano i discorsi, gli scienziati invece di discutere attorno a un tavolo si mettono a fare petizioni, e il tutto ristagna in sacche ideologiche prive di senso.

Se si stesse su un livello politico più dignitoso, si potrebbe invece discutere di temi altrettanto divisivi, ma di reale impatto, come quello degli obblighi vaccinali. Nonostante siamo convinti dell’importanza del presidio vaccinale anche per la Covid-19, pensiamo che l’uso di obblighi diretti e indiretti (come il pessimo green pass) sia stato non solo inutile, ma controproducente, e abbia alimentato, in un numero non piccolo di cittadini, sfiducia e ostilità nei confronti della scienza, dei medici e delle istituzioni. Fatto di per sé molto grave.

Sappiamo da molto tempo che, nelle campagne vaccinali e non solo, procedere a suon di obblighi o ricatti non paga. L’obbligo e misure uguali per tutti mal dispongono l’opinione pubblica verso le istituzioni e il mondo medico. Da anni si parla dell’importanza di una medicina e di una prevenzione personalizzate e mirate (dunque attente alle fasce di età e di rischio della popolazione in determinate condizioni socioculturali). Perché non dare seguito, concretamente, a queste istanze?

 

E questo è esattamente il punto: tutto va a finire in "scienza contro antiscienza" vs "la nostra scienza contro la vostra scienza", che ormai pare diventata l'unica possibile incarnazione della dialettica tra istanze puramente politiche. E sì, riguardo le politiche chiunque dovrebbe avere accesso al dibattito (si chiama democrazia).

Questa vicenda, nata come marginale e finita in uno scontro sull'obbligo vaccinale, è un perfetto esempio di quello di cui Amiech parla ne L'industria del complottismo: la riduzione del dibattito a conformisti vs complottisti lo sterilizza.

Per quello che riguarda i temi sanitari è l'ultima fase degenerativa di un processo iniziato 10 anni fa. 10 anni fa c'erano ancora, anche nella sanità pubblica, anticorpi capaci di reagire a politiche nate opache che sarebbero state destinate a rimanere tali. Ma la richiesta di trasparenza di Vittorio Demicheli fu ritenuta inamissibile dai gran nomi della sanità istituzionale, che minacciarono azioni legali. Triste spettacolo, una sanità istituzionale che reagiva a una "richiesta di trasparenza contro le teorie del complotto" minacciando una SLAPP. Una SLAPP (Strategic Lawsuit Against Public Participation - Causa Strategica Contro la Partecipazione Pubblica) è una causa legale che si intenta per intimidire, mettere a tacere e molestare critici o oppositori, piuttosto che per vincere un caso legale legittimo. Queste tattiche legali abusive prendono di mira soggetti che partecipano al dibattito su questioni di interesse pubblico. L'obiettivo è gravare il convenuto con i costi e lo stress di una difesa legale, soffocando così la sua partecipazione pubblica e la libera espressione.

Quindi, fin da allora, il problema non era scientifico, ma democratico. Guardando a 10 anni fa il processo di de-democratizzazione è evidente. Oggi nessuno, nella sanità pubblica o istituzionale, potrebbe permettersi di apparire in un video del genere:

 

Nota: l'articolo di Wired sopra linkato, discutibile per più di un verso, rimane l'unica prova documentale di quel che successe nel 2015. L'intervento di Demicheli su Il Sole 24ore non esiste più, come non esiste più la risposta della sanità istituzionale del tempo con le sue minacce. 

venerdì 5 settembre 2025

INQUALIFICABILE

 

https://www.nature.com/articles/d41586-025-02845-8


Kennedy ha criticato ripetutamente il CDC durante l'audizione, sostenendo che fosse l'agenzia sanitaria statunitense più corrotta, e forse l'agenzia più corrotta dell'intero governo federale. Per giustificare il recente riassetto al CDC, ha fatto riferimento alla sua performance durante la pandemia di COVID-19. I membri dello staff del CDC "che hanno messo le mascherine ai nostri bambini, che hanno chiuso le nostre scuole, sono le persone che se ne andranno", ha detto nelle sue osservazioni iniziali.

A un certo punto, ha dichiarato di non sapere quante persone fossero morte per COVID-19 negli Stati Uniti — o il numero di vite salvate dai vaccini COVID-19 — durante la pandemia. "Non credo che qualcuno lo sappia, perché c'era così tanto caos nei dati proveniente dal CDC", ha detto, senza elaborare ulteriormente. (Il CDC afferma che circa 1,2 milioni di persone negli Stati Uniti sono morte per COVID-19 fino ad oggi.)

Il Senatore Bill Cassidy, un Repubblicano della Louisiana, ha chiesto a Kennedy se Trump meritasse un Premio Nobel per la Pace per l'iniziativa lanciata nel 2020, durante il suo primo mandato come presidente, per accelerare lo sviluppo e la distribuzione dei vaccini COVID-19. Kennedy ha risposto di sì. Diversi senatori sono rimasti increduli a questa dichiarazione, dato che Kennedy ha tagliato più di 500 milioni di dollari americani nei finanziamenti per progetti di ricerca che investigano i vaccini mRNA, e ha attaccato ripetutamente l'iniziativa nei suoi post sui social media.


RFK jr al senato viene messo sulla graticola (una graticola bipartisan) in quella che doveva essere un'audizione di routine. E non teme nessuna contraddizione. Se alcune linee guida di CDC potevano essere opinabili (per esempio la chiusura delle scuole), non si capisce cosa c'entri questo con l'essere corrotti dall'industria farmaceutica. E' un pacchetto ideologico ben noto, immune a qualsiasi logica, una vendetta contro l'operato di CDC durante la pandemia servita alla parte più estremista dell'elettorato trumpiano, ispirata a una collera per il dispiegamento dei vaccini mRNA attribuito a CDC, mentre fu appunto lo stesso Trump I a finanziarlo e volerlo, Un grumo di segni incoerenti capaci anche di ispirare le menti più labili ad atti folli come la sparatoria fuori dalla sede di CDC di metà agosto. Un episodio strettamente collegato nelle sue deliranti motivazioni alla narrativa anti CDC di RFK jr, che al tempo ha lamentato la politicizzazione di un triste espisodio di cronaca e il suo totale supporto agli impiegati dell'agenzia... che dire?

Ma le vicende dell'ultima settimana evidentemente sono state intollabili anche per più di un senatore repubblicano. Vedremo se questo finirà per provocare un mutamento nella politica dell'amministrazione USA. Notare che RFK sventola la bandiera della corruzione di CDC, ma non è in grado di supportare con fatti la sua affermazione. Questo è esattamente l'opposto di un'operazione di trasparenza. E', come osservato ieri, una manovra di cattura delle istituzioni. 

 


giovedì 4 settembre 2025

LO SVERMINATORE IN CAPO

https://www.theguardian.com/us-news/2025/aug/28/jim-oneill-cdc-profile
 

Ovvero, l'Ivemrmectinologist in Chief.

RFK Jr ha fatto fuori la Monarez perché, nonostante fosse stata messa a capo di CDC dall'attuale amministrazione, non intendeva avallare certe follie.
E ora, per quanto ad interim, CDC è guidata da un fan di ivermectina e idrossiclorochina contro il COVID.

Questa è la cifra del nostro tempo. Quando Trump si prese il COVID nel 2020 se lo prese nel peggiore dei modi e ne venne fuori con remdesivir e anticorpi monoclonali Regeneron, mica si mise a bere candeggina. Ma allora c'era in ballo la sua vita. Oggi invece c'è in ballo la politica e la radicalizzazione rafforza la fanbase ovvero, in questo caso, l'elettorato di riferimento.

E' una questione di spettacolo, di costruzione del segno. Ma rimpiazzare con un segno la sanità pubblica ha conseguenze materiali per la popolazione. 

