https://www.liberoquotidiano.it/news/scienze-tech/35251799/clima-franco-prodi-siccita-da-cosa-dipende-ue-bevuta-cervello.html |
(L'articolo me lo ha segnalato lo scomparso Monaco Gui-Go, che ricordo come una delle voci in assoluto più lucide durante due anni di pandemia)
Così Franco Prodi, ormai bollato di negazionismo climatico senza possibilità di appello. Sulle auto elettriche non mi pronuncio, perché il bilancio energetico al momento è talmente legato al contesto nazionale e alle tecnologie in via di evoluzione che ridurre il tutto a un semplice sì o no mi pare profondamente stupido. E su tanto altro si puo' dissentire, ma su passaggio nell'immagine no, è un po' difficile (anche se il negazionismo dell'evidenza, che è quello più diffuso, ormai va di gran moda). Parlare del peso dell'Europa nelle emissioni di gas serra è, di fatto, ridicolo. E' l'ultima versione di quella famosa roba delle "quote", uno dei più assurdi aggeggi partoriti nell'ultimo mezzo secolo - con il criterio delle quote eliminando il Lussemburgo dalla faccia della terra si sarebbe un pezzo avanti nella risoluzione del problema, visto che i lussemburghesi hanno (o avevano un tre anni fa) la più alta produzione di CO2 pro capite del continente.
Già, perché la faccenda delle quote CO2 procapite è una delle più madornali puttanate moralistiche che io abbia mai incrociato
L'obiettivo? Quello di sempre: scaricare i costi, quali che siano, sui
molti, garantendo gli interessi dei pochi. Non sono i molti ad aver
voluto la globalizzazione e la ristrutturazione delle filiere produttive
globali, che appare come un evidente causa dell'aumento delle emissioni
negli ultimi 20 anni (andate a vedere, L'Europa quanto a emissioni è piatta da quasi 40 anni, ma Cina e resto del mondo...). Non sono stati i molti a scegliere, di nazione in
nazione, tra metano, carbone e olio combustibile per la produzione di
energia. Ma i molti possono essere comunque colpevolizzati,
stigmatizzando il loro stile di vita (un po' come la storia delle
nazioni e delle generazioni che hanno vissuto "al di sopra dei propri
mezzi").
E un collaudato strumento per la colpevolizzazione dei molti è la quota CO2 pro capite. Ma...
Ammettiamo di avere un campo di mille ettari, suddiviso in dieci porzioni da 100 ettari.
Nella porzione 1 ci sono due contadini che producono 10 rape al mese
ciascuno. Le porzioni dalla 2 alla 10 hanno ciascuna 20 contadini che
producono 2 rape al mese a testa.
Ora immaginiamo che oltre ai
contadini ci sia altra gente, in quei 1000 ettari, che ritiene che la
produzione di rape sia un problema e debba calare. Chiamiamoli SPR
(Scienziati Preoccupati per le Rape). Gli SPR sono concentrati nella
sezione 1 del campo. Gli SPR decidono che per essere accettabile la
produzione COMPLESSIVA di rape deve calare del 50%. Quindi diffondono
per tutti i mille ettari il messaggio.
I contadini delle sezioni
dalla 2 alla 10 li mandano al diavolo, perché già guadagnano poco e se
producono meno rape guadagneranno pure di meno. Allora gli SPR si
concentrano sulla sezione 1. Alla fine i due contandini della sezione 1
danno retta agli SPR e diminuiscono del 50% la produzione di rape della
sezione 1. Se la produzione di rape della sezione 1 diminuisce del 50%,
quanto diminuirà la produzione COMPLESSIVA mensile del campo?
E' per questo che chi parla di quote CO2 pro capite fa un discorso
smaccatamente moralista che non ha niente a che vedere con gli obiettivi
che dichiara di avere. Ma non è che non ce la possono proprio fare, è che non vogliono. Su questi moralismi c'è chi ci campa, e dico sul serio, e chi ci vive pesando d'essere un'animabella. Io invece, come ho detto in conclusione a una lunga telefonata con un vecchio amico, grazie a Dio ho un lavoro vero.
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