domenica 10 novembre 2024

LA SCIENZA STA FALLENDO DAVANTI AI NOSTRI OCCHI...

"Sabine Hossenfelder è d'accordo con CS", mi scrive un vecchio amico in un messaggio, allegando questo video.

Sottolineerei:

Ricevo messaggi di odio ogni volta che ne parlo. Alcuni scienziati non vogliono che ne parli, perché, dicono, alimenta il fuoco degli science deniers. Lo fa. Ma questo perché gli science deniers hanno ragione quando dicono che il mondo accademico ha un grosso problema. Ignorare questo problema non lo farà scomparire.

E le life sciences annaspano in un mare di risultati pubblicati ma non replicabili, con gli allegati scandali in sordina. Scandali che si ripetono a cadenze regolari.

Guarda caso "terza missione" e tutto il resto sono operazioni di immagine e pubbliche relazioni tese a mantenere le cose esattamente come stanno. E non parliamo di cheerleaders della scienza, che è meglio.

mercoledì 6 novembre 2024

PERCHE' SI LASCIA

 

Ora io mi rendo conto che tutto questo ha un senso per chi ha un lavoro e pure qualificato. Dovessi dire qualcosa al riguardo è che il micromanaging è forse la parte peggiore, specie quando da un punto molto in alto si cerca di microgestire la base saltando tutti i gradi intermedi (il che significa che dei gradi intermedi non ti fidi, eppure li paghi fior di quattrini). E dato che più o meno tutte le cose elencate non si verificano quasi mai in modo isolato, il micromanagement è una delle pietre d'angolo dell'ambiente tossico. Nella mia esperienza i risultati sono stati sempre disastrosi, ma il micromanaging è una patologia ossessiva, e quindi non si risolve con argomenti razionali. Brutto da dirsi, ma l'unica è avere la totale fiducia di qualcuno più in alto di quello con l'ossessione del micromanaging e, semplicemente, convincerlo a ordinargli di smettere (ma questo sarebbe assai poco politico) o rimuoverlo mettendolo in altra posizione (e questo di solito funziona, specie se il destinatario del provvedimento non sa di preciso da dove è venuto). Ma non è facile averla vinta, mai, in queste situazioni. Una regola della vita è che se qualcuno fa annusare un filo di potere a una carogna quella ne abuserà e continuerà ad abusarne finché qualcuno non lo costringerà ad un hard stop - e dovrà essere duro quanto basta, altrimenti non verrà preso sul serio.

Negli anni mi è capitato di vedere gente (ok, erano donne, per la verità) uscire in lacrime da un colloquio con il boss, fosse nel suo ufficio o nel laboratorio dove l'interessata lavorava. In un caso ci fu un mio colloquio apertis verbis con il boss in questione a cui seguì una lettera di dimissioni (è sempre consigliabile lasciare con buona creanza, patte sulle spalle etc, ma quella volta non ce la feci) .

Nei miei ormai lunghi anni di carriera ne ho visti eccome di fuggi fuggi generali da un'azienda. Alle volte, e lo so perché me lo hanno detto i diretti interessati, la gente se ne andava anche senza alternative immediate. E la cosa notevole è che nessuno ai piani più alti lo riteneva un problema, finché le aspettative tornavano al rialzo e l'azienda non riusciva a evadere gli ordini, perdeva i clienti o addirittura la certificazione GMP. Questi eventi sono largamente il frutto ultimo di tutto l'insieme dei fattori citati nell'immagine. Ma quando la massa critica di un'azienda è raggiunta di solito non c'è il fallimento e la chiusura, bensì la vendita. E con la vendita tutti questi meccanismi tossici rimangono al loro posto, perché nessuno si vuole prendere davvero la briga di fare tabula rasa e ricostruire da zero un'ambiente migliore. Un 3 anni fa parlai con un vicepresidente di quello che stava arrivando da un altro sito. Lui mi disse che c'era una sola drastica soluzione: rimuovere il responsabile. Due anni dopo il vicepresidente era fuori mentre il responsabile in questione era ancora saldamente sulla sua poltrona. In Italia ci sono state aziende che hanno fatto da nave scuola per un certo tipo di dirigenti. Una volta sentii al telefono un ex collega e lui si lamentava del nuovo direttore: "E' un'incredibile testa di cazzo" mi disse. "Viene per caso da X?" chiesi "Sì, come hai fatto ha indovinare?". L'azienda X aveva una tradizione trentennale nel produrre soggetti del genere.

Ma la creazione di un ambiente tossico alle volte è una stategia (perché è noto che la gente scappa dagli ambienti tossici). E questa è una strategia in cui l'industria italiana è maestra. Mi ricordo un granduomo che veniva assunto proprio per quello, quando l'azienda aveva bisogno di una ricerca streamlined (tradotto: eliminare gente dalla ricerca e sviluppo). Arrivava lui con la sua rete di terzisti indiani e cinesi e la missione era compiuta in tempi ragionevoli. Alle volte i consigli di amministrazione sapevano bene, alle volte la proprietà recepiva solo streamlined e poi si accorgeva di aver così realizzato un ambiente di lavoro mefitico, insopportabile.


domenica 3 novembre 2024

ATTI IRREVERSIBILI

 

Ho già accennato in passato ai diagrammi di biforcazione. Per quanto siano oggetti matematici (quello che vedete è prodotto da un computer) hanno una potenza concettuale che trascende la matematica stessa. Fu quella che ispirò Bruce Sterling per Schismatrix , facendogli coniare il termine balzo prigonico: uno snodo nell'evoluzione dell'umanità in cui essa passa a un nuovo stato. La fantascienza su multiversi e simili si basa spesso sul fatto che un evento irreversibile possa avere due esiti differenti (o che si possa verificare o no): la stessa possibilità dell'evento produce due universi, quello in cui l'esito è A e quello in cui l'esito è B - Sliding Doors (1998), praticamente (il film che lanciò Gwineth Paltrow). Potete ben constatare quanto tutto ciò sia analogo a un diagramma di biforcazione.