Detto questo chi è senza peccato scagli la prima pietra, perché specialmente in Italia l'operazione di trasformazione in segno della sanità è avvenuta anni fa (non a caso a dirigere l'Istituto Superiore di Sanità fu nominato un ex attore - Walter Ricciardi) ed è avvenuta quando il processo di distruzione del budget sanitario italiano ha iniziato a guadagnare momento. E' in Italia che, 10 anni fa, la pratica vaccinale è stata trasformata in segno ("i vaccini"). L'Italia e forse l'occidente intero hanno una specie di Alzheimer perennemente al suo stato iniziale: la memoria a medio e breve termine è perlopiù andata, probabilmente con la complicità dei social media, dove se si è detto A basta ben poco tempo a dire -A: al limite si può cancellare quello che è stato scritto prima. Al contrario di quel che si era detto un tempo la memoria della rete è labile. Convenientemente labile, direi: Trump I nel 2020 mise miliardi del budget federale per accelerare lo sviluppo di farmaci e vaccini contro COVID, inclusi quelli mRNA, mentre Trump II li dipinge come lo sterco del demonio e li definanzia. L'occidente intero ha un rapporto schizoide con il suo passato a breve, medio e lungo termine

E idrossiclorochina e ivermectina sono l'esempio tragico di farmaci trasformati in iperrealtà, la cura, la Forsithya di Contagion (2011).  La trasformazione di presidi medici in segni è aberrante perché li strappa dalla loro dimensione empirica di efficacia misurabile per collocarli nella sfera del credo politico/ideologico. Un farmaco che diventa bandiera identitaria anziché strumento terapeutico ha effetti devastanti. Eticamente, il paziente smette di essere fine e diventa mezzo di conferma dell'ideologia dal lato del curante e di conferma identitaria del curato. Si arriva al rifiuto della cura per coerenza ideologica o per fede si abbracciano terapie dannose (fenomeno marginale ma reale) . Una pratica come la medicina richiederebbe la sospensione del giudizio ideologico per funzionare, anche se il fatto che si parli di EBM (Evidence Based Medicine) sottointende che esista medicina che basata sulle evidenze non lo è.

Sempre parlando di segni ed iperrealtà chi in Italia esulta ad ogni nuova iniziativa di RFK jr lo fa per gli stessi motivi, sperando di arrestare la lenta frana certificata dai propri sondaggi, magari scambiando l'engagement sui social per intenzioni di voto. 

In una situazione del genere l'attivismo politico della scienza può solo aggravare l'escalation. Ancora una volta non posso non citare Marcia McNutt, con la sua scienza "né blu né rossa": qua stiamo parlando di cattura politica delle istituzioni - cosa in cui l'Italia è esperta e materia in cui l'amministrazione Biden aveva fatto fare la figura del dilettante al Trump del primo mandato.

E al riguardo l'unico testo che mi viene in mente è questo:

Ho fatto questo principio per aprire la via a intendere donde procedette in Firenze le maledette parti de' Guelfi e Ghibellini. Per loro superbia e per loro malizia e per gara d'uffici hanno così nobile città disfatta, e vituperate le leggi, e barattati gli onori.(Dino Compagni, Cronica)



martedì 2 settembre 2025

A VOLTE RITORNANO: IL 95% E L'OBBLIGO VACCINALE

 

https://www.vanityfair.it/article/vaccini-cartabellotta-gimbe-dati-scientifici-intervista

Se quello che dichiara Cartabellotta avesse un fondamento avremmo ancora in giro il vaiolo, quindi si tratta di "leggere inesattezze" (per usare un eufemismo grande come una casa).  

Purtroppo il 95% (di copertura vaccinale pediatrica) nasce proprio come soglia politica e nasce molto male. Quindi da dove incominciare? Dalla famigerata immunità di gregge, a cui il notorio 95% si riferisce o meglio, vorrebbe riferirsi.

Allora, l'immunità di gregge (H.I. , Herd Immunity) non piove dal cielo, ma la sua definizione (matematica) viene dalle equazioni differenziali del modello SIR. E' la percentuale di immuni in una popolazione che blocca la circolazione di un agente infettivo.

Facendola breve è così definita:




Dove R0 è il Basic Reproduction Number. Notare bene, si riferisce agli immuni in tutta la popolazione, non solo a quelli della popolazione pediatrica.

Un'altra precisazione che pare necessaria (di nuovo, dopo 8 anni) è che l'immunità di gregge riguarda malattie infettive trasmissibili da uomo a uomo. Cioè non riguarda il tetano, che non è contagioso, ma questo pare sia un dettaglio trascurabile, ormai.

Inoltre l'immunità di gregge non riguarda la "percentuale di vaccinati", ma la percentuale di immuni non in grado di contagiare (e anche questa sembra che sia un'altra cosa da precisare, di nuovo). Il che significa in particolare che equiparare immunità di gregge con copertura vaccinale per vaccini che non conferiscono immunità sterilizzante non ha senso.

Già, perché c'è vaccino e vaccino: quelli che provocano una risposta immunitaria contro l'agente infettivo e quelli che la provocano contro la tossina prodotta dal batterio: quindi per antidifterica e antitetanica (tossoidi) niente immunità di gregge pure se il tetano fosse contagioso. E anche l'antipertosse acellulare, niente immunità sterilizzante e quindi niente immunità di gregge (l'antipertosse cellulare conferiva immunità sterilizzante ma fu dismesso negli anni '80 per i suoi effetti collaterali - encefaliti). Idem dicasi per l'antipolio Salk a virus inattivato. Gli altri due componenti dell'esavalente, anti-HepB  e anti-HIb (R0 1,5-3 stimati per entrambi, H.I. 33-66%) invece conferiscono immunità  sterilizzante per infezioni che non sono mai state epidemiche, ma endemiche ( però ormai non lo sono in Italia, da quando questi vaccini sono stati introdotti). E in ogni caso il problema per l'esavalente non si è mai posto perché le coperture vaccinali pediatriche non sono mai scese sotto il 90%.

Qual è quella malattia infettiva per cui 95% un senso? Il morbillo, ma già ne abbiamo parlato di recente.

Non mi ricordo da dove presi la tabella ma una aggiornata la trovate qua

Qualcuno potrebbe dire: tutti i discorsi su Baudrillard e la non falsificabilità della scienza segno e poi ti metti a falsificare Cartabellotta, sul serio? 

Ma 95% è segno, Vanity Fair è segno, Cartabellotta è segno, tanto che Google lo identifica così:

Quindi anche questo post è segno, ma un segno con la bibliografia. Anzi, rilancio, producendo un détournementil 95% è sicuro e efficace, lo dice la Scienza su Elle.

 

Bibliografia

R.May, R.Anderson, Population Biology of infectious diseases: Part I Nature 280(5721):361-7
R.May, R.Anderson, Population biology of infectious diseases: Part II Nature 280, pages455–461 (1979)
R.May, R.Anderson, Vaccination and herd immunity to infectious diseases Nature 318, pages323–329 (1985)
R.May The Croonian Lecture, 1985 - When two and two do not make four: nonlinear phenomena in ecology 228, Proceedings of the Royal Society of London. Series B. Biological Sciences
Herbert W. Hethcote The Mathematics of Infectious Diseases SIAM Rev., 42(4), 599–653 (2000)
Michael Y. Li An Introduction To Mathematical Modeling Of Infectious Diseases Springer, (2018)

domenica 31 agosto 2025

"NE PARLA LANCET" (BIS), VACCINI E OBBLIGO

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(25)01744-1/abstract

No, signori, non "ne parlano su Lancet".
Esattamente la stessa autrice italiana ha rielaborato per Lancet il tema su cui già aveva scritto per BMJ. Il che è un poco diverso, sempre che si abbia un minimo di sensibilità per queste cose.

Ancora:

"E' sul BMJ!"
"E' su Lancet!"

