domenica 28 aprile 2024

DEGLOBALIZZAZIONE, PHARMA

 

https://www.fiercepharma.com/pharma/novartis-actively-reviewing-relationships-chinese-contractors-amid-us-biosecurity-crackdown

Vorrei rammentare ai sinofili quanto l'ingresso della Cina nel WTO, venti anni fa, sia costato in disoccupazione in occidente, cioè moltissimo. Ma l'offshoring, cioè il trasferimento delle attività produttive e e in generale il reindirizzamento delle filiere produttive verso la Cina e più in generale l'Asia è stato un processo che in occidente ha prodotto immensi profitti, a scapito di chi perdeva il lavoro. Ma dopo 20 anni il vento pare essere cambiato e il cambiamento non sembra effimero.

Il CFO di Novartis dichiara che l'azienda è pronta ad allinearsi alla nuova legislazione USA quando entrerà in vigore. Ma di cosa si parla?

Il BIOSECURE act mira ad evitare che fondi federali americani, cioè i soldi che vengono da chi paga le tasse, vadano a finire attraverso la filiera della ricerca e sviluppo ad aziende cinesi. Detto così sembra qualcosa di neutrale e ragionevole, ma in realtà ci sono specifiche aziende nel mirino e la più pesante è WuXi , la powerhouse globale del Contract Development and Manufacturing farmaceutico. :

Il progetto di legge, etichettato BIOSECURE Act, prende di mira specificamente le più grandi biotech cinesi, WuXi AppTec (Shanghai, China), WuXi Bio (Jiangsu, China), BGI Genomics (Shenzhen, China), MGI (also Shenzhen), e la filiale di MGI Complete Genomics (San Jose, US), e dichiara che queste aziende costituiscono un rischio alla sicurezza nazionale degli USA in quanto  “coinvolte in progetti di ricerca con, appoggiate da, o affiliate con forze straniere avversarie, militari, di sicurezza interna o di intelligence"(https://www.pharmaceutical-technology.com/analyst-comment/biosecure-act-wuxi-drugs-us-market/)

E questa è una singola mossa che prima dell'approvazione dell'act sta già ristrutturando pesantemente le filiere della ricerca e sviluppo globale in campo farmaceutico. Si era parlato di mosse anticinesi di Trump con le sue iniziative tese a favorire il reshoring (il ritorno in USA di attività industriali già delocalizzate in Cina). Ma il BIOSECURE act si dimostrerà per conseguenze la più potente azione deglobalizzante mai vista prima.

Difficile anticiparne le conseguenze a livello globale. Cosa succederà alle filiali europee di WuXi è abbastanza facile da immaginare: perderanno molti clienti, e di sicuro tutti i più importanti, quindi chi lavora per WuXi in Europa farebbe meglio a cercare attivamente altre posizioni, se già non lo sta facendo. Cosa succederà alle filiali europee di altre aziende cinesi (Pharmaron, per esempio) è difficile da predire. Probabilmente i beneficiari della nuova situazione saranno in primo luogo le CDMO indiane, in secondo luogo quelle europee. Facile prevedere un aumento dei costi di sviluppo farmaceutico preclinico, il che di solito si traduce in un ennesimo round di licenziamenti e dismissioni nella ricerca e sviluppo delle grandi farmaceutiche globali 

PS: Mi ricordo qualche anno fa su twitter un breve scambio con un ingegnere gestionale che sosteneva che la globalizzazione era irrevesibile perché tutto in natura è irreversibile, per il secondo principio della termodinamica... la "scienza" degli ingegneri gestionali sui social, tanta roba.

giovedì 25 aprile 2024

FAVE, GLUCOSIDI E AGLICONI

Da dove vengo le fave (i baccelli) si mangiano fresche, assieme a pecorino, marzolino o baccellone, di solito con accompagnamento di vino rosso. Sono una cosa primaverile.

Le fave secche bollite e poi fatte a purè, di solito accompagnate ad erbe amare, sono invece una cosa adriatica, che inizia nelle Marche e finisce in Puglia, con qualche sconfinamento in Basilicata.

Una primavera che stenta a decollare, con minime di 3-4 gradi e massime di 13, e mi sono lasciato andare a una differente versione del purè di fave, giusto per pensare a luoghi più meridionali. Gli ingredienti venivano dall'Italia, tranne il rosmarino. In Italia ho in giardino una pianta più vecchia di me, ma a questo giro mi sono scordato di portarmene un po'. Ci sono ormai aromi diffusi in misura maggiore o minore ormai in tutta Europa (isole comprese). Il rosmarino è uno di questi. Gli altri sono alloro, timo e prezzemolo, tra i mediterranei, poi noce moscata, cannella e i non mediterranei curcuma, coriandolo, cumino.

Quindi il rosmarino lo ho comprato qui, proveniente di sicuro da un indeterminato paese mediterraneo: 15 grammi di cime di rosmarino per l'equivalente di un euro, il che farebbe 670 euro al chilo, pensate un po'. L'essenza di rosmarino contiene acido rosmarinico, acido carnosico e carnosolo e si ottiene perlopiù per estrazione con alcol etilico al 60%. Di solito in cucina si usa l'olio di oliva per estrearre i profumi della pianta, io ho scelto per questa volta di provare l'estrazione in acqua calda.

La preparazione è stata così eseguita: fave decorticate bollite assieme a rosmarino per 30 minuti, finendo con lasciare poca acqua. Con un frullatore a immersione ho otteneuto una purea abbastanza soda (se la volete più fluida lasciate più acqua). Solo a questo punto ho salato, pepato e mescolato accuratamente. In una padellina con tre cucchiai di olio EVO ho soffritto con uno spicchio d'aglio schiacciato tre fettine di pancetta. Ho trasferito il purè di fave in una scodella, ho disposto le fettine di pancetta e, scartato l'aglio, ci ho colato sopra l'olio di cottura della pancetta.

Per me molto soddisfacente. Per altri sarebbe letale. A causa di Vicina e Convicina.


Vicina

La vicina è un'alcaloide abbondante specialmente nei semi di Vicia Faba. Isolata per la prima volta nel 1870, la sua struttura venne elucidata solo nel 1953.

