...e anche certi chimici spesso hanno bisogno di maschera e cappuccio.
Nata il 31 maggio del 2017, il 21 agosto dello stesso anno questa pagina (che non è mai stata spammata dall'amministratore, non ne aveva motivo) arrivava a 200 "mi piace", briciole insignificanti, ma inattese.
La ragione immediata della sua nascita era l'aver visto alcune cospicue boiate che all'epoca giravano con l'etichetta "voce della Scienza". Quando tali boiate si sono allargate alla chimica, la reazione è stata questa.
Da semplice reazione emotiva è diventata altro, ovvero un personalissimo strumento di riflessione: perché i paladini dei vaccini, della Scienza e della sanità spesso e volentieri producevano sfondoni pazzeschi, ma non parlavano MAI della paurosa deriva verso il basso della spesa sanitaria? Perché veniva enfatizzato il risparmio sanitario indotto dalle vaccinazioni? Perché in questa "area di opionione" (bolla) aleggiava un'idea che potrei definire di "austerità sanitaria"? Si trattava di una narrazione dai contorni precisi, estremamente ben definiti, riconducibili a svariati documenti (relativamente recenti) di alcune istituzioni sovranazionali. Una narrazione costruita a supporto di un'agenda politica "alta", poi sposata da un'agenda politica "bassa" ("li inchioderemo sui vaccini"). Riprova del peso politico di questa narrazione il modo in cui è stata fatta propria dalle stellette del debunking, gli scientificamente analfabeti Attivissimo e BUTAC, sempre presenti ogni volta che ci sia necessità di supportare lo spin dell'informazione mainstream.
Dato che le politiche sanitarie hanno effetto sulla nostra salute (e hanno a che fare con un diritto costituzionale), ho provato ad esprimere un dissenso circostanziato.
Il pochissimo effetto che questa pagina ha avuto, lo ha avuto grazie all'anonimità dell'amministratore, tanto invisa a qualcuno.
Anonimità che aveva ed ha ragioni terra terra: come risposto a una giornalista scientifica, nel mio campo non è un'idea particolarmente brillante criticare pubblicamente i vertici di AIFA o del ministero.
L'anonimità però ha consentito di spostare l'accento sugli argomenti, senza l'usuale caciara surrettizia delle polemiche ad personam (oddio, non proprio sempre). E argomenti fondati, perché non ho fornito materiale originale, esotico o dubbio, ma ho usato fonti solide, anche assolutamente classiche, spesso convenientemente dimenticate da una vulgata similscientifica troppo spesso grottesca e petulante.
E a proposito di classici, cosa c'è di più classico della citazione nel nome della pagina di "The Sceptical Chymist" di Robert Boyle, opera che fu anche l'atto di nascita della chimica moderna, ancorata all'evidenza sperimentale? Inutile dire che continua ad esserci nel fronte "pro-scienza" una quantità di gente che non coglie la citazione, e fraintende (pure nell'altro fronte, ma la mancanza nei "pro" la trovo più grave, inammissibile)...
Alcune considerazioni su un anno di esistenza della pagina.
Prima considerazione: arrivata a numeri ufficiali risibili, in qualche piccolezza è riuscita, non da ultimo ad essere motivo di fastidio per questo o quello, su entrambi i fronti. E sto parlando di nomi nel "dibattito" sulle politiche vaccinali, che è assai scemato in intensità, ma non sicuramente nei toni (il fatto che l'intensità sia calata dopo il 4 marzo confermerebbe le mie ipotesi sulla natura prettamente politica del fenomeno).
A proposito di numeri, in "certi ambienti" il like su questa pagina (anche se la si legge, regolarmente o saltuariamente) è un po' come imprecare in chiesa: non si fa, non sta bene, non è politicamente corretto - e questo è per me fonte di un certo divertimento.
Diversi elementi della ciurmaglia dell'uno e dell'altro fronte ci hanno fornito siparietti ridicoli o semplicemente penosi; alcuni se la sono pure legata al dito, l'avversione per questa pagina. Di solito meno si capisce, più si è convinti di avere la Verità in mano. E questo costitusce l'agghiacciante simmetria nella polarizzazione ideologizzata tra i fedeli di un feticcio deforme su cui è stato scritto "Scienza" e la variegata schiera ossessiva degli "anti" radicali. La mia speranza è che tra non troppi mesi siano una presenza residuale che anima quei gruppi-fight club in cui il livello della discussione, ora come ora, è tizio che dice "Anfami!" e caio e sempronio che rispondono "Anfamone fracico!". Ma è solo una speranza.