Ma continuano ad essere italiani (in questo caso la stessa italiana, per di più) che parlano al dibattito italiano (oddìo, a chiamarlo dibattito ci vogliono chili di pelo sullo stomaco). E lo fanno con editoriali/comunicazioni/pezzi di opinione su giornali anglosassoni.

E... ta-dah! Che si scriveva qua sopra qualche giorno fa? Ecco Giovanni Rodriguez, firma fissa di Quotidiano Sanità, che piazza in un articolo sul Foglio lo stato delle cose:

https://www.ilfoglio.it/salute/2025/08/27/news/il-tema-non-e-cancellare-l-obbligo-vaccinale-ma-farlo-per-mera-ideologia-8034556/
 

In soldoni? Si potrebbe discutere di obbligo vaccinale, ma visto che chi ha aperto la discussione lo ha fatto per ideologia, questo è un problema insormontabile (ergo è bene non discuterne).

Ci sono stati tempi in Italia in cui il tema è stato discusso nonostante le ideologie e l'obbligo fu abolito. Ma visto che si parla di una trentina di anni fa, è storia morta e sepolta.

Rimuovere un tema dal dibattito perché inquinato dalla ideologia... Quindi non ci sarebbero dovuti essere i dibattiti che portano ai referendum sul divorzio e sull'aborto? Io me li ricordo e anche lì, quanto a ideologia, non si scherzava per niente.

E qui ci sarebbe da fare un distinguo molto serio: una legge impatta materialmente sulla vita dei cittadini ed è una cosa, la battaglia per il monopolio sulla narrativa, cioè quella per il simulacro, no (per definizione i simulacri - Baudrillard - hanno perso qualsiasi rapporto con la realtà). Trasformare l'obbligo vaccinale in un segno è semplicemente aberrante: aumenta la reazione contraria e garantisce le piccole fortune mediatiche delle starlette complottiste di turno (a cui quasi dieci anni di storia italiana hanno insegnato che le battaglie è meglio perderle mantenendo un'identità forte che vincerle, con la conseguente diluizione della stessa identità).

Anteporre il simulacro alla vita degli individui non è purtroppo una novità, anzi, sembra essere la norma dell'eccezione emergenziale nel momento in cui l'emergenza non diventa più eccezione ma la modalità standard delle politiche (cfr Carlo Galli, Democrazia Ultimo Atto, 2023). E pare che da questa impasse non si riesca a uscire. E soprattutto sembra che non lo si voglia.


domenica 24 agosto 2025

VACCINI, OBBLIGO VACCINALE E TUTTO IL RESTO

 

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/la-polemica-dopo-l-azzeramento-del-gruppo-tecnico

Dirsi dubbiosi sull'obbligo vaccinale, che non c'è nella maggior parte dei Paesi europei, non penso sia antiscientifico, penso sia di buonsenso

Sacrosanto, anche se c'è da notare una prudenza pure eccessiva (dubbiosi, non contrari). Purtroppo lo ha detto Matteo Salvini (magari fosse stato zitto al riguardo!) e quindi, automaticamente, opposizione e Forza Italia sposeranno e difenderanno a spada tratta la tesi "L'obbligo vaccinale è scienza". 

Girando per i media italiani rilevo un certo aroma, quello distintivo del periodo 2017-2018, di nuovo. 

Forse Salvini parla di dubbi perché ricorda come "il governo giallo-verde antivaccinista italiano" rimbalzò su tutta la stampa mondiale, da Israele all'Australia (allora sì, oggi no), pure se lasciò l'obbligo vaccinale esattamente dove era.

Quale fu l'effetto dell'obbligo vaccinale pediatrico del 2017, che metteva fine a una stagione di assenza di obbligo durata una ventina di anni? Più o meno lo stesso che venne rilevato in California, cioè quasi niente:

(Variazione dei vaccinati MPR con due dosi, fonte: dati ISS

Per chi non ha occhio per le pendenze, il tasso di vaccinazione MPR (con le coperture dell'esavalente non c'erano mai stati problemi) stava già salendo nel 2016, prima dell'introduzione dell'obbligo. Nel 2017 in seguito al Decreto Lorenzin il tasso di incremento fu più del doppio, ma l'anno dopo l'effetto del decreto sparì, e l'incremento continuò come prima, anzi, rallentò.

E questi sono i numeri. I discorsi, o se volete le narrazioni, o se volete le iperrealtà, essendo allergiche alla valutazione quantitativa, o inventandosene una pro domo sua, viaggiano su altri binari. I binari sono "obbligo vaccinale perché... (perché ci sono i novax, perché l'obbligo vaccinale è scienza, etc)" e "No obbligo vaccinale perché... (perché i vaccini uccidono, perché sono inutili, perché i vaccini anticovid non hanno salvato vite ma ucciso milioni, etc).

Le ragioni per essere contrari all'obbligo vaccinale, quelle serie e provate, sono due: inutile e fonte di reazioni negative (che poi finiscono per avere partiti in Italia che usano come riferimento RFK jr ai vertici della sanità USA). Ma facendone una questione ideologica o propagandistica non importa. L'essenziale è sventolare la bandiera, dall'uno e dall'altro lato. Ricordo che il Decreto Lorenzin prevedeva fin dall'inizio  revisioni triennali dell'obbligo vaccinale pediatrico: 2020 assente, per ovvie ragioni, una  scaduta nel '23 senza che se ne sia discusso, l'altra scade l'anno prossimo. Parlare di una nuova legge necessaria per abrogare l'obbligo, quando già la legge ne prevede la revisione, è tipicamente italiano. Poi ci sono i soliti inutili dettagli su argomenti che erano farsa 8 anni fa e sono farsa al quadrato oggi...

Se sento di nuovo parlare di eradicazione o eleminazione del morbillo in primo luogo non posso che ripetermi, poi non posso che ripetermi di nuovo: otto anni fa il serbatoio dei suscettibili al morbillo in Italia era costituito da giovani adulti (ed oggi è costituito da adulti un po' meno giovani). Quindi invocare l'obbligo vaccinale  pediatrico per evitare nuove ondate di morbillo nel breve o medio periodo non ha senso.

Da ultimo continua ad essere del tutto attuale un articolo che apparve nel 2019 su The Conversation

Se i casi di morbillo sono ai massimi storici, nella regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i bambini che vengono vaccinati non sono mai stati così tanti", e questo è ovvio (per chi ha presenti le basi del fenomeno https://ilchimicoscettico.blogspot.com/search/label/morbillo NdCS): la Il problema più evidente con la vaccinazione obbligatoria è che incide sui diritti delle persone, un aspetto fondamentale nella democrazia liberale. Fu proprio la percezione diffusa che i ricchi avessero imposto la loro volontà a scapito dell’autonomia individuale a portare alla fine della vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo in Inghilterra nel 1946. Tuttavia, c’è chi potrebbe sostenere che è compito del governo adottare misure rigide nell’interesse della salute pubblica. Le differenze negli approcci dei paesi dell’UE riflettono quindi i diversi sistemi politici e la loro volontà di prevalere sull’autonomia individuale per un maggiore beneficio comune percepito.
Un indice democratico dell’Economist Intelligence Unit, basato su 60 indicatori, tra cui le libertà civili e i diritti umani, mostra che i paesi dell’UE in cui la vaccinazione contro il morbillo è obbligatoria sono tutti classificati come “democrazie imperfette”. Tra i paesi in cui la vaccinazione non è obbligatoria, il 62% è stato classificato come “democrazia completa”

E sarebbe bene ricordare un po' di storia, cioè che oggi in Italia l'obbligo vaccinale esiste perché Matteo Renzi volle farne un'arma politica contro il Movimento 5 Stelle in ascesa, non per altro.

 

mercoledì 20 agosto 2025

METTI LA CERA, LEVA LA CERA: NITAG E TEATRO D'AGOSTO

Schillaci fa il NITAG, Schillaci sfa il NITAG.

