martedì 2 luglio 2024

USTICA, ANCORA, PURTROPPO

Gran clamore mediatico sulla bufala di Mattarella che prolunga il segreto di stato sulla strage di Ustica. Un gran clamore che ha impedito qualsiasi rievocazione di una storia ormai sedimentata nelle sentenze dei processi. E a naso il punto è quello: si tratta di una storia che non deve essere rievocata. Non deve essere rievocata perché ricorda le dinamiche di un paese a sovranità limitata (definizione della sinistra parlamentare dell'epoca) che, quasi mezzo secolo dopo, continua ad essere tale. Uno stato i cui vertici politici e militari continuano ad essere più lealisti del re, ops, più atlantisti dell'amministrazione USA. Il PCI dell'epoca aveva molti difetti, ma garantiva spazio di dibattito politico, nella società e in parlamento, anche riguardo all'appartenenza alla NATO dell'Italia. Oggi un film come Il muro di gomma di Mario Risi  (1991) nella migliore delle ipotesi finirebbe distribuito solo in streaming (come The Whistleblower, mai distribuito in Italia), nella peggiore non vedrebbe neanche la luce per mancanza di finanziamenti. Ma dicevamo della storia sedimentata nelle sentenze dei processi... Riprendo da qui:

Esiste una piena verità da almeno undici anni, dalla sentenza n. 1831 emessa dalla Terza Sezione della Corte di Cassazione civile di Roma, in una causa intentata dai familiari delle vittime. Quella sentenza ha infatti accertato, come ebbi modo di sintetizzare su queste pagine, che «nei cieli di un paese sovrano un suo aereo civile è stato abbattuto nel corso di un’operazione di guerra, nella quale erano sicuramente coinvolti Paesi alleati, nello specifico la Francia e gli Stati Uniti d’America, oltreché, con ogni probabilità, un Paese vicino, la Libia».

Si tratta di una verità che una pluralità di concordanti testimonianze dimostrano fosse ben nota, fin da subito, ad almeno alcune delle più alte istituzioni militari e civili dello Stato italiano: e che, proprio per il loro silenzio e per le coperture adottate a più livelli, nel corso di oltre quattro decenni non è stato possibile individuare con nomi e cognomi i piloti che, nel corso di un combattimento aereo ingaggiato nei cieli italiani, hanno provocato la morte di quei nostri concittadini, che nessuna colpa avevano se non quella di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato.

Se Carlo Giovanardi va oltre il ridicolo quando sostiene che il missile è una bufala ed è stata una bomba palestinese a bordo, il tono medio della stampa e dei fact checkers non si discosta gran che da quella linea.  E' una versione che fu anche di Paolo Guzzanti,  a suo tempo ripreso da Cangini : il peggio del peggio della più bieca propaganda reazionaria. Alla memoria pubblica, che arriva giusto all'altroieri e poi tutto perde, ricorderei le uscite di Giuliano Amato, probabilmente vicino ad essere persona informata dei fatti:


L'Eliseo non rispose "Fake news!!!", ma si trincerò dietro un silenzio assoluto. Poi Amato fece marcia indietro, ma la sua uscita non fu senza ragioni ormai note: c'erano state istruzioni di non consegnare all'Italia certi tracciati radar...

Certo, il DC9 dell'Itavia fu buttato giù da una bomba a bordo, Pietro Valpreda fu l'attentatore di Piazza Fontana, Gladio fu un'associazione culturale che non amava la pubblicità e la P2 una ONG ingiustamente perseguitata.

(Questo per mancia)

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