Divicina
La vicina in sé non è tossica, lo è il suo metabolita: quando ingerita il legame glicosidico viene idrolizzato dando l'aglicone divicina, e con la divicina le cose cambiano e molto. Una volta raggiunto il flusso sanguigno reagisce con l'ossigeno nei globuli rossi per dare perossido di idrogeno e anione superossido, che vengono ridotti da NADPH e glutatione. Il processo provoca un calo dei livelli di glutatione e NADPH nei globuli rossi che nella maggior parte dei soggetti non risulta problematico. Ma circa un 4% della popolazione è carente dell'enzima G6PD, cioè affetta da favismo, e non riesce a rigenerare abbastanza velocemente il glutatione: il risultato è un'anemia emolitica, E con la covincina le cose vanno più o meno allo stesso modo.

Quod aliis cibus est aliis fuat acre venenum, scrisse Lucrezio nel De Rerum Naturae... E aggiungerei che quello che per qualcuno è cura, prevenzione o terapia per una condizione per altri può essere deleterio.

ALLA FINE DI UN 25 APRILE VISTO DA LONTANO

Non so, se fossero ancora vivi, come Sergio Solmi, nome di battaglia Mario Rossetti, e Beppe Fenoglio giudicherebbero questo 25 aprile. Non so se gioirebbero dell'ennesima liturgia saltata o semplicemente volgerebbero altrove lo sguardo disgustati. Per loro la resistenza era stata freddo, fame, proiettili che ti fischiavano troppo vicini, carcere. Ebbero modo di provare a scriverne una testimonianza in tempi più civili, in cui Mario Rossetti traduceva Ezra Pound e Montale traduceva Emily Dickinson. Perché la guerra e il fascismo, quello totalitario che si era fatto istituzione, erano alle spalle, e nel loro presente avevano lasciato solo cicatrici residuali. I nemici veri, non quelli di comodo, avevano finito per stringersi la mano, per ricordarsi con rispetto (vedere la fine del film).

 

E non posso scordare il memoriale di Paolo Caccia Dominioni (https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Caccia_Dominioni), militare, partigiano e scrittore, sempre ricordando che nel deserto lui e il suo vecchio amico Peniakoff, quello della Popsky's Army, si erano trovati su fronti opposti. Gli irregolari di Peniakoff li ritrovate in Paisà di Rossellini, nell'ultimo episodio, quello su servizi segreti americani e inglesi che lavorano fianco a fianco con i partigiani veneti alla foce del Po.

La seconda guerra mondiale era alle spalle, con un sospiro. Mi ricordo ancora nei primi '70 mia nonna che cominciava a raccontare un ricordo diecendo "In tempo di guerra...".

Beninteso, nel mondo all'epoca non c'era pace: Corea, Guerra Fredda, Vietnam, Angola, guerre in Medio Oriente. Però tutto questo non lo sentivi sulla tua pelle, Non sentivi la fame, non toccavi con mano la morte con una frequenza mai sperimentata.

Il presente 25 aprile non poteva andare liscio con la solita vuota liturgia: troppe guerre in corso, troppo vicine. Si può dire che chi ha gridato "Fuori i sionisti dal 25 Aprile" al di là del metodo ha quanto meno posto un problema?

 

Il problema sarebbe quello della distinzione tra oppressi e oppressori, ieri come oggi. E tra ieri e oggi qualche ex oppresso ha fatto il salto della quaglia passando dall'altro lato, ma fa finta di niente.

In questa contraddizione i coup de théâtre come quelli relativi a Scurati e al suo monologo, si rivelano tragicamente inadeguati, ancorati a un gioco politico logoro in cui chi governa non si vuole definire antifascista per non rinunciare a una piccola fascia di elettorato e chi non governa ci marcia sopra per consolidare quel che resta del suo. E lo fa pur avendo l'altro ieri appoggiato misure senza pari e senza precedenti in occidente quanto a limitazione dei diritti individuali, perché "tanto tutti gli altri lo fanno" - un falso clamoroso, stando al Guardian: in Italia Unjabbed people face ban from range of activities, as countries in Europe scramble to impose stricter rules, questo dicevano. Ma immagino che ci siano ideali per cui è giusto coercere gli altri e altri da avversare per la loro natura coercitiva...

Ma soprattutto la tragedia odierna è che il momento in cui la fine dei conflitti, con il tempo in cui gli ex nemici si rispettano e si stringono la mano, non solo non è immaginabile ma neanche deve essere pensata. Ma forse il tempo in cui un Solmi traduce un Ezra Pound non può ritornare in primo luogo perché non ci sono né Solmi né Ezra Pound.

mercoledì 24 aprile 2024

PER IL 25 APRILE

 

Sergio Solmi

Grazie sien rese ai ciechi

iddii ridenti, che il poeta trassero

di morte e dalla nera muda al gaio

giorno del camerone dove cantano

i giovinetti partigiani.

Aprile

dolce dormire, s’anche aspra s’ingorga

nelle bocche di lupo la sirena,

passa la conta, o sparano i tedeschi

sulle mura. Reclino

sul gomito piegato il mallo vergine

della capigliatura, dentro il sonno

fiducioso calati come in grembo

della madre al lontano

tempo dell’altra vita, oggi vi guardo,

miei quasi figli, fatti miei fratelli

da antica giovinezza che m’ha gonfio

il cuore all’improvviso, poi che il raggio

di miele della primavera cola

tra le sbarre, sull’impiantito stampa

riquadri luminosi, ed alle nostre

gracili vite a oscuro esito offerte

misura a lento passo eguale giorno.

domenica 21 aprile 2024

LA LOTTA ALLE FAKE NEWS: UNO STRUMENTO VERSATILE PER IL POTERE

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/20/le-questioni-emerse-con-la-pandemia-non-sono-alle-spalle-alcuni-temi-sono-ancora-tabu/