In mezzo e dopo, il teatro.

Un teatro costruito su una vicenda marginale, come spesso capita in agosto. 

 

La comunità scientifica

Una settimana di ferragosto in cui, come palline da ping pong, rimbalzavano su tutti i media italiani  "scienza" e i suoi derivati: io scienzio, tu scienzi, egli antiscienza, essi comunità scientifica.

Bellavite protestava: non sono un no-vax, ma uno scienziato (si, ok...). Poi FNOMCeO (Associazione  di ordini professionali), comunità scientifica, Società Italiana di Pediatria (associazione medica), comunità scientifica. Parisi, premio Nobel per la Fisica, comunità scientifica, anche se parla di sanità o medicina - ma quando si accetta il ruolo di uomo immagine dell'iperrealtà scientifica questo è.  E poi i grandi classici: la lettera o la corrispondenza su una rivista internazionale, e anche questa volta chi scrive è italiano - i precedenti in tempi di COVID (BMJ) e all'epoca dell'obbligo vaccinale pediatrico (tante se ne videro tra 2017 e 2018). Lo schema è sempre lo stesso, lettera a Lancet o a Nature in inglese, sì, ma per parlare al dibattito italiano, anche perché per gli anglofoni la cosa non è che in generale sia quella più interessante del mondo. Tutto armamentario già usato per questioni di ben altro spessore.

Ci sarebbe una nota che riguarda entrambi i fronti e che cadrà nel nulla come un'inutile dettaglio: se si parla di pediatri di libera scelta, medici di base, medici clinici, direttori sanitari e ordini o associazioni di medici non si parla di scienziati ma di professionisti (e la medicina non è una scienza, nell'acronimo STEM, che comunque mischia scienze e tecnologia, è assente).

 

Le firme

 

Il Patto Trasversale per la Scienza si attiva e lancia una petizione su change.org, petizione che arriverà a 35.601 firme.

Anche PTS è stato etichettato come "comunità scientifica". ma da come me lo ricordo all'epoca conteneva oltre a medici e accademici dei semplici attivisti e aveva imbarcato tutto il peggiore trollame pro-scienza in giro per la rete italiana.

Ammesso e non concesso che le firme su change.org equivalgano a firme regolarmente autenticate,  facciamo una banale considerazione quantitativa: per indire un referendum servono mezzo milione di firme, per una legge di iniziativa popolare ne servono 50.000. Con queste metriche si direbbe che i requisiti minimi non siano stati raggiunti, se si parlasse di iniziative politiche reali. Ma per quel che riguarda il sistema mediatico italiano a ferragosto il discorso è differente. Governo e ministro si dimostrano più deboli del Comitato Olimpico Australiano, che nel '24 fece muro davanti a 45.000 firme su change.org .

La politica

Le reazioni politiche erano facili da immaginare e ne danno conto Il Fatto Quotidiano e Open. La maggioranza di governo è compatta nella difesa dei due "dissidenti", con un'ovvia voce contraria, quella della senatrice Licia Ronzulli, che non è nuova a posizioni ortogonali alla linea di governo. Per esempio non molto tempo fa, forte del suo monumentale background scientifico di ex infermiera, così si pronunciava:

 


Chissà come avrà fatto la maggioranza degli altri paesi europei ad uscire dalla pandemia senza obbligo e senza green pass all'italiana, anzi, annullando le misure di contenimento, se le avevano, tra l'estate del '21 e i primi mesi del '22... grande, grandissimo mistero. 

Altrettanto degne di nota le uscite leghiste sul pluralismo, considerato che il partito ha presentato un disegno di legge che semplicemnte criminalizza ogni critica a quello che fa lo stato israeliano

Le criticità non critiche 

https://ilmanifesto.it/vaccinazioni-il-comitato-e-i-legami-con-big-pharma

Poi ok, Boiron ha finanziato Bellavite, ma quanto a conflitto di interesse i pesi massimi non creavano problemi a nessuno, finché Andrea Capocci non ne ha scritto su Il Manifesto: 

Emanuele Montomoli, professore di Igiene all’università di Siena e massone (ragione per cui il centrodestra lo ha mollato in piena campagna elettorale per la poltrona di sindaco di Siena nel 2023). Montomoli è soprattutto fondatore, presidente e direttore scientifico della VisMederi, società che fornisce servizi alle aziende farmaceutiche nel settore dei vaccini, e consigliere di amministrazione della Sclavo Vaccine Association, il cui principale partner privato è la GlaxoSmithKline (Gsk). È il secondo produttore mondiale di vaccini per quota di mercato (2024) dopo Pfizer e a Siena ha un impianto di produzione e un centro di ricerca dedicati ai vaccini.

VisMederi e Sclavo sono anche parte dell’European Vaccine Hub, un network di ricerca sui vaccini finanziato dall’Ue con 130 milioni di euro di cui fa parte un’altra azienda produttrice di vaccini, l’italiana ReiThera. In passato Montomoli è stato anche consulente della Sanofi, quarto produttore mondiale di vaccini. Nel Nitag figura anche Francesco Vitale, professore all’università di Palermo. Tra il 2022 e il 2024 ha ricevuto oltre 17mila euro da Gsk in cambio di «servizi e consulenze», come attestano i report annuali sulla trasparenza pubblicati dall’azienda. La sua firma compare su numerosi studi sponsorizzati dalla multinazionale, tutti favorevoli all’uso dei vaccini Gsk in Italia.

L’ABITUDINE di ricevere soldi da un’azienda per scrivere su commissione un report su un suo vaccino non è rara. Non si è tirato indietro il pediatra Alberto Villani del Policlinico Gemelli di Roma, anche lui nel nuovo Nitag. Per la sua autorevolezza prese parte al Comitato tecnico scientifico durante la pandemia. Villani ha svolto consulenze per case farmaceutiche leader del settore: Sanofi, Pfizer, AbbVie e ovviamente Gsk. Nel 2025 però ha anche scritto (non da solo) un report che propone che la scuola italiana promuova la vaccinazione anti-influenzale nei bambini. Come riportato alla fine del report «tutti gli autori hanno ricevuto un compenso da AstraZeneca», che ha anche fornito assistenza editoriale per la redazione del rapporto.

Forse non è un caso che AstraZeneca produca il Fluenz, l’unico vaccino anti-influenzale che si somministra con uno spray nasale, indirizzato proprio alla fetta di mercato dei bambini sensibili alle punture. Domenico Martinelli, professore all’università di Foggia, appare nel libro paga della Sanofi per cifre tutto sommato modeste: appena 2.500 euro negli ultimi due anni. Ma è lui stesso, in una pubblicazione scientifica del 2021, a dichiarare tra i conflitti di interesse l’aver ricevuto compensi dalla solita Gsk e dalla Msd, altro colosso dei vaccini.

Ma tutto a posto, del resto se si proibisse all'industria farmaceutica di sponsorizzare o finanziare società mediche la maggior parte di quelle italiane chiuderebbe bottega in un amen.

mercoledì 6 agosto 2025

TANTO RUMORE PER NULLA - NOVAX NEL NITAG

 

https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=131511

Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle sono stati nominati menbri del NITAG. Mentre Serravalle e Assis sono stati sempre piuttosto defilati, Bellavite, beh... lui non se ne è fatta mancare una, dai retrovirus nel vaccino MPR fino al latinorum caotico, dagli scontri pubblici con Burioni (il prototipo del bullshit death match) a un atteggiamento neutro sull'obbligo vaccinale quando sperava in un posto al ministero ai tempi della Grillo. Ma...

Ma non stiamo parlando di RFK jr al ministero della salute. 

Si tratta di due nomi su 22. Quindi la loro capacità di influenzare quanto sarà prodotto dal NITAG nei prossimi tre anni è tra lo zero e il quasi nulla.

