domenica 10 marzo 2024

L' 8 MARZO ITALIANO VISTO DA LONTANO

 

https://www.ilsole24ore.com/art/intelligenza-artificiale-e-materie-stem-donne-ancora-ritardo-AFLX2IyC

Ho notato che nelle prime pagine dei giornali italiani venerdì scorso tutti parlavano di 8 marzo. Non così altrove e viene da pensare che la lingua batta dove il dente duole. Per fare un esempio altrove, e senza parlare di quote rosa o simili, le aziende si preoccupano che nella dirigenza ci sia un certo gender balance e io stesso negli ultimi tempi ho avuto a che fare forse con più dirigenti donne che altro. Ma se notate nell'articolo del Sole dietro la tinta "8 marzo" c'è un tema annoso: "non abbiamo abbastanza laureati STEM", declinato secondo l'hype del momento (intelligenza artificiale, etc). Solo che alla fin fine i talenti STEM che produci poi non riesci a tenerteli, specie se donne, per il semplice fatto che il tasso di occupazione femminile in Italia è di 14 punti sotto la media europea. E guarda caso se si parla di disagio occupazionale le donne sono al primo posto. Se ci si fa belli con il calo della disocuppazione (attestatasi sull'8%), la disoccupazione sostanziale fa paura. Nel 2023 donne 18,6%, uomini 16%. 2,7 milioni di working poor, in Italia, e il 51,2% sono donne. Quindi prima di chiedere più lauree STEM per le donne sarebbe bene porsi il problema generale, che invece nella liturgia italiana dell'8 marzo è stato accuratamente evitato. L'Italia non è un paese per giovani, e neanche per donne.

Al riguardo di donne e lauree STEM questa è una storia esemplare, anche se ne ho personalmente presenti di simili in UK, Danimarca, Svezia:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/03/storia-di-silvia-chimica-dei-materiali-in-olanda-qui-innovazione-continua-ed-equilibrio-tra-vita-e-lavoro-non-penso-a-tornare/7458645/

E' chiaro che non pensi a tornare: nonostante tutte le leggi e leggine sul "ritorno dei cervelli" se tornasse si ritroverebbe con uno stipendio inferiore (del 33%, probabilmente) e non destinato ad aumenti per tenere il passo con l'inflazione, scarse prospettive di carriera etc: lo stagno di cui parla.

Occorre dire che nel nord Europa sul lavoro per una donna le cose possono essere comunque difficili. Qualche tempo fa raccolsi lo sfogo di una validissima collega sulle battutine sgradevoli che le capitava di ricevere da alcuni senior manager maschi. Ma in Italia avrebbe probabilmente avuto di peggio e con uno stipendio assai più basso. E questa è forse la cifra più significativa della disparità di genere italiana: quella economica. Perché da noi il soggetto debole per eccellenza è quello economicamente debole (e, come diceva Daniele Luttazzi, non è democrazia se non te la puoi permettere). E quindi in Italia l'urgenza sarebbe quella di un "working class feminism", Purtroppo invece la questione è materia prima per la vuota industria dei media e per effimere esibizioni di colpa o dichiarazioni di intenti sulla carta stampata. Un teatrino usa e getta che è andato in scena mentre la crudissima realtà dei numeri rimane quella che è e se ne parla mezza volta l'anno in quinta pagina. Eppure un tempo le vicende infami in cui il padrone faceva firmare la lettera di dimissioni con la data in bianco, a sua disposizione in caso di gravidanza della dipendente, trovavano spazio negli approfondimenti televisivi. Un tempo Bread and Roses di Ken Loach lasciò un segno. Un tempo Chiedo la parola di Domitila Barrios de Chungara non era un testo dimenticato.

Ci si dovrebbe invece ricordare che l'8 marzo nasce per commemorare lo sciopero delle camiciaie di New York del 1908. In Italia come altrove è esistita una coscienza operaia al femminile. Prima e più importante cosa: Sciur padrun da li beli braghi bianchi, fora li palanchi, fora li palanchi. 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...