Fake news, definizione: tutto quello che non è in linea con il pensiero unico. Durante la pandemia sono state derubricate alla voce fake news cose che provenivano da Peter Doshi e dal British Medical Journal, da Tom Jefferson, da Ioannidis, da Guido Silvestri, dalla stessa Sara Gandini e via dicendo. Che la lotta alle fake news debba essere centrale in una pandemia non deve stupire, perché ormai lo avrete capito, anche se poi ve lo siete scordato: in una epidemia, vera o presunta (cfr vaiolo delle scimmie), non importano i dati, importa il messaggio, e il messaggio è quello teso a disciplinare la popolazione. E per produrre sparate moralizzanti (il new normal, lo zerocovid etc) non servono competenze particolari. Infatti dalla prima delle virostar all'ultimo dei divulgatori le competenze e le capacità di comprendere qualcosa della dinamica delle malattie infettive erano nulle, e il termine "esponenziale" aveva un puro valore metaforico. Ma attenzione, non era una questione di incompetenza, per niente. Indipendentemente da quali fossero i dati e i numeri era ed è gente che è fermamente convinta di quello che deve essere detto e fatto e di come debba essere detto e fatto - e questa è politica e ideologia, con una visione della società in cui lascienza deve moralizzare la popolazione stupida e ignorante. In un contesto del genere "cresce esponenzialmente" va bene, discutere di derivate seconde e flessi è fake news. Occorre ribadire quanto il fronte del delirio sia funzionale a questo meccanismo? Spero di no.

Quanto a istanze moraliste posso fare un'esempio: ci fu "I comportamenti di James Bond nuociono alla salute"

https://pensiero.it/in-primo-piano/notizie/in-fatto-di-salute-james-bond-non-e-un-buon-esempio

A parte le abitudini alimentari, Bond sarebbe stato un pessimo esempio perché viaggia molto e ha molte e diverse partner sessuali. Mi viene da pensare a Ford v. Ferrari, quando il manager delle vendite mostra una diapositiva dicendo "James Bond non guida una Ford" e Ford II commenta "Perché è un degenerato!". Il livello è esattamente quello. Una regressione infantile (o senile) al bigottismo degli anni 50-60 dello scorso secolo. Il desiderio del pensiero medico dominante di questi tempi: incatenare i corpi (vedasi la crociata contro il vino), in nome della salvezza della nuda vita (vedere Carlo Galli, citato più avanti). Personalmente rigetto il primato della nuda vita, a favore di quello di una vita degna di essere vissuta. Per questo ho una innata repulsione verso chiunque voglia condannare chiunque altro ad una vita indegna.

Ma torniamo alla popolazione stupida e ignorante. E' stupida e ignorante, appunto, quindi che problema c'è se durante la pandemia si è impoverita, mentre i pochi si arricchivano? E poco conta che buona parte della stessa popolazione aderisse con entusiasmo alle parole d'ordine del potere, riversando il proprio odio sull'altra parte dei loro simili, quella non allineata (un modello trasportato pari pari dalla pandemia alle guerre in corso).

Purtroppo, proprio a sinistra, dove questi temi andrebbero sollevati e discussi apertamente, incontriamo spesso un muro. Per la sinistra è un tabù la gestione della pandemia, anzi della sindemia, e quindi dell’impatto che le scelte politiche hanno avuto sulle varie classi sociali sia a livello economico che di salute. Persino nei centri sociali e nei luoghi del femminismo l’argomento è spesso intoccabile. Il silenzio imbarazzato di troppi intellettuali ne compromette la residua (ormai scarsa) credibilità.

Ma se le istituzioni internazionali come l’Oms si stanno preparando a una nuova pandemia, è chiaro che bisogna trovare il coraggio di discutere con serietà a partire dal green pass, per arrivare agli effetti delle chiusure rispetto alla dispersione scolastica, per le classi sociali più deprivate e non ultima per la salute psicologica delle nuove generazioni. E non possiamo dimenticare che la sanità pubblica è peggiorata in modo significativo anche a causa delle scelte fatte durante la pandemia e ora non è in grado di reggere le richieste con code che rendono inevitabile affidarsi al privato, per chi se lo può permettere.

E direi che c'è poco altro da aggiungere, se non citare ancora Carlo Galli:

Un’erosione continua delle certezze del diritto, che può arrivare a essere una sorta di eccezione al rallentatore, uno strisciante cambio di regime: il passaggio all’emergenzialismo; la decretazione d’urgenza è il modo normale della legiferazione, dove ormai la «misura» – rapida ed efficace – prevale sulla legge. Soprattutto, l’emergenza comprime il diritto di critica, le voci di dissenso, e implica una tendenziale uniformazione, la discriminazione del non-conforme, del nemico interno – l’accusa di essere «no-vax» ha colpito chiunque chiedesse spiegazioni, o eccepisse in qualsivoglia modo le misure decise dalla politica e legittimate dalla scienza –: il che è ovviamente pericoloso per la democrazia. Il segreto dell’emergenza è qui: che l’ordinamento nel difendere le vite dei cittadini difende in realtà sé stesso, anche al di là degli assetti democratici; quelle vite non necessariamente sono ridotte a «nuda vita» – che è l’esito estremo, raro per fortuna, dell’eccezione –, ma certo sono sempre piú povere, piú strumentali, piú passive.

(Carlo Galli. Democrazia, ultimo atto?, Einaudi , 2023)

mercoledì 17 aprile 2024

LASCIENZA, I TEMI, CHI LI PLACCAVA E CHI LI CAVALCA

 


Mi ricordo un professore, ai tempi dell'università, in un momento "la realtà com'è". Lui disse che aveva colleghi le cui entrate erano perlopiù extracurricolari, perché erano noti come "placca problemi". Sarebbe a dire che se nel discorso pubblico veniva fuori un problema, di inquinamento o relativo a un farmaco o a una tecnologia, loro erano quelli a cui rivolgersi per avere un parere "qualificato" in cui si dichiarava che il problema non esisteva. Dopodiché il placcaproblemi emetteva fattura.