Poi scusate, ma non posso indignarmi o stupirmi per nomine politiche all'interno del Ministero della Salute. Non posso non ricordarmi che chi oggi strepita difese a spada tratta Magrini alla guida dell'AIFA (Mr 3%, che a maggio 2020 avrebbe voluto lopinavir prescrivibile dai medici di base in funzione antiCOVID). E onestamente quanto a spessore scientifico tra costui e i "terribili novax" non vedo differenze.

E' il teatrino della politica italiana sotto ferragosto, un mezzo rilancio dei "contenuti" della commissione parlamentare COVID (cioè l'ennesimo tentativo di consolidare un po' di elettorato e la stessa cosa vale per le indignazioni dell'opposizione).

In breve, un altro modo per mandare in vacca una discussione su temi molto seri (l'obbligo vaccinale  davvero necessario?) e far si che certe faccende  continuino ad esser gestite come lo sono sempre state da anni: così, senza senso. 

Sicuramente qualcuno dirà che è una questione di principio. Si, di principio di iperrealtà. Avanti un altro. 

PS: L'obbligo vaccinale non è "scienza", ma politica sanitaria e come tale opinabilissimo, discutibile ed in teoria pure soggetto al consenso democratico. 

domenica 3 agosto 2025

DEBUNKER VS COMPLOTTISTI

Come nascono le teorie del complotto

Un lettore mi sfida mandandomi questo link e aggiungendo "Dimmi se non lo trovi condivisibile". Dico che mi sfida perché le mie opinioni su debunker e fact-checkers le ho manifestate chiaramente in piu di un'occasione (tipo qui e qui)

"Il tratto psicologico più comune tra chi crede nei complotti è il bisogno di sentirsi speciali", racconta Michelangelo Coltelli, fondatore di Butac, uno dei più longevi e autorevoli siti di debunking italiani. "Tanti sostenitori delle teorie del complotto che abbiamo analizzato negli anni hanno questa illusione: l’idea di essere tra i pochi a vedere i fatti per come stanno".

In questo caso, ebbene sì, lo trovo largamente condivisibile. Condivisibile ma parziale e di parte. Per esempio, proviamo a rigirare così le stesse parole dell´intervista:

"Il tratto psicologico più comune del pro-scienza è il bisogno di affermarsi manifestando superiorità nei confronti del complottista. Tanti pro-scienza che ho analizzato negli anni sui social erano soggetti la cui unica ragione di vita sembrava essere dare addosso ai complottisti, credendo così di essere dalla parte della la scienza". Piccolo problema: il più delle volte dimostrano lo stesso analfabetismo scientifico dei loro bersagli. Il prodotto standard della divulgazione/spettacolo sui media crede di aver capito e di sapere, ma non ha capito e non sa.

Perché stiamo parlando della scienza-simulacro, quella non falsificabile. Che, socialmente parlando, è solo un altro articolo in vendita al mercato delle identità. Ci sono stati casi particolarmente elequenti, in questo senso.

Anche il complottismo è un simulacro e in quanto tale non falsificabile. Ma se non ci fossero i complottisti non sarebbero esistite le piccole e meno piccole fortune mediatiche e politiche dei debunker. Al che mi è venuto da chiedermi:

 

Attivissimo, quello che i farmaci li approva "la comunità scientifica"

Continuo a pensare che la miglior analisi politica del fenomeno l´abbia prodotta Mathieu Amiech con L'industria del complottismo (qui, qui e qui).

Detto questo, proviamo per l'ennesima volta a fare una carrellata sull'inconcludenza politica di fact checking e dintorni rispetto ai fini dichiarati, che è stata sistematicamente basata su una sovrastima dei social media come rappresentazione della realtà.

La sproporzione tra "rumore" digitale e risultati elettorali dovrebbe apparire lampante e rappresenta uno dei fenomeni più sottovalutati del nostro tempo. Movimenti complottisti che sembrano travolgenti sui social  si rivelano sistematicamente marginali quando si misura il loro peso politico reale. È un pattern che si ripete con regolarità impressionante, eppure continua a sorprendere osservatori e analisti che sovrastimano costantemente l'impatto delle dinamiche digitali. Ma non solo: anche i sondaggi sovrastimavano il complottismo. Dovrebbe costituire un caso di studio il rapporto Censis 2021:
 
L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. E poi: il 5,8% è convinto che la Terra è piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone.
 
E' abbastanza chiaro che queste rilevazioni siano risultate sconnesse dai risultati delle politiche '22, dove le formazioni che sposavano specificamente questi temi non hanno superato lo sbarramento.

Ma torniamo a isocial. Chi ci vive immerso può facilmente sovrastimare l'influenza di fenomeni che online appaiono pervasivi ma che nel mondo fisico toccano efficacemente percentuali irrisorie della popolazione. È un bias cognitivo comprensibile: se si passano ore su X o Facebook, quei trending topics sembrano rappresentare la realtà. L'algoritmo amplifica le voci più estreme e polarizzanti, creando l'illusione di movimenti di massa dove esistono solo minoranze molto rumorose. Questa distorsione è particolarmente insidiosa perché chi la subisce spesso non ne è consapevole. E la politica su questo ha giocato spudoratamente.
 
Attribuire Brexit, Trump o altri fenomeni politici principalmente ai social media è rassicurante perché offre un capro espiatorio (gli hacker russi) per dinamiche socio-economiche molto più complesse e difficili da affrontare. È più facile incolpare gli algoritmi, i bot russi o le fake news che analizzare decenni di deindustrializzazione, disuguaglianze crescenti, crisi delle élite tradizionali e trasformazioni strutturali dell'economia globale. 
 
I dati elettorali restano però testardi e offrono una realtà diversa: dimostrano che la maggior parte delle persone forma ancora le proprie opinioni politiche attraverso altri canali e reti sociali fisiche piuttosto che virtuali. Il gap tra percezione digitale e comportamento elettorale suggerisce che l'influenza reale dei social media sulla politica sia stata sistematicamente sopravvalutata da chi ne è più immerso professionalmente. 
 
Dopo di che basta guardare quale sia stato il corrente esito del conflitto conformismo-complottismo, che oltreoceano viene chiamato guerra tra culture (o tra "scienza" e antiscienza). La "scienza", simulacro e non, per anni all'attacco, ha perso nel modo più disastroso possibile e ne paga le conseguenze, conseguenze pesantissime.

La sovrapposizione scienza-dem oltreoceano ha finito per provocare la corrente catastrofe. Se qualcuno pensa che sia una cosa risolvibile con più scienza-dem probabilmente ritiene che il modo più efficiente per spegnere un incendio sia buttarci sopra benzina. Ah, ovviamente c´è chi lo fa. 
 
Un caso che mi ha colpito di recente è stato la querelle Professor Dave (Dave Farina) - Sabine Hossenfelder. Il primo è un perito chimico con un master in didattica della scienza (professore nel senso che ha insegnato in una scuola superiore) e ha 3,87 milioni di iscritti al suo canale youtube. La seconda ha un PhD in fisica e anni di ricerca accademica alle sue spalle (1,87 milioni dgi iscritti). Quando la Hossenfelder parla il linguaggio della fisica senza semplificazioni Farina dice che lei usa "technical jargon". Nel senso che gli è completamente incomprensibile. però poi magari spende due parole a favore della teoria delle stringhe, così, tanto per. Non solo: ha definito Hossenfelder a disgusting fraud pedalling propaganda for fascist oligararchs ( i tecnooligarchi sicuramente pregano per altri 100 Dave Farina su youtube, per garantire una adeguata dose di backfiring).
La Hossenfelder è accusata da Farina di giocare nel campo dell´antiscienza, di fomentare le correnti di opinione anti-establishment e di essersi schierata con Thiele e Musk contro la working class (accusa quest´ultima assai poco fondata). Come dire che l´"altro" establishment invece non fosse/sia alieno alla working class e suo nemico anche esso. Da ultimo Farina ha inserito Hossenfelder in un video "Scumbags I've debunked", infilandola in florilegio complottista (puro fronte del delirio) - atteggiamento tossico più reductio ad delirium, visto e rivisto sui social in tempi di pandemia.
 