Ognuno ha esperienza di eventi irreversibili: la morte è l'evento irreversibile per eccellenza, per fare l'esempio più ovvio (fermo restando che dal punto di vista della termodinamica del singolo essere umano non si tratta di irreversibilità - quello di cui è fatta la vita - ma di equilibrio, quello della materia inanimata - old chemists never die, they just reach the equilibrium e il processo di transizione da irreversibilità a equilibrio fu raffigurato in affreschi medievali ). Ma di solito non si considera una possibilità che è propria solo della vita cosciente e in particolare di quella intelligente: la capacità di prendere decisioni che originano atti irreversibili.  Tornando al diagramma, un atto irreversibile è una biforcazione determinata dalla volontà e non un frutto delle stesse proprietà del sistema. Non si tratta assolutamente di un concetto ignoto: per secoli una parte rilevante delle culture umane ha dato un'importanza centrale al libero arbitrio dell'individuo, che specialmente nella tradizione veterotestamentaria ha in potenza la capacità di salvare o dannare un'anima. Ah, al proposito: il libero arbitrio esiste, al contrario di quel che sostiene qualcuno, ancora perso nel sogno di Laplace duecento anni dopo (in poche parole, la calcolabilità del tutto e della sua evoluzione è solo un problema di dati che mancano). La cosa degna di nota dei vari neodeterminismi in circolazione è che continuano a inquadrare il problema come "causalità vs caso", senza aver coscienza che lo stesso determinismo sfocia nel caos, se parliamo di sistemi con dinamiche non lineari (cioè la maggioranza di quelli che ci circondano). E' passato quasi mezzo secolo da quando Prigogine parlò dell contrapposizione tra due visioni alienate e alienanti, "tutto è prevedibile" vs. "niente può essere predetto". E siamo ancora lì. Il diagramma di biforcazione dell'immagine è deterministico, ma se prendete uno dei punti all'estremità destra è difficile definirne univocamente la storia. Questo non significa assolutamente che non siano  frutto di un processo causa-effetto, ma solo che gli esiti di tale processo non sono certamente prevedibili. Andando da sinistra a destra si può solamente attribuire una probabilità ad ogni risultato (nel caso dell'immagine abbiamo una miriade di diversi esiti ognuno con probabilità molto bassa, per cui anche le valutazioni probabilistiche possono risultare futili). Con gli anni mi viene da dire che una supposta "alfabetizzazione scientifica" che non riesce ad afferrare il concetto di orbitale atomico e continua a parlare di traiettorie degli elettroni attorno al nucleo non può spingersi oltre, non ci si può sperare. In centinaia di migliaia in Italia dicono o scrivono "meccanica quantistica" ma solo una frazione infinitesima di loro capisce che

è una questione di autovettori e autovalori, nel modello atomico di Bohr gli autovalori sono i numeri quantici e il modulo di ψ2 è la probabilità di trovare un elettrone in un punto dello spazio attorno al nucleo atomico. Questo è esattamente il punto di rottura tra discipline scientifiche e popolarizzazione della "scienza". Perché il 99% del pubblico interessato rimarrà estasiato dall'ostensione delle immagini di Einstein e Hawking, come fedeli di altra religione davanti all'ostensione dell'ostia, e il processo si fermerà lì. Il resto saranno "tecnicismi", mentre invece si tratta del nocciolo, della vera natura della questione. Riguardo il nocciolo della faccenda c'è una citazione d'obbligo:

https://www.youtube.com/watch?v=iFmTvsojCTQ

E con le dinamiche non lineari (caos) è la stessa cosa: si continua a pensare che sistemi più o meno semplici (o estremamente complessi) siano ingabbiabili in qualche formalismo lineare mentre così non è. Gli immensi risultati delle discipline scientifiche nel XX secolo sono stati emendati e omogeneizzati in un vademecum per educande/i - e decisori politici, purtroppo. "la Scienza dice", produrre certezze, verità e previsioni attendibili, mentre le grandi menti scientifiche del XX secolo hanno detto e ripetuto che non è una questione di verità, che le incertezze sono più grandi delle certezze e relativamente poco di quel che ci circonda è esattamente prevedibile. Ricordo ancora le reazioni scandalizzate (e le negazioni grottesche, "roba obsoleta" "pseudoscienza") quando nei tempi su isocial postai la storica Croonian Lecture di Robert May "Quando due più due non fa quattro".

Se guardate alla vostra esperienza personale e al vostro vissuto probabilmente di atti irreversibili non ne ricordate molti. C'è qualcosa di molto consolatorio nel pensare che quel che è fatto possa essere disfatto, che presa una strada si possa comunque tornare indietro fino al bivio e riconsiderare la propria scelta. E questo è quello che la maggior parte della gente pensa e fa il più delle volte, o almeno ogni volta che gli riesce. Ma non sempre. Per il resto...

Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.



CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...