martedì 6 novembre 2018

INFLUENZA, ASIATICA (E AUSTRALIANA), ZUCCHERI (NANA)

Avete mai sentito parlare dell' "australiana" del 1999, che era un H3N2? No?
In rete non si trova niente, occorrerebbe andare a vedere nelle emeroteche, negli archivi cartacei.
Io ero uno di quelli che con l'influenza marcava il cartellino ogni anno. Una noia, ma niente di che. Con ciò la cosa che mi aveva più impressionato ne "L'ombra dello scorpione" di Stephen King era stato l'inizio. Avete presente, Captain Trips, l'influenza geneticamente modificata in un laboratorio militare americano che ne esce e spazza il pianeta lasciando in piedi tipo il 5% della popolazione. Gli altri, morti.
Si, siamo nel centenario dall'inizio della pandemia della "Spagnola". La febbre di trincea, un tasso di mortalità impressionante (a cui contribuirono le overdosi di aspirina usate per combattere la febbre). Colpiva principalmente i giovani, ed era di ceppo aviario H1N1, pare (c'è chi dice che colpì i giovani perché non erano ancora nati quando il globo era stato percorso dalla "Russa" del 1869, e onestamente non trovo questa ipotesi peregrina).
Ma siamo anche nel sessantesimo anniversario dell'esaurimento della pandemia di "Asiatica", che si concluse nel 1958.
L'asiatica per molti della mia generazione è qualcosa di familiare, sentito nei racconti dei genitori o dei nonni. Qua, da quel che ho sentito io, si tradusse perlopiù in intere famiglie a letto con la febbre, contemporaneamente. Eppure le stime dei decessi nel mondo variano da uno a quattro milioni. L'asiatica per me è importantante: H2N2, la "madre" di H3N2 (o influenza di Hong Kong).
Forse mi sono preso l'H1N1 "benigno" del 1977 (Russa), ma grossi problemi con H1N1 non me ne ricordo. Invece H3N2 me lo ricordo bene. Non potrei scordarlo. L'australiana del '99, perfida come poche (per me). Febbre sopra 40. La guardia medica cui telefonai mi chiese l'età, e poi mi dissero che prendevano in considerazione solo le chiamate degli over 50 ed io ero giovane. Supposte da un grammo di paracetamolo, una ogni mezz'ora, e pezze d'acqua gelata sulla fronte. Un grammo di paracetamolo, mezzo grado di temperatura in giù. Preciso preciso. Quando arrivai a 39 e mezzo mi parve di resuscitare. Il giorno dopo un cucchiaio di brodino (uno) mi fece diventare verde (me lo dissero, non stetti a guardarmi allo specchio perché corsi in bagno a rimettere anche l'anima - per via di un cucchiaio di brodo).
Ripenso alla mia esperienza del '99 ogni volta che sento parlare di giovani morti causa influenza: l' "ingenuità" immunitaria forse, come nel caso della spagnola, ha davvero un peso. Dopo l'australiana l'influenza l'ho presa assai meno spesso.

Perché le H dei ceppi aviari e di quelli imparentati con loro sono più carogne di quella "normale"?
Perché fa la differenza tra infezione delle vie respiratorie superiori e polmonite virale. H sta per haemagglutinin, la proteina con cui il virus riconosce le cellule bersaglio. Le riconosce dai sialili sulla loro superficie. Se vi ricordate qualcosa di quel che è stato postato qua sopra tempo fa riguardo al lavoro di Carolyn Bertozzi, le nostre cellule sono rivestite di zuccheri, e in particolare di derivati dell'acido n-acetilneuraminico o sialico (NANA, per gli amici). Per i virus influenzali quel che conta sono i sialili legati a molecole di galattosio. Il legame col sialile può essere sull'ossigeno 3 del galattosio o sull' ossigeno 6: e abbiamo rispettivamente SAα2,3 e  SAα2,6.
(Anche se l'immagine dell'articolo non è chiarissima l'ossigeno impegnato nel legame è quello del galattosio, in quanto è coinvolto il carbonio anomerico dell'acido sialico)
In genere i virus influenzali "riconoscono" SAα2,6, espresso dalle cellule epiteliari del tratto respiratorio superiore, ma non nei polmoni. Questa è una "cosa" in particolare dell'uomo, ed è ritenuta una possibile risposta evolutiva ad una qualche infezione ancestrale.
Ma da una ventina d'anni sono venuti fuori ceppi aviari H5 (zoonosi, non trasmessi da uomo a uomo, per ora) che riconoscono SAα2,3, e SAα2,3 si trova sulla superficie degli alveoli polmonari.
E questo è un problema.
Una cosa è sicura: da quando sono venuti fuori questi fatti- preoccupanti - i vaccini antiinfluenzali non hanno fatto passi avanti, ma gli antivirali sì, e grandi. Da zanamivir e oseltamivir (problematici nell'uso) siamo arrivati un pò per caso agli inibitori di neuraminidasi per via endovenosa con peramivir IV (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/lo-stato-e-lo-sviluppo-farmaceutico-un.html).
Non so quando sarà la prossima pandemia e se sarà grave (da noi, perché influenze gravi altrove che qua sono passate leggere ormai non si contano).
Mi scuserete se spero che nel caso le farmacie ospedaliere siano abbondantemente dotate di peramivir (che al momento in Europa ancora non è approvato).

PS: Quindi il ripetuto ricordare la spagnola del 1918 da parte di Roberta Villa non è allarmismo gonfiato ( https://www.youtube.com/watch?v=r_-qOHtVCxs ), il problema ha solidissime basi biochimiche.  Però con il solo vaccino saremmo in braghe di tela, e lo scriveva pure gente di ISS qualche tempo fa.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4941897/

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