Ma non solo la ciurma, si sono fatti vivi qua anche nomi della ricerca, della divulgazione, del debunking e solo in poche occasioni l'interazione è stata costruttiva. Perlopiù c'è stato un vano agitare principi d'autorità più o meno fondati et similia.
Con questo è anche capitato che si sia discusso abbastanza seriamente di cose serie con qualcuno arrivato a commentare non esattamente con la migliore delle disposizioni d'animo.Intelligenti pauca. Alla categoria di cui al punto precedente invece non è mai bastato né poco né tanto.
Un anno fa i guru dell'obbligo vaccinale sui media e online erano vox dei. Oggi le cose sono leggermente diverse (http://www.lercio.it/uscito-nuovo-libro-di-burioni-si-intitola-cazzo-lo-compri-a-fare-che-sei-un-analfabeta-di-merda/). In questo non ho alcun merito. Ma se gli "altri" fossero oggi più ascoltati declino ogni responsabilità (qui sono sempre stati presi a pesci in faccia): la colpa è solo dei primi.
Seconda considerazione: il livello da una parte e il carattere divulgativo dall'altra, rispettivamente abbastanza alto e abbastanza basso, secondo gli standard attuali. In due parole, se la facessi facile, cioè meno tecnica, la pagina avrebbe più esposizione. E questo è un punto caratterizzante e voluto. La divulgazione terra terra, quella che non richiede sforzo di comprensione, è una sorta di imbuto che travasa concetti senza richiedere alcuna attività intellettiva, basandosi su fattori emotivi: sense of wonder, conferma identitaria, soddisfazione nel credere di sapere. Ma chiunque si sia avvicinato per studio a questa o a quell'altra scienza "hard" sa che la comprensione richiede sforzo. Ed è lo sforzo intellettuale che ne costituisce il valore formativo più dei concetti appresi. L'aver studiato una qualsiasi materia e l'aver sviluppato capacità analitiche non sono la stessa cosa. Guardatevi intorno e troverete diverse conferme a questa mia affermazione. Questa è una componente "ideologica" della pagina. C'è stato chi l'ha trovata aristocratica o elitaria, in questi mesi, fraintendendo completamente la questione.
Ah, tra l'altro non mi ritengo assolutamente un divulgatore, quanto piuttosto un testimone (qualcuno qua sopra ha precisato "un testimone scomodo" ).
Ultima considerazione: Non si capisce da che parte stia la pagina, secondo alcuni. E questo sarebbe grave. Come se in questioni di carattere tecnico-scientifico si debba aderire ad un partito o ad un altro.
Non sto né potrei stare dalla parte di chi strepita "Metalli pesanti! Metalli pesanti" agitando analisi ICP che dicono che di metalli pesanti non ce ne sono. E per questo per alcuni sono pro-vax.
Non sto né potrei stare dalla parte di chi dice "Non c'è altra Scienza se non la mia, che è quella della Comunità Scientifica" ("Non c'è altra Verità se non la mia, proveniente dalla comunione dei santi"), specie se in quel che viene detto fatico a riconoscere una qualsiasi delle scienze con cui ho avuto contatti, specie quando professionisti con laurea e specializzazione assecondano col loro imprimatur le peggiori violenze al metodo scientifico e i minus habentes che le urlano online "per amore della causa".
E per questo per alcuni sono no-vax.
In un modo o nell'altro questa pagina è diventata terra di mezzo. Accusata di aver fornito argomenti agli antivax, e inizialmente con un pubblico di assortiti critici dell'obbligo, più un pugno di chimici matematici statistici insofferenti nei confronti della brutale vulgata mainstream su vaccini, medicina, sanità, ha finito per essere altro. Lo scopo programmatico della pagina, velleitario, è diventato il provare a tracciare una via di uscita da una polarizzazione ideologica.
Stanza di compensazione, forse, per alcuni, ma senz'altro luogo liminare. come diceva una mia vecchia conoscenza. Cioè terra di confine e soglia, una soglia su cui, laurea o non laurea, storia professionale scientifico-tecnologica o meno, di solito si arriva da l'uno o dall'altro fronte - o da nessun fronte - con qualcosa da dire, da chiedere o da proporre - il che presupporrebbe una qualche fiducia nel valore di una comunicazione almeno in parte, non conflittuale (che però senza un po' di conflitto non sarebbe stata possibile).
E forse questa è la cosa in assoluto più fastidiosa per tanti. Perché negli ultimi giorni è diventato eclatante che la questione politiche vaccinali era solo un frammento di una questione ben più ampia.
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