Poi ci furono i cavalcatori di temi. Anni '90, la pecora Dolly, la gran corsa alla mappatura del genoma umano (esigue ricadute, tranne che per Craig Venter, in cash), il primato della biologia  (con danni immensi allegati) e tutto il resto. Ebbene, in quegli anni si parlò molto di OGM in agricoltura, e se ne parlò anche in Italia. Non mi interessa l'oggetto di quel dibattito, ma la natura del dibattito stesso.In TV c'erano fissi (ma proprio fissi) Dompé (l'uomo, non l'azienda, in quanto all'epoca presidente di Assobiotech) e Giuseppe Carlo Lozzia. Lozzia aveva/ha una cattedra di Entomologia Agraria all'Università di Milano, e parlava di manipolazioni del genoma (gli agrari e la comunicazione della scienza sui media: una lunga storia deprimente). L'industria e lascienza, grande test run, in un epoca pre Web 2.0. Credo all'epoca non esistesse neanche Myspace, erano i tempi dei primi blog ma soprattutto dei gruppi usenet, delle mailing lists.

Non mi stupì scoprire che la canea sugli OGM sia stata un evento centrale per Isabelle Stengers, un tema a cui dedicò un capitolo cardinale nel suo In Catastrophic Times

Researchers, who are required to stick to the slogan “science at
the service of everyone,” against what they know to be the case?
If the business of GMO crops was an event it is therefore because
there was an effective apprenticeship, producing questions
that made both scientific experts and State officials stutter, that
sometimes even made politicians think, as if a world of problems
that they had never posed was becoming visible to them. What is
proper to every event is that it brings the future that will inherit
from it into communication with a past narrated differently. At
the outset, after having announced the amazing novelty of their
creations, the promoters of GMO crops protested that they were
in continuity with agricultural practices regarding the matter of
seed selection. Today it is this very continuity that is the object
of stories that are new or which have hitherto been considered
“reactionary,” stories that resonate together and open the event
up to yet more connections, most notably with those who are
learning to renew practices of production that modernization had
condemned (the slow food movement, permaculture, networks
for the rehabilitation and exchange of traditional seeds, etc.).
Of course, the cry of our guardians has been about “the growth
of irrationality,” “the fear of change,” “ignorance and super-
stition.” But this cry and the noble task that follows from it, that
of “reconciling the public with ‘its’ science,” have had little effect.
Moreover, the question of the “public” has itself been put in crisis.
What do “the people” think? How do they “perceive” a situation?
Traditionally, opinion polls responded to this question: one
addresses a “representative sample of people” and asks them
point-blank about questions that do not necessarily interest
them. The business of GMO crops was an occasion when citizen
juries demonstrated their capacity to ask good questions, which
made the experts stutter – if and only if the apparatus that brings
them together effectively allows it. 

Questo passaggio (lo scettiscismo nei confronti degli scienziati che "lavorano per l'umanità", NdCS) riflette le complesse dinamiche sociali, politiche e scientifiche che circondano l'avvento delle coltivazioni OGM. Ecco una panoramica di alcuni punti chiave:

    1) Sfida dello Status Quo: L'emergere deelle coltivazioni OGM ha interrotto le narrazioni esistenti sull'agricoltura e sulla produzione alimentare. Ha sollevato domande che sia gli esperti scientifici che i funzionari governativi hanno trovato difficili da rispondere, portando a una rivalutazione delle pratiche e delle politiche consolidate.

    2) Comunicazione tra Passato e Futuro: Eventi come la crescita delle coltivazioni OGM portano il futuro in conversazione con un passato diverso. Inizialmente, i sostenitori degli OGM hanno argomentato per la continuità con le pratiche agricole tradizionali, in particolare nella selezione dei semi. Tuttavia, questa narrazione viene ora contestata, con nuove storie che emergono e mettono in evidenza prospettive e pratiche alternative, come quelle sostenute dal movimento del cibo lento e dalla permacultura.

    3) Resistenza e Critica: Nonostante i tentativi di respingere l'opposizione come irrazionale o basata sulla paura del cambiamento, tali critiche hanno avuto scarso impatto. Il rapporto del pubblico con la scienza viene ridefinito, e metodi tradizionali per valutare l'opinione pubblica, come i sondaggi, vengono messi in discussione.

   4) Coinvolgimento dei Cittadini: Il passaggio evidenzia il ruolo delle giurie di cittadini nel porre domande pertinenti alle quali gli esperti faticano a rispondere. Ciò sottolinea l'importanza di meccanismi efficaci per la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali.

Nel complesso, il passaggio dipinge un quadro di un paesaggio complesso ed in evoluzione che circonda le coltivazioni OGM, dove diverse prospettive e narrazioni si intersecano, mettendo in discussione norme e istituzioni consolidate.

Ripeto, non interessa qui il tema (OGM), ma la fenomenologia del dibattito che si sviluppò al tempo. Qualche anno più tardi e questo volta solo in Italia altro incrocio tra scienza, medicina e politica: 2005, referendum sulla procreazione assistita. E che c'è da dire contro la procreazione assistita e la ricerca sulle cellule staminali? Niente.

Eh. Eppure io votai "con la Chiesa Cattolica". Perché?

Perché il "sì" a quel referendum apriva le porte non solo al business degli uteri in affitto, ma anche alla commercializzazione degli ovuli fecondati. Cioè rendeva il germe, il template di un essere umano completo, semplicemente merce. Negli anni ho anche lavorato con vari tipi di linee cellulari, commercializzate, e se non arrivate a capire che non è la stessa maledetta cosa posso solo spiacermi per voi. 

Ok, poi il quorum non fu raggiunto ma quegli articoli di legge vennero comunque abrogati a rate in parlamento, seguendo la volontà della maggioranza non qualificata che aveva votato al referendum. Strano che non sia successo altrettanto con il referendum sull'acqua pubblica del 2011, con quorum raggiunto e maggioranza contro la privatizzazione dei servizi idrici. Vabbè, dettagli insignificanti.

Comunque ancora oggi c'è chi continua a cavalcare temi (al momento tira molto la guerra) e che ci alzi qualche soldo è facile da verificare, basta dare uno sguardo su youtube. E' il circo mediatico dei pezzenti: ieri c'erano i gettoni dell'ospitata TV (quelli di allora, mica bruscolini), oggi ci sono 'sti du' spicci, che sembrano tanta roba.