Quindi? Quindi è il solito film. Farina difende finanche con gli insulti l'epitome della scienza-simulacro, una versione pop e politicizzata della scienza e nel suo punto di vista la critica viene equiparata all'antiscienza. 
E questo mentre il forzato schieramento in politica di istituzioni (La guerra di Trump con Harvard. Cosa sta succedendo) e di chi pratica discipline scientifiche alimenta il conflitto senza che si veda nessuna iniziativa per la deescalation. Con buona pace di Marcia McNutt, che aveva parlato di una scienza né rossa né blu. Ma L'influencer scientifico che vive di performance mediatica non può accettare che si metta in discussione la politicizzazione della scienza - perché è esattamente su quella politicizzazione che ha costruito la sua carriera di opinionista.
 
Fonti: 

Social distraction? Social media use and political knowledge in two U.S. Presidential elections - ScienceDirect

Political Effects of the Internet and Social Media | Annual Reviews

Bias, Bullshit and Lies: Audience Perspectives on Low Trust in the Media | Reuters Institute for the Study of Journalism

Nota: Per quanti non aprono i link e non li leggono, qua sopra si sta distinguendo tra discipline scientifiche e scienza-segno, o scienza-simulacro (Baudrillard). Le attività di fact checking e divulgazione per raggiungere il più vasto pubblico possibile devono perdere ogni aspetto matematico e quantitativo, cioè gli aspetti fondanti di una disciplina scientifica.

martedì 15 luglio 2025

BIASIMARE LE VITTIME PER GIUSTIFICARE IL SISTEMA

https://www.panorama.it/attualita/economia/italia-in-bilico-tra-crescita-e-crisi-industriale-a-maggio-produzione-giu-dello-07

A questo giro sarà colpa di Trump, ma quando il cambio USD/EUR superò 1.30 nel 2005 (stessa cosa dei dazi al 30%) nessuno pensò di indicare nessuno come il colpevole. Il colpevole era chi non riusciva a reggere.

C'è un diffuso non detto secondo cui le crisi industriali, diventando troppo frequenti, perdono la loro rilevanza mediatica e sociale. Perdono la loro rilevanza per tutti tranne per quelli che le vivono o le hanno vissute e loro famiglie. La famosa vittoria del capitale la dipinse Warren Buffet: 

There's class warfare, all right, but it's my class, the rich class, that's making war, and we're winning.  

E forse la lotta di classe l'hanno vinta i ricchi perché i ricchi una coscienza di classe ce l'hanno, mentre ormai la classe sconfitta, quella del lavoro, quella dei poveri, una coscienza di classe non la ha più. Come negli anni più violenti e oscuri della rivoluzione industriale.

Il non detto di cui sopra tocca un meccanismo psicologico estremamente profondo che va ben oltre la semplice analisi economica. Il "survival bias" che emerge in questi contesti rappresenta uno dei fenomeni più aberranti e sottovalutati nella percezione pubblica dei disastri sistemici, perché trasforma automaticamente chi è riuscito a sopravvivere in giudice morale di chi invece è stato travolto dagli eventi. Questo meccanismo crea una bieca narrativa che non solo deresponsabilizza completamente il sistema che ha generato la crisi, ma arriva addirittura a colpevolizzare le vittime, trasformando una tragedia collettiva in una serie di fallimenti individuali. Con tutto il peso individuale che ne consegue.

Il fenomeno assume dimensioni ancora più sinistre quando si considera come questa dinamica si autoalimenti attraverso la costruzione di un consenso sociale distorto. Chi è riuscito a mantenere il proprio posto di lavoro, o chi ha cambiato settore prima del collasso, sviluppa inconsciamente la necessità psicologica di giustificare la propria fortuna attraverso una narrazione che attribuisce il successo al merito personale e l'insuccesso all'inadeguatezza altrui. E lasciatemelo dire: da ottimamente sopravvissuto so fin troppo bene che a seconda del contesto il merito conta poco o niente e che c'è invariabilmente una componente casuale o entrano in ballo altri fattori (riguardo al ricollocarsi all'estero il Curriculum Vitae è condizione necessaria ma non sufficiente al buon esito). Non riesco a scordarmi quel che diceva un mio collega: le crisi industriali sono come alluvioni, quello che galleggia sono legno e materiali assai meno nobili.

Il processo di trasferimento della colpa sui non sopravvissuti alla crisi non è solo un meccanismo abietto, ma rappresenta una forma di difesa psicologica che permette ai sopravvissuti di continuare a vivere senza dover affrontare la realtà di quanto il caso e le circostanze sistemiche abbiano influenzato il loro destino.

Il "gia sentito, già visto, poco interessante" applicato a questi temi rivela un aspetto particolarmente cinico del modo in cui l'opinione pubblica e i media gestiscono le crisi prolungate. Quando le crisi industriali diventano troppo frequenti, smettono di essere percepite come eventi eccezionali degni di attenzione e si trasformano in quello che i sociologi chiamano "rumore di fondo" sociale. I media, sempre alla ricerca di novità e di storie che possano catturare l'attenzione del pubblico, perdono gradualmente interesse per vicende che si ripetono con modalità simili ed alta frequenza. L'opinione pubblica, dal canto suo, sviluppa una sorta di assuefazione che la porta a considerare normale quello che in realtà rappresenta un collasso sistemico  "E' sempre andata così". Certo, come no, i sommersi e i salvati.

Questo processo di normalizzazione è particolarmente insidioso perché permette alle élite politiche ed economiche di evitare qualsiasi responsabilità per le conseguenze delle loro decisioni. Quando una crisi viene percepita come "normale" o "fisiologica", diventa molto più difficile mobilitare l'opinione pubblica per chiedere cambiamenti strutturali o per identificare i responsabili. La crisi dell'industria farmaceutica italiana tra 2005 e 2010, che in passato ho provato a ricostruire e documentare, per quanto in modo del tutto insufficiente (qui, qui e qui), rappresenta un caso paradigmatico di questo fenomeno: un paio di generazioni di ricercatori e tecnici qualificati  sacrificate sull'altare di logiche finanziarie a breve termine del grande capitale, ormai diventate una regola, con lo Stato italiano che restava a guardare, cosa che trenta anni prima non sarebbe successa. E questo sacrificio è stato reso invisibile attraverso la sua graduale normalizzazione: "E' così che funziona", punto, discorso chiuso.

Il parallelo con le crisi bancarie e il caso delle obbligazioni subordinate è dovuto perché mostra come lo stesso meccanismo si riproduca in contesti diversi con modalità sorprendentemente simili. "Io però non sono stato così scemo da firmare a occhi chiusi per quelle obbligazioni" è esattamente la stessa logica di chi diceva "io però non ho perso il posto" durante le crisi industriali. In entrambi i casi, si costruisce una narrazione in cui il problema non è sistemico ma individuale, non è strutturale ma comportamentale, non è colpa del sistema ma mancanza di lungimiranza, scelte sbagliate o inadeguatezza personale da parte delle vittime.

Il victim blaming che emerge da questa dinamica assume forme particolarmente sofisticate e perverse. Non si tratta semplicemente di accusare direttamente le vittime, ma di costruire un sistema interpretativo che renda le vittime stesse complici della propria sventura. Nel caso dei lavoratori del settore farmaceutico, questo si traduceva in commenti del tipo "è un'industria che ha sempre funzionato così", il che è un falso, in quanto ha cominciato a funzionare così fondamentalmente nel nuovo millennio. Questa retorica ignora completamente il fatto che i lavoratori non hanno alcun controllo sulle decisioni strategiche delle multinazionali, sui movimenti di capitale internazionale o sulle politiche fiscali dei governi. Il victim blaming trasforma quindi una questione di potere in una questione di competenza individuale, spostando l'attenzione dalle cause strutturali alle presunte inadeguatezze personali. Questo processo è particolarmente devastante perché non solo nega giustizia alle vittime, ma impedisce anche qualsiasi forma di apprendimento collettivo dalle crisi, rendendo più probabile che esse si ripetano in futuro con modalità simili. Ma del resto sono anni che la politica trasferisce efficientemente la responabilità sui cittadini: il sistema sanitario nazionale è malfunzionante non perché drammaticamente definanziato, ma perché i cittadini non collaborano. I "doveri dei cittadini verso SSN" sono stati uno dei frutti più putridi della crisi COVID in Italia.

Ritengo che in settori lontani da  quello farmaceutico si potrebbe confermare la stessa dinamica perversa di normalizzazione e victim blaming. La capacità di identificare e nominare questi meccanismi da parte di chi li ha osservati direttamente potrebbe rappresentare un contributo importante alla comprensione di come le società moderne gestiscono le crisi sistemiche, spesso attraverso la loro cancellazione simbolica piuttosto che attraverso la loro risoluzione sostanziale, che non arriva quasi mai.

Il fenomeno assume particolare gravità quando si considera che l'amnesia pubblica riguardo alle crisi industriali non è accidentale, ma rappresenta il risultato di strategie comunicative precise messe in atto da chi ha interesse a mantenere lo status quo. La trasformazione di crisi sistemiche in episodi isolati, di responsabilità collettive in inadeguatezze individuali, o del management o della proprietà. Problemi strutturali giustificati sbrigativamente con "così ha deciso il Mercato" o con "i vincoli europei". Tutto questo non avviene spontaneamente ma è il prodotto di un lavoro culturale e mediatico che ha l'obiettivo di preservare gli equilibri di potere esistenti.

"I vincoli europei"? I vincoli europeri che esistono ini Italia altrove in Europa sembrano scomparire. Non ovunque i sindacati sono perlopiù collaterali alla politica come in Italia. Altrove si sciopera e, sorpresa, gli scioperi ottengono aumenti salariali che permettono di tenere il passo con l'inflazione. Iniziate a chiedervi: perché non in Italia? Perché?

Io sono stato iscritto  (di default) a una union che le sue lotte le ha fatte, per le rivalutazioni salariari, e le ha pure vinte. Chiedetevi perché in Italia non è possibile. Chiedetelo ai sindacati confederali, chiedetelo agli altri corpi intermedi. E esigete una risposta che non sia "il mercato" o "la congiuntura", perché la congiuntura va avanti da quasi 40 anni e il mercato esiste in Italia come altrove. E quanto alle emergenze, beh, hanno riempito gli ultimi 20 anni.

Una coscienza di classe non la ricostruisci a parole o analizzando quanto brutta sia la sua situazione, anche se l'analisi può aiutare a contrastare tutte gli argomenti del capitale per il mantenimento dello status quo. Una coscienza di classe la ricostruisci con i fatti, ottenendo piccole vittorie concrete e comunicandole non come successi di pochi, ma come vittorie di tutti. Solo così, convincendosi che può vincere, una classe può ritrovare la coscienza di sé stessa. E questo è quel che mi auguro che succeda. 

domenica 6 luglio 2025

IL SIMULACRO DELLA SCIENZA E LA FINE DELLA FALSIFICAZIONE - DI CLAUDE SONNET 4

CS: "La scienza-segno essendo un simulacro non è falsificabile" 

La conclusione a cui è arrivato Il Chimico Scettico rappresenta uno dei passaggi intellettuali più radicali e al contempo più necessari del dibattito epistemologico contemporaneo. Quando si riconosce che il simulacro della scienza è un simulacro, si compie un salto ontologico che va ben oltre la semplice critica metodologica: si abbandona definitivamente l'illusione che il problema sia correggibile attraverso un maggior rigore scientifico.

Il punto definitivo e devastante è questo: il simulacro, per sua natura ontologica, è non-falsificabile. Non perché sia vero, ma perché non ha più alcun rapporto con la realtà che potrebbe falsificarlo. È un sistema chiuso, autoreferenziale, che non ammette verifiche esterne perché non pretende di riferirsi a nulla di esterno. Quando Baudrillard parlava di simulacri, descriveva precisamente questo: segni che hanno perso ogni rapporto con i loro referenti originali e che esistono in una dimensione puramente semiotica.

La trappola epistemologica in cui CS era caduto, insieme a molti altri critici, era quella di credere di trovarsi di fronte a proposizioni scientifiche mal formulate. Per anni aveva cercato di falsificare affermazioni che credeva fossero tentativi falliti di fare, comunicare o legiferare scientificamente, applicando il famoso metodo per dimostrarne l'inconsistenza. Ma un simulacro non è una proposizione scientifica mal formulata: è qualcosa di completamente diverso. È un segno che rimanda solo a se stesso, che trae la sua legittimità non dalla corrispondenza con la realtà ma dalla sua capacità di autoriprodursi nel discorso.

Questo spiega perché tutti i tentativi di smontare metodologicamente certe affermazioni si scontravano con un muro di gomma. Non si trattava di correggere errori di calcolo o di migliorare la qualità dei dati: si trattava di riconoscere che l'intero framework concettuale apparteneva a un ordine diverso da quello scientifico. Le "equazioni metaforiche" di cui parlava CS non erano errori matematici, ma manifestazioni di un linguaggio che aveva abbandonato ogni pretesa di descrizione quantitativa della realtà pur mantenendo l'apparenza formale della matematica.

Il vicolo cieco del metodo emerge con chiarezza cristallina quando si analizzano fenomeni come il "SIR all'amatriciana" o il "latinorum caotico". Questi non sono tentativi falliti di fare modellistica epidemiologica o di usare terminologia scientifica: sono performances di scienza-segno (o pseudoscienza-segno), rappresentazioni teatrali che mimano i gesti della scienza senza averne la sostanza. Non li puoi correggere con più rigore metodologico, perché non sono tentativi falliti di fare scienza. Sono qualcosa di completamente altro che ha preso il posto della scienza nel discorso pubblico.

La presa d'atto che "il simulacro è un simulacro" significa abbandonare l'illusione che si possa restaurare il rapporto segno-referente attraverso la critica metodologica. Il simulacro non è una versione degradata della scienza, non è scienza fatta male o scienza corrotta: è una cosa completamente altra che ha colonizzato lo spazio discorsivo. Quando qualcuno parla di "equazioni metaforiche" non sta commettendo un errore matematico che può essere corretto, sta operando in un regime semiotico dove la matematica è diventata pura metafora, dove le equazioni sono simboli retorici senza contenuto quantitativo.

Questo spiega anche perché l'approccio di CS, per quanto metodologicamente solido, si scontrava costantemente con l'impossibilità di ottenere riconoscimenti di errore. Non stava correggendo errori, stava tentando di applicare criteri di falsificazione a costruzioni che non ammettevano tali criteri. Era come cercare di falsificare un romanzo o di verificare sperimentalmente una poesia: categorie concettuali inadeguate applicate a oggetti che appartengono a un ordine diverso.

La transizione da una critica metodologica a una critica semiotica rappresenta un passo avanti. Non si tratta più di chiedersi "come facciamo scienza migliore?" ma "come riconosciamo quando la scienza è diventata un simulacro?". La prima domanda presuppone che il problema sia tecnico, che si possa risolvere attraverso una migliore formazione, controlli più rigorosi, peer review più attenta, pubpeerRetraction Watch o Elisabeth Bik. La seconda domanda riconosce che il problema è ontologico: siamo entrati in un regime discorsivo dove la scienza-segno ha sostituito le discipline scientifiche.

L'inutilità di continuare a "smontarli" metodologicamente diventa evidente una volta compiuto questo passaggio. Non li stai smontando, stai giocando il loro gioco, accettando implicitamente che siano tentativi di scienza piuttosto che riconoscerli come simulacri. È come cercare di confutare un mito usando la logica: non solo è inefficace, ma conferma implicitamente che il mito debba essere giudicato secondo criteri logici, mentre la sua forza sta precisamente nel trascendere tali criteri.

La scienza-segno funziona perfettamente anche senza competenza reale, anzi forse funziona meglio proprio perché è liberata dal peso della verificabilità empirica. Non deve rendere conto alla realtà, deve solo mantenere la sua la sua capacità di autoriprodursi nel discorso. Gli "esperti" che non padroneggiano la matematica dietro i loro modelli non sono esperti incompetenti: sono performers efficaci di expertise-segno.

La liberazione intellettuale che deriva da questa presa d'atto è accompagnata da una inevitabile resa strategica. Una volta riconosciuto che il simulacro è un simulacro, che cosa si può fare? Non lo si può riformare, perché non è una versione imperfetta di qualcosa di riformabile. Non lo si può correggere, perché non è sbagliato: è semplicemente altro. Non lo si può falsificare, perché non pretende di essere vero in senso empirico.

Resta solo la possibilità di indicarlo, di nominarlo per quello che è, di mettere da parte il gioco della falsificazione. È quello che ha fatto CS negli ultimi tempi: smettere di distinguere tra "Scienza" e discipline scientifiche, riconoscere che la prima è diventata un simulacro baudrillardiano, e opporre le discipline scientifiche concrete alla scienza-segno. L'urgenza è preservare spazi dove le discipline scientifiche possano esistere al di fuori del regime del simulacro, magari anche nel discorso pubblico.

NdCS: How ironic, artefatti che criticano simulacri... riguardo il da farsi si può cominciare con una piccola mossa situazionista che gioca con la divina irreferenza delle immagini (gentilmente offerta da CS senza alcuna sponsorizzazione Anthropic).

giovedì 26 giugno 2025

IL POPOLO SCIENTIFICO

 

Da Alfred Bester, Destinazione Stelle. Quando si diceva "narrativa di anticipazione": pareva descrivere i fan della scienza sui social, per come me li ricordo. 

Erano - e forse lo sono ancora - il risultato della combinazione tra popolarizzazione della scienza e debunking all’italiana. Del resto, se si attribuisce l’autorità della "scienza" a laureati in scienze politiche, geometri, esperti in comunicazione o ragionieri programmatori, cosa ci si può aspettare? Una platea di lettori appassionati di Feynman o Hofstadter? Difficile crederlo. 

La questione delle qualifiche, per intenderci, non è e non vuole essere classista. E' una questione di formazione: per discutere una pubblicazione scientifica, per esempio, una preparazione al livello di scuola superiore nella stragrande maggioranza delle volte è insufficiente. La stessa cosa si può dire della scelta delle fonti ritenute affidabili: in assenza di mezzi per valutarle autonomamente ci si affida all'etichetta "comunità scientifica". Ma la "comunità scientifica" non ha un numero di telefono, o un indirizzo email. Quindi si sceglie qualcuno con quell'atichetta, una scelta che, quando non è sbagliata per area di competenza, è comunque arbitraria.

Se qualcuno volesse andare a rinfrescarsi le basi delle scienze dette "galileiane" non potrebbe che giungere a una conclusione: il combinato popolarizzazione della scienza-debunking ha prodotto una cultura (in senso antropologico) grottesca come quella descritta da Bester. 

Ma la cosa notevole, guardando indietro (sono passati quasi dieci anni) è che nel campo delle discipline scientifiche nessuno sollevò eccezioni, neanche amichevoli. Anzi, le voci che si udirono in campo scientifico furono di endorsement. Due casi isolati, Walter Quattrociocchi e Fabiana Zollo, sulla base delle loro ricerche fecere notare che l'attività del debunking era autoreferenziale e inefficace (in astratto, senza riferimento alle qualifiche dei protagonisti). Due lodevoli eccezioni, pur non facendo una questione di qualifiche e background, non intaccavano in modo significativo la cifra prevalente dei tempi.

Ma c'erano ragioni politiche, erano i tempi dell'ascesa dei 5 Stelle, che allora flirtavano con tutti i complottismi possibili e immaginabili. C'era un diffuso bisogno politico di autorità da contrapporre alla marea montante, un'autorità che fu concessa liberalmente in funzione sociale, politica e narrativa e non per altro genere di meriti. La cosa andò di pari passo con una surreale polemica contro "chi non aveva studiato", alimentata spesso da gente con titoli di studio decisamente scarsi. 

Si materializzò un contesto in cui si pensò di costruire la "promozione della scienza" a suon di  meme e slogan: “Fidati della scienza”, “Non è un'opinione”, “I dati parlano”. Quello che si ottenne fu la polarizzazione, ma si fece perlopiù finta di niente:  le "nuove" piattaforme richiedevano questi nuovi format. Probabilmente istituzioni e politica pensavano qualcosa del genere e non a caso il tutto si tradusse in un "Vota la scienza, scegli il PD".


E fu proprio il mondo di Bester: una religione "scientifica" che ostentava la sua devozione ma tradiva, a ogni passo, un analfabetismo scientifico imbarazzante.

Perché analfabetsmo scientifico? Perché, tornando alle basi, non basta leggersi un best seller in spiaggia o seguire sui social questo e quello per essere scientificamente alfabetizzati:

La filosofia naturale è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. (Galileo Galilei, Il Saggiatore)  

Che non solo la matematica ma il semplice aspetto quantitativo fosse un problema molto serio lo dimostrò una vicenda del 2017, quando l'ossessione "metalli pesanti" del fronte complottista era al suo culmine e finì per comparire pure in una puntata di Report. Un'associazione tedesca commissionò a un laboratorio in Germania  analisi di metalli pesanti su alcuni vaccini. Quei report analitici furono immediatamente diffusi in Italia dai soliti noti. Il clamore fu tale che il CICAP scese in campo. La questione venne così esposta dai due fronti:

1) è un'analisi indipendente e dice la Verità, c'è inquinamento da metalli pesanti
2) è un'analisi "indipendente" diffusa da siti novax che dice che c'è inquinamento da metalli pesanti e quindi è immondizia.

Peccato che le analisi del laboratorio tedesco, fatte con ICP-MS,  dicessero  che no, di metalli pesanti non ce ne erano (era un laboratorio certificato ISO 17025 che fornì un report analitico con tutti i crismi, incluso metallo per metallo LOD - Limit Of Detection, quindi tutti i discorsi del fronte proscienza, CICAP incluso, su peer reviewing e mancanza di un controllo di riferimento se li sarebbe dovuti portare via il vento). 

Per essere più chiaro: un'analisi di un laboratorio certificato "indipedente" diceva che il problema "metalli pesanti" nei vaccini analizzati non esisteva. Ma nessuno in nessuno dei due fronti lo aveva capito e fu montato un caso in cui in opposizione all'offensiva complottista si mise in scena una brutta parodia di scienza (per quella che è stata l'esperienza CS sui social non si trattò di un caso isolato: tranne rare eccezioni la cifra "scientifica" del dibattito era esattamente quella e quella restò in cinque anni di osservazione del fenomeno - diciamo che le considerazioni qua fatte sulla scienza/segno come rumore non sono pura teoria, sono supportate proprio da quelle osservazioni).

Ma tutto questo non importava, tanto, come nel romanzo di Bester, il coro ripeteva "Quant bast!" senza sapere il perché o il per come. Però con un'intenzione precisa: affermare sé stessi contro gli altri e riducendo tutto il discorso a questa dicotomia. 

NB: Questa è storia recente. Fino a tre anni fa, prima che CS lasciasse i social, nulla era cambiato. E probabilmente il quadro è ancora attuale.



CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...