A parte che qua sopra, su questo blog e annessi, non si sono mai chiesti neanche 10 centesimi, vorrei far notare una cosa forse stupida. In questo blog non è mai stato cavalcato un tema: fin dal 2018 è stato invece applicato un metodo, sempre lo stesso, a temi diversi. Temi diversi che in realtà sono solo apparentemente differenti, perché continuano ad essere sfumature dello stesso unico tema, quello caro alla mano che impugna il bastone, cui non fa differenza se si tratti di vaccinazioni infantili, pandemia o guerra, è sempre la stessa cosa. Perché anche nel caso della mano che impugna il bastone non è questione di temi ma di metodo. E se non avete capito di che metodo si tratta ... 

PS: Le figure più patetiche di cavalcatori sono stati quelli che arrivavano sui social dall'accademia italiana o dall'"area divulgazione" fuori tempo massimo e con risultati risibili. Purtroppo me li ricordo bene, con le loro reazioni isteriche nei confronti dell'attività di CS, con i loro comportamenti passivo-aggressivi, con il loro notabilitato di provincia o con il loro nulla esistenziale in cerca di visibilità sui social. E mi dicono che il modo ancor li offende.

domenica 14 aprile 2024

LAUREE STEM E DONNE, ANCORA

 

La storia raccontata da Sabine Hossenfelder, che vi invito a vedere per intero (ci sono i sottotitoli in italiano), è degna di nota soprattutto perché, come lei stessa dice, è emblematica. Avendo avuto parenti e amiche che hanno preso la strada della ricerca accademica non mi è suonata nuova. Farei notare che conferma un'espressione che ho usato più volte (non a caso) quando ho detto che lo scopo della ricerca accademica è produrre carta (perlopiù).

Dopo di che vorrei aggiungere una considerazione del tutto personale, sulla base della mia lunga  esperienza lavorativa. Appena laureato scelsi il privato, anche se mi era stato offerto il dottorato, e per il motivo più banale possibile: i soldi (ai tempi le borse di dottorato erano molto esigue). Nel privato ho costruito la mia professionalità. 

"Professionalità" può essere un concetto interpretato in vari modi. Come lo intendo io è svolgere il proprio lavoro in modo qualificato coordinandosi produttivamente con tutte le funzioni aziendali coinvolte, in primis riconoscendo a mia volta la loro professionalità. Potrei definire la cosa come "lealtà professionale". 

Piccolo particolare: nei contesti privati non tutti aderiscono a questa visione, nei fatti. Negli anni ho visto conflitti apparentemente insanabili tra funzioni e tra gruppi, individui che mettevano il proprio ego (e la propria carriera) al di sopra di ogni cosa, interesse aziendale compreso. E spesso ho visto competizione tra chimici, del tipo "io ne so più di te" "No, io so fare meglio di te". E devo dire che negli anni ho avuto più lealtà professionale da colleghi donne che da colleghi uomini. Ma ho anche visto in gruppi tutti femminili dinamiche da gineceo, in cui l'ultima arrivata o quella "divergente" era sottoposta a pratiche vessatorie più o meno sottili.

giovedì 11 aprile 2024

SISTEMI SANITARI E MORTALITA'

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/06/aumenta-la-mortalita-giovane-in-usa-dove-vince-il-profitto-la-salute-perde-terreno/

Consiglio la lettura del pezzo di Gandini e Bartolini, e condivido in toto l'analisi finale:


Durante la pandemia in Italia abbiamo avuto un record di mortalità perché eravamo già in precedenza in una crisi strutturale, e ora siamo gli ultimi tra i Paesi del G7 e tra gli ultimi Paesi dell’Ocse per finanziamento sanitario pro capite: meno di 3.000 euro l’anno a fronte dei 7.300 euro della Germania e dei 6.115 della Francia (fonte Kff Health System Tracker). Inoltre, se da una parte la pandemia ha contribuito ad aumentare la povertà assoluta (9.7% di italiani nel 2022 in crescita dal 9.1% in un anno), per il 2024 l’Italia decide di spendere in armi ben 29 miliardi, mentre basterebbe un finanziamento di 5 miliardi l’anno per 5 anni per riportare il nostro Ssn alle performance pre pandemia.

Sembra evidente che noi europei, stritolati da propaganda ed economia di guerra, dobbiamo urgentemente chiederci quale modello di sanità vogliamo seguire e come ripensare alla radice la nostra subalternità ideologica agli input d’oltreoceano.


Figuratevi non ho contezza delle dinamiche della grande farmaceutica multinazionale: le ho sperimentate direttamente sulla mia buccia. C'è però un particolare: l'inflazione medica di cui si parla di fatto nell'articolo è il primo motore della crescita del prezzo dei nuovi farmaci: E' il meccanismo per cui i costi di sperimentazione clinica in venti anni sono cresciuti da alcune centiaia di milioni di dollari a circa due miliardi. Quanto a costi ricordiamo che quel che è costo per uno è introito per altri, ed è un costo che continua a crescere più dell'inflazione:


Ho navigato per quasi quattro anni nella retorica del salvare vite garantendo l'accesso ai trial per nuovi farmaci destinati a unmet medical needs. Una retorica che alza i suoi toni quanto più il flusso si denaro dimuinuisce (chissà perché). Però...

... però il punto resta: se i costi per tutto il resto sono andati avanti con la normale inflazione, a parte il fatto che l'ultimo che paga è il solito (cioè il paziente), chi, a differenza di Big Pharma, guadagna su ogni farmaco sperimentale, anche quando fallisce nei trial clinici? La risposta è facile: il sistema medico, specialmente quello privato. Perché Big Pharma guadagna sui i farmaci approvati, sui farmaci sperimentali falliti perde. E il rapporto tra farmaci sperimentali falliti e approvati rimane 10/1 (nelle valutazioni ottimistiche). Ma le strutture mediche che hanno realizzato la sperimentazione clinica guadagnano sui 10, mentre la farmaceutica guadagna su 1. Curioso? Niente affatto. E, considerati i costi complessivi della sperimentazione di un farmaco , tutto quello che è preclinico e chimica pesa per alcune decine di milioni, mentre i costi della sperimentazione clinica sono di centinaia di milioni, fino a un miliardo. Quindi dovrebbe essere abbastanza facile, nel caso di un farmaco sperimentale fallito, chi è ingrassato di più. E aggiungerei che c'è chi ingrassa sempre e chi viene ristrutturato ogni volta che tocca (i ricercatori dello sviluppo farmaceutico).

Poi voglio capovolgere il punto di vista, passando alla fiction americana. Quali sono i settori più critici , malfunzioanti e disastrati, negli USA? Cure mediche, forze di mantenimento dell'ordine pubblico (polizie), sistema legale. E guarda caso da anni siamo seppelliti da serie americane poliziesche, mediche e legali. In cui l'industria farmaceutica è ogni tanto il cattivo di turno.

martedì 9 aprile 2024

ANCORA SUGLI APPELLI ALLE LAUREE STEM FEMMINILI

Mi ricordo un periodo assurdo, una quindicina di anni fa, quando la sintesi organica per qualche motivo diventò grunt work. Essendo grunt work chiunque poteva essere addestrato (poco) per la funzione indipendentemente dalla difficoltà o dal rischio - e meno costoso era, meglio era. Alla fine ci scappò il morto e fu una ragazza: una morte che lasciò un segno.

https://cen.acs.org/safety/lab-safety/10-years-Sheri-Sangjis-death/97/i1

Questa è una storia vecchia, ormai, che dimostra come nell'ambiente accademico USA ai tempi anche l'addestramento, oltre che la sicurezza, fosse percepito come un costo. Reazione con 60 ml di t-butil litio? Il bel sogno luccicante di una carriera STEM finì con un incidente stupido, stupido, stupido,  una fiammata, giorni di agonia e la morte.

(Inizio dettaglio tecnico)

Cominciamo dando un poco di contesto, come si dice:

Questo dovrebbe essere abbastanza chiaro. L'atmosfera nel sistema di reazione (il pallone con condesatore e imbuto gocciolatore) e nella bottiglia è inerte: la vetreria è stata essicata per eliminare l'umidità adsorbita dalla superficie del vetro, l'aria è stata sostituita da azoto puro (o argon). La bottiglia contiene il reagente piroforico o sensibile all'aria che deve essere trasferito. Il suo tappo ha un setto autosigillante. L'ago che non pesca nel liquido, collegato alla linea dell'azoto, fornisce una leggera sovrapressione nella bottiglia. L'ago della cannula pesca nel liquido, e quindi il liquido in questo modo viene spinto attraverso la cannula nell'imbuto gocciolatore del set di reazione. Quando si è trasferita la quantità desiderata si solleva l'ago della cannula in modo che non peschi più nel liquido della bottiglia, in modo di far scorrere azoto nella cannula svuotandola della maggior parte del liquido residuo quindi si chiude la valvola dell'azoto in entrata.

Quando si parla di quantità superiori ai 50 ml di solito non si usa una cannula. Per evitare tempi di trasferimento che non finiscono più si usa qualcosa capace di maggiori portate, tipo questo:


E ora veniamo al t-butil litio. Il t-butil litio, soluzione in esani, eptano o pentano (!) è uno dei materiali più piroforici che ci siano. Scordatevi sodio o potassio metallici, sodio idruro al 99%, litio boroidruro in polvere, trimetilfosfina. L'unica cosa peggiore del t-butil litio nella mia esperienza è il trimetil alluminio. Per dare un'idea per piccole quantità il t-butil litio soluzione viene commercializzato comunque in bottiglie, il trimetil alluminio soluzione in toluene invece viene commercializzato in bombolette di acciaio. 

Ai tempi dei tempi lavoravo con setup di reazione uguale a quello della figura 2 e se ben ricordo il pallone era un 6 litri a tre colli Ace Glass, coni laterali 24/40, cono centrale 45/50, agitazione meccanica. Lavoravo con t-butil litio e una linea di trasferimento Chemflex come quella della seconda immagine. Quando avevo finito di trasferire il volume richiesto, dopo le operazioni descritte più sopra, dovevo sfilare l'estremità della linea di trasferimento dal setto alla sommità dell'imbuto gocciolatore. Tenevo fissato poco sopra il gocciolatore un imbuto collegato alla linea dell'azoto. Perché appena sfilavo l'ago della linea di trasferimento dal setto, beh, quello diventava una specie di becco Bunsen: immediatamente dall'estremità dell'ago veniva fuori una fiamma. La soluzione al problema era spostare velocemente l'estremità dell'ago sotto il getto di azoto proveniente dall'imbuto per spengere immediatamente la fiamma. 

Detto questo pensate di dover lavorare non con una cannula ma con una siringa. Avete lo stesso ago collegato all'azoto infilato nel setto della bottiglia. Ma siccome la vostra siringa è di plastica e con un ago corto dovete inclinare a mano la bottiglia per pescare la soluzione. Date un poco più di pressione di azoto per accelerare l'operazione, la pressione spinge il liquido tanto da far uscire il pistone della siringa dalla propria sede. E voi venite investiti prima dalla fiamma, poi da un getto continuo di liquido piroforico in fiamme, perché la pressione di azoto è sempre lì, nessuno ha chiuso la valvola. Questa fu più o meno la dinamica dell'incidente di Sheri Shangji.

(Fine dettaglio tecnico)

Mi è capitato, girando per lo youtube italiano, di incappare in questo video.

 

Tutto molto bello, vero? Fare arrivare "la scienza" alle bambine e alle ragazzine, e farlo nello stesso modo in cui parleresti di un manga, di un videogioco, di una serie. Cioè di cose che non richiedono alcuno sforzo all'individuo. Il piccolo particolare è che una laurea STEM richiede non solo studio ma anche impegno e capacità di comprendere concetti che al primo contatto possono sembrare completamente astrusi. Serve capacità di analisi e astrazione e se non si possiede occorre lavorare per costruirsela. E questo nel pacchettino pop dell'advocacy e della divulgazione non può e non deve passare perché guasterebbe il flusso dell'intrattenimento.

Fermatevi un attimo a riflettere: in Italia e indipendemente dalla qualifica una donna ha un più difficile accesso al lavoro e quindi alla fine si ritrova pagata meno dei colleghi maschi. E questa è la situazione attuale. Al di là delle belle questioni di principio quindi proviamo un attimo a immaginare il perché di questa enfasi. Rebus sic stantibus cosa significa "servono più lauree STEM alle donne"? Semplicemente significa che servono più laureati (in senso neutro, mi rifiuto di usare la schwa) con minori aspettative salariali. 

Ipotesi di lavoro: eliminare le disparità salariali tra donne e uomini e verificare poi se l'hype "più lauree STEM alle donne" mantiene la stessa intensità.

Poi ci sarebbe da interrogarsi sul perché di questa enfasi proprio ora. Per caso la faccenda potrebbe avere a che fare con il nuovo quadro geopolitico in cui le aziende a più alta tecnologia sono impegnatissime in un reshoring a tappe forzate (riportare in occidente funzioni date conto terzi in Asia venti anni fa)?

Può essere che si chiedano oggi in Italia più lauree STEM per le donne come si predicava il tecnologo cinese nel 2005? E che la benzina dell'insistenza mediatica sia sempre la stessa, cioè il più basso costo del lavoro?

In realtà l'Italia produce già ora più laureati STEM di quanto il mercato italiano, malridotto com'è, ne possa assorbire. E questo è una delle prime cause del fenomeno dell'espatrio, mai così consistente negli ultimi 40 anni.

https://www.agi.it/estero/news/2024-02-07/italiani-estero-maggiorenni-sei-milioni-regione-lombardia-25172432/

In un contesto di questo genere pensare che dietro ai reiterati appelli per più laureate STEM ci sia una presa di coscienza o una rivendicazione paritaria è quantomeno ingenuo, dando una rapida occhiata ai dati e a quale sia ad oggi il quadro delle politiche per facilitare le donne che lavorano - avete presente quanto costa un asilo nido?. Sempre che non si ritenga che una donna che lavora debba semplicemente rinunciare ad avere una famiglia, il che è anche una scelta perfettamente legittima che però non dovrebbe essere obbligata dalle circostanze.

PS. Prima o poi si arriverà alla parificazione, sì, al ribasso, abbassando gli sipendi degli uomini al livello di quelli delle donne, e sono straconvinto che quando succederà qualcuno festeggerà per lo storico risultato (perché stupidità, vanità, ideologia e conformismo, per quanto con sfumature differenti, sono parimenti distribuite tra i sessi).


domenica 7 aprile 2024

HANNO PROPRIO QUELLA FACCIA LI'

 

Abbiamo una memoria che fa francamente pena. Perché abbiamo dimenticato, molti fingono di dimenticare, che Speranza si ritrova a guidare la sanità italiana proprio mentre, per destino crudele, un’orrida pandemia di stampo medievale cala sul nostro mondo come una coperta mortale. 

Eccerto, destino cinico e baro, che altro?

Piano pandemico non aggiornato da anni e sanità allo sfascio mentre si diceva "Siamo pronti!". A febbraio 2020 la campagna "involtino primavera" del PD. Poi la peggiore gestione della pandemia in occidente, le decisioni prese aumma aumma con il Comitato Tecnico Scientifico, un dispiego dei vaccini anticovid assurdo (prima i soggetti a rischio? ma figuriamoci), goffo, ritardatario e spesso dalle modalità scellerate (vedasi Open Days). Il record dei decessi.

In un paese normale (non normale come lo intende Fabrizio Roncone) Speranza si sarebbe semplicemente dileguato dalla scena politica. Ma l'Italia checché dica Roncone è normale proprio nella sua accezione, e quindi Speranza c'è e a seguito di un evidente scatto di demenza è pure in giro a presentare il suo libro. Ma si sa, in italiano non esiste un sinonimo di accountability, mentre l'inglese unpunished ha sfumature tutte diverse dall'italiano impunito.

Spiace che il conto all'ex ministro non sia presentato dal sistema stato, ma dal malcontento popolare. La sindrome di Maria Antonietta è cronica, nella "sinistra" parlamentare italiana (e forte anche nelle altre forze parlamentari), ma ancora non se ne rendono conto.

Con ciò a "uno di noi" ci credo: Roncone e Speranza nello stesso club Maria Antonietta, mi sembra del tutto logico.

mercoledì 3 aprile 2024

LE NUOVE REGOLE DELLA CENSURA (VECCHIA)

https://www.linterferenza.info/attpol/15923/

Premettendo che l'uscita di CS dai social ebbe molte ragioni circostanziate e che continuo a pensare che  i social network siano già da tempo "territorio nemico", cominciamo mettendo in rilievo l'annuncio nell'articolo:

Sabato 11 Maggio alle ore 10 presso il Centro Congressi Cavour sito a Roma in Via Cavour 50/a, ci riuniremo per il decennale de L’Interferenza e sarà l’occasione, oltre che per un dibattito politico sui vari temi di politica e di politica internazionale, anche per lanciare una battaglia per la libertà di informazione, per combattere contro queste multinazionali che, oltre a godere di privilegi fiscali inaccettabili, se ne  infischiano delle Costituzioni e delle leggi degli stati e impongono le loro regole credendosi al di sopra del diritto. E questo perché i governi glielo permettono.

E continuiamo con le premesse del discorso, contenute nell'articolo su La Fionda che viene citato:

Facciamo un passo indietro. Per chi non avesse seguito la vicenda, lo scorso 9 febbraio Meta ha annunciato che sulle sue piattaforme Instagram, Threads e Facebook verranno sistematicamente oscurati tutti «i contenuti politici, potenzialmente legati a temi quali le leggi, le elezioni o argomenti di natura sociale».

Interrogati da utenti e giornalisti sulla vaghezza preoccupante di una tale definizione, i portavoce di Meta hanno balbettato risposte ancora più fumose, spiegando che la lista nera degli argomenti riguarderà le «hard news (politica, esteri, salute economia, ndr)» e la «critica sociale» inquadrata come «contenuti che identificano un problema che influenza le persone ed è causato dall’azione o inazione degli altri, il che può includere questioni come le relazioni internazionali o il crimine». Tutto, sostanzialmente....

Con le nuove regole, queste pagine perderanno il 93% dei lettori.

E non basterà pubblicare qualche post politico-sociale in meno per scampare all’embargo. Meta ha specificato che non si limiterà a mettere nel mirino i singoli post, ma bersaglierà attivamente interi account, colpevoli di pubblicare «principalmente» contenuti politici o di critica sociale. Anche se per il momento non è stata così gentile da comunicare la soglia di contenuti “indesiderati” autorizzata – 40%, 50%, 60%? – né quale periodo di tempo verrà preso in esame per affibbiare il marchio di “Account politico-sociale” – negli ultimi 7 giorni, 30 giorni, 90 giorni?

Tutto ciò è l'ultima manifestazione di una tendenza che va avanti da anni, e non mi stupirei se le nuove regole venissero applicate con un certo grado di asimmetria (cioè favorendo un certo tipo di orientamenti politici a danno di altri). Non è difficile inserire questo giro di vite nelle varie manovre iniziate in vista delle prossime elezioni presidenziali USA (nonché, su scala minore, delle elezioni europee).

E vorrei ricordare un dettaglio: da anni gli appelli a privare di diritti l'avversario si sprecano. Mi ricordo bene i discorsi sull'epistocrazia che contenevano l'ipotesi di un patentino per votare, guarda caso prima delle elezioni politiche del 2018. Ma mentre privare qualcuno dei diritti politici è abbastanza complicato, levargli la voce è cosa molto più agibile. Ebbi una personale esperienza al riguardo e ci fu della bella gente che applaudì con entusiasmo alla notizia dell'oscuramento di questo blog. Correva l'anno 2019 e da tempo lo squadrismo virtuale era una realtà consolidata.

Oggi la situazione è assai peggiore. I successivi giri di vite della censura sono il segno di un terrore nei confronti degli "eccessi di democrazia" (sic) che cresce anno dopo anno e a cui le politiche emergenziali non hanno saputo rimediare, anzi - vedasi il risultato delle elezioni politiche del '22, scontato, ma so di prima mano che più di uno in casa PD era convinto che ne sarebbero usciti ancora una volta nella maggioranza di governo.

Cosa ci sia oggi sul piatto è visibile a chiunque: la posizione del paese nelle guerre in corso, nei confronti dei progetti di politica sanitaria globale, nei confronti delle agende economiche internazionali, quel che potrà succedere se dalle presidenziali americane non uscirà un POTUS dem. Che la risposta a tutto questo sia l'ennesimo giro di vite censorio non dovrebbe stupire, ma non è certo il caso di stare a guardare in silenzio. 

E comunque oggi i social media sono parte del problema, non della soluzione.

PS: Si è parlato di censura anche in casi di tutt'altro genere come se si trattasse esattamente della stessa cosa. Per esempio in questo caso:

https://www.adnkronos.com/cronaca/molinari-contestato-napoli-israele-gaza_6WVxCq9gblfolvunXVis5a

E mi viene in mente il lupo che accusa l'agnello nella favola di Esopo. Qualcuno può forse sostenere che Molinari in generale non riesca a far sentire la propria voce? Non credo. Se credete alla possibilità di un dibattito onesto con il direttore di Repubblica o con un suo congenere probabilmente avete vissuto gli ultimi cinque anni su un altro pianeta. Gli studenti che hanno contestato Molinari hanno esercitato un loro diritto: quello di non volere accogliere a casa loro la retorica che vuole confondere "stop al massacro" con "antisemitismo".



lunedì 1 aprile 2024

IL CAOS IN PRIMA SERATA


In prima serata per modo di dire, ovviamente. Come diceva qualcuno, se campi abbastanza ne vedi di tutte le specie. Aggiungerei che finisci per vedere tutto e il contrario di tutto.

Esce su Netflix Il problema dei tre corpi e improvvisamente tutti parlano di caos deterministico, il che è molto curioso ai miei occhi. E' molto curioso perché mi ricordo molto bene di quando iniziai a parlare di teorie del caos. Fu nel 2016 e il partito de lascienza ci mise poco a classificare la cosa: "le teorie del caos sono un marker dell'antivaccinismo". Mi ricordo una delirante coda di commenti su facebook in cui c'era uno a caso che parlava di soluzioni del modello SIR e c'erano altri, tra cui Pier Luigi Lopalco e Roberto Burioni, che liquidavano il tutto come "cazzate". Perché? Perché tutte le voci della "scienza" sui social stavano trattando il morbillo del 2017 come se fosse un sistema lineare (ma lineare non lo è). Quindi postare Robert May creò scandalo.

https://royalsocietypublishing.org/doi/epdf/10.1098/rspb.1986.0054

Come sarebbe a dire che due più due può non fare quattro? Eresia. 

Eppure Sir Robert May non fu quidam de turba academicorum: il suo lavoro, tutto sull'ecologia delle popolazioni e soprattutto sulla dinamica delle malattie infettive, è stato un contributo storico alla disciplina e May tra l'altro è stato a lungo presidente della Royal Society. Questo dovrebbe dare un'idea  del livello di chi veniva citato da una parte e dall'altra della cialtroneria a cui si arriva ormai da anni quando un tema politico (la politica sanitaria lo è) viene paludato con le vesti della "scienza". Ma quella era la natura del pubblico scontro di opinioni. Che in realtà le qualifiche o le competenze per parlare di" scienza" non servissero si poteva facilmente osservare: commercianti (BUTAC), laureati in lingue (Attivissimo), pasticcere (IoVaccino), ragioniere (VaccinarSi) e via dicendo. In realtà il curriculum era irrilevante, quel che era importante era ribadire "la cosa giusta", anzi, darla in testa ai dissenzienti. Tra COVID e guerre nessuno se ne ricorda più, ma fu tra 2014 e 2017 che alcuni strumenti sanitari (vaccini) divennero un singolo articolo di fede.

E oggi tutti a parlare del sottostante scientifico de Il problema dei tre corpi, di caos, di nonlinearità, quando fino a due anni fa si linearizzava allegramente il non linearizzabile (e lo si continua a fare con il clima). What a wonderful world...

PS: Chi vuole approfondire può sfogliare il tag caos su questo blog, non ho alcuna voglia di ripetermi. E sul problema dei tre corpi c'è chi ha già fatto il lavoro.

PPS: Dall'altra "parte" ci fu chi volle cogliere la palla al balzo, quanto a teorie di caos, senza capirci assolutamente niente esattamente come i suoi colleghi del partito lascienza. In fondo tutti medici erano, davvero qualcuno continua a pensare che abbiano una formazione scientifica